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Gli italiani d'Egitto nella seconda guerra mondiale - anpie

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Verso i campi<br />

Chi per la prima volta arrivava nei campi di concentramento restava fortemente<br />

impressionato dalla zona. Allorquando dalle belle città del Delta<br />

<br />

villaggio di Fayed e si avviavano verso i campi di concentramento, si<br />

aveva la sensazione di penetrare nelle viscere del deserto. “una bolgia<br />

<br />

Era una visione deprimente che stringeva il cuore in una morsa d’angoscia.<br />

“Li hanno portati nell’inferno!” dicevano le donne che si recavano in<br />

visita ai loro congiunti internati, dopo molte ore di peripezie e fatiche.<br />

“Non si arriva mai!…” esclamò piangendo una donna anziana abbrac-<br />

<br />

La strada che portava ai campi di concentramento era una sola e, serpeggiando<br />

di grigio asfalto, fendeva per lungo l’area del deserto. Ai lati<br />

erano addensati accampamenti, depositi e centinaia d’istallazioni militari.<br />

L’ultimo tratto di questa squallida strada la costruirono gli inglesi con<br />

l’arrivo degli internati <strong>italiani</strong>. Moriva all’altezza dei campi 1 e 3 sotto le<br />

pendici di quel caratteristico colle d’argilla che la fantasia poetica degli<br />

internati volle chiamare nostalgicamente “Picco Dolomitico”.<br />

Fu disegnato, dipinto, declamato e decantato decine e decine di volte e<br />

simboleggiò per tutti e per sempre la prigionia degli Italiani d’Egitto. Sui<br />

disegni-ricordo che riproducevano quel “Picco” i pittori gli disegnarono<br />

vicino la Madonnina, battezzata dagli internati stessi “Madonnina di Geneifa”.<br />

Fu amata e decantata Ella pure, anche da chi non credeva, come<br />

simbolo di una fede che dava conforto, coraggio e speranza a tutti!…<br />

In quel punto la civiltà non arrivò mai, prima degli internati <strong>italiani</strong>.<br />

ti,<br />

ma sentinelle in armi che aspettavano la nuova popolazione di internati.<br />

Prima di essi non c’era niente di vivente. Con essi spuntò un po’ di<br />

vegetazione, alimentata dalle gocce d’acqua che colavano dal lavaggio<br />

delle stoviglie e dell’igiene del viso, arrivarono le mosche, le zanzare, le<br />

formiche, i grilli, i topi, i gatti, le libellule, le rondini, qualche passerotto<br />

e i cani che gli inglesi uccisero a colpi di moschetto. Tutto quasi, come<br />

in un racconto biblico!<br />

Il sole era un gigante che dormiva le lunghe giornate con la luce accecante<br />

ed il suo calore rovente. Dicevano gli internati con “humour”:<br />

“abbiamo cercato un posto al sole ed ora lo abbiamo!…”<br />

Quando le forze della natura si scatenavano in tempesta di sabbia, in<br />

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