La notte dei botti - Biagio Cepollaro, poesia
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proprio odore, nitido, riconoscibile a distanza. I mucchi di aborti,<br />
penosamente frantumati e sparpagliati sui selciati, erano stati nervosamente<br />
ammassati ai bordi <strong>dei</strong> marciapiedi.<br />
Erano soprattutto i giovani che si davano da fare con i piedi o con le mazze,<br />
con tutto ciò che si trovavano a portata di mano.<br />
Invasa la promiscuità della memoria, setacciata e purificata, si passava alla<br />
costruzione di depositi di fortuna, si utilizzavano vetture private e le<br />
Espressioni, in attesa di liberazione, venivano stipate, addossate le une alle<br />
altre.<br />
Perso e scovato nella promiscuità della memoria <strong>dei</strong> vecchi, l’aborto rimasto<br />
nei mucchi ai lati delle strade, si rodeva di invidia e passava dalla delusione<br />
all’amarezza, dallo smacco alla dolorosa agnizione delle cose.<br />
Fuori dall’autogrill, prima della chiusura delle porte.<br />
Niente illusioni, ma le mani nelle piaghe: nonostante tutto il nero lo<br />
abbiamo visto e filmato.<br />
Odori per una coscienza olfattiva. Questo e solo questo.<br />
Non una ‘visione’: il mondo è già tutto dato e moltiplicato in una sola<br />
‘visione’.<br />
Cosa mai potranno sapere della Notte <strong>dei</strong> Botti, del fischio che accomuna il<br />
gusto della sopraffazione all’euforia del pestaggio?<br />
E se pure davvero ci sono, questi Resistenti, come dicono, in cima<br />
all’autostrada, se davvero hanno avvertito il sibilo, cosa potranno fare<br />
costoro?<br />
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