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R.I.P. - Diotiama.it

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si occupava dello smercio. Quando la arrestarono,<br />

sebbene fosse in crisi di astinenza, non mi tradì. Da<br />

quel momento, però, eravamo sempre in fuga da un<br />

albergo all’altro, da una pensione all’altra. Sfin<strong>it</strong>i e<br />

indebol<strong>it</strong>i, non rimanevamo mai più di due giorni.<br />

Inoltre soffrivamo di allucinazioni paranoiche. Temevo<br />

che, nascoste dietro ogni albero, ci fossero<br />

persone armate fino ai denti pronte a uccidermi.<br />

In albergo spingevo i mobili davanti alla porta. Ero<br />

armato di coltello e pistola. Nel febbraio del ’72<br />

Gabi, una mia vecchia amica, mi inv<strong>it</strong>ò a svaligiare<br />

delle farmacie s<strong>it</strong>uate in punti «favorevoli». Anche<br />

Gabi è morta. Per anni restò inchiodata alla sedia a<br />

rotelle finché, completamente logorata delle droghe,<br />

morì di cirrosi al fegato. Durante una rapina venne<br />

arrestato un complice. Ci tradì e, alle sette del mattino,<br />

fece irruzione la polizia. Prima che riuscissimo a<br />

gettare gli stupefacenti in gabinetto, gli agenti erano<br />

già nella stanza. In carcere fui colto da una crisi<br />

di astinenza infernale. Gridavo: «Aiuto! Aiuto! Sto<br />

morendo!». Vom<strong>it</strong>avo e non riuscivo a controllare il<br />

mio intestino. Sudavo freddo e il mio corpo era scosso<br />

da sussulti incontrollati. Dentro di me una voce<br />

urlava: «Falla fin<strong>it</strong>a! Falla fin<strong>it</strong>a finalmente!». Volevo<br />

rompere una lampada e tagliarmi le vene con i cocci.<br />

«Mi accusarono<br />

di 96 furti...»<br />

Ma non ne avevo la forza. Ero sommerso dal mio<br />

vom<strong>it</strong>o, dalla mia urina e dai miei escrementi. John<br />

Lennon canta nella sua canzone «Cold Turkey»: «36<br />

hours he was rolling in pain» («36 ore tormentato<br />

dal dolore»). Per me furono più di 36 ore.<br />

Il medico mi fece ricoverare in un reparto speciale<br />

per criminali con squilibri mentali. Qui mi riempirono<br />

di Haldol e Druxal. Ebbi degli spasmi (crampi)<br />

pericolosissimi. All’ultimo momento mi salvò un<br />

infermiere che mi iniettò un antidoto. In una cella<br />

con un materasso per terra e un conten<strong>it</strong>ore di plastica<br />

in un angolino dovevo cercare di riprendermi.<br />

Dopo un po’ di tempo, quasi del tutto ristabil<strong>it</strong>o,<br />

r<strong>it</strong>ornai in carcere. Mi accusarono di 96 furti e la<br />

stampa locale ci rese famosi In quegli anni i verdetti<br />

dei tribunali subivano l’influsso dell’educazione<br />

antiautor<strong>it</strong>aria. Raccontai ai giudici la storia del<br />

bambino traumatizzato dall’ambiente in cui crebbe,<br />

v<strong>it</strong>tima della società e dei gen<strong>it</strong>ori malvagi. La sentenza<br />

fu m<strong>it</strong>e.<br />

Per buona condotta fui trasfer<strong>it</strong>o in un reparto di<br />

psichiatria in semi-isolamento. Insieme ad altri incall<strong>it</strong>i<br />

tossicodipendenti mi procurai ancora una volta<br />

la droga. Tuttavia mi mancava la siringa. Provai a<br />

iniettarmi il veleno con una penna a sfera trasfor-<br />

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