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Gli italiani d'Egitto nella seconda guerra mondiale - anpie

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da e al campo, il bucato, il lavaggio delle stoviglie, le ispezioni della gendarmeria<br />

inglese e le sue reazioni vessatorie con la minaccia delle armi in<br />

<br />

morale. L’acqua era scarsa, durava meno d’un paio d’ore al giorno e da<br />

tre rubinetti doveva sgorgare il fabbisogno per 280 internati.<br />

Era una sofferenza atroce trovarsi sotto la temperatura di 50° all’ombra<br />

con la bocca prosciugata dal calore e dall’arsura e per diversi giorni<br />

non potersi rinfrescare il viso. L’acqua in certe ore del giorno era bollente.<br />

Non si è mai ben capito perché venisse a mancare proprio quando il<br />

caldo si faceva più torrido. In quei momenti le crisi nervose sfociavano in<br />

banali liti, superate fortunatamente con molta comprensione.<br />

va<br />

i prodigiosi e generosi medici <strong>italiani</strong>, prigionieri di <strong>guerra</strong> del fronte<br />

libico e internati nell’infermeria del campo.<br />

La fame e altri bisogni non sarebbero mai stati soddisfatti se dalle città,<br />

le famiglie degli internati non non mandavano il periodico “pacco” con<br />

viveri e altre cose indispensabili per la sopravvivenza in campo. Senza<br />

l’aiuto del “pacco” si sarebbe fatta la fame, con una gavetta di tè quasi<br />

amaro.<br />

Spesso si andava a dormire consumando quanto era rimasto dello scarso<br />

pasto del mezzogiorno. Al limite si andava a dormire digiuni.<br />

Se il pacco-viveri non arrivava per qualche motivo, allora cominciava<br />

il momento della fame e della crisi. Molti si ammalarono per deperimento<br />

<br />

per la famiglia lontana rimasta <strong>nella</strong> solitudine e la monotonia dei giorni,<br />

lunghi e affaticanti.<br />

<strong>Gli</strong> internati nel complesso reagivano con prontezza e fantasia ai molti<br />

disagi e soprusi della prigionia.<br />

Ne è stata prova il loro morale sostanzialmente buono anche nei mo-<br />

<br />

sabbia e di prigionia un campo di vita e di attività.<br />

Su una parete del campo “16” una scritta testimoniava il morale degli<br />

internati citando il verso d’una canzone patriottica che diceva: “Patria…<br />

il tuo ricordo è la passione che ci dà forza nel dolor”.<br />

<strong>Gli</strong> internati si dedicavano ai mestieri e ai lavori artigianali più vari<br />

come pure ai piccoli commerci, con il modesto guadagno dei quali prov-<br />

<br />

contribuendo alla forte spesa d’un lungo e faticoso viaggio per un breve<br />

momento d’intimità al campo visite.<br />

Alla vita della tendopoli viene data un’impronta colonizzatrice che su-<br />

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