inedita energia Attilio Bertolucci - Eni
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ci, più tardi, si sono affannati a voler dimostrare: che proprio per colpa di quella<br />
benedetta Ragione (scritta con la R maiuscola e posta quasi sugli altari) l’Arte sia<br />
decaduta miserevolmente.<br />
Certo che, a paragone della grandiosità, qualche volta vuota, del Seicento e del<br />
soffio, spesso retorico, dell’Ottocento, l’aurea mediocrità, intesa nel senso positivo<br />
che le dava Orazio, del Settecento, può figurare quasi povera. Guardiamo però più<br />
da vicino, accontentandoci di restare nel nostro campo, la pittura, e vedremo che<br />
senza intraprendere imprese eroiche, uomini come Chardin e Watteau in Francia,<br />
Goya in Spagna, Guardi e Canaletto in Italia, precisiamo, a Venezia, hanno raggiunto<br />
vette supreme; e com’era naturale, nel senso della civiltà del secolo, cioè di<br />
una intelligenza lucida della natura e degli uomini.<br />
Il paesaggio che vi sta davanti, e che si trova nella Pinacoteca di Brera a Milano, è<br />
opera del Canaletto (1697-1768), uno dei grandi paesisti veneziani del Settecento.<br />
Abbiamo scelto questa Veduta della Gazzada presso Varese perché le sue immagini di<br />
Venezia, le sue e quelle del Guardi, sono anche troppo note. Qui siamo ormai in<br />
pieno liberi da qualsiasi soggezione a un racconto religioso o storico che sia. Il pittore<br />
si è posto davanti al paese, la dolce verde piana lombarda con la sua frangia alpestre<br />
all’orizzonte, e l’ha ritratta così com’è. Non siamo proprio all’istantanea degli<br />
impressionisti, c’è ancora un filtro intellettuale fra l’artista e la natura. È quello che,<br />
sia pure a ritmo libero e arioso, ordina la composizione (già la parola composizione<br />
significa intervento della mente, perché no, della ragione) in una metrica, la scandisce<br />
con le figurette dei villici, che sono insieme ancora quelli della tradizione arcadica<br />
e quelli veri, del Varesotto: verissimi, tanto che pare d’udirlo spronare nel suo<br />
dialetto asprigno i bovi, quello in brache rosa che guida il carro a destra della villa.<br />
Il più alto raggiungimento poetico del Canaletto sta nella sua precisione ottica, e il<br />
suo occhio e il suo pennello, ugualmente limpidi, hanno, anche in questo stupen-<br />
do quadro, rinnovato il miracolo pittorico, che consiste nella resa cristallina del<br />
paesaggio in una prospettiva e in una atmosfera d’un nitore favoloso.<br />
È la stessa lucida, appena vibrante natura che s’incontra, negli stessi anni, negli<br />
squarci lirici del migliore Parini.<br />
luglio 1959<br />
⎡ Le point du jour<br />
Alfred Sisley<br />
Collezione privata ⎦<br />
132 133<br />
i<br />
L’Ottocento è così volto alla contemplazione e alla scoperta e<br />
alla lode del paesaggio, in poesia come in pittura, che la scelta d’un dipinto che ne<br />
racchiudesse l’infinita varietà era impresa disperata. Si sarebbe forse dovuto dividere<br />
il secolo in due belle metà, dar da rappresentare la prima a un romantico, che<br />
so all’inglese Constable o al francese Corot o all’italiano Fontanesi, riservando la<br />
seconda a un impressionista, o, per restare in casa nostra, a un macchiaiolo.<br />
Ci siamo decisi a non fare ingiustizie, abbiamo scelto un paesaggio solo, di un<br />
impressionista, ma vibrante d’un così sottile lirismo da poterlo considerare degno<br />
erede della più bella qualità del romanticismo: il trasferimento alla natura dei<br />
palpiti che sono privilegio dell’anima umana.<br />
Il quadro che vedete è intitolato Le point du jour (che traducemmo, ma è meno<br />
suggestivo, All’alba) ed è stato dipinto da Alfred Sisley (1839-1899) nel 1877, come<br />
potete leggere anche voi nella data posta vicino alla firma nel quadro a destra.<br />
Sisley non è uno dei nomi più grandi della grande pittura francese del secolo<br />
scorso. Eppure è uno degli artisti più puri e più rappresentativi di quella straordi