Reduce dai “gulag” rischio - Anavalsugana.it
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Castelnuovo<br />
continuare la guerra a fianco dei tedeschi o finire prigioniero in un<br />
campo di concentramento ? Bruno optò per quest’ultima scelta. Lo<br />
portarono a lavorare in un depos<strong>it</strong>o di mezzi corazzati a Minsk in<br />
Bielorussia. Lavori forzati, tant’è che un paio di anni fa - quando<br />
ormai non ci pensava più - si è visto recap<strong>it</strong>are un assegno di 2.500<br />
euro attribu<strong>it</strong>ogli dalla IOM, l’organizzazione che ha istru<strong>it</strong>o le<br />
pratiche per risarcire quanti furono costretti ad operare in stato di<br />
schiav<strong>it</strong>ù.<br />
Quando ormai le sorti della guerra stavano volgendo le spalle alla<br />
Germania h<strong>it</strong>leriana, nello sbandamento generale, Bertoldi si aggrega<br />
ad un gruppo di partigiani polacchi che attaccano i tedeschi in fuga.<br />
Lui non partecipa agli scontri, ma rimedia una giacca, tolta ad un<br />
ufficiale carrista morto che gli va bene come guanciale quando è<br />
costretto a dormire per terra. Quell’indumento, non mil<strong>it</strong>are, salverà<br />
la v<strong>it</strong>a ad un soldato tedesco, meranese, che, avutolo in dono, potrà<br />
indossarlo al posto della pericolosa divisa della Wehrmacht, quando<br />
sul posto arriverà l’Armata Rossa.<br />
Catturato <strong>dai</strong> sovietici, Bruno Bertoldi è atteso da altri momenti<br />
terribili e da brutali esperienze. Assiste ad esempio alla spietata<br />
uccisione di uno dei suoi compagni di sventura, allorché la colonna<br />
dei prigionieri si trascina a piedi verso Tambov. Da un carro armato<br />
scende una soldatessa che afferra per il collo uno dei malcap<strong>it</strong>ati e lo<br />
strangola con le mani. Poi tutti i giorni, rinchiusi in locali sotterranei,<br />
a mangiare scarafaggi, pur di sopravvivere. Quelli che non ce la<br />
facevano venivano “pescati” con un palo mun<strong>it</strong>o di un gancio e<br />
sparivano attraverso una botola del soff<strong>it</strong>to.<br />
La primavera dell’ultimo anno (siamo nel 1 46) i prigionieri escono<br />
finalmente dal <strong>“gulag”</strong> per essere trasfer<strong>it</strong>i a Taskent in Uzbekistan,