Reduce dai “gulag” rischio - Anavalsugana.it
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Ospedaletto<br />
Severino Baldi tra Arturo Moretti (a sinistra) e il figlio Daniele<br />
E’ un calvario da un ospedale all’altro: dopo la malaria, prende<br />
l’enterocol<strong>it</strong>e ed una sinov<strong>it</strong>e che gli fa un ginocchio grosso così.<br />
Le cose cominciano ad andar meglio agli inizi del 1 45. Baldi va<br />
a lavorare nella fabbrica di tale Schumann e può mettere in pancia<br />
qualcosa di più. Gode anche di una certa libertà di movimento.<br />
In marzo si profila un altro motivo di paura: i bombardamenti<br />
aerei. Ora a Baldi tocca fare anche il becchino, scavare cioè tra le<br />
macerie per tirar fuori i morti. Verso la fine del mese giungono le<br />
prime notizie sulla s<strong>it</strong>uazione bellica. Si sentono i cannoneggiamenti<br />
dalla linea del fronte. I prigionieri russi dicono: arrivano i nostri! Ed<br />
i tedeschi cominciano a dileguarsi. Arrivarono in effetti i sovietici e<br />
cominciarono i saccheggi. Anche Severino si fa la “dote”. Non potrà<br />
portarsela a casa, come vorrebbe, perché gli uomini dell’Armata<br />
Rossa, pur trattandolo più umanamente, non lo lasceranno libero di<br />
tornare, prima della fine d’agosto.