inedita energia Attilio Bertolucci - Eni
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zione di racconto, ma di soggetto del quadro, evoca la «natura morta per sé sola»<br />
di cui parla Longhi, ripetendone anche l’interpretazione là dove scrive che «ci<br />
presenta un cestino vero, della frutta vera, anche bacata, delle foglie vere, anche<br />
appassite». Non diversamente leggiamo in Caravaggio del maestro bolognese: «Il<br />
Caravaggio aveva invece dipinto la cestina comune dell’affittacamere colma di<br />
frutta a buon mercato; dove perciò accanto alla mela sana, non mancava mai quella<br />
bacata; così come nei pampini del Bacco, accanto alle foglie virenti, ci sono anche<br />
quelle vizze e scolorite, come Dio manda».<br />
Da queste linee portanti si diramano le sezioni dedicate alle diverse esperienze<br />
europee dei secoli che vanno dal Quattro-Cinquecento al Seicento e ai secoli<br />
seguenti, sempre con un occhio assai attento al rapporto tra civiltà e suoi contrasti<br />
e cambiamenti, vita individuale e opere. Le influenze del classicismo fiorentino<br />
emergono subito nella pittura tedesca con Dürer, che manifesta il bisogno di far<br />
propria l’armonia italiana, coniugandola con la natura aspra e dolente della sua<br />
anima nordica; anima che prevale, senza compromessi con il bello, nel «troppo<br />
umano» e nel sentimento religioso e tragico di Grünewald, mentre Altdorfer sente<br />
la natura «con un soffio così grandioso da anticipare Hölderlin e Beethoven» e ne<br />
fa lo sfondo di un evento sacro svariante di tinte di grande forza poetica. Trattando<br />
poi della pittura fiamminga è naturale che sia sottolineata la natura più empirica<br />
dell’arte di Fiandra rispetto alla più ideologica arte italiana. Eppure quanti<br />
interscambi vengono alla luce dalla presentazione di <strong>Bertolucci</strong> sì che l’impronta<br />
fiamminga si coglie nei quattrocentisti ferraresi, in Antonello da Messina, mentre<br />
impronte francesi e della nostra arte si ravvisano in Van der Weiden e in Van Eych.<br />
Nella lettura dei dipinti offerti allo sguardo dei lettori emergono, accanto al virtuosismo<br />
tecnico, la «resa lenticolare della realtà » del Ritratto dei coniugi Arnolfini di<br />
Jan Van Eych, divenuto «pura contemplazione e astrazione»; l’aderenza alla realtà<br />
di un giorno qualsiasi nei Cacciatori nella neve di Bruegel il Vecchio; gli umori<br />
naturalistici e vitali e l’armonia di contrastanti colori del Paesaggio con Filemone e<br />
Bauci di Rubens.<br />
Anche nella pittura spagnola acquisizione individuale e spirito dell’età si connettono,<br />
sì che El Greco è accostato a Velázquez e a Goya, ma unico a rappresentare<br />
la grande arte di chi ha dipinto, con sintesi visionaria e deformazione irrealista,<br />
deformazione già presente nell’arte dai pittori senesi a Simone Martini a Modigliani,<br />
un ritratto (Frate Ortensio Paravicino) in cui si esprime il «fuoco notturno di<br />
un volto», in gara con la drammaturgia del Don Carlo di Verdi. Allo stesso modo<br />
l’illusionismo di Velázquez, che si rifà a Caravaggio e più indietro a Masaccio e a<br />
Giotto, ferma in Las Meninas con una straordinaria verità un «gruppo di famiglia<br />
spassionato, privo di qualsiasi appiglio intellettuale, di qualsiasi intenzionalità»,<br />
sì che pare che non sia l’arte a riprodurre la vita, ma sia la vita stessa ad aprirsi su<br />
un giorno perduto. Goya infine rappresenta nel drammatico Tre maggio 1808 la<br />
realtà della violenza e della miseria nel suo farsi, ma la sublima investendola del suo<br />
impegno morale e stilistico.<br />
Altra è l’aria che si respira al leggere le tavole della pittura inglese, con risultati alti<br />
a partire dal Settecento e inoltrandosi nell’Ottocento da parte di artisti capaci di<br />
rappresentare la società del loro tempo. Ricorrono qui i nomi di poeti assai frequentati<br />
da <strong>Bertolucci</strong>, Coleridge e Wordsworth accanto ai pittori Turner e Constable<br />
per il sentimento e l’elegia della natura che essi esprimono in sommo grado.<br />
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i<br />
Verità del reale e creazione artistica divengono lungo gli articoli<br />
un binomio indissolubile su cui insistono le predilezioni e le scelte di Ber-