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Monografia Capitolo II - Gli anni di studio a Parma - Ottavio de Carli

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per il suo punto <strong>di</strong> vista, rimase sempre un escluso dalla cultura ufficiale, quella per inten<strong>de</strong>rci che ‘faceva la storia’ 101 , e il<br />

fatto, proprio da Margola riferito 102 , che egli nemmeno posse<strong>de</strong>sse un apparecchio ra<strong>di</strong>ofonico ci conferma il suo stato <strong>di</strong><br />

isolamento culturale. Anche la quarantennale permanenza a Brescia <strong>di</strong> Romanini, pure musicista aperto alla vita musicale<br />

extra-citta<strong>di</strong>na, anzi senz’altro il meno provinciale <strong>de</strong>i musicisti attivi al ‘Venturi’, non poteva non risultare <strong>de</strong>terminante in<br />

questo senso, nonostante gli sforzi compiuti per non permettere che Brescia rimanesse <strong>de</strong>l tutto isolata.<br />

Guerrini, Jachino, Longo e tutti gli altri musicisti operanti a <strong>Parma</strong> erano protagonisti <strong>di</strong> situazioni ben più aperte e<br />

meno stagnanti. Guido Guerrini proveniva, come si è <strong>de</strong>tto, da stu<strong>di</strong> compiuti a Bologna, era stato per un certo periodo<br />

<strong>di</strong>scepolo <strong>di</strong> Ferruccio Busoni, ma soprattutto si era sempre meglio inserito nella vita culturale <strong>de</strong>lla nazione, tanto che <strong>di</strong> lì<br />

a poco ne sarebbe <strong>di</strong>venuto uno <strong>de</strong>gli esponenti <strong>di</strong> maggiore spicco: abbiamo già ricordato la sua firma apposta al<br />

cosid<strong>de</strong>tto ‘manifesto <strong>de</strong>i Dieci’ e sintomatica è anche la sua protesta per l’esclusione dalla seconda e<strong>di</strong>zione <strong>de</strong>l Festival<br />

Internazionale <strong>di</strong> Musica Contemporanea <strong>di</strong> Venezia (3-15 settembre 1932) 103 . Evi<strong>de</strong>ntemente allora il compositore<br />

faentino, il cui carattere doveva essere ben <strong>di</strong>verso da quello schivo e <strong>di</strong>staccato <strong>di</strong> un Isidoro Capitanio o un Paolo<br />

Chimeri, si sentiva pienamente inserito nella vita musicale <strong>de</strong>lla nazione e se pure il periodo <strong>di</strong> insegnamento svolto a<br />

<strong>Parma</strong> prece<strong>de</strong>va <strong>di</strong> quattro o cinque <strong>anni</strong> questi avvenimenti, ciò nulla cambia ai fini <strong>de</strong>l nostro <strong>di</strong>scorso.<br />

Carlo Jachino, da parte sua, nato a Sanremo, proveniva da stu<strong>di</strong> svolti dapprima a Lucca, poi a Lipsia con Hugo<br />

Riemann: tornato in Italia, la sua attività <strong>di</strong> compositore si svolse toccando <strong>di</strong>versi città non solo <strong>de</strong>lla nazione ma anche<br />

straniere: Roma, Siena, Parigi, Torino, Milano, Fila<strong>de</strong>lfia e proprio negli <strong>anni</strong> <strong>di</strong> insegnamento a <strong>Parma</strong> il suo nome<br />

figurava tra quelli <strong>de</strong>gli autori <strong>di</strong> maggior spicco per la musica italiana.<br />

Achille Longo, infine, figlio <strong>di</strong> un musicista il cui prestigio oltrepassava i confini <strong>de</strong>lla propria città, non solo<br />

proveniva dalla <strong>di</strong>versa realtà napoletana, ma soprattutto anagraficamente era molto vicino a Franco Margola (tra i due vi<br />

erano solo otto <strong>anni</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenza) e la sua presenza dovette essere importante per comunicare all’allievo mo<strong>di</strong> e forme <strong>di</strong><br />

estrinsecare quell’entusiasmo e quell’intrapren<strong>de</strong>nza giovanile <strong>de</strong>l <strong>de</strong>buttante che gli <strong>anni</strong> passati a Brescia non avevano<br />

certo favorito né in<strong>di</strong>rizzato. Longo per Margola dovette essere un amico <strong>di</strong>sposto, grazie alla maggiore esperienza, ad<br />

aiutarlo nei suoi primi passi <strong>di</strong> compositore, più che un acca<strong>de</strong>mico professore rigorosamente legato ai programmi<br />

ministeriali e ciò anche in consi<strong>de</strong>razione <strong>de</strong>lla sua posizione <strong>di</strong> supplente e non <strong>di</strong> titolare <strong>de</strong>lla cattedra. Queste <strong>de</strong>duzioni<br />

trovano conferma nella citata <strong>de</strong><strong>di</strong>ca a Margola <strong>de</strong>lla partitura <strong>de</strong>l Concerto per pianoforte e orchestra, secondo la quale si<br />

intuisce che Longo doveva consi<strong>de</strong>rare il giovane venticinquenne ben più che un semplice allievo 104 .<br />

Nel complesso, se, come abbiamo <strong>de</strong>tto, gli <strong>anni</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o a Brescia furono molto importanti per la formazione <strong>di</strong> un<br />

carattere, per l’assimilazione <strong>di</strong> una rigorosa preparazione musicale, per la consapevolezza <strong>di</strong> essere ere<strong>de</strong> e continuatore <strong>di</strong><br />

una ben ra<strong>di</strong>cata tra<strong>di</strong>zione musicale 105 , i tre insegnanti <strong>di</strong> composizione a <strong>Parma</strong> ebbero una funzione fondamentale<br />

nell’educazione <strong>di</strong> Franco Margola, per avergli aperto gli orizzonti culturali, per averlo introdotto in una vita musicale<br />

aggiornata e mo<strong>de</strong>rna, per averlo salvaguardato da atteggiamenti provincialistici a cui altrimenti il giovane non sarebbe<br />

sfuggito. <strong>Parma</strong> fu il trampolino <strong>di</strong> lancio per Margola come compositore, il primo osservatorio da cui poté assistere alla<br />

vita musicale contemporanea senza troppo soffrire <strong>di</strong> quelle pesanti limitazioni che il provincialismo culturale sempre<br />

inevitabilmente impone 106 .<br />

101<br />

A quanto ci risulta l’unico testo <strong>di</strong> storia <strong>de</strong>lla musica che esca dai ristretti orizzonti bresciani e che ne contempli, anche solo <strong>di</strong> sfuggita, il nome è<br />

quello <strong>di</strong> Roberto Zanetti, il quale però cita Capitanio solo in quanto membro <strong>de</strong>l Quintetto <strong>di</strong> Brescia, partecipante alla prima Mostra Nazionale <strong>di</strong><br />

Musica Contemporanea organizzata dal Sindacato Nazionale Fascista <strong>de</strong>i Musicisti, mostra fra l’altro <strong>de</strong>finita “monca <strong>de</strong>lla testa”, per l’assenza <strong>de</strong>i<br />

compositori <strong>di</strong> maggior spicco, e “monca pure <strong>de</strong>lla coda, se si vuole, per l’assenza <strong>di</strong> svariate figure allora emergenti fra i giovani” (ZANETTI,<br />

Novecento, pp. 602-603. Il nome <strong>di</strong> Capitanio è riportato alla nota 26).<br />

102<br />

Cfr. p. 65.<br />

103<br />

Cfr. ZANETTI, Novecento, p. 614, nota 60.<br />

104<br />

Cfr. nota 89.<br />

105<br />

Margola <strong>di</strong> fatto non interruppe mai i rapporti con l’ambiente musicale bresciano, nemmeno durante il periodo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> a <strong>Parma</strong>. Sappiamo ad<br />

esempio che egli collaborò all’esecuzione <strong>de</strong>l “Primo saggio <strong>de</strong>l Biennio 1931-32” organizzato dal Civico Istituto Musicale ‘Venturi’ “la sera <strong>di</strong><br />

giovedì 9 marzo 1933 - XI alle ore 21 nel Salone Pietro da Cemmo in corso Magenta”, <strong>di</strong>rigendo, in qualità <strong>di</strong> “ex allievo Emerito <strong>de</strong>ll’Istituto”<br />

un’orchestra formata dagli “Allievi in corso <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o ed Emeriti <strong>de</strong>lle <strong>di</strong>verse Scuole ad Arco”. I due brani presentati, rispettivamente <strong>di</strong> apertura e <strong>di</strong><br />

chiusura <strong>de</strong>lla manifestazione, furono la Fuga in sol minore per istrumenti ad Arco ed Organo <strong>di</strong> Girolamo Frescobal<strong>di</strong> (trascrizione <strong>di</strong> G. Tebal<strong>di</strong>ni) e<br />

la Sinfonia <strong>de</strong>ll’Opera ‘Il matrimonio segreto’ per orchestra <strong>di</strong> Cimarosa. Ricor<strong>di</strong>amo brevemente anche gli altri brani presentati dai <strong>di</strong>versi allievi nel<br />

corso <strong>de</strong>lla serata, come ulteriore assaggio <strong>de</strong>ll’atmosfera culturale che si respirava al ‘Venturi’ in quegli <strong>anni</strong>: E. Gillet, Andante e Polacca Op. 3 per<br />

oboe con accompagnamento <strong>di</strong> pianoforte; F. Simandl, Concert-Étu<strong>de</strong> Op. 65 per contrabbasso con accompagnamento <strong>di</strong> pianoforte; I. Pleyel,<br />

Variazioni sopra un tema popolare per quartetto d’archi; G. S. Bach, Gavotta <strong>de</strong>lla Suite Inglese in Sol M. per piano; Chopin, Polonese in Do <strong>di</strong>esis<br />

Minore per piano; Pick Mangiagalli, Mascara<strong>de</strong>s per piano; Demersseman, Solo <strong>di</strong> Concerto Op. 13 per flauto con accompagnamento <strong>di</strong> pianoforte;<br />

Wieuxtemps, Fantasia appassionata per violino con accompagnamento <strong>di</strong> pianoforte (il programma è conservato presso l’Archivio Margola).<br />

106<br />

Questo <strong>de</strong>licato problema emerge, in un modo o nell’altro, nella biografia <strong>di</strong> ogni artista - e più in generale <strong>di</strong> ogni persona <strong>di</strong> cultura - <strong>di</strong> ogni tempo,<br />

almeno fino all’avvento <strong>de</strong>i mezzi <strong>di</strong> comunicazione <strong>di</strong> massa, in particolare, per quanto riguarda i musicisti, fino alla <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> <strong>di</strong>schi, ra<strong>di</strong>o,<br />

televisione e altre forme <strong>di</strong> riproduzione sonora. Sarebbe interessante approfon<strong>di</strong>re l’argomento, per meglio compren<strong>de</strong>re quale sia stata l’effettiva<br />

inci<strong>de</strong>nza <strong>de</strong>l provincialismo, o, al contrario, <strong>de</strong>l suo superamento, nell’evoluzione <strong>de</strong>lla storia <strong>de</strong>ll’arte. Certo il concetto stesso <strong>di</strong> ‘provincialismo’ è<br />

relativo, e soprattutto proporzionale alla gran<strong>de</strong>zza e alle ambizioni <strong>di</strong> un artista: per autentici genî quali Wolfgang Ama<strong>de</strong>us Mozart o Ludwig van<br />

Beethoven perfino una capitale quale Vienna poteva ad un certo punto <strong>de</strong>l loro cammino creativo <strong>di</strong>venire ‘provinciale’. Tuttavia la questione è più<br />

complessa, perché è anche vero che l’esclusione da vivaci punti <strong>di</strong> incrocio e <strong>di</strong> scambio culturale, almeno per quanto riguarda il momento formativo<br />

<strong>di</strong> alcuni artisti, non sempre ha rappresentato un fattore negativo per lo sviluppo <strong>de</strong>ll’arte e ne è prova l’emergere ad esempio <strong>de</strong>lle cosid<strong>de</strong>tte ‘scuole<br />

nazionali’ tardo-romantiche, nate appunto alla periferia <strong>de</strong>lla cultura ufficialmente riconosciuta. Si provi solo ad immaginare quale musica avrebbe<br />

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