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Monografia Capitolo II - Gli anni di studio a Parma - Ottavio de Carli

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Es. 20: Franco Margola, Preghiera d’un Clefta per canto e pianoforte (dC 21), batt. 23-33.<br />

In alcune <strong>di</strong> queste liriche Margola si spinge anche oltre, scrivendo analoghi passaggi per settime parallele (vuote, o<br />

formate dalla sovrapposizione <strong>di</strong> due quarte), come nelle citate Cammina, cammina (cfr. es. 23) e Ritorno (cfr. es. 22).<br />

La ricorrenza dunque a tali espe<strong>di</strong>enti compositivi è tanto frequente da poter essere consi<strong>de</strong>rata tipica <strong>di</strong> questo gruppo<br />

<strong>di</strong> opere, sebbene un <strong>di</strong>scorso inerente allo stile musicale richie<strong>de</strong>rebbe un’analisi ben più approfon<strong>di</strong>ta che qui non<br />

inten<strong>di</strong>amo affrontare.<br />

Diremo soltanto che in alcune <strong>di</strong> queste liriche, sebbene siano inevitabili le tracce <strong>di</strong> sollecitazioni esterne (Pizzetti e<br />

Malipiero), la personalità <strong>di</strong> Margola riesca ad emergere già con una certa chiarezza.<br />

Dalla Preghiera d’un Clefta, ad esempio, “pren<strong>de</strong> le mosse quella <strong>di</strong>mensione ‘epica’ che è una <strong>de</strong>lle componenti più<br />

rilevanti <strong>de</strong>llo stile maturo <strong>de</strong>l compositore” 242 . Di essa Alfredo Gatta ebbe a scrivere, con i suoi consueti toni entusiastici:<br />

“Non cre<strong>di</strong>ate che il Margola componga sottolineando il testo letterario <strong>di</strong> Niccolò Tommaseo. Fuor <strong>de</strong>l caso <strong>di</strong> far cantare la voce<br />

facendole tener <strong>di</strong>etro alla meno peggio l’istrumento accompagnatore, come i musicisti impotenti per i quali ogni parola ha da essere<br />

interpretata (sovrapposizione d’accor<strong>di</strong> agli acuti per dare il suono <strong>de</strong>lle campane; cromatismo per esprimere il vento l’acqua il fuoco o<br />

altri elementi oppure qualsiasi passione <strong>di</strong>sperata; trillo <strong>di</strong> prammatica per il cinguettio <strong>de</strong>gli uccelli), il Nostro non ten<strong>de</strong> ‘à épater les<br />

bourgeois’ con frivole e inutilmente preziose raffinatezze armoniche, ma costruisce la preghiera <strong>de</strong>l clefta. Non fa lavoro <strong>di</strong> commento<br />

<strong>di</strong> interpretazione <strong>di</strong> collaborazione alla poesia <strong>de</strong>l Tommaseo; non evoca il regno d’oltre tomba con ferali accor<strong>di</strong>, non indulge in<br />

figurazioni simboliche o magari in suoni onomatopeici che, scintillanti e stri<strong>de</strong>nti, facciano supporre il corruscare <strong>de</strong>lle armi. Tutto<br />

questo sarebbe impressionismo, quell’impressionismo che in Clau<strong>de</strong> Debussy è magia, arte somma, mentre in ogni suo tardo imitatore è<br />

242 UGOLINI, Margola, p. 468.<br />

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