Monografia Capitolo II - Gli anni di studio a Parma - Ottavio de Carli
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e romantica per la sua pienezza e serenità <strong>di</strong> forma e come i<strong>de</strong>a soggettiva <strong>di</strong> una attualità nutrita <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zione. Nozione poi che<br />
corrispon<strong>de</strong> precisamente al momento politico, il quale persegue sul suo piano analoghi obbiettivi. Non è tuttavia attorno al problema<br />
<strong>de</strong>l classicismo (con o senza ‘neo’) che si è accesa la maggior battaglia in questi ultimissimi <strong>anni</strong>, ma bensì, come ho gia <strong>de</strong>tto, sulla<br />
questione <strong>de</strong>l carattere nazionale <strong>de</strong>ll’arte. Questione che è profondamente attuale, ma che è molto complessa e che si <strong>de</strong>ve o trascurare<br />
totalmente (ciò che sarebbe il meglio), oppure trattare con profonda conoscenza, cosa che purtroppo manca quasi totalmente quando<br />
questo argomento entra in campo nella critica quoti<strong>di</strong>ana” 179 .<br />
Qualche anno prima Guido Pannain aveva <strong>de</strong>l resto affermato che<br />
“l’i<strong>de</strong>a <strong>di</strong> classicità, auspicata per l’arte mo<strong>de</strong>rna, non si attuerà certamente nella battaglia in corso contro i mulini a vento <strong>de</strong>l<br />
romanticismo dalle molte facce, ma soltanto come rinascita <strong>di</strong> una equilibrata spiritualità creatrice, che è la vera con<strong>di</strong>zione <strong>de</strong>l fare; una<br />
rinascita che potremmo <strong>di</strong>re, ad un tempo, classica e romantica, per sicurezza e serenità <strong>de</strong>lla forma e come i<strong>de</strong>a soggettiva <strong>di</strong><br />
un’attualità nutrita <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zione” 180 .<br />
Non si <strong>di</strong>mentichi che in quegli <strong>anni</strong> il mondo musicale italiano viveva in un clima <strong>di</strong> acceso <strong>di</strong>battito riguardo alla<br />
<strong>de</strong>ca<strong>de</strong>nte situazione contemporanea (“lo stato attuale <strong>de</strong>lla nostra efficienza musicale è acqua stagnante, morta gora” 181 ) e<br />
alla necessità <strong>di</strong> una più accorta politica culturale, suggerita dall’affermazione <strong>di</strong> quegli i<strong>de</strong>ali fascisti che pre<strong>di</strong>cavano con<br />
toni tronfi ed autocelebrativi la conquista <strong>di</strong> una nuova età aurea che recuperasse il primato <strong>de</strong>ll’Italia nel mondo.<br />
L’esigenza <strong>di</strong> un “ritorno all’or<strong>di</strong>ne”, <strong>di</strong> pervenire cioè ad un’arte che rispecchiasse pienamente il nobile spirito <strong>de</strong>lla<br />
nazione italiana, era fortemente sentita sia da chi, in atteggiamento quasi <strong>di</strong> messianica attesa, invocava un <strong>di</strong>retto<br />
intervento regolatore <strong>de</strong>llo Stato, sia da chi professava una fe<strong>de</strong> invece più liberale e riteneva necessarie maggiori aperture<br />
anche verso ciò che avveniva oltre confine, consi<strong>de</strong>rando d’altra parte sbagliato “con<strong>di</strong>zionare, anzi subor<strong>di</strong>nare una<br />
rinascita musicale in atto, cioè una nuova fioritura <strong>di</strong> musiche, a un presupposto culturale” 182 . Tra i primi vi erano i<br />
musicisti più compromessi con il regime, quali Giuseppe Mulé 183 e Adriano Lual<strong>di</strong> 184 , che esplicitamente scriveva: “Oggi<br />
sotto il pungolo <strong>di</strong> quel superbo animatore e restauratore che è Benito Mussolini, molte sopite energie nazionali si<br />
ri<strong>de</strong>stano, molti valori i<strong>de</strong>ali riacquistano la loro giusta importanza, e possono sperare in nuove propizie fortune. L’arte è<br />
fra questi valori che Benito Mussolini ricollocherà sul giusto pie<strong>de</strong>stallo: la musica - la più bisognosa fra tutte - è quella<br />
che ha più da atten<strong>de</strong>re e da sperare...” 185 ; ma <strong>de</strong>lla stessa opinione erano anche altri musicisti quali Ettore Des<strong>de</strong>ri 186 o<br />
179<br />
CASELLA, Alfredo. I segreti <strong>de</strong>lla giara, cit., pp. 300-303.<br />
180<br />
PANNAIN, Guido. ‘L’i<strong>de</strong>a <strong>di</strong> classicismo nella musica contemporanea’ cit., p. 271.<br />
181<br />
VENTURINI, L.. ‘Per la rinascita musicale italiana’, in: Musicisti d’Italia, 1927, n. 9. Cfr. ZANETTI, Novecento, p. 550.<br />
182<br />
Rubrica ‘Commentari. A proposito <strong>di</strong> crisi musicale’, in: La rassegna musicale, 1928, n. 4. Cfr. ZANETTI, Novecento, p. 555. Naturalmente, in tali<br />
frangenti, ragioni <strong>di</strong> opportunismo politico non potevano mancare, soprattutto da parte <strong>di</strong> musicisti artisticamente poco dotati. È un problema questo<br />
che con<strong>di</strong>zionò buona parte <strong>de</strong>lla vita culturale <strong>de</strong>l tempo e sul quale per ragioni <strong>di</strong> spazio non ci si può qui soffermare.<br />
183<br />
Cfr. nota 48.<br />
184<br />
Adriano Lual<strong>di</strong> (Larino [Campobasso], 1885 - Milano, 1971) stu<strong>di</strong>ò dapprima a Roma, poi a Venezia con Ermanno Wolf-Ferrari, dal quale assimilò<br />
uno stile compositivo piuttosto eclettico. Diplomatosi nel 1907, svolse poi spesso attività <strong>di</strong> <strong>di</strong>rezione d’orchestra, come sostituto soprattutto <strong>di</strong> Pietro<br />
Mascagni, che lo in<strong>di</strong>rizzò verso il mondo <strong>de</strong>l melodramma. Questo restò poi il suo interesse principale, sebbene si producesse parecchio anche nella<br />
musica sinfonica e cameristica. Tra le sue opere teatrali, citiamo Le nozze <strong>di</strong> Haura (1908, revisionata nel 1913, trasmessa alla ra<strong>di</strong>o nel 1939 e<br />
rappresentata a Roma nel 1943), Le furie <strong>di</strong> Arlecchino (Milano, 1915), La figlia <strong>de</strong>l re (1914-17, rappresentata a Torino nel 1922), Il <strong>di</strong>avolo nel<br />
campanile (1919-23, rappresentata a Milano, 1925), La Grançeola (Venezia, 1932), Euri<strong>di</strong>kes Diatheké (Il testamento <strong>di</strong> Euri<strong>di</strong>ce, 1940, trasmessa<br />
dalla RAI nel 1962 e curiosa per lo sfruttamento <strong>de</strong>l famoso antico Epitaffio <strong>di</strong> Sicilo come ‘leitmotiv’), La luna <strong>de</strong>i Caraibi (1944, rappresentata a<br />
Roma, 1953); compose inoltre il poema sinfonico La leggenda <strong>de</strong>l vecchio marinaio (1910), una Suite adriatica (1932), una Rapso<strong>di</strong>a coloniale<br />
Africa (1936), una trascrizione orchestrale <strong>de</strong> L’arte <strong>de</strong>lla fuga <strong>di</strong> J. S. Bach e molta altra musica vocale e strumentale. Sposata con ferma convinzione<br />
la causa fascista, Lual<strong>di</strong> ebbe ovviamente una facile carriera nel periodo tra le due guerre, <strong>di</strong>venendo nel 1929 come Mulé Deputato in Parlamento<br />
come rappresentante <strong>de</strong>l Sindacato Nazionale Fascista <strong>de</strong>i Musicisti. Fu tra i promotori <strong>de</strong>lla Mostra <strong>de</strong>l Novecento Musicale tenutasi a Bologna nel<br />
1927 e <strong>de</strong>lle successive rassegne organizzate dal sud<strong>de</strong>tto Sindacato, fondatore con Casella (col quale non sempre andava d’accordo) <strong>de</strong>i primi<br />
Festival Internazionali <strong>di</strong> Musica Contemporanea <strong>di</strong> Venezia, <strong>di</strong> cui fu responsabile artistico per le prime tre e<strong>di</strong>zioni <strong>de</strong>l 1930, 1932 e 1934. Fu poi<br />
dal 1936 al 1944 <strong>di</strong>rettore <strong>de</strong>l Conservatorio <strong>di</strong> Napoli, dove fondò un’orchestra da camera con la quale compì <strong>di</strong>verse tournées. Contemporaneamente<br />
svolse anche un’intensa attività <strong>di</strong> critico musicale per <strong>di</strong>versi giornali e fu assiduo collaboratore <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse riviste musicali (esclusa La rassegna<br />
musicale, <strong>di</strong> impronta vistosamente antifascista), nonché autore <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi saggi, tra i quali Viaggio musicale in Italia (Milano, 1927), Serate musicali<br />
(Milano, 1928), Viaggio musicale in Europa (Milano, 1928), Il rinnovamento musicale italiano (Milano, 1931) e numerosi altri, tra i quali spiccano<br />
per il carattere propagan<strong>di</strong>sta <strong>de</strong>i princìpi fascisti Arte e regime (Roma, 1929) e Per il primato spirituale <strong>di</strong> Roma (Roma, 1941). Nonostante i<br />
trascorsi fascisti, Lual<strong>di</strong> riuscì a reintegrarsi abbastanza nella vita musicale italiana, <strong>di</strong>venendo fra l’altro <strong>di</strong>rettore <strong>de</strong>l Conservatorio <strong>di</strong> Firenze dal<br />
1947 al 1956. Cfr. ZANETTI, Novecento, pp. 839 e passim; WATERHOUSE, John C. G. Voce Lual<strong>di</strong>, Adriano, in: New Grove, XI, pp. 292-293.<br />
185<br />
LUALDI, Adriano. Viaggio musicale in Italia, Milano, 1927, p. 12.<br />
186<br />
Ettore Des<strong>de</strong>ri (Asti, 1892 - Firenze, 1974) stu<strong>di</strong>ò architettura laureandosi nel 1920 e composizione al Conservatorio <strong>di</strong> Torino con Luigi Perrachio,<br />
<strong>di</strong>plomandosi poi nel 1921 al Conservatorio <strong>di</strong> Bologna con Franco Alfano; si perfezionò in seguito con Il<strong>de</strong>brando Pizzetti. Insegnante dal 1941 al<br />
Conservatorio <strong>di</strong> Milano, <strong>di</strong>venne <strong>di</strong>eci <strong>anni</strong> dopo <strong>di</strong>rettore <strong>de</strong>l Conservatorio <strong>di</strong> Bologna. Scrisse da principio molta musica strumentale, soprattutto<br />
cameristica, e tra i principali lavori citiamo la suite per fiati e pianoforte Miti silvestri (1922), una Sonata per violino e pianoforte (1923), una Sonata<br />
per pianoforte (1930) <strong>di</strong> impostazione chiaramente neoclassica nella sua sud<strong>di</strong>visione in Prelu<strong>di</strong>o, Sarabanda e Rondò; e, ancora, una Rapso<strong>di</strong>a per<br />
violino e pianoforte (1930) e altri lavori neoclassici quali la Sonata per violoncello e pianoforte, il Quartetto d’archi, il Trio (1940-42), dove non<br />
mancavano a volte anche suggestioni jazzistiche, come nella Jazz-Suite per violino e pianoforte (1933), nella Sonatina in modo sincopato (1934) e nel<br />
Prelu<strong>di</strong>o, corale e fuga in modo sincopato (1934) per pianoforte. Ma Des<strong>de</strong>ri si <strong>de</strong><strong>di</strong>cò anche alla musica sinfonica (tre Intermezzi per l’Antigone,<br />
1922-26, eseguiti soltanto nel 1938; Canti <strong>de</strong>ll’estate); fu tuttavia attratto maggiormente dalla musica vocale, da camera (Liriche giapponesi, 1921, e<br />
numerose altre), ma soprattutto sinfonico-corale <strong>di</strong> carattere sacro (cantata Job, per baritono, voce recitante, coro e orchestra, 1927; Sinfonia davi<strong>di</strong>ca<br />
per soprano, baritono, coro e orchestra, 1929; Missa ‘Dona pacem’ a quattro voci, 1932; Missa ‘Tempore belli’ a tre voci virili, 1945; e numerosi<br />
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