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S. Messa Crismale - L'Azione

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2<br />

Anniversari come quello di un terremoto così devastante<br />

non possono che essere dolorosi.<br />

Come non ricordare quei figli, quegli amici, quelle mamme,<br />

quei papà e quei giovani studenti che hanno trovato<br />

la morte sotto le macerie nella notte del 6 aprile?<br />

Il 6 aprile 2010 sarà dunque un giorno di dolore, in cui<br />

ogni aquilano ripercorrerà con la mente e con il cuore<br />

quelle estenuanti ore e quei tristi giorni, in cui ogni sicurezza<br />

è svanita e ogni certezza è crollata. Proprio quei<br />

giorni, mi è tornata spesso alla mente le pagina evangeli-<br />

L'Aquila,<br />

una missione<br />

che continua<br />

ca in cui Gesù dice che il Figlio dell’Uomo non ha dove posare il capo.<br />

Ora, a dire il vero, tanti hanno dove posare il capo. Una casa c’è per molti, quasi tutti. Se però<br />

ci sono le case, manca invece la città, la nostra bella città, che non è e non può essere fatta<br />

solo di case. La città è il luogo che permette ai suoi abitanti di incontrarsi, di passeggiare, di<br />

socializzare e anche di pregare.<br />

Distruggere la Chiesa<br />

nella sua missione: perchè?<br />

La recente vicenda dello scandalo<br />

di preti pedofili è il sintomo di un<br />

grave malessere della Chiesa. Onde<br />

evitare equivoci è bene specificare<br />

che quando parlo di “Chiesa” intendo<br />

Chiesa nel suo significato<br />

corretto cioè “comunità dei credenti”,<br />

“l’insieme delle membra del<br />

corpo di Cristo” e non nell’equivoca<br />

accezione di “gerarchia”, o se<br />

preferite “vescovi e preti quali corpo<br />

distaccato dal resto dei fedeli”.<br />

Mi permetto di ricordare un’altra<br />

ovvietà: tutti siamo peccatori, il<br />

cristiano sa benissimo che ogni<br />

uomo è capace di commettere qualsiasi<br />

peccato, come del resto lo sanno<br />

le altre persone di buon senso,<br />

esclusi naturalmente i dementi e i<br />

farisei. All’origine di questo malessere<br />

della Chiesa vi sono essenzialmente<br />

due motivi. Il primo è la superficialità<br />

di molti credenti nell’apprezzare<br />

la grande ricchezza<br />

della bimillenaria esperienza della<br />

sua storia. La presunzione di molti<br />

cristiani di oggi di essere i primi a<br />

capire il Vangelo. Una volta al VI°<br />

comandamento ci si stava molto<br />

attenti, certamente non era il peccato<br />

più grave ma era (e rimane) il<br />

più insidioso perché quello che<br />

cammina più rasente all’essenza<br />

stessa di Dio: l’amore. Per fare un<br />

esempio: una piccola disfunzione<br />

al cuore può essere più pericolosa<br />

di un’amputazione alla mano. Oggi<br />

cristiani “adulti” hanno gridato all’esagerazione<br />

e predicato che si<br />

poteva abbassare la guardia. Di<br />

più: una volta l’autorità del vescovo<br />

non si discuteva; e un prete che<br />

sgarrava si ritrovava, dritto dritto,<br />

a meditare in un convento; oggi per<br />

trasferire un sacerdote un vescovo<br />

deve rendere conto a tutti, e non<br />

sempre può mettere in piazza i suoi<br />

dubbi sulla moralità di qualcuno.<br />

Politica: il coraggio<br />

di una missione<br />

Nel corso della storia vi sono sempre stati i costruttori ed i distruttori, tra<br />

i grandi capi di governo e tra gli amministratori degli stati. C’è chi ha<br />

messo in piedi enormi costruzioni, città memorabili, monumenti, templi,<br />

opere di ogni tipo. Pensiamo a cosa è stata la civiltà romana e quale eco<br />

riesce ancora a suscitare. Ma pensiamo anche a chi ha seminato male e<br />

terrore, ha chi ha distrutto perfino le opere d’arte (il nazismo). Ogni gesto,<br />

sia esso positivo o negativo, ci riconduce all’adesso, al campo politico<br />

dei nostri giorni, dove accade in piccolo quello che si registra in campo<br />

nazionale e internazionale. Nel campo politico, e talvolta anche nelle<br />

imprese, si ripete un po’ quello che accade nelle guerre di conquista. Vi<br />

sono politici che cercano il potere per realizzare un loro programma. C’è<br />

chi ha la vocazione a distruggere ciò che è stato costruito prima di lui a<br />

prescindere, a non valorizzare affatto tutto ciò che non dipende esclusivamente<br />

dal suo atteggiamento. C’è chi non ha alcun sogno o alcuna<br />

ambizione, e quindi l’unico scopo che prefigura è non far crescere gli<br />

altri e appiattire il presente. C’è chi non fa per gli altri, ma per sé, pensan-<br />

GLI EDITORIALI <strong>L'Azione</strong> 27 MARZO 2010<br />

Ma esiste anche un altro motivo<br />

che finisce per generare angoscia<br />

nel popolo cristiano: è la scarsa<br />

Tutto questo a L’Aquila non c’è perché il terremoto è ancora<br />

con noi. E’ con noi nel buio del centro storico, è con noi nel<br />

silenzio dei quartieri fino ad un anno fa popolatissimi, è con<br />

noi nella difficoltà di ritrovare un volto amico, è con noi nel<br />

non sapere dove sta l’ufficio o il negozio di fiducia, è nel<br />

non avere una chiesa dove pregare o nell’essere privati della<br />

certezza di un posto in ospedale. Ma il terremoto è soprattutto<br />

nell’animo degli aquilani: è presente in quella sfiducia<br />

che prende ogniqualvolta bisogna iniziare qualcosa; è presente<br />

in quel preside che fa evacuare la sua scuola per una<br />

scossa che qualche anno fa nessuno avrebbe sentito e temuto;<br />

è presente in quel centro commerciale dove non si riesce<br />

nemmeno a camminare per il gran numero di adolescenti<br />

che non sanno più dove incontrarsi, visto che non ci sono<br />

più i loro amati “portici”.<br />

Il terremoto continua poi a persistere nella sfiducia dei commercianti<br />

e nella rabbia degli ambulanti che non sanno ancora<br />

dove poter riaprire il mercato: lo storico mercato di<br />

Piazza Duomo. Il terremoto insomma c’è e si fa sentire ancora tanto.<br />

Ora c’è, ma sicuramente non ci sarà più. Non ci sarà se quelle “carriole”, che ormai sono<br />

conosciute in tutta Italia, rappresentano la voglia di rinascere degli aquilani che non attendono<br />

e non si aspettano la manna dal cielo, ma che desiderano tornare ad essere i protagonisti<br />

de L’Aquila del futuro. Il terremoto non ci sarà più se il bene comune sarà l’unico<br />

obiettivo condiviso dalle Istituzioni, dai cittadini e dalla Chiesa. Il terremoto finirà se<br />

continuerà l’affetto e la solidarietà dell’Italia intera nel durissimo cammino della ricostruzione.<br />

E anche la felice coincidenza con l’ottava di Pasqua, dice a noi aquilani che, anche se il<br />

terremoto è ancora presente, non avrà affatto l’ultima parola. Il terremoto, infatti, c’è stato<br />

un anno fa nella settimana di Passione e il suo primo anniversario cade nella settimana di<br />

Resurrezione. Forse un teologo bizzarro potrebbe anche definirlo un “terremoto pasquale”,<br />

ma questa coincidenza aiuterà tutti noi aquilani, nonostante le lacrime, ad alzare gli occhi a<br />

quel Cielo dove nessuno più potrà far piangere così tanto, nemmeno un terremoto.<br />

Dunque il terremoto non ci sarà più. E di questo noi cristiani de L’Aquila ne siamo certi.<br />

Dice infatti il profeta Ezechiele: “Vi farò riabitare le vostre città e le vostre rovine saranno<br />

ricostruite”. Il Signore manterrà questa promessa anche per noi!<br />

Don Claudio Tracanna, direttore di “Vola” de L’Aquila<br />

percezione dell’eterna persecuzione<br />

che il cristiano in quanto tale è<br />

chiamato a subire dai potenti di<br />

questo mondo. Ciò che appare chiaro<br />

ad un’analisi appena accorta di<br />

questa storia è la volontà di qualcuno,<br />

non di salvaguardare le vittime<br />

della pedofilia (intento estremamente<br />

nobile), ma di distruggere<br />

la Chiesa. Si punta il dito, a sproposito,<br />

contro il celibato come la<br />

causa della pedofilia. Si cerca di<br />

coinvolgere Papa e vescovi come<br />

favoreggiatori. Si vuole rendere<br />

giuridicamente responsabile la diocesi<br />

dei risarcimenti alle vittime. Il<br />

problema quindi non è isolare qualche<br />

mela marcia per salvare i bambini,<br />

ma far dichiarare intrinsecamente<br />

immorale la chiesa in quanto<br />

tale. D’altra parte nessuno si sogna<br />

di chiedere risarcimenti allo<br />

stato se a sbagliare è un professore.<br />

Nulla si dice delle istituzionalizzate<br />

prassi del sollazzo che si concedono<br />

i funzionari in molti campi<br />

profughi dell’Onu. Nulla s’indaga<br />

se cinquanta anni fa un parente di<br />

Obama ha tirato o no una sedia ad<br />

un discolo. Quel che maggiormente<br />

sconcerta è da una parte la direttiva<br />

europea (altro covo di triangoli)<br />

contro le discriminazioni dei<br />

gay. Stando a ciò un rettore di se-<br />

do solo a mantenere posizioni di rendita. E’ questa la lotta sotterranea,<br />

apparentemente invisibile, che spesso inquina gli enti pubblici. Ed è<br />

anche questa la ragione dell’immobilità di molti comuni. Oggi è sempre<br />

più necessario avvalersi di competenze e professionalità. Quando questi<br />

requisiti vengono meno si annaspa, non c’è ordine, disciplina. Non c’è<br />

una visuale d’insieme e non c’è un progetto, una mission direzionale.<br />

Scriveva di recente Francesco Alberoni sul “Corriere della Sera”: “Non<br />

esiste una intelligenza, una creatività separata dai problemi che si deve<br />

risolvere. E non esistono problemi senza una società che li pone, che<br />

sollecita, stimola, costringe i suoi membri a risolverli. L’intelligenza, la<br />

creatività, perciò, sono il prodotto di una società esigente che pone continuamente<br />

problemi difficili, che esige costantemente nuove soluzioni”.<br />

Le soluzioni, spesso, sono il frutto, semplice e immediato, del buon<br />

agire, del buon senso che avrebbe un padre di famiglia. Anche al di fuori<br />

di specifiche capacità. Bisogna diffidare di tutti coloro che dicono che<br />

“questo non si fa e questo non si può”. Sono persone pigre e invidiose,<br />

assuefatte da un sistema che non li premia ma li appiattisce nel disinteresse.<br />

La politica ha bisogna di sprint, di coraggio: chi non vede non<br />

crede. Nel terzo millennio le vecchie logiche hanno fallito, sia nella<br />

prima che nella seconda Repubblica. E’ ora di aprire una nuova fase più<br />

concertata, allontanando gli edonisti e i repressi, gli insensibili e gli<br />

egotici, i maldestri e gli arruffoni. Che la politica diventi duttile, finalmente.<br />

Alessandro Moscè<br />

minario non potrebbe rifiutare un<br />

alunno in quanto omosessuale; ora<br />

chi fa queste leggi si straccia le vesti<br />

se un prete dà fastidio ai bambini.<br />

Al di là del problema, che esiste<br />

e va combattuto, vi è quindi il preciso<br />

disegno di distruggere la Chiesa<br />

colpendola proprio nella sua<br />

missione di trasmettere la fede alle<br />

nuove generazioni. Una storia analoga<br />

si verificò anche nel 1907, è<br />

fu la stessa magistratura che certificò<br />

l’esistenza del complotto.<br />

Don Leopoldo Paloni<br />

Direttore responsabile<br />

Carlo Cammoranesi<br />

Autorizz. Tribunale Civile di Ancona<br />

n.11 del 6/09/1948<br />

Amministratore<br />

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Redazione Matelica<br />

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Impaginazione<br />

Tania Bugatti<br />

Daniela Pedica<br />

Editore<br />

Fondazione di Culto e Religione<br />

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la sede de “L’Azione”.<br />

Testata che fruisce di contributi di cui all'art. 3 comma 3<br />

della legge 250 del 7/8/1990.<br />

Sorta nel 1911,<br />

soppressa nel 1925,<br />

risorta nel 1945.

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