Monografia Capitolo II - Gli anni di studio a Parma - Ottavio de Carli
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impartito al <strong>di</strong>plomando musicista bresciano aveva al suo attivo come compositore esperienze che avevano già ampiamente<br />
<strong>di</strong>mostrato le sue brillanti qualità. Dopo aver esor<strong>di</strong>to con musiche strumentali da camera (citiamo una Sonata per<br />
pianoforte e violoncello in La maggiore <strong>de</strong>l 1920, un Doppio quintetto <strong>de</strong>l 1921, una Sonatina per violino e pianoforte <strong>de</strong>l<br />
1922, un’altra Sonata per violoncello e pianoforte <strong>de</strong>l 1925, la Scenetta pastorale per fiati e pianoforte <strong>de</strong>l 1926, un<br />
Quartetto in mi <strong>de</strong>l 1929 86 ) e per orchestra (Scherzo <strong>de</strong>l 1924, Stu<strong>di</strong> sinfonici per La matrona d’Efeso <strong>de</strong>l 1925) e con<br />
composizioni vocali (quattro Madrigali a cinque voci <strong>de</strong>l 1923), Longo si era infatti imposto in <strong>di</strong>versi concorsi, ad<br />
esempio in quello per la lirica in<strong>de</strong>tto nel 1931 dall’Acca<strong>de</strong>mia Filarmonica Romana, al quale si era presentato con le 3<br />
Canzonette <strong>de</strong>l Poliziano 87 , per canto e pianoforte, composte nel 1930; e, soprattutto, si era <strong>di</strong>stinto nel concorso, primo nel<br />
suo genere, <strong>di</strong> “musica ra<strong>di</strong>ogenica”, promosso nel settembre 1932 dagli organizzatori <strong>de</strong>l <strong>II</strong> Festival Internazionale <strong>di</strong><br />
Musica Contemporanea <strong>di</strong> Venezia in collaborazione con la Società Anonima Fabbriche Apparecchi Ra<strong>di</strong>ofonici e con<br />
l’EIAR, l’ente ra<strong>di</strong>ofonico nazionale. Si era trattato <strong>di</strong> un concorso singolare, per il quale era stato chiamato in causa, grazie<br />
alla ra<strong>di</strong>o-trasmissione <strong>de</strong>lle migliori composizioni partecipanti, l’intero pubblico <strong>de</strong>lla nazione: ai ra<strong>di</strong>o ascoltatori era<br />
stato rimandato infatti il giu<strong>di</strong>zio <strong>de</strong>finitivo <strong>de</strong>lle opere concorrenti preselezionate, che dunque erano state oggetto <strong>di</strong> un<br />
vero e proprio referendum popolare 88 . Al concorso Longo aveva partecipato con il suo Concerto per pianoforte e orchestra<br />
da camera 89 , che, dopo essere stato selezionato insieme ad altre sette composizioni <strong>di</strong> giovani autori da una giuria<br />
composta da Adriano Lual<strong>di</strong> (presi<strong>de</strong>nte <strong>de</strong>l Festival veneziano) e da altri illustri musicisti quali Respighi, Malipiero,<br />
Casella, Gasco, ecc., aveva ottenuto ben 55.750 preferenze, giungendo così secondo dopo i Quadri rustici per piccola<br />
orchestra <strong>di</strong> Giulio Cesare Sonzogno 90 , che ebbero 59.050 voti 91 .<br />
In questo riuscito Concerto, come nelle citate composizioni prece<strong>de</strong>nti, Longo non aveva nascosto la propria matrice<br />
tardo-romantica, anche se qua e là mescolata con elementi più spiccatamente mo<strong>de</strong>rni 92 . Il suo linguaggio restava<br />
<strong>de</strong>cisamente legato alla tonalità, seppure “con momentanei interessi per un’armonistica meno tra<strong>di</strong>zionale, ad<strong>di</strong>rittura <strong>di</strong><br />
gusto <strong>di</strong>ssonante spiccato per porgere ora momenti <strong>di</strong> sfogo passionale e ora tratti pungenti e burleschi” 93 , e ciò lo doveva<br />
condurre quasi inevitabilmente verso un gusto neoclassico sempre più marcato: dopo gli esiti già inequivocabili <strong>de</strong>lla<br />
Sonata facile in Re maggiore per pianoforte (1931) 94 basti soltanto consi<strong>de</strong>rare la Sinfonia in quattro tempi (1935), il<br />
Quintetto in tre tempi per archi e pianoforte (1935) 95 , il Concerto per violino e orchestra (1936), il secondo Trio (1937) e<br />
la seconda Sonata per violoncello e pianoforte (1937), opere che certamente Margola ebbe poi modo <strong>di</strong> conoscere e,<br />
probabilmente, <strong>di</strong> apprezzare 96 .<br />
Non ci <strong>di</strong>lungheremo ulteriormente sulla figura <strong>di</strong> Achille Longo, se non per ricordare che quell’anno 1933 in cui fu<br />
insegnante <strong>di</strong> Franco Margola fu per lui particolarmente produttivo, essendo venute alla luce opere quali La burla <strong>de</strong>l<br />
pievano Arlotto per orchestra 97 , la Sonatina per oboe e pianoforte, una Messa per coro e organo e soprattutto la Messa <strong>di</strong><br />
86<br />
Pubblicato da Forlivesi, Firenze, 1930.<br />
87<br />
L’amante filosofo, La partenza, L’incostanza, pubblicate da Ricor<strong>di</strong> nel 1931.<br />
88<br />
Scopo <strong>de</strong>l concorso era “l’inserimento <strong>de</strong>ll’artista nel circuito produttivo, sottraendolo alle torri eburnee <strong>de</strong>l comporre solitario” (NICOLODI, Fiamma.<br />
‘Su alcuni aspetti <strong>de</strong>i Festival’, in: Generazione <strong>de</strong>ll’80, p. 168)<br />
89<br />
Pubblicato poi nel 1933 a Bologna da Bongiov<strong>anni</strong>, con la <strong>de</strong><strong>di</strong>ca al padre Alessandro. Margola ne conservava una partitura a stampa con la <strong>de</strong><strong>di</strong>ca<br />
autografa: “A Franco Margola, atten<strong>de</strong>ndo un ricambio molto più bello, il suo Quintetto, offro con auguri. Achille Longo”.<br />
90<br />
Giulio Cesare Sonzogno (Milano, 1906 - ivi, 1976) era rampollo <strong>de</strong>lla nota famiglia <strong>di</strong> e<strong>di</strong>tori. A quattro <strong>anni</strong> già suonava il violoncello, che<br />
abbandonò poi per <strong>de</strong><strong>di</strong>carsi agli stu<strong>di</strong> classici ed ai corsi <strong>di</strong> composizione, seguiti al Conservatorio <strong>di</strong> Milano con Paolo Delachi, Riccardo Pick-<br />
Mangiagalli e Franco Vitta<strong>di</strong>ni; laureatosi in giurispru<strong>de</strong>nza, come compositore aveva <strong>de</strong>buttato nel genere <strong>de</strong>l poema sinfonico e <strong>de</strong>scrittivo (Il lago <strong>di</strong><br />
Braies, 1929; Dai nevai <strong>de</strong>ll’Ortler, 1931), nel poemetto lirico e nella musica strumentale da camera, mantenendosi sempre entro schemi<br />
tra<strong>di</strong>zionalisti, come confermarono anche le composizioni seguenti: tra queste, i due balletti Leggenda scan<strong>di</strong>nava, presentato nella sala <strong>de</strong>l Casino <strong>di</strong><br />
San Remo nel 1933, e L’amore <strong>de</strong>lle tre melarance, rappresentato al Teatro alla Scala <strong>di</strong> Milano l’1 febbraio 1936 nella realizzazione coreografica <strong>di</strong><br />
Fokine e <strong>di</strong>mostratosi lavoro dalle “molteplici componenti stilistiche, da Stravinskij al tardo impressionismo, allo slavismo <strong>de</strong>i Cinque, fino ai richiami<br />
massenetiani e pucciniani” (ZANETTI, Novecento, p. 988, nota 230), che “forse proprio per tale eterogeneità ebbe successo ad<strong>di</strong>rittura entusiastico”<br />
(ibid.). Fu autore inoltre <strong>di</strong> una leggenda teatrale intitolata Regina Uliva (1949), <strong>di</strong> musiche <strong>di</strong> scena per La leggenda <strong>di</strong> ognuno <strong>di</strong> Hoffmannstaal, <strong>di</strong><br />
una Messa per soli, coro e orchestra e <strong>di</strong> altre opere <strong>di</strong> musica cameristica (cfr. note biografiche nel programma generale <strong>de</strong>lla IV Rassegna Nazionale<br />
<strong>di</strong> Musica Contemporanea, Roma, 1937, pp. 100-101; inoltre ALLORTO-FERRARI, Dizionario, p. 480).<br />
91<br />
Per le altre composizioni premiate, tra le quali vi furono la suite per piccola orchestra Balli <strong>di</strong> Nino Rota (54.840 preferenze), i Tre stu<strong>di</strong> per soprano e<br />
orchestra da camera <strong>di</strong> Luigi Dallapiccola (46.940 voti) e la suite per piccola orchestra Maschere <strong>de</strong>l <strong>di</strong>ciottenne Gino Gorini (46.660 voti), cfr.<br />
ZANETTI, Novecento, pp. 616-617.<br />
92<br />
Si noti ad esempio la presenza nell’organico orchestrale <strong>di</strong> un saxofono.<br />
93<br />
ZANETTI, Novecento, p. 986.<br />
94<br />
Pubblicata da Bongiov<strong>anni</strong>, Bologna, 1933, e <strong>di</strong>visa in quattro classici movimenti (un Allegro vivace in forma <strong>di</strong> sonata, una Romanza in Si b, un<br />
grazioso Minuetto in Sol, e un vivacissimo Finale in forma <strong>di</strong> rondò, nella regolare tonalità d’impianto). Longo ne <strong>de</strong><strong>di</strong>cò “affettuosamente” a Franco<br />
Margola una copia.<br />
95<br />
Eseguito per la prima volta a Roma dall’autore e dal Quartetto Napoletano il 4 aprile 1935 alla Galleria <strong>de</strong>lla Quadriennale d’Arte Nazionale, in<br />
occasione <strong>de</strong>lla Terza Rassegna Nazionale <strong>di</strong> Musica Contemporanea. Alla Rassegna anche Margola, come vedremo, aveva partecipato, con la<br />
Tarantella-rondò (dC 24) e la Piccola rapso<strong>di</strong>a d’autunno (dC 28) per pianoforte. Cfr. SCHMIDL, Dizionario, Suppl., p. 482; Corriere <strong>de</strong>lla sera, 30<br />
marzo 1935.<br />
96<br />
Le note biografiche riportate nel programma illustrativo <strong>de</strong>lla IV Rassegna Nazionale <strong>di</strong> Musica Contemporanea, svoltasi a Roma tra il 4 e il 10 aprile<br />
1937, citavano “Fra la musica ine<strong>di</strong>ta e non ancora eseguita [...], una Sinfonia in 4 tempi, una Messa a 4 voci ed organo; una Messa da requiem per<br />
organo, archi, coro e solisti; un Concerto per violino e piccola orchestra, una Sonatina per oboe e pianoforte, etc.” (cfr. IV Rassegna Nazionale <strong>di</strong><br />
Musica Contemporanea, programma illustrativo, Roma, 4-10 aprile 1937, p. 59).<br />
97<br />
Una versione per pianoforte fu pubblicata da Ricor<strong>di</strong>.<br />
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