Reduce dai “gulag” rischio - Anavalsugana.it
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Villa Agnedo<br />
Severino Sandri: medaglia d’argento al valor mil<strong>it</strong>are<br />
L’ALPINO CHE CON LE BOMBE A MANO<br />
FERMÒ I CARRI ARMATI SOVIETICI<br />
Lo incontriamo nel salottino di casa, mentre lui se ne sta disteso sul<br />
divano. Fa fatica a parlare con noi, Severino Sandri, ha difficoltà di<br />
respirazione a causa di una bronch<strong>it</strong>e che lo tormenta da giorni. Lo<br />
guardo con preoccupazione, ma anche con ammirazione: ho davanti<br />
uno degli Alpini che decisamente seppero reagire alle catastrofiche<br />
conseguenze della campagna di Russia.<br />
Si trovava sul fronte del Don nel gennaio del ’43 quando ci fu l’ordine<br />
della r<strong>it</strong>irata. Il suo superiore diretto, cap<strong>it</strong>ano Morelli, fer<strong>it</strong>o, viene<br />
avviato all’ospedale. Lui – geniere del XXX battaglione guastatori<br />
– sta vicino al tenente Palazzolo. I due sanno come muoversi: assieme<br />
hanno attraversato il fiume gelato per attaccare le postazioni russe<br />
con i lanciafiamme. A Rossosch, mentre passano i primi carri armati<br />
sovietici, si nascondono dentro una casa, poi via per quindici giorni (e<br />
notti) ad organizzare la marcia attraverso la steppa innevata.<br />
Severino Sandri, terzo da destra<br />
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