Le origini del coniglio di Carmagnola - Biozootec

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IL CONIGLIO COMUNE TRA
ECONOMIA DOMESTICA E INDUSTRIA
Le potenzialità della coniglicoltura
Il divario tra la situazione italiana e quella di altri Paesi
europei, in cui la coniglicoltura era più sviluppata, era nella
prima metà del XX secolo assai ampio. In Italia
l’allevamento del coniglio continuava ad essere poco
considerato sia sul versante della produzione alimentare che
su quello inerente all’industria delle pelli.
Nelle campagne era un’occupazione tipicamente affidata ai
ragazzi, che in questa attività compivano le loro prime
esperienze di produzione e di commercio del bestiame, e alle
donne. Mentre cominciava ad emergere una richiesta più
forte di carne di coniglio da parte dei grandi mercati di
consumo, e quindi ad apparire il valore economico di tale
industria familiare, i contadini adulti faticavano a prendere
coscienza che l’allevamento del coniglio avrebbe potuto
costituire un cespite non indifferente di lucro. Perché questo
accadesse occorreva però che l’allevamento fosse condotto
con cura e metodo, come si iniziava ad usare nella
produzione del pollame.
L’allevamento diffuso di animali da cortile era già praticato
in modo più razionale con grande vantaggio in nazioni quali
Francia, Belgio, Olanda, Germania e Svizzera. Queste
industrie, considerate piccole e complementari nella
produzione agraria, erano invece fra le più efficienti della
economia rurale. Il valore della produzione di uova e
pollame in Italia calcolato nel primo dopoguerra ammontava
a 4-5 miliardi di lire all'anno. Un risultato analogo era
realizzabile anche per la coniglicoltura, qualora vi fossero
applicate cure analoghe e diffondendola maggiormente, dato