inedita energia Attilio Bertolucci - Eni
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vista dipinge quadri e muri, disegna manifesti, illustra libri, senza mai scadere a<br />
decorativo. È un decennio stupendo di operosità, del quale vi diamo una delle cose<br />
più belle, la pittura intitolata Il ponte di Willis Avenue. Non è proprio un quadro<br />
di denuncia precisa, storica, è un pezzo di realtà che in mano a un altro avrebbe<br />
potuto diventare un piacevole, anche poetico, paesaggio con figure. Ma Shahn vi<br />
è se stesso come non mai: soltanto la terribile città americana può lasciare relitti<br />
angosciosi quali le due vecchie ancorarsi a così angoscioso porto, una panchina<br />
verde contro le travature metalliche d’un ponte. È una pittura che dice qualcosa<br />
con le parole di tutti i giorni, ma dopo averle pietrificate per sempre, al sicuro<br />
dalla caricatura e dal sentimentalismo. A cento anni da Daumier, l’americano Ben<br />
Shahn ha saputo ritrovare la difficile strada della pittura impegnata e libera. A tal<br />
punto libero da ottenere dei rossi degni di Bisanzio dal minio antiruggine d’una<br />
struttura di ferro.<br />
luglio 1962<br />
⎡ La zingara che dorme<br />
Henri Rousseau<br />
Museum of Modern Art (MoMA) - New York ⎦<br />
i<br />
Diciamo subito che il termine “pittore della domenica” è<br />
improprio, se applicato ad artisti come Henri Rousseau e gli altri, dei quali parleremo<br />
in questa breve serie. La locuzione, piuttosto espressiva, viene dal francese<br />
e tende a qualificare quei signori che, lavorando tutta la settimana in una professione<br />
seria, si divertono la domenica con tele e pennelli. Per la più parte di queste<br />
oneste persone il dipingere sarebbe dunque nient’altro che un hobby. Ma tale<br />
poteva chiamarsi per Henri Rousseau (1844-1910), anche se il suo scopritore e<br />
primo critico, il poeta Apollinaire, lo conobbe che stentava la vita come un impiegatucolo<br />
del dazio parigino? (da cui il soprannome pittoresco di “Doganiere”).<br />
Il nostro omino, oltre che dipingere, scriveva commedie e componeva valzer,<br />
caduti oggi nel più completo, e giusto, oblio. Mentre i suoi quadri stanno al<br />
Louvre e nelle più famose collezioni private del mondo, e ce ne fossero in giro,<br />
arriverebbero ai prezzi altissimi dei grandi impressionisti e dei pochi antichi che<br />
costano come gli impressionisti.<br />
Non è facile in poche righe (e forse neppure lo sarebbe in molte) spiegare il<br />
mistero Rousseau: in tutto e per tutto piccolo travetto leggermente svitato, meno<br />
che in pittura dove si dimostra sempre inventore poeticissimo, dal punto di vista<br />
diciamo, del contenuto, ed esecutore impareggiabile, da quello della forma. Pur<br />
restando, e sta qui l’enigma, quasi puerile nella scelta dei soggetti (basti qualche<br />
titolo, Il poeta e la sua Musa, Il gioco del pallone, L’incantatrice di serpenti) e quasi goffo<br />
nella composizione e nel disegno. Insomma, in un certo senso Rousseau è davvero<br />
un pittore della domenica, in un altro è il pittore più straordinario dei tempi<br />
moderni, l’unico che non si sia accontentato di guardare e riprodurre quanto i suoi<br />
occhi avevano veduto, ma abbia saputo inventare, creare, come facevano i maestri<br />
del Medioevo. Ai quali appunto egli va accostato, per il candore e la freschezza con<br />
cui sa unificare in unica, visionaria maniera, le giungle, da lui viste tutt’al più nelle<br />
illustrazioni dei romanzi d’avventura, e i calessi di Pére Juniet, le allegorie della<br />
guerra e le passeggiate dei borghesi nei viali del parco di Saint Cloud.<br />
È probabile che Apollinaire e Picasso e gli altri che per primi lanciarono il vecchio<br />
impiegatucolo si siano, in un primo tempo, divertiti, e magari un po’ commossi,<br />
con le sue goffe favole dipinte, spinti anche dal gusto polemico di scandalizzare gli<br />
ambienti ufficiali delle accademie e delle riviste perbene.<br />
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