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Reduce dai “gulag” rischio - Anavalsugana.it

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54<br />

Castelnuovo<br />

continuare la guerra a fianco dei tedeschi o finire prigioniero in un<br />

campo di concentramento ? Bruno optò per quest’ultima scelta. Lo<br />

portarono a lavorare in un depos<strong>it</strong>o di mezzi corazzati a Minsk in<br />

Bielorussia. Lavori forzati, tant’è che un paio di anni fa - quando<br />

ormai non ci pensava più - si è visto recap<strong>it</strong>are un assegno di 2.500<br />

euro attribu<strong>it</strong>ogli dalla IOM, l’organizzazione che ha istru<strong>it</strong>o le<br />

pratiche per risarcire quanti furono costretti ad operare in stato di<br />

schiav<strong>it</strong>ù.<br />

Quando ormai le sorti della guerra stavano volgendo le spalle alla<br />

Germania h<strong>it</strong>leriana, nello sbandamento generale, Bertoldi si aggrega<br />

ad un gruppo di partigiani polacchi che attaccano i tedeschi in fuga.<br />

Lui non partecipa agli scontri, ma rimedia una giacca, tolta ad un<br />

ufficiale carrista morto che gli va bene come guanciale quando è<br />

costretto a dormire per terra. Quell’indumento, non mil<strong>it</strong>are, salverà<br />

la v<strong>it</strong>a ad un soldato tedesco, meranese, che, avutolo in dono, potrà<br />

indossarlo al posto della pericolosa divisa della Wehrmacht, quando<br />

sul posto arriverà l’Armata Rossa.<br />

Catturato <strong>dai</strong> sovietici, Bruno Bertoldi è atteso da altri momenti<br />

terribili e da brutali esperienze. Assiste ad esempio alla spietata<br />

uccisione di uno dei suoi compagni di sventura, allorché la colonna<br />

dei prigionieri si trascina a piedi verso Tambov. Da un carro armato<br />

scende una soldatessa che afferra per il collo uno dei malcap<strong>it</strong>ati e lo<br />

strangola con le mani. Poi tutti i giorni, rinchiusi in locali sotterranei,<br />

a mangiare scarafaggi, pur di sopravvivere. Quelli che non ce la<br />

facevano venivano “pescati” con un palo mun<strong>it</strong>o di un gancio e<br />

sparivano attraverso una botola del soff<strong>it</strong>to.<br />

La primavera dell’ultimo anno (siamo nel 1 46) i prigionieri escono<br />

finalmente dal <strong>“gulag”</strong> per essere trasfer<strong>it</strong>i a Taskent in Uzbekistan,

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