inedita energia Attilio Bertolucci - Eni
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nel terreno ricco di umori, di vita che è il naturalismo perenne dell’arte di casa<br />
sua. Comunque, se dovessimo scegliere una pittura, una sola, che rappresentasse<br />
l’età in cui opera e giganteggia Gian Lorenzo Bernini, in cui fiorisce il colonnato<br />
di San Pietro, dovremmo rivolgerci a Rubens. L’imbarazzo per noi, semmai,<br />
verrebbe dalla ricchezza d’una messe di opere quasi sterminata, in cui storia sacra<br />
e mitologia pagana, vita domestica e allegoria, ritratti e paesaggi si mescolano<br />
vorticosamente.<br />
Quel rapporto non mediato con il vero che abbiamo visto essere la qualità essenziale<br />
dei fiamminghi nel Quattrocento e nel Cinquecento, resiste inalterato nel<br />
Seicento, con questo pittore che s’innamora delle novità italiane ma per diventare<br />
ancor più fiammingo, insomma ancor più se stesso. La sua vena poderosa non<br />
temeva gli argini dei temi prefabbricati e delle commissioni ufficiali, da lui ogni<br />
volta travolti con un’urgenza di invenzioni compositive, con un fiotto di colore<br />
che sembra non debbano mai, non dico esaurirsi, ma neppure placarsi. Data la<br />
varietà e molteplicità della sua immensa opera, non ci illudiamo certo, presentando<br />
un quadro solo, di dare un’idea del genio di Rubens. Tuttavia il Paesaggio<br />
con Filemone e Bauci che vi mostriamo e che sta nella Pinacoteca di Vienna, può<br />
servire come utile introduzione al grande pittore barocco. In esso il movimento,<br />
aspirazione prima e suprema di tutti gli artisti della scuola, è già nel soggetto, in<br />
quella bufera che squassa molta parte, non tutta, intendiamoci, dell’eroico paese<br />
che si profonda davanti ai nostri occhi. Tale bufera è voluta da Giove, che vediamo<br />
in atto di giustiziere, per punire gli uomini ingrati verso gli dèi, eccezion fatta dei<br />
vecchi sposi, Filemone e Bauci, seduti presso lui e Mercurio. Il turbine rovinoso<br />
occupa la parte centrale della tavola, perché quasi a bilanciare la quiete selvosa e<br />
ombrosa in cui stanno le figure, al di là dei vortici di vento e degli scrosci d’acqua,<br />
si distende una pianura celeste, soleggiata, che forse la furia degli elementi non toc-<br />
cherà. Guardate dunque che complessità in un quadro solo, che apertura naturale e<br />
che capacità di fantasticare insieme: in questo senso Rubens non è più soltanto un<br />
barocco, ma un romantico, un anticipatore incredibile. Per trovare qualcosa che<br />
rassomigli a quest’opera in cui i colori del nembo e quelli dell’arcobaleno sono stati<br />
miracolosamente rapiti alla natura, bisogna arrivare molto in là, alla Sesta sinfonia<br />
di Ludwig Van Beethoven.<br />
luglio 1961<br />
⎡ Ritratto di Frate Ortensio Paravicino<br />
El Greco<br />
Museum of Fine Arts - Boston ⎦<br />
154 155<br />
i<br />
Dai primitivi castigliani e catalani a Pablo Picasso, la linea della<br />
pittura spagnola è terribilmente coerente, e la sua coerenza si chiama passione,<br />
persino violenza. Sia che essa affronti, aggredisca verrebbe voglia di dire, il mondo<br />
esterno, sia che azzardi intrepida gli abissi dell’interiorità, i tortuosi meandri<br />
dell’anima, il suo piglio, il suo impeto sono sempre tesi al massimo.<br />
Abbiamo nominato i grandi maestri anonimi del romanico e del gotico che aprono,<br />
e Picasso che in un certo senso chiude, un millennio di arte iberica; noi però prenderemo<br />
in esame tre pittori del momento centrale di questa storia: il Greco, Velázquez,<br />
Goya. Un arco di anni che va dal Cinquecento all’Ottocento e il cui culmine può<br />
identificarsi col Seicento e col suo massimo, e massimo rappresentante dell’intera<br />
pittura spagnola come Cervantes lo è della letteratura, Diego Velázquez.<br />
È piuttosto singolare che il primo grande nome dell’arte di Spagna sia un nome<br />
greco: Dominikos Theotokópoulos, denominato appunto “el Greco” da chi