Monografia Capitolo II - Gli anni di studio a Parma - Ottavio de Carli
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vocale e per ren<strong>de</strong>rsi conto che ciò che realmente interessava il compositore era la struttura armonica<br />
<strong>de</strong>ll’accompagnamento pianistico: <strong>di</strong>remmo anzi che la ricerca <strong>di</strong> un linguaggio armonico personale costituisce l’aspetto<br />
predominante <strong>di</strong> queste composizioni, essendo fra l’altro rari e privi <strong>di</strong> particolare rilevanza quei timi<strong>di</strong> riferimenti al testo<br />
che si incontrano ad esempio alla battuta 6 <strong>de</strong>lla sud<strong>de</strong>tta lirica, dove l’acqua e gli amori nascenti sono resi con una rapida<br />
scaletta ascen<strong>de</strong>nte in pianissimo, “come glissé” (cfr. es. 15).<br />
In tutto questo, Margola afferma i princìpi <strong>di</strong> un <strong>di</strong>atonismo che resterà caratteristico <strong>de</strong>l suo linguaggio compositivo<br />
fino agli ultimi <strong>anni</strong> e che come tale mai rinnegherà totalmente le tra<strong>di</strong>zionali strutture <strong>de</strong>lla tonalità. Si consi<strong>de</strong>rino ad<br />
esempio le battute finali <strong>de</strong>lla stessa lirica che abbiamo qui sopra citato e si noti come Margola cerchi soluzioni armoniche<br />
originali per una linea melo<strong>di</strong>ca pienamente tonale (cfr. es. 16).<br />
Luigi Colacicchi metteva in luce anche un altro aspetto abbastanza frequente in queste liriche, e cioè quello <strong>de</strong>lla<br />
“imprecisione ritmica”, in conseguenza <strong>de</strong>lla quale Margola spesso ricorre a cambiamenti <strong>di</strong> misura (la Lirica per canto e<br />
orchestra [dC 6] è un esempio tipico, nella quale il tempo continuamente oscilla tra strutture in 2/4, 3/4, 4/4 e 5/4) il cui<br />
effetto, trattandosi per lo più <strong>di</strong> andamenti lenti, è proprio quello <strong>di</strong> uno scioglimento <strong>de</strong>ll’ossatura ritmica <strong>de</strong>lla musica.<br />
Nulla <strong>di</strong> particolarmente nuovo sotto il sole, dunque, dal momento che altri compositori mostravano atteggiamenti<br />
simili: citiamo, tra i numerosi possibili, un solo esempio <strong>di</strong> Achille Longo, certamente conosciuto da Franco Margola (che<br />
ne ebbe in omaggio lo spartito dallo stesso autore nel febbraio <strong>de</strong>l ‘34): la lirica napoletana Vocca addurosa 236 , composta<br />
nell’aprile 1927, e strutturata sugli stessi criteri compositivi che abbiamo appena enunciato: andamento sillabico, tono<br />
<strong>de</strong>clamato, struttura ritmica abbastanza elastica, proce<strong>di</strong>menti armonici mo<strong>de</strong>rni (cfr. es. 17). Ciò non significa<br />
naturalmente che le composizioni <strong>di</strong> Margola siano prive <strong>di</strong> alcun valore o ad<strong>di</strong>rittura scontate. Ricor<strong>di</strong>amo che in questi<br />
<strong>anni</strong> la musica italiana faticava ancora a liberarsi dalle pastoie <strong>di</strong> un tardo romanticismo restio a scomparire: e il linguaggio<br />
margoliano, come quello <strong>de</strong>ll’esempio <strong>di</strong> Longo che abbiamo citato, doveva risultare <strong>de</strong>cisamente mo<strong>de</strong>rno per quei tempi,<br />
anche se non necessariamente <strong>di</strong> estrema avanguar<strong>di</strong>a.<br />
Es. 18: Franco Margola, Poi che ‘l cammin per canto e pianoforte (dC 14), batt. 10-15.<br />
Nelle liriche seguenti Margola sembra compiacersi <strong>di</strong> questa mo<strong>de</strong>rnità <strong>di</strong> linguaggio, sfruttando soluzioni non<br />
‘ortodosse’ con una insistenza tale da rasentare qua e là la sfacciata ostentazione. Si veda ad esempio all’inizio <strong>de</strong>lla lirica<br />
Poi che ‘l cammin (dC 14) 237 , il vistoso proce<strong>di</strong>mento per quinte vuote parallele <strong>de</strong>lla parte affidata alla mano sinistra<br />
nell’accompagnamento <strong>de</strong>l pianoforte (cfr. es. 18); proce<strong>di</strong>mento ampiamente riutilizzato anche in Qual donna canterà...<br />
(dC 18; cfr. es. 19), in Se voi u<strong>di</strong>ste la voce dolente (dC 19), in Clausura - Mattutino (dC 20), nella Preghiera d’un Clefta<br />
(dC 21; cfr. es. 20), in Cantare, e perché? (dC 25; cfr. es. 21) e nelle più tar<strong>de</strong> Cammina, cammina (dC 61) 238 , Ritorno (dC<br />
236<br />
Terza <strong>de</strong>lle Quattro liriche napoletane su poesie <strong>di</strong> Salvatore <strong>di</strong> Giacomo, Napoli, Fratelli Curci, 1928.<br />
237<br />
Pubblicata una <strong>de</strong>cina d’<strong>anni</strong> dopo la composizione dall’e<strong>di</strong>tore Bongiov<strong>anni</strong>.<br />
238<br />
Composta nel 1940 e pubblicata da Bongiov<strong>anni</strong>, Bologna, 1941.<br />
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