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Monografia Capitolo II - Gli anni di studio a Parma - Ottavio de Carli

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l’emergere <strong>di</strong> una tra<strong>di</strong>zione ottocentesca per Margola non ancora conclusa e superata.<br />

D’altra parte va tenuto presente che questa breve pagina, nel suo svolgersi un po’ <strong>di</strong>scontinuo e qua e là perfino un po’<br />

goffo, era opera <strong>di</strong> un musicista che pianista non era e, a quel tempo, nemmeno compositore. La grafia stessa con cui il<br />

manoscritto venne redatto risulta impacciata e nella sua pesantezza <strong>di</strong> tratti quasi infantile, senz’altro espressione <strong>di</strong> una<br />

mano per nulla abituata a tracciare note sui pentagrammi 114 . Ma anche musicalmente la scrittura <strong>de</strong>l brano risente <strong>di</strong> una<br />

<strong>di</strong>sposizione pianistica piuttosto semplice, nella quale i passaggi <strong>di</strong> maggior effetto sono realizzati attraverso incroci <strong>de</strong>lle<br />

mani <strong>di</strong> facile esecuzione, fra l’altro ingenuamente segnalati: evi<strong>de</strong>ntemente Margola non posse<strong>de</strong>va allora una solida<br />

tecnica pianistica - né probabilmente la ebbe mai -, ad esempio per quanto riguardava il passaggio <strong>de</strong>l pollice, e si<br />

ingegnava quin<strong>di</strong> nelle sue composizioni a trovare soluzioni che non mettessero troppo in evi<strong>de</strong>nza queste sue lacune. Ciò<br />

naturalmente gioca a favore <strong>de</strong>lla consi<strong>de</strong>razione che bisogna avere <strong>de</strong>lla sua inventiva musicale, sempre fresca e briosa,<br />

anche se solidamente ra<strong>di</strong>cata in strutture formali tra<strong>di</strong>zionali. Duplice aspetto, questo, che costituirà una costante <strong>de</strong>lla<br />

musica <strong>di</strong> Margola e che qui è già pienamente presente; infine, lo anticipiamo fin da ora, duplice aspetto che costituirà a<br />

nostro parere la ragione prima <strong>de</strong>lla fortuna <strong>di</strong> Margola in campo <strong>di</strong>dattico. In fondo questa piccola Burlesca (74 battute in<br />

tutto), con il suo pianismo facilmente accessibile, con le soluzioni <strong>di</strong> un’armonia pienamente tonale ma al tempo stesso<br />

allegramente <strong>di</strong>sinvolta, con quell’andamento <strong>di</strong>scontinuo e scanzonato che richie<strong>de</strong> scioltezza <strong>di</strong> esecuzione e prontezza <strong>di</strong><br />

risposta ai mutamenti <strong>di</strong> umore, si presterebbe molto bene, a nostro parere, ad essere utilizzata in se<strong>de</strong> <strong>di</strong> insegnamento,<br />

come primo approccio per i giovani pianisti a una musica <strong>de</strong>l Novecento troppo spesso ritenuta ostica e cerebrale.<br />

Es. 7: Franco Margola, Burlesca per pianoforte (dC 1), batt. 61-74.<br />

Frutto <strong>di</strong> pretese ben più elevate sembra voler essere la successiva composizione pianistica <strong>di</strong> Margola, la Danza a<br />

Notturno (dC 3) che porta la data <strong>de</strong>l 10 novembre <strong>di</strong> quello stesso anno 1928. I progressi dovuti allo stu<strong>di</strong>o con Guerrini<br />

114<br />

Cfr. es. 7. È curioso notare come queste caratteristiche grafiche, quasi assenti in principio <strong>de</strong>lla composizione, compaiano a partire dalla batt. 21,<br />

dove è proprio abbastanza evi<strong>de</strong>nte un improvviso mutamento <strong>di</strong> grafia (e dove anche musicalmente il <strong>di</strong>scorso compie una notevole svolta) e<br />

aumentino via via sempre più con il proce<strong>de</strong>re <strong>de</strong>l pezzo, fino a <strong>di</strong>venire marcatissime nelle battute conclusive, tracciate veramente con il tratto grosso<br />

e pesante tipico <strong>de</strong>i principianti. Evi<strong>de</strong>ntemente la Burlesca venne composta almeno in due momenti <strong>di</strong>versi, ma ciò che risulta quanto meno strano è<br />

che l’esame <strong>de</strong>lla grafia porterebbe a <strong>de</strong>durre che la seconda parte <strong>de</strong>l pezzo fosse prece<strong>de</strong>nte alla prima, il che per altre ragioni sarebbe molto <strong>di</strong>fficile<br />

da ipotizzare. Questo aspetto riguardante la grafia <strong>de</strong>i manoscritti è <strong>di</strong> importanza non in<strong>di</strong>fferente per la loro datazione.<br />

57

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