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Avvocati di famiglia 01_11:Avvocati di famiglia - Osservatorio di ...

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STUDI E RICERCHE<br />

tisticamente significativo tra i 35 ed 44 anni, se non<br />

altro perché in questo range sono più frequenti separazioni<br />

e <strong>di</strong>vorzi. In Italia, dalla ricerca condotta<br />

dall’ONS (<strong>Osservatorio</strong> Nazionale Stalking) è emerso<br />

un dato sostanzialmente coincidente con la ricerca<br />

statunitense: circa l’80% delle vittime sono donne,<br />

e, per converso, la maggior parte degli stalkers sono<br />

uomini (il 70% è la percentuale italiana, rispetto<br />

all’87% americano, figura 1b).<br />

Figura 2. Vittime degli omici<strong>di</strong> in <strong>famiglia</strong> nel 2008 in Italia<br />

(elaborazione dati Eures-Ansa, rapporto 2009).<br />

Normalmente il persecutore è un maschio <strong>di</strong> età<br />

compresa tra i 18 e i 50 anni (il 55% un’età compresa<br />

tra i 18 e i 25 anni). In Italia le vittime <strong>di</strong> stalking sono<br />

prevalentemente donne con un’età compresa più<br />

frequentemente tra i 18 ed i 24 anni (20%), tra i 35 ed<br />

i 44 (6,8%) o dai 55 anni in poi (1,2%) (dal sito<br />

www.stalking.it). Un’indagine australiana ha osservato,<br />

tramite un sondaggio rivolto a 6300 donne, che<br />

è più probabile che la molestia sia commessa da un<br />

uomo; risulta inoltre che il 2,6% delle vittime sposate<br />

o legate stabilmente riferisce non solo che il reo risulta<br />

essere il coniuge o l’ex-partner, ma anche <strong>di</strong><br />

aver subito violenza da questi. La violenza fisica,<br />

spesso <strong>di</strong> natura sessuale, è quin<strong>di</strong> un tratto <strong>di</strong>stintivo<br />

della vita della vittima (dal sito www.stalking.it).<br />

Nella maggior parte dei casi, la vittima conosce lo<br />

stalker, mentre solo una minoranza risulta essere<br />

stata perseguitata da uno sconosciuto, e ciò è significativo<br />

dell’origine o causa del “comportamento deviato”:<br />

l’intento e l’atto persecutorio nascono, per lo<br />

più, da un legame affettivo/sentimentale finito male,<br />

spesso interrotto per volontà della vittima e non accettato.<br />

I soggetti pienamente capaci, così come<br />

quelli riconosciuti infermi <strong>di</strong> mente, hanno la tendenza<br />

a rivolgere l’aggressività preferibilmente contro<br />

le persone conosciute.<br />

Come si può vedere dalle statistiche citate, vengono<br />

comunemente rispettati i ruoli tra<strong>di</strong>zionali: il<br />

persecutore è il maschio che seduce e che trattiene<br />

la femmina ed il tutto avviene durante i perio<strong>di</strong> in<br />

cui entrambi (persecutore e perseguitato) sono sessualmente<br />

fertili. In accordo con l’ipotesi secondo la<br />

36 | <strong>Avvocati</strong> <strong>di</strong> <strong>famiglia</strong> | gennaio-febbraio 2<strong>01</strong>1<br />

quale l’obiettivo ancestrale dell’aggressività predatoria<br />

del maschio è quello <strong>di</strong> massimizzare il successo<br />

riproduttivo, si comprende come mai le aggressioni<br />

avvengano, più frequentemente, verso<br />

donne in età fertile. Le donne tendono infatti ad essere<br />

vittime <strong>di</strong> questi episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> maltrattamento o<br />

molestia soprattutto durante il periodo fecondo,<br />

quando, sempre secondo una logica evoluzionistica,<br />

c’è il rischio che un’eventuale loro infedeltà porti<br />

alla generazione <strong>di</strong> prole con un patrimonio genetico<br />

<strong>di</strong>verso da quello del partner, il quale correrebbe<br />

così il rischio <strong>di</strong> impegnare risorse nell’allevamento<br />

<strong>di</strong> figli non suoi, perpetuando un patrimonio genetico<br />

<strong>di</strong>verso dal proprio.<br />

Il fenomeno dello stalking si produce solo in quella<br />

realtà in cui alle donne è consentito <strong>di</strong> abbandonare<br />

l’uomo, sia pure a costi socio-emotivi alti e ovviamente<br />

<strong>di</strong>fficilmente si può manifestare laddove il<br />

controllo dell’uomo sulla donna (massimo del marito<br />

sulla moglie) non consente alcuna alternativa: si<br />

consideri, in proposito, che il fenomeno dello stalking<br />

non esiste nel mondo musulmano, dove non<br />

avrebbe ragion d’essere per le sue finalità <strong>di</strong> ripristino<br />

<strong>di</strong> una relazione che, in quel contesto, non può<br />

essere interrotta dalla donna. Si è <strong>di</strong> fronte, in ogni<br />

caso, ad una manifestazione <strong>di</strong> possesso da parte<br />

dell’uomo: nelle epoche successive all’avvento dell’agricoltura,<br />

le acquisizioni evoluzionistiche sono<br />

spesso <strong>di</strong>ventate elementi <strong>di</strong> barbarie piuttosto che<br />

<strong>di</strong> sopravvivenza; in particolare, il senso <strong>di</strong> proprietà<br />

che l’uomo ha sviluppato nei confronti della donna<br />

ha rappresentato per millenni fonte <strong>di</strong> soprusi e violenze<br />

ingiustificabili, che si perpetuano ancor oggi,<br />

spesso mascherati da credenze religiose o residui<br />

culturali.<br />

Come nel caso dello stalking, anche l’analisi delle<br />

statistiche relative alla violenza in <strong>famiglia</strong> dà cre<strong>di</strong>to<br />

all’ipotesi esplicativa offerta dalla psicologia<br />

evoluzionistica. Facendo riferimento al rapporto Eures-Ansa,<br />

verranno citati, ove <strong>di</strong>sponibili, i dati aggiornati<br />

al 2008; tuttavia, essendo il rapporto 2009<br />

ancora in fase <strong>di</strong> elaborazione nel momento in cui si<br />

scrive, si farà riferimento anche al rapporto Eures-<br />

Ansa 2007, relativo all’anno 2006.<br />

Focalizzandosi nello specifico sul fenomeno della<br />

violenza familiare, si può osservare come sia proprio<br />

la <strong>famiglia</strong> l’ambito principale in cui maturano<br />

gli omici<strong>di</strong>: osservando le <strong>di</strong>verse variabili relative<br />

all’incidenza dell’omici<strong>di</strong>o familiare sul totale degli<br />

omici<strong>di</strong>, nel 2008 il 32,9% degli omici<strong>di</strong> con autore<br />

noto, tra quelli censiti, è riferibile all’ambito familiare.<br />

Tuttavia si rileva, negli anni, una tendenza progressivamente<br />

decrescente degli omici<strong>di</strong> familiari in<br />

Italia, con 226 vittime nel 2000 e 171 nel 2008, benché<br />

il fenomeno sia comunque molto frequente, con<br />

un omici<strong>di</strong>o che ogni due giorni avviene in questo<br />

contesto.

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