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inedita energia Attilio Bertolucci - Eni

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accolse e diede onore e forma all’esule venuto, via Italia, dal paese natio in decadenza<br />

verso un paese, com’era allora la Spagna, in piena fortuna.<br />

Nato nel 1541, Dominikos Theotokópoulos ebbe una prima attività giovanile<br />

legata alla maniera degli eterni pittori bizantineggianti di casa sua, dai quali<br />

apprese forse il prestigioso modo d’impastare colori; portatosi a Venezia subì il<br />

fascino dei sommi cinquecentisti, specie del Tintoretto, cui era affine per sentimento<br />

drammatico della vita, per concezione drammatica dell’arte: i precedenti<br />

greci e veneziani non saranno mai dimenticati dal pittore, anche se sarà la Spagna<br />

a rivelarlo interamente a se stesso.<br />

Non è facile in poche righe racchiudere il senso dell’opera maggiore del Greco:<br />

soggetti religiosi e storici o mitologici, ritratti e persino paesaggi sono bruciati<br />

dal suo fuoco interiore e purificati in una suprema sintesi visionaria che<br />

raggiunge l’altezza lirica dei grandi mistici contemporanei san Giovanni della<br />

Croce e santa Teresa d’Avila e anticipa le più sconvolgenti avventure dell’arte<br />

moderna. Quello che salta subito all’occhio nella pittura del Greco è la distorsione<br />

delle figure e delle cose: c’è stato pure chi ha detto che con un buon paio<br />

d’occhiali il Greco avrebbe dipinto in un altro modo. È una sciocchezza che<br />

non merita di venir confutata. La deformazione irrealista, dai pittori cretesi<br />

a Simone Martini, dal Theotokópoulos a Modigliani, è un fatto che ricorre<br />

fatalmente a distanza di secoli, nella storia dell’arte; è una necessità dunque, più<br />

che legittima, se chi se n’è servito ha potuto raggiungere, come i sunnominati,<br />

risultati tanto straordinari.<br />

Provate a immaginare il mondo del Greco perfettamente a centro e vi crollerà tutta<br />

la poesia che lo sostiene, che lo rende così appassionante per noi. Allo stesso modo<br />

illimpidendo, rasserenando la sua tavolozza febbrile, che pare aver mischiato ai gialli<br />

ai verdi ai neri ai rosa agli argenti fiele lagrime e sangue (e un po’ di zolfo inferna-<br />

le) si toglierebbe l’altro elemento essenziale di quest’arte misteriosa e conturbante.<br />

Quello che vedete è un particolare del gran ritratto seduto di Frate Ortensio Felice<br />

Paravicino, predicatore alla corte di Filippo III, professore all’Università di Salamanca<br />

e poeta, ritratto che sta al Museo di Boston. È il volto d’un intellettuale,<br />

non sappiamo quanto naturalmente allungato e affilato o quanto deformato dalla<br />

fantasia del pittore. Il pennello vorticoso e divorante del Greco ha eliminato ogni<br />

particolare inutile per restituire l’essenziale, quella sorta di fiore notturno del<br />

volto (con i particolari meravigliosi degli occhi fissi e della bocca amara esprimenti<br />

l’ardore inquieto dell’anima) che affiora dal bruno della tonaca e dal fianco<br />

opalescente del gran colletto monacale cinquecentesco quasi per ammonirci e per<br />

comunicarci il suo messaggio di fede, dritto e affilato come una lama.<br />

Qui la pittura, con i suoi mezzi, gareggia con la drammaturgia: si pensa al Verdi<br />

Shakespeariano del Don Carlo, che ha evocato “la volta nera dell’Escurial” e la<br />

malinconia della Spagna cinquecentesca. E in tal modo si fa lode grande tanto al<br />

pittore quanto al musicista.<br />

ottobre 1961<br />

156 157<br />

i<br />

⎡ Ritratto di Johann Kleberger<br />

Albrecht Dürer<br />

Kunsthistorisches Museum, Gemäldegalerie - Vienna ⎦<br />

Il primo grande nome della pittura tedesca, Albrecht Dürer,<br />

s’incontra abbastanza tardi, fra la fine del Quattro e il principio del Cinquecento,<br />

quando cioè il soffio rinnovatore dell’Umanesimo italiano comincia a farsi sentire<br />

per tutta l’Europa.

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