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Monografia Capitolo II - Gli anni di studio a Parma - Ottavio de Carli

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linguaggio, basato non più sulle tensioni create dai rapporti tonali, ma, come s’è <strong>de</strong>tto, sul colore e sulle atmosfere sonore:<br />

ciò lo libera da quelle <strong>di</strong>pen<strong>de</strong>nze espressive nei confronti <strong>de</strong>ll’Ottocento che abbiamo riscontrato nella Burlesca e gli<br />

permette una maggiore libertà <strong>di</strong> scrittura.<br />

In questo senso più propriamente impressionista, cioè nata da suggestioni extra-musicali ed evocatrice <strong>de</strong>lle<br />

‘impressioni’ da esse suscitate, è la composizione intitolata Il cieco <strong>di</strong> Korolenko (dC 7) anch’essa per pianoforte, scritta<br />

nell’aprile <strong>de</strong>l 1929 e quin<strong>di</strong> più tarda <strong>di</strong> qualche mese rispetto alla prece<strong>de</strong>nte. Essa porta come esplicito sottotitolo la<br />

<strong>di</strong>citura Impressioni dalla lettura <strong>de</strong>l ‘Musicante cieco’ <strong>di</strong> Wla<strong>di</strong>miro Korolenko e rappresenta quin<strong>di</strong> una vera e propria<br />

trasposizione musicale <strong>di</strong> immagini evocate da esperienze <strong>di</strong>verse, in questo caso letterarie.<br />

Questo “lavoretto <strong>di</strong>menticato” 115 non rappresenta però affatto il cieco che “viene da lontano, s’avvicina, passa sulla<br />

strada bianca e perigliosa e si per<strong>de</strong> nella lontananza sempre faticosamente camminando con passo grave e stanco” 116 ,<br />

come ha affermato il critico Alfredo Gatta, al quale il pezzo venne poi <strong>de</strong><strong>di</strong>cato 117 . Se egli avesse letto il racconto, non<br />

avrebbe certo parlato <strong>di</strong> “passo grave e stanco”, dal momento che il protagonista cieco è un vispo ragazzino che<br />

“ve<strong>de</strong>ndolo nella casa non si sarebbe <strong>de</strong>tto che era un infermo; egli andava e veniva dappertutto, pieno <strong>di</strong> sicurezza e si<br />

occupava <strong>de</strong>i suoi giocattoli come qualsiasi altro fanciullo” 118 ; un ragazzino che <strong>di</strong>viene poi “un giovane bellissimo, con<br />

<strong>de</strong>i gran<strong>di</strong> occhi in un viso pallido” 119 , ed infine “un uomo forte” 120 , un musicista <strong>di</strong> successo capace <strong>di</strong> attirare su <strong>di</strong> sé le<br />

attenzioni <strong>di</strong> un pubblico <strong>de</strong>lirante. A parte questo, va subito chiarito che Il cieco <strong>di</strong> Korolenko non è un brano così<br />

banalmente <strong>de</strong>scrittivo, come vorrebbe farci cre<strong>de</strong>re Alfredo Gatta: l’associazione con il racconto russo è <strong>di</strong> carattere più<br />

sottilmente psicologico e riguarda più <strong>de</strong>lle situazioni interiori che non la rappresentazione “<strong>di</strong> gusto un po’ primitivo” 121 <strong>di</strong><br />

un romantico quadretto <strong>di</strong> genere. Slepoj muzykant (Il musicista cieco) <strong>di</strong> Vla<strong>di</strong>mir Korolenko 122 è <strong>de</strong>l resto un <strong>de</strong>licato<br />

racconto tutto incentrato su situazioni psicologiche, non una narrazione <strong>di</strong> avvenimenti esteriori. Tema principale è infatti<br />

la storia <strong>de</strong>llo sviluppo <strong>de</strong>ll’anima <strong>di</strong> un nato cieco, il suo graduale adattamento alla vita, le in<strong>de</strong>finibili sensazioni da lui<br />

provate a contatto con una realtà che faticosamente gli si schiu<strong>de</strong> attraverso i rimanenti sensi, l’u<strong>di</strong>to, il tatto, l’olfatto 123 .<br />

Particolare intensità raggiungono le pagine in cui è <strong>de</strong>scritta la rivelazione <strong>de</strong>lla musica, prima passiva da bambino, poi in<br />

senso creativo da ragazzo, poiché è proprio attraverso l’esperienza musicale che lo zio Massimo, vecchio ucraino, riesce a<br />

formare l’anima <strong>de</strong>l nipote, a fare <strong>di</strong> un ragazzino minorato un uomo completo. Korolenko stesso <strong>de</strong>finì il racconto “lo<br />

115<br />

GATTA, Margola, p. 39.<br />

116<br />

Ibid.<br />

117<br />

Non sappiamo da dove Alfredo Gatta abbia tratto questa immagine che nulla ha a che ve<strong>de</strong>re con il racconto <strong>di</strong> Korolenko. Probabilmente dalla sua<br />

stessa fantasia, pren<strong>de</strong>ndo spunto dal semplice titolo <strong>de</strong>ll’opera. Sennonché un curioso dubbio ci ha colto nel constatare la data riportata da Margola<br />

sulla copertina <strong>de</strong>l libro da lui posseduto: “Giugno 1930 - V<strong>II</strong>I”: se la composizione pianistica risale all’aprile 1929 e il racconto venne acquistato più<br />

<strong>di</strong> un anno dopo, come aveva fatto ad ispirarsi ad esso? L’aveva letto pren<strong>de</strong>ndolo in prestito da qualcuno? O ne aveva semplicemente sentito parlare,<br />

per cui fu egli stesso a fornire a Gatta, al momento <strong>de</strong>lla <strong>de</strong><strong>di</strong>ca, in<strong>di</strong>cazioni non perfettamente rispon<strong>de</strong>nti all’effettivo argomento <strong>de</strong>l racconto? O,<br />

ancora, le date riportate sul libro e sul manoscritto <strong>de</strong>llo spartito sono errate? O, infine, Margola scrisse prima il pezzo, per dargli poi, più <strong>di</strong> un anno<br />

dopo, il titolo <strong>de</strong>finitivo? Ci sembra altamente improbabile che Margola abbia potuto riferirsi così precisamente ad un racconto senza prima averlo<br />

letto. Personalmente siamo propensi a pensare che il musicista avesse avuto il libro in prestito da qualcuno, ne abbia scritto in seguito il pezzo<br />

musicale e l’abbia <strong>de</strong><strong>di</strong>cato ad Alfredo Gatta senza dargli particolari spiegazioni in merito. Avutane l’occasione, comprò poi una copia <strong>de</strong>l racconto,<br />

mentre il critico, che non l’aveva letto, se ne fece un’immagine basata forse esclusivamente sulla musica che aveva ascoltato.<br />

118<br />

KOROLENKO, Vla<strong>di</strong>mir Galaktionovič. Slepoj muzykant, trad. italiana Il musicante cieco, Milano, Sonzogno, s.d., (Biblioteca Universale n. 269), cap.<br />

<strong>II</strong>I, p. 31. La traduzione <strong>di</strong> muzykant in realtà dovrebbe suonare meglio come ‘musicista’ e tale infatti è il termine usato da Ettore Lo Gatto (cfr. nota<br />

122): ‘musicante’ ha un’accezione sempre vagamente <strong>di</strong>spregiativa e ciò forse trasse in inganno Alfredo Gatta, che si immaginò un povero men<strong>di</strong>cante<br />

<strong>de</strong><strong>di</strong>to all’accattonaggio. Qui il protagonista è invece un ‘musicista’ <strong>di</strong> tutto rispetto, come <strong>di</strong>remo poco oltre.<br />

119<br />

Ivi, cap. V<strong>II</strong>, p. 84.<br />

120<br />

Ivi, p. 85.<br />

121<br />

GATTA, Margola, p. 39.<br />

122<br />

Vla<strong>di</strong>mir Galaktionovič Korolenko (Žitomir [Volinia], 1853 - Poltava, 1921), scrittore russo, fu un importante esponente <strong>de</strong>l movimento populista e<br />

come tale profondamente impegnato nella battaglia progressista. Iscritto alla Acca<strong>de</strong>mia Petrovskaja <strong>di</strong> Pietroburgo, ne venne espulso nel 1874 perché<br />

compromesso in una <strong>di</strong>mostrazione politica e quin<strong>di</strong> mandato al confino dapprima a Kronštadt, poi, nuovamente arrestato nel 1879, a Glazov, quin<strong>di</strong> a<br />

Berezovskie Počinki (“all’estremo limite <strong>de</strong>l mondo”) e a Perm. Due <strong>anni</strong> dopo, in quanto membro <strong>di</strong> un’associazione politica segreta e per aver<br />

rifiutato <strong>di</strong> giurare fe<strong>de</strong>ltà al nuovo zar Alessandro <strong>II</strong>I, fu <strong>de</strong>portato nella Siberia nord-orientale, dove rimase a lavorare come semplice manovale.<br />

Rilasciato nel 1885, si stabilì a Niznij-Novgorod, dove scrisse la maggior parte <strong>de</strong>i suoi racconti: Il sogno <strong>di</strong> Makar, Il musicista cieco, In cattiva<br />

compagnia, La foresta mormora, ecc. Col passare <strong>de</strong>gli <strong>anni</strong> il suo impegno sociale non <strong>di</strong>minuì, anzi si fece sempre più convinto. Nel 1891, in<br />

occasione <strong>de</strong>lla gran<strong>de</strong> carestia nella Russia meri<strong>di</strong>onale, scrisse Nell’anno <strong>de</strong>lla fame, mentre <strong>de</strong>l 1917 è La caduta <strong>de</strong>l potere zarista. Morì mentre<br />

lavorava alla sua opera principale Storia <strong>di</strong> un mio contemporaneo, memorie autobiografiche che aveva già iniziato a scrivere nel 1909. Il racconto<br />

Slepoj muzykant (Il musicista cieco) venne pubblicato nel 1886 (la prima traduzione italiana comparve nel 1897) ed è caratteristico <strong>de</strong>ll’autore per la<br />

finezza <strong>de</strong>l modo <strong>di</strong> raccontare. Cfr. COMTET, M. Vla<strong>di</strong>mir Galaktionovič Korolenko. L’homme et l’oeuvre, Parigi, 1975; MAVER LO GATTO, Anna.<br />

Voce Korolenko, Vla<strong>di</strong>mir Galaktionovič, in: Dizionario <strong>de</strong>lla Letteratura mon<strong>di</strong>ale <strong>de</strong>l 900, a cura <strong>di</strong> Francesco Licinio Galati, Roma, Paoline, 1980,<br />

pp. 1670-1672; LO GATTO, Ettore. Profilo <strong>de</strong>lla letteratura russa dalle origini a Solženicyn, Milano, Mondadori, 1975, pp. 246-247; ID. Storia <strong>de</strong>lla<br />

letteratura russa, Firenze, Sansoni, 1979, pp. 498-501; ID. Voce Korolenko, Vla<strong>di</strong>mir Galaktionovič, in: Dizionario Bompiani <strong>de</strong>gli autori <strong>di</strong> tutti i<br />

tempi e <strong>di</strong> tutte le letterature, Milano, Bompiani, 1987, pp. 1202-1203.<br />

123<br />

“La testa <strong>de</strong>l fanciullo si popolava ogni giorno <strong>di</strong> nuove concezioni e il suo essere, per mezzo <strong>de</strong>ll’u<strong>di</strong>to, che <strong>di</strong>ventava sempre più sottile, si<br />

penetrava a poco a poco <strong>de</strong>lla natura ambiente. Attorno a lui erano sempre le tenebre implacabili e pesavano sul suo cervello come una nube opaca.<br />

Egli avrebbe potuto, per la sua età, abituarsi a questa lugubre con<strong>di</strong>zione, abbandonarsi ad una molle rassegnazione; invece lavorava a squarciare la<br />

nube, era tutto pieno <strong>di</strong> aspirazioni ferventi verso l’ignoto che il suo istinto gli faceva presentire al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> quel pesante velo. Questi sforzi si<br />

traducevano chiaramente nelle espressioni <strong>de</strong>lla sua fisionomia che era, per così <strong>di</strong>re, tutta <strong>di</strong> tensione intellettuale...” (KOROLENKO, Vla<strong>di</strong>mir<br />

Galaktionovič, Op. cit., cap. <strong>II</strong>, p. 17).<br />

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