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Reduce dai “gulag” rischio - Anavalsugana.it

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Spera<br />

Pietro Vesco<br />

“Il primo ricordo della mia v<strong>it</strong>a mil<strong>it</strong>are”<br />

105<br />

Con un compaesano, Cesare Valandro, e Lino Torghele di Scurelle,<br />

riuscirono a procurarsi vest<strong>it</strong>i civili, una giacchetta e pantaloni che<br />

arrivavano appena sotto il ginocchio. Mangiarono anche, polenta e<br />

zucca lessa, osp<strong>it</strong>i di una famiglia di poveri montanari. E poi via,<br />

in treno, fino a Modena, dove stremati si sdraiarono a dormire per<br />

terra nella stazione ferroviaria. Li svegliò una pedata e si videro<br />

puntar contro una luce accecante e una pistola: erano soldati tedeschi<br />

che davano la caccia agli sbandati dell’eserc<strong>it</strong>o <strong>it</strong>aliano. “Non siamo<br />

mil<strong>it</strong>ari - dichiarò Pietro - siamo operai !” e mostrò un documento<br />

d’ident<strong>it</strong>à sgualc<strong>it</strong>o che per fortuna aveva ancora con sé. Li lasciarono<br />

andare.<br />

Passato quel grande spavento, il giovane capì che gli scarponi chiodati<br />

mil<strong>it</strong>ari che portava ancora ai piedi potevano rivelare la sua condizione

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