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Gli italiani d'Egitto nella seconda guerra mondiale - anpie

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del treno lanciano baci, saluti e parole affettuose che scompaiono in un attimo<br />

col vento, ma restano impresse <strong>nella</strong> mente. Le suore dell’Ospedale italiano<br />

di Alessandria attendono il passaggio dei deportati su una montagnola di terra<br />

a Hadra e salutano commosse agitando mani e fazzoletti.<br />

I tumulti e le rivolte non si ripeteranno più. A tutte le cose ci si rassegna,<br />

ma le assicurazioni beffarde del colonnello che prometteva ritualmente di far<br />

salutare le famiglie prima della partenza, gli spintoni e le botte che esse ricevevano<br />

alla stazione ferroviaria dai reparti di polizia, le scene deliranti, gli<br />

<br />

ultime partenze per il Fayed. Cambiavano le circostanze da città a città per la<br />

diversità degli uomini ai posti di comando, ma la sostanza purtroppo, restava<br />

identica per tutti. Ce lo confermano i pochi cenni che riferiremo per gli Italiani<br />

del Cairo e della Zona del Canale.<br />

La polizia del Cairo seguiva la procedura degli arresti con la camionetta.<br />

Il centro di raccolta e smistamento degli internati erano le ex scuole italiane<br />

Giuseppe Garibaldi di Bulacco, successivamente trasformate in centro d’internamento<br />

permanente per i più anziani e gli ammalati. Dal centro di Bulacco<br />

avvennero le prime deportazioni verso i campi di Fayed con una beffa<br />

non molto diversa da quella subita dagli internati di Alessandria. Le autorità<br />

del centro d’internamento di Bulacco dissero agli internati di prepararsi per<br />

il trasferimento nelle scuole italiane “28 Ottobre” di Sciubra, dove era stato<br />

creato un nuovo centro con sistemazione e trattamento migliori.<br />

Niente di vero. Su un binario ferroviario prospiciente le scuole di Bulacco<br />

fecero fermare un treno speciale a vagoni blindati e sotto scorta armata<br />

fecero salire gli internati per spedirli direttamente nei campi di Fayed, di<br />

fresca costituzione.<br />

Isolamento totale<br />

<strong>Gli</strong> Italiani di Porto Said furono arrestati con camion da trasporto merci<br />

<br />

formalità burocratiche, con gli stessi camion furono portati alla stazione e, in<br />

treni speciali, scortati da reparti dell’esercito, trasferiti nei campi di Fayed.<br />

<strong>Gli</strong> Italiani di Ismailia e di altre località della zona furono raccolti nei “caracol”<br />

(questure) e inviati provvisoriamente al campo militare di Moascar,<br />

vicino all’aeroporto inglese, sollevando la protesta dei 600 internati. Da qui<br />

furono trasferiti in un campo provvisorio nei pressi della stazione di Fayed<br />

sprovvisto di tutto: dormivano per terra, acqua pochissima, mancanza d’igiene,<br />

vitto scarso e pessimo, assistenza sanitaria zero. Il campo era posto sotto<br />

l’ostile vigilanza militare d’un contingente scozzese. Un internato, ammalato<br />

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