Gli italiani d'Egitto nella seconda guerra mondiale - anpie
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soppressi per superata agibilità) erano: “Scuole Littorie” a Shatby, l’ex quarantena<br />
di Gabbari, il “caracol” Rassafa ad Alessandria; le scuole “Giuseppe<br />
Garibaldi” di Bulacco al Cairo; la sede del Governatorato a Porto Said, il<br />
campo militare di Moascar e il campo provvisorio nei pressi della stazione di<br />
Fayed per gli <strong>italiani</strong> di Ismailia e di altre località della zona del Canale.<br />
In tutte le città fungevano da centri di raccolta e smistamento anche i “caracol”<br />
(questure).<br />
Alcune persone per motivi politici, malintesi, disguidi e intralci burocratici<br />
fecero persino diversi mesi di carcere.<br />
I campi di concentramento permanenti furono quelli di Fayed, di Embabeh,<br />
di Bulacco, di Tantah e di Mansurah per le donne. Taluni, per motivi di<br />
<br />
trascorsero l’internamento in “domicilio coatto” nelle locali sedi del loro lavoro.<br />
Sorprese e drammi<br />
Sebbene l’internamento fosse atteso e affrontato con dignità non fu per<br />
questo privo di sorprese, di momenti drammatici e patetici. I disagi per tutti<br />
furono tremendi per il rude passaggio dalla vita civile alla vita di <strong>guerra</strong> in<br />
terra straniera; per gli uomini la prigionia nei campi di concentramento, per<br />
le famiglie la miseria e le dolorose vicissitudini nelle città pervase dall’odio<br />
della <strong>guerra</strong>. Le condizioni di vita imposte agli internati erano più aspre di<br />
quelle dei prigionieri di <strong>guerra</strong>, collaudati alla vita militare.<br />
Chi avrebbe mai potuto immaginare di essere arrestato in casa come un<br />
comune delinquente e deportato nei deserti campi di Fayed sotto scorta armata<br />
dopo una vita di onesto lavoro? Paradossalmente, molti pensavano che la<br />
collettività Italiana avrebbe goduto di una specie d’immunità per il contributo<br />
dato all’Egitto in tanti anni di permanenza. Altri credevano di poter usufruire<br />
almeno di qualche condizione di riguardo per il prestigio che la comunità godeva<br />
da sempre nel Paese. Niente di tutto ciò.<br />
<br />
di qualche mese. Nessuno di noi, in quel momento, che io sappia, dubitava<br />
della vittoria delle armi italiane.<br />
Quelli di Sidi el-Barrani furono giorni trepidanti che si vivevano in segreto<br />
entusiasmo nelle città e allo scoperto nei campi di concentramento. Si sentiva<br />
<br />
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<strong>Gli</strong> Italiani aspettavano le notizie della radio italiana come pane quotidiano<br />
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