S. Messa Crismale - L'Azione

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10 FABRIANO <strong>L'Azione</strong> 27 MARZO 2010 Il sapore dell'Andalusia Mirabile esempio artistico Flamenco e Picasso hanno chiuso la stagione del Gentile La chiarezza è impenetrabile. No, Il flamenco con Picasso in sottofondo: abbiamo incontrato Gianna Raccagni, direttore artistico, regista e coreografa della Compagnia FlamenQue- Vive che con "Pinturas: il flamenco racconta Picasso" ha concluso la stagione teatrale del Gentile. Flamenco e Picasso: perché questo abbinamento? "In realtà ero partita da Goya: volevo abbinare flamenco e pittura, ma poi Goya mi è sembrato un tantino vecchio per il flamenco, che è cresciuto e ha preso corpo nel ‘900. Da lì, Picasso: ha le caratteristiche tipiche dell’andaluso. In più, tra l’altro, è un personaggio che ha sempre dipinto ogni cosa a tinte estremamente forti, esagerando, che è quello che fa il flamenco: quando vuol dire una cosa esaspera, esagera. Io ho puntato su questi due elementi: nella prima parte le opere di Picasso, nella seconda Picasso come uomo e le tre donne della sua vita: Olga, Marie- Therèse e Dora Marr. In tutto lo spettacolo non c’è nulla di ‘narrativo’, perché ritengo che il flamenco sia di per sé abbastanza diretto". Che cosa rappresenta esattamente il ‘duende’ nel flamenco e come spiegherebbe questo concetto? "In realtà è un concetto estremamente astratto, ognuno dà la sua interpretazione: c’è chi lo definisce lo spirito che si impadronisce di te, che ti fa raggiungere quasi uno stato di trance. Io lo definisco semplicemente qualcosa che, in questo caso tramite il flamenco, ti fa raggiungere non uno stato di trance, ma ti va a scavare dentro e ti tira fuori dalla pancia, dalle viscere, quello che sei, l’emozione, amplificandolo in maniera enorme e permettendoti di esprimere questa tua grande forza. Arrivi a una tale forma di fusione con quest’arte che ti permette di tirare fuori qualcosa che rasenta, appunto, quasi degli stati di trance". Quanti anni di studio occorrono, mediamente, per padroneggiare il baile flamenco? "Tanti… Paragonabili a qualsiasi altra disciplina di danza, soprattutto a quella classica". Nel baile conta maggiormente una perfetta esecuzione tecnica o la passionalità che si esprime da dentro? "E’ una bellissima domanda… E’ una questione di gusti di chi guarda. Però fondamentalmente trovo che un’esclusiva capacità tecnica, senza espressività, nel flamenco non funziona. Come non funziona neanche una grande espressione senza una minima base tecnica perché risulta pacchiana, ridicola. Poi il discorso è che, parlando il fla- Il commercio intorno alla carta Dicono che la crisi stia per tramontare prima in Italia che in altre parti d’Europa. Diceva un vecchio saggio che l’ottimismo è il sale della terra. Si sta parlando insistentemente di turismo, quel turismo di massa che ha dato risorse e benessere negli anni passati ad alcune regioni limitrofe (leggi Umbria) e che dovrebbe essere un trampolino di lancio verso un nuovo benessere. Il cammino è piuttosto irto di difficoltà, ma l’importante è credere in quel che si fa e, soprattutto avere le idee chiare per ridare alla Città della Carta un ruolo dignitoso nel mondo. Ho un’idea che mi “frulla” per la testa da tanti anni, ma fino a questo momento non l’ho mai affrontata. Gubbio, Gualdo e altre città hanno fatto della ceramica e di altri oggetti di valore il loro cavallo di battaglia. Fabriano che da millenni “traffica” con la carta ed annovera una Cartiera che è riuscita a sopravvivere alle intemperie delle tantissime crisi che si sono susseguite dal Medioevo fino ai nostri giorni può dare il là ad una nuova era. La nostra fabbrica “cartaria” di origini medioevale è l’unica, fra le molteplici sorte in quel tempo, che ha resistito con forza al logorio della vita moderna. Fabriano deve, in sostanza, puntare anche su questo menco un linguaggio che ‘esagera’, si impara ad assumere un certo tipo di caratteristiche: bisogna per forza esagerare. Ma il flamenco ti porta a questo in maniera non violenta: ti accompagna per mano a ballare, ad esprimerti…". Il flamenco è una danza di grande coinvolgimento. Pensa che il suo successo dipenda anche dal fatto che sottolinea le emozioni, gli stati d’animo, oggi generalmente intorpiditi e ‘sottotono’? "In assoluto. Io credo infatti che questa sia la grande forza del flamenco: è una danza che rientra in una cultura che non ci appartiene, però riesce a mettere d’accordo tanti pubblici perché è immediato. Non c’è bisogno di chiedersi ‘Oddio, cosa vorranno dire? E’ difficile che succeda. Io stessa mi sono avvicinata al flamenco, dopo aver abbandonato il classico, per un discorso di sfogo. Perché era uno sfogo delle emozioni…". Il baile nasce originariamente come espressione gioiosa o come espressione di dolore? "Inizialmente nasce come autoaffermazione, nel senso doloroso se vogliamo: l’emarginato che vuol giungere ad affermare sé stesso. Anche all’ inizio, però, non bisogna dimenticare che nasce sì con i canti di morte, di vessazione ma contemporaneamente c’è sempre una componente di gioia, di festa… Non una componente triste, anzi. E’ la ‘bulerìa’, cioè gioco, scherzo, burla, gioia…Perché fondamentalmente l’andaluso è così, non si prende tanto sul serio. Secondo me c’è un buon 50% di gioia e di dolore, ognuno amplifica la parte che preferisce. Ci sono anche dei canti flamenchi che appaiono, se vogliamo, tristi e cupi ma in realtà cantano di femminilità, di maternità… Il flamenco, fondamentalmente, racconta la vita". Silvia Ragni Una premiata formazione La Compagnia di musica e danza ‘FlamenQueVive’, di formazione italo-spagnola, si compone di musicisti e danzatori che, dopo aver approfondito lo studio del flamenco in varie ed importanti accademie spagnole, decidono di collaborare allo scopo di far conoscere quella cultura misteriosa e profonda che è il flamenco, tanto ricca di mistero e magia. La Compagnia, costituita e diretta da Gianna Raccagni, è considerata la migliore formazione flamenca italo-spagnola e continua a raccogliere successi nei maggiori teatri e festival italiani. Da ricordare la partecipazione di FlamenQueVive ai Festival di Spoleto (2005), Vignale Danza (2007), TaorminaArte (2008). Presente nelle rassegne dei migliori teatri come: Teatro delle Celebrazioni (BO), Teatro Team (Bari), Politeama Genovese, Teatro Nuovo di Verona, Teatro Comunale di Cormons, Teatro Sociale di Bellinzona. s.r. prodotto e far sorgere intorno al Museo della Carta e Filigrana tanti piccoli negozietti dove si possano acquistare gadget e oggetti ovviamente di carta (es.: una riproduzione del Gentile, un piccolo Colosseo, la Cattedrale di S. Venanzo, la Madonna del Buon Gesù, le grotte di Frasassi, personaggi per presepi della chiesa, della politica e dello sport, ecc.). La fantasia in questo caso non dovrebbe avere limiti. L’amministrazione in questo senso si sta muovendo ma deve essere seguita anche da piccoli commercianti che potranno dare il loro contributo. Con i giusti canali pubblicitari si potrebbe fare di Fabriano un’attrazione particolare al pari di altre città famose con dei laboratori artigianali, negozi e mercatini tipici. Pensate ad un albero di Natale o presepio tipico fabrianese tanto particolare da attrarre gente da tutta l’Italia o dall’estero. Forse la mia è pura utopia, ma credo che l’idea possa essere presa in considerazione come alternativa alla fabbrica di elettrodomestici. Una decina di anni fa Fabriano era famosa per la carta, ma poi, con l’avvento degli “Elettrodomestici bianchi” questo settore è passato in secondo piano. Adesso è ora di tornare all’antico e rispettare la Città della Carta come una “signora d’altri tempi”. Una mostra a San Silvestro E’ stata inaugurata domenica scorsa la mostra “Il figlio dell’uomo”, lauda drammatica per immagini presso il chiostro dell’Eremo di S. Silvestro. L’iniziativa sarà visitabile tutti i giorni fino al 2 maggio. Il ringraziamento va ai Monaci Benedettini Silvestrini per l’accoglienza e alla Fondazione della Casa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana per la collaborazione. non sto dilettandomi coi giochi di parole. Siamo talmente abituati alla complessità da non essere più capaci di capire immediatamente quanto sia espresso in maniera mirabilmente chiara – e lo scambiamo per oscuro. Da qui nascono le più grandi incomprensioni nella storia del pensiero in tutte le sue forme. Salvo poi scoprire la bellezza della scoperta della chiarezza, e chiedersi come è stato possibile non accorgersi prima di ciò che invece è per sua natura autoevidente. Bene, sono stata protagonista di una scoperta del genere sabato 20 marzo. Al Teatro Gentile di Fabriano, in chiusura della stagione teatrale di quest’anno, si è esibita la Compagnia Flamenca “Pinturas, Flamen- QueVive” diretta da Gianna Raccagni con lo spettacolo “Il Flamenco racconta Picasso”. Come gran parte degli accostamenti insoliti, un connubio geniale, tanto più perché valorizza entrambi le parti inglobandole in una totalità artistica in cui ognuna assume un ruolo preciso. Un progetto audio visuale che associa la tradizione di origine gitana – e non solo – del flamenco con la biografia artistica dell’ “Arlecchino dell’Arte” Pablo Picasso. La compagnia, composta da musicisti e ballerini di formazione italo – spagnola, è impegnata nella divulgazione della misteriosa cultura flamenca e vanta apprezzamenti in vari teatri italiani. Lo spettacolo “Il Flamenco racconta Picasso” ripercorre i cosiddetti “periodi” della carriera artistica del pittore – dal periodo “blu”, al periodo della Parigi degli Anni 20 che pullula di intellettuali emarginati fino alla tremenda Guernica - facendoli fluire l’uno dopo l’altro in una soluzione di continuità garantita senz’altro dal rapido incedere dei ritmi andalusi. Ogni particolare è la traduzione di una diversa tradizione artistica – la danza traduce il linguaggio musicale, il quale a sua volta traduce l’espressione artistica del genio di Malaga, e tutto si risolve sui vestiti dai colori sgargianti delle ballerine, che fungono da trait d’union fra le varie forme d’arte. Insomma, un dialogo da cui non si può rimanere coinvolti. Con un finale degno dell’inizio: il cantante del gruppo Jos Salguero saluta il pubblico con un canto accompagnato dalle sole palmas, le mani che tengono il tempo secondo diverse configurazioni ritmiche. Picasso vive di luce nuova. E non è mai stato tanto chiaro. Francesca Iurlaro
<strong>L'Azione</strong> 27 MARZO 2010 MATELICA 11 Nuova sfida aziendale Giovani innovativi creano preziosi posti di lavoro L’appuntamento per questa intervista è per una colazione alle 9:30 di sabato. Entro nel bar, i miei interlocutori sono assorti sopra un foglio bianco con schizzi e appunti. Era già da molto che erano lì, rapiti dalle loro idee. Mauro Chiaraluce e Marco Casucci sono matelicesi che attualmente devono lavorare fuori (Marco vicino Milano, Mauro a Jesi). Si ritrovano e, confrontando le proprie esperienze, elaborano l’idea di una nuova società. Dove impiantarla? Beh, hanno deciso di guardare alle radici, di mettere le basi del loro nuovo business a Matelica e di chiedere a 20 ragazzi del posto di aiutarli a far diventare grande un’azienda. Spiegateci di cosa si tratta? Di cosa vi occuperete? "L’azienda si struttura, come offerta, in due canali distinti. Il primo è quello della fornitura di attrezzature per uffici e aziende, come PC e fotocopiatrici. Con il secondo offriamo invece un servizio, che è quello di curare, migliorandolo, il posizionamento su Internet dei siti delle aziende. In particolare il secondo servizio è, su questo territorio, innovativo e, in prospettiva, fondamentale". Tocchiamo il tasto più sensibile: che tipo di impiego andrete ad offrire? "Abbiamo bisogno di due tipi di figure, che saremo noi stessi a formare professionalmente: la prima è quella della ragazza del contact center che si rivolge ad uffici e aziende, non per vendere ma per registrare l’eventuale interessamento alla nostra offerta. Sarà poi l’agente, cioè la seconda figura di cui abbiamo bisogno, a spostarsi nel territorio". Telefonisti e rappresentanti dunque? "In realtà si tratta di figure un po’ diverse. Non si deve pensare al grande call center alienante che abbiamo in mente. Non possiamo e non vogliamo lavorare sulla quantità, ma sulla qualità. Lo stesso agente non è il rappresentante mo è un gruppo di persone motivate, che possano dare qualcosa in più. Anche a livello di inquadramento contrattuale, non intendiamo proporre il solito turnover due mesi e poi fuori. Vogliamo creare un team stabile e duraturo. Molti call center si spostano in grandi città, o addirittura in Albania. Ma qual è lo stato d’animo del lavoratore? Cosa si può pretendere? Abbiamo già avuto offerte di persone addirittura dal- Mauro Chiaraluce e Marco Casucci la Sicilia, ma sconfesseremmo subito noi stessi. Noi che deve piazzare il prodotto al vogliamo crescere insieme a que- primo appuntamento, ma il consusta città, e un nostro concittadino è lente che cerca di interpretare le più incentivato a farlo. Anzi, a lui esigenze del cliente e che lo assi- diciamo: siamo già pronti, la Cmc ste anche durante e dopo l’acqui- è realtà, e siamo già in cerca di persto del prodotto o del servizio". sonale. Fatevi avanti scrivendo a Perché avete scelto Matelica? chiaraluce.mauro@virgilio.it". Perché avete puntato le vostre fi- In questo periodo, un’azienda che ches qui? apre è lucida follia mista ad entu- "Beh, ci dispiace ripeterci, ma torsiasmo. Buon lavoro, allora, e in niamo sempre alla stessa parola bocca al lupo! d’ordine: qualità. Ciò a cui pensia- Antonio Gentilucci Non saggio, ma un vero e proprio concerto Chi era venuto al Cinema Teatro pensando al classico “saggio” musicale si è ricreduto in un momento… il 6 marzo scorso, fin dalle 21, platea pienissima. Apre la serata il Quintetto d’Archi “Ribeca” diretto dal M° Roberta Pedica, che ci delizia con 4 brani, poi la chitarrista Giulia Zampini, ma è dopo che la scena passa ai veri protagonisti. Si inizia dalla più piccola, Francesca, 8 anni… mentre sale sul palco i suoi occhi cercano Roberta che l’accoglie con un sorriso rassicurante mentre alza la posizione dello sgabello, uno sguardo allo spartito e le sue dita sciolte scivolano con sicurezza sui tasti del piano, durante l’applauso spontaneo della platea il suo sguardo cerca l’approvazione del suo Maestro che l’abbraccia e la bacia in fronte. Ho scritto di Francesca perché è salita per prima, perché la più piccola, ma tutti gli allievi uno ad uno vivono le stesse emozioni: Eva brava e molto sicura di sé al punto che è lei stessa a rassicurare la sua maestra: -Maestra andrò piano!-. Mentre gli accordano la chitarra Luca guarda il pubblico in apparenza senza alcuna remora, ma chissà! Camilla incanta a sentirla suonare, Fiorenzo la prima cosa che ho pensato mentre suonava è stata: -ma da quanto tempo suona?- Samuele si può riassumere in due parole: talento naturale! Milena la conosco e so che è solo qualche mese che suona il piano, chi non sa stenta a crederlo! Sara l’avevo sentita alle prove, si era fatta prendere dall’emozione, ma prima di iniziare la sua esibizione è bastato un sorriso accompagnato da un “tranquilla” della sua maestra ed è andata benissimo! Cristiano un sorriso timido all’insegnante e via senza sbagliare nulla, sguardo fisso sulla tastiera senza guardare lo spartito! Alcuni protagonisti della manifestazione del 6 marzo scorso al Cinema Teatro Da 15 anni si svolge a Matelica una manifestazione a carattere nazionale che unisce la valenza educativa della cultura e la forza di una proposta turistica. L’argomento è la musica e la scuola, ma i prodotti che arrivano al teatro Piermarini parlano di percorsi educativi, di obiettivi che riguardano la formazione della persona, nell’interezza delle sue possibilità di evoluzione e crescita. Negli anni sul palcoscenico, si sono esibite scuole di ogni ordine e grado provenienti da tutto il territorio nazionale, che hanno presentato progetti che trasferivano al pubblico l’alto valore pedagogico del percorso scelto, usando la musica come mezzo educativo. La manifestazione ha seguito nel tempo, in maniera lineare, i vari passi delle diverse riforme scolastiche rivolte all’autonoma possibilità di progettare percorsi educativi, spesso ne ha anticipato gli obiettivi; tutt’oggi è un punto di incontro per le realtà scolastiche italiane che a Matelica trovano l’opportunità di un confronto costruttivo e lo scambio di esperienze formative. Per il territorio la manifestazione risulta interessante dal punto di vista turistico, infatti, l’iniziativa produce pernotti nelle strutture ricettive di tutto il territorio circostante. Non solo, l’iniziativa è la prima e fino ad ora l’unica in quest’area a praticare una offerta di accoglienza ed Melania suona il violino è al sesto anno di conservatorio, la sua vera insegnante è Roberta. Maggye elegante già di suo, mentre suona lo è ancora di più, forse per la perfetta posizione che assume mentre suona! E che dire di Daniele! Quando lui suona si ha la sensazione che la platea non respiri, l’unica cosa che sembra infastidirlo è il bacio che alla fine gli dà Roberta! Veronica dopo un primo approccio con il piano- forte, tramite la scuola conosce Roberta, e dopo pochi mesi la sua performance è molto evidente! E come non sottolineare l’esibizione di Sara B. dopo solo cinque lezioni! Thomas, Camilla L. hanno dato ottima impressione oltre una buona impostazione musicale, ma tutti sono stati bravi e qui viene spontanea una riflessione; non è possibile che i migliori allievi della zona siano tutti del Maestro Roberta Pedica, perciò va a lei il merito di questi ottimi risultati, è lei che mette il suo talento al servizio dei suoi allievi, e tutto ciò mi viene confermato dai genitori entusiasti! Perché per ognuno di noi è stata un’esperienza unica. Un saggio? No… direi un vero e proprio concerto! a.c. Rassegna musicale scolastica a quota 15 ospitalità coordinata fra tutte le strutture turistiche. Infatti gli stessi albergatori, opportunamente coordinati dall’organizzazione dell’evento, mostrano ogni anno volontà di collaborazione ed entusiasmo, a sostegno e vantaggio di una offerta turistica pianificata realmente e nei fatti. Ogni anno la manifestazione ha seguito i leit-motiv della Comunità Europea per finalizzare gli obiettivi che riguardano le abilità sociali, quest’anno, in occasione dell’Anno Internazionale dell’Integrazione fra i Popoli, si stanno organizzando iniziative apposite di tipo laboratoriale, al fine di poter permettere a tutti i ragazzi che partecipano, di vivere un’esperienza davvero unica. Si stanno infatti preparando dei momenti atti a far esprimere come la multiculturalità possa essere interpretata come una ricchezza, imprescindibile oggi dalla nostra realtà di vita, messi in pratica dalle scuole che parteciperanno, attraverso momenti di musica d’insieme; tali occasioni saranno allargate anche a chi non si esibirà in rassegna, nello specifico, durante il pomeriggio della giornata finale dell’evento, sabato 8 maggio, si terrà Musica della Strada, rivolto a tutti coloro che hanno la passione della musica, che potranno suonare liberamente per le vie del centro storico della città di Matelica. Buona musica a tutti! c.c. Le "lune" di Tedeschi in teatro Rimettere in scena la commedia "Le ultime lune", in Italia, è stata una sfida. L'ultimo ad avere interpretato, da protagonista, questo spettacolo fu un certo Marcello Mastroianni, nel 1995/96. Fu l'ultima sua interpretazione e si trattò di un gran finale, interpretazione leggendaria, per un'edizione memorabile. Da allora nessuno ci provò più, portando piuttosto questa commedia scritta da Furio Bordon in giro per il mondo. I risultati? A Bruxelles Le ultime lune ha vinto il Prix de Theatre come migliore spettacolo dell'anno, a Santiago del Cile ha ottenuto la nomination come migliore testo, a Madrid la critica lo ha accolto unanimemente come una delle più belle commedie scritte negli ultimi anni e giudizi analoghi si sono ripetuti in molte altre città europee e americane. Ora lo stesso Bordon ha deciso che era tempo che la sua creatura tornasse in Italia, e ne ha assunto anche la regia, dando il ruolo di protagonista ad un grande del teatro italiano, a cui non pesasse il macigno di Mastroianni. Gianrico Tedeschi raccoglie il testimone, lasciando libero sfogo alla sua genialità in questa nuova interpretazione. Per parlare di tutto questo e per rispondere alle curiosità degli appassionati, Tedeschi e la compagnia dello spettacolo A.Artisti Associati incontreranno il proprio pubblico, domenica 28 marzo, al foyer del Teatro, alle ore 18. Si tratta di una piacevolissima abitudine ormai, per l'appassionato di teatro del Piermarini, quello dell'incontro con gli interpreti prima dello spettacolo (ore 21.15). Altrettanto piacevoli sono le chiacchierate che al termine dello stesso si possono fare, sempre al foyer, durante l'aperitivo offerto da Assessorato ed Enoteca, spesso ancora con i protagonisti, perché il mondo del teatro è fatto per lo più di artisti mossi dalla propria passione, una passione che amano condividere. a.g. FARMACIA Da sabato 27 marzo FERRACUTI Corso V. Emanuele DISTRIBUTORI Domenica 28 marzo API di Tempestini EDICOLE Domenica 28 marzo PIERINI Viale dei Martiri MULTISALA GIOMETTI Via Grifoni - Tel. 0737 787663 CINEMA TEATRO Via B. Mattia - Tel. 0737 84457
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