Gli italiani d'Egitto nella seconda guerra mondiale - anpie
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C’erano anche le ispezioni che mandavano in “kalabusc” internati solo<br />
<br />
“attenti” davanti alla tenda per scacciarsi una mosca dal naso o per aver<br />
scoperto un puntino nero sulla tela del pagliericcio o perché addirittura il<br />
terreno di sabbia non era stato rastrellato bene e così via, per cento altri<br />
futili motivi.<br />
Nel corso di una ispezione punitiva al campo 14, effettuata per l’offesa<br />
immaginaria subita dal colonnello nell’ispezione del giorno precedente,<br />
(“per scarsa educazione nei riguardi del colonnello” diceva l’accusa senza<br />
fornire ulteriori chiarimenti) il capitano mandò in “kalabush” per due<br />
spasmodiche ore ben 40 internati con pretestuosi motivi.<br />
Agli imputati veniva intentato un processo sommario davanti al colonnello<br />
(in questo caso anche presidente del piccolo tribunale) dallo sguardo<br />
arrossato dai fumi di Bacco. Non di rado il processo si apriva, si svolgeva<br />
e si chiudeva sotto una carica di pugni e di pedate della gendarmeria, ai<br />
<br />
C’era pure la radio clandestina alimentata dalle batterie asportate dal<br />
reticolato di cinta sotto il naso delle sentinelle o ricevute dall’esterno<br />
clandestinatamente, per sentire la voce di radio-Roma. La presenza della<br />
radio in campo preoccupò moltissimo il comando inglese. Dopo aver<br />
scoperto l’arrivo delle batterie con i pacchi-viveri, (su segnalazione della<br />
polizia del Cairo), fece effettuare una improvvisa perquisizione nei campi<br />
da plotoni militari i quali, rovistando dappertutto, razziarono prodotti,<br />
bevande, oggetti di valore, denaro. Quella perquisizione costò nove ore a<br />
torso nudo sotto il sole cocente di maggio, bloccati all’esterno del campo,<br />
nello spiazzo delle adunate, dai soldati indiani, senza bere e senza mangiare.<br />
La radio non venne trovata e reagirono duramente. La faccenda<br />
trovò una “soluzione all’italiana” e la radio continuò a funzionare clandestinamente.<br />
Infatti la tromba delle ore 21,30 riprese a suonare armoniosa il silenzio<br />
fuori ordinanza per segnalare agli internati le notizie “rallegranti”<br />
(quando tali erano) trasmesse poco prima da radio-Roma. C’erano i “lun-<br />
<br />
e della vite per assicurarsi un po’ di verde intorno, si costruirono subito<br />
lo sgabuzzino e la casetta d’argilla per migliorare le proprie comodità<br />
suscitando l’ilarità e la rabbia di chi credeva d’uscire dal campo da un<br />
mese all’altro.<br />
Un giorno una mano rabbiosa scrisse in lettere cubitali sulla baracca<br />
del campo “11”: “Abbasso il disfattismo...”<br />
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