Trattamento degli scarichi di acque reflue: Norme tecniche
Trattamento degli scarichi di acque reflue: Norme tecniche
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Alcune delle tecnologie estensive possono conseguire apprezzabili livelli <strong>di</strong> rimozione, idonei al rispetto<br />
del valore <strong>di</strong> Tabella 3 dell’Allegato 5 alla parte terza del D.Lgs. 152/2006, ma in genere insufficienti se<br />
le con<strong>di</strong>zioni locali pongono esigenze più restrittive (livelli <strong>di</strong> protezione dei ricettori elevati, riuso<br />
agricolo).<br />
Quando si richieda un trattamento specifico <strong>di</strong> <strong>di</strong>sinfezione, le alternative possibili vanno valutate in<br />
funzione delle esigenze poste dai piccoli impianti, in primo luogo la semplicità d’uso, la sicurezza <strong>di</strong><br />
stoccaggio/manipolazione dei reagenti, il rischio <strong>di</strong> formazione <strong>di</strong> sottoprodotti (DBP’s) e <strong>di</strong> rilascio<br />
incontrollato <strong>di</strong> agenti <strong>di</strong>sinfettanti connesso alle <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> controllo dei processi. Per tali motivi le<br />
alternative concretamente proponibili si limitano all’impiego <strong>di</strong> ipoclorito, <strong>di</strong> acido peracetico (PAA) e<br />
<strong>di</strong> ra<strong>di</strong>azione UV. In Tabella 27 si riportano i risultati conseguibili con tali processi (oltre che con i<br />
reattori biologici a membrana). Per essi sono <strong>di</strong> seguito riportate alcune specifiche valutazioni<br />
Tabella 27: Principali prestazioni dei meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>sinfezione applicabili nei singoli impianti<br />
<strong>Trattamento</strong> Ipoclorito PAA UV<br />
Rimozione batteri M/A M/A M/A<br />
Rimozione virus B B B<br />
Rimozione protozoi No B No<br />
Ricrescita batterica B B B<br />
Tossicità residua A No No<br />
DBP’s<br />
B: bassa; M: me<strong>di</strong>a; A: alta<br />
A No? No?<br />
11.1 Cloro e Ipocloriti<br />
Inizialmente il cloro veniva utilizzato come <strong>di</strong>sinfettante nel settore della potabilizzazione delle <strong>acque</strong><br />
ma da oltre un secolo trova applicazione anche sulle <strong>acque</strong> <strong>reflue</strong> in relazione all’efficacia comprovata<br />
nei confronti <strong>di</strong> virus e batteri oltre che per i contenuti costo <strong>di</strong> costruzione e <strong>di</strong> gestione rispetto ad<br />
altri sistemi.<br />
Il cloro possiede un’elevata reattività e capacità ossidante e si combina facilmente con le sostanze<br />
organiche ed inorganiche ossidabili presenti nell’acqua. Una volta aggiunto al refluo in quantità<br />
adeguate, presenta un cloro residuo persistente nel tempo, utile in caso <strong>di</strong> riuso dell’acqua reflua, per il<br />
mantenimento dell’attività <strong>di</strong>sinfettante.<br />
Attualmente l’utilizzo tende comunque a ridursi, per l’impatto ambientale legato:<br />
• Alla presenza <strong>di</strong> cloro residuo dopo la reazione: nel caso <strong>di</strong> immissione in un corpo idrico<br />
recettore il cloro residuo può risultare tossico per la fauna ittica e per altri organismi presenti nelle<br />
<strong>acque</strong>.<br />
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