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Foto: AP/LaPresse<br />
che, <strong>il</strong> computo delle responsab<strong>il</strong>ità, i<br />
processi) sono tutte cose che immagino<br />
i giornali e i tribunali sv<strong>il</strong>upperanno e<br />
affronteranno sistematicamente. Francamente,<br />
però, sono tutte cose che mi interessano<br />
meno del pane e della salute di<br />
cui ha bisogno la nostra gente». E usa una<br />
parola, <strong>il</strong> vescovo Santoro, che dalle parti<br />
del governo Monti qualcuno ha dichiarato<br />
di non voler più sentire: la parola “concertazione”.<br />
«Sia chiaro, non voglio rubare<br />
<strong>il</strong> lavoro a nessuno: dico “concertazione”<br />
per tradurre in una parola l’importanza<br />
del dialogo tra le parti e, soprattutto, la<br />
decisività di un dialogo fondato sulla verità,<br />
su come stanno le cose, senza esagerazioni,<br />
un<strong>il</strong>ateralismi, estremismi».<br />
Dalla fede l’unità del popolo<br />
Vuoi vedere che nel vuoto lasciato dalla<br />
politica adesso si inf<strong>il</strong>a la Chiesa? «Io non<br />
ho fatto e non faccio politica. Io educo me<br />
stesso e <strong>il</strong> mio popolo alla fede. Se c’è una<br />
cosa che <strong>il</strong> carisma di don Luigi Giussani<br />
mi ha insegnato e l’esperienza mi ha confermato<br />
è che se l’uomo nasce unito, la<br />
fede, quando vissuta autenticamente, non<br />
può essere qualcosa che divide, ma qualcosa<br />
che contribuisce a questa unità della<br />
vita. E infatti, qui a Taranto siamo partiti<br />
dalla fede. Fin dalla scorsa primavera,<br />
ma vorrei dire dal 5 gennaio scorso, gior-<br />
«Un s<strong>il</strong>enzio durato troppi anni<br />
che ora si pagherà caro»<br />
Gaetano Pecorella (Pdl) è <strong>il</strong> presidente della commissione<br />
bicamerale d’inchiesta sui rifiuti che lo scorso 20 giugno, prima<br />
del decreto del Gip di Taranto Todisco, ha pubblicato una<br />
dettagliata relazione (firmata all’unanimità) sulla Puglia, dedicando<br />
un intero capitolo al caso Ilva. In un’intervista a tempi.it<br />
(integrale sul sito) Pecorella ha spiegato che «l’Ilva per anni ha<br />
trovato modo di non mettersi in regola e di non spendere per<br />
adeguare gli impianti. Lavora come tutto <strong>il</strong> capitalismo italiano,<br />
nella logica che quando c’è da guadagnare si intasca, quando<br />
c’è da spendere si scarica sulla collettività». Oggi «<strong>il</strong> problema<br />
dei 15 m<strong>il</strong>a posti di lavoro a rischio c’è, eccome. Ma in questa<br />
vicenda non può passare <strong>il</strong> principio che per mettersi in regola<br />
sia lo Stato a pagare. Credo che l’indicazione del Riesame con<br />
l’interruzione della produzione come estrema ratio sia corretta.<br />
Bisogna però tenere <strong>il</strong> fiato sul collo all’Ilva perché tutto non<br />
passi sotto s<strong>il</strong>enzio». Di s<strong>il</strong>enzio ce ne è stato molto, e per molti<br />
anni. «C’è stata a Taranto una sorta di connivenza da parte di<br />
tutte le istituzioni, e questo lo dico a prescindere dai fenomeni<br />
di corruzione in corso di accertamento dalla magistratura. Una<br />
connivenza forse anche per la stessa paura che vediamo diffondersi<br />
oggi per la chiusura dello stab<strong>il</strong>imento». La conseguenza<br />
è che oggi l’Ilva «dovrà affrontare investimenti ingenti per<br />
adeguarsi, anche perché gli impianti sono obsoleti».<br />
no in cui sono entrato ufficialmente in<br />
città, ho richiamato la mia gente all’unità.<br />
Ho detto che l’unità sacramentale dei<br />
fedeli e <strong>il</strong> lavoro di approfondimento della<br />
nostra fede deve documentarsi in una<br />
rinnovata unità nella vita di tutti i giorni<br />
e in un lavoro che sia approfondimento di<br />
un bene al servizio di tutti. E così, anche<br />
quando <strong>il</strong> caso Ilva sembrava dimostrare<br />
un’impossib<strong>il</strong>ità radicale di conc<strong>il</strong>iazione<br />
tra salute e lavoro, tra ambiente e produzione,<br />
<strong>il</strong> popolo ha sentito che invece<br />
si poteva e si doveva trovare una soluzione<br />
unitaria che salvasse non <strong>il</strong> proverbiale<br />
e scettico “capre e cavoli”, ma <strong>il</strong> razionale<br />
di cui è fatta la realtà umana e naturale.<br />
E infatti, siccome sarebbe stato irragionevole<br />
rassegnarsi all’idea che ciò che non<br />
è stato fatto per tanti anni all’Ilva non si<br />
potesse più fare, e dunque rassegnarsi alla<br />
catastrofe di decine di migliaia di famiglie<br />
per strada, la presenza e l’unità proposta<br />
dalla Chiesa davanti al popolo e con <strong>il</strong><br />
popolo ha creato le condizioni perché alla<br />
fine uomini e istituzioni sedessero intor-<br />
«Sarebbe stato irragionevole rassegnarsi<br />
alla catastrofe. La presenza e l’unità proposta<br />
dalla Chiesa davanti al popolo e con <strong>il</strong> popolo<br />
ha creato le condizioni perché infine uomini<br />
e istituzioni sedessero intorno a un tavolo»<br />
LA CHIESA IN CAMPO/1 INTERNI<br />
no a un tavolo e mettessero sul piatto idee<br />
e risorse da cui ripartire per cambiare le<br />
condizioni di lavoro all’Ilva».<br />
Non vitalismo ma presenza<br />
Tutto ciò più che provvidenziale si sta<br />
dimostrando quasi un miracolo in una<br />
città abituata alla rassegnazione davanti<br />
a un capitalismo che sapeva come e chi<br />
“oliare” per mantenere margini di ut<strong>il</strong>e<br />
sulla pelle dei lavoratori. E tutti si voltavano<br />
dall’altra parte. È dalla missione in Bras<strong>il</strong>e<br />
che ha imparato e importato a Taranto<br />
questa vitalità e un certo metodo di esercizio<br />
della sua autorità, fatta più di presenza<br />
tra <strong>il</strong> popolo (come quel giorno appena<br />
sbarcato da un volo Rio-Roma-Bari: qualcuno<br />
invita <strong>il</strong> nuovo vescovo a indossare una<br />
maglia del Taranto calcio e lui sta al gioco)<br />
che di noiosi piani pastorali? «No, non<br />
è <strong>il</strong> vitalismo bras<strong>il</strong>iano che mi ha insegnato<br />
un certo metodo che poi a me pare<br />
<strong>il</strong> metodo evangelico per eccellenza. Presenza,<br />
questo stare deciso nel mondo consapevoli<br />
di ciò che si porta pur nella fragi-<br />
lità con cui lo si porta: Cristo.<br />
Unità della vita e di tutti<br />
coloro che Cristo convoca<br />
alla sua mensa. Queste cose<br />
le ho imparate dalla chiesa<br />
attraverso <strong>il</strong> carisma di<br />
Giussani». n<br />
| | 5 settembre 2012 | 23