isultano evi<strong>de</strong>nti, ma soprattutto traspare il naturale autocompiacimento <strong>di</strong> un giovane che si sente davvero compositore realizzato: questo, assieme a pochi altri, è uno <strong>de</strong>i suoi manoscritti più curati, uno <strong>de</strong>i pochi autografi compilati con l’attenzione, la precisione e l’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> chi veramente si sente orgoglioso <strong>de</strong>ll’opera i<strong>de</strong>ata. Accuratamente rilegato con un’elegante copertina <strong>di</strong> color viola, Danza a Notturno colpisce innanzitutto per la grafia precisa e or<strong>di</strong>nata (ormai quella inconfon<strong>di</strong>bile <strong>de</strong>l musicista), ricca <strong>di</strong> in<strong>di</strong>cazioni sottolineate perfino con inchiostro rosso. Ma oltre all’aspetto esteriore, la composizione esprime maggiori ambizioni anche e soprattutto dal punto <strong>di</strong> vista musicale. Se la Burlesca esprimeva tutto sommato un mondo tardo-romantico, quello <strong>de</strong>i piccoli pezzi caratteristici e <strong>de</strong>lle pagine d’album, se insomma partecipava a quel microcosmo fantastico che aveva trovato il suo miglior pala<strong>di</strong>no in Edvard Grieg, Danza a Notturno rappresenta la scoperta <strong>de</strong>ll’impressionismo francese, <strong>de</strong>l linguaggio musicale inteso come gioco <strong>di</strong> luci ed ombre, <strong>di</strong> chiazze <strong>di</strong> colore e <strong>di</strong> atmosfere sonore, <strong>di</strong> allusioni sottili e velate. In questa composizione Margola sperimenta e fa propria la rappresentazione <strong>di</strong> quel mondo misterioso, percepito attraverso l’istinto più che attraverso la ragione, che era stata all’origine <strong>de</strong>ll’arte <strong>di</strong> Clau<strong>de</strong> Debussy. Egli scopre quello che potremmo chiamare il ‘contrappunto timbrico’, quel gioco cioè <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenti piani sonori il cui valore è essenzialmente <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenziazione timbrica, che lungi dall’essere accessoria, costituisce uno <strong>de</strong>gli elementi portanti <strong>de</strong>lla composizione: un contrappunto, in altre parole, costruito attraverso l’intreccio non tanto <strong>di</strong> ‘linee’, ma soprattutto <strong>di</strong> ‘timbri’. È un linguaggio musicale che punta in un certo senso al <strong>di</strong>ssolvimento, più che alla costruzione, e lascia l’impressione <strong>di</strong> trasmettere suggerimenti inconclusi, più che <strong>de</strong>finite affermazioni, quasi volesse lasciare spazio a inespresse e segrete associazioni. Movimento lento ed evanescente, gran<strong>de</strong> abbondanza <strong>di</strong> quinte vuote, senso <strong>di</strong> allucinata fissità attraverso l’ostinato ripetersi <strong>de</strong>lla linea <strong>de</strong>l basso nel tema <strong>de</strong>lla danza, <strong>di</strong>ssolvimento <strong>de</strong>l ritmo attraverso l’andamento lento, uso <strong>di</strong>ffusissimo <strong>de</strong>lle sincopi, frequente sovrapposizioni <strong>di</strong> terzine e duine, apparenti sospensioni <strong>de</strong>l fluire musicale, tutto questo fa <strong>de</strong>lla Danza a notturno non una danza reale, ma una sorta <strong>di</strong> ‘sogno’, <strong>di</strong> evocazione misteriosa <strong>di</strong> una danza lontana che ha perduto la propria forza <strong>di</strong>namica e che presto rica<strong>de</strong> tra le nebbie evanescenti <strong>di</strong> un indolente torpore. Si osservi, solo per consi<strong>de</strong>rare un particolare come esempio eloquente, l’accordo finale <strong>de</strong>lla composizione, una semplice tria<strong>de</strong> <strong>di</strong> Fa ‘sporcata’ dalla presenza <strong>de</strong>lla nona, un Sol che all’orecchio risulta <strong>di</strong> fatto in quella situazione come una nota estranea all’accordo e che crea una sorta <strong>di</strong> cluster armonico irrisolto e irrisolvibile (cfr. es. 8). Es. 8: Franco Margola, Danza a Notturno (dC 3), batt. 38-43. Certamente non si può non pensare al Debussy <strong>de</strong>i Prelu<strong>di</strong> o <strong>di</strong> altre pagine, quali ad esempio Soirée dans Grena<strong>de</strong>s tratta da Estampes: ma qui Margola non evoca immagini extra-musicali e si limita soltanto a sperimentare un nuovo 58
linguaggio, basato non più sulle tensioni create dai rapporti tonali, ma, come s’è <strong>de</strong>tto, sul colore e sulle atmosfere sonore: ciò lo libera da quelle <strong>di</strong>pen<strong>de</strong>nze espressive nei confronti <strong>de</strong>ll’Ottocento che abbiamo riscontrato nella Burlesca e gli permette una maggiore libertà <strong>di</strong> scrittura. In questo senso più propriamente impressionista, cioè nata da suggestioni extra-musicali ed evocatrice <strong>de</strong>lle ‘impressioni’ da esse suscitate, è la composizione intitolata Il cieco <strong>di</strong> Korolenko (dC 7) anch’essa per pianoforte, scritta nell’aprile <strong>de</strong>l 1929 e quin<strong>di</strong> più tarda <strong>di</strong> qualche mese rispetto alla prece<strong>de</strong>nte. Essa porta come esplicito sottotitolo la <strong>di</strong>citura Impressioni dalla lettura <strong>de</strong>l ‘Musicante cieco’ <strong>di</strong> Wla<strong>di</strong>miro Korolenko e rappresenta quin<strong>di</strong> una vera e propria trasposizione musicale <strong>di</strong> immagini evocate da esperienze <strong>di</strong>verse, in questo caso letterarie. Questo “lavoretto <strong>di</strong>menticato” 115 non rappresenta però affatto il cieco che “viene da lontano, s’avvicina, passa sulla strada bianca e perigliosa e si per<strong>de</strong> nella lontananza sempre faticosamente camminando con passo grave e stanco” 116 , come ha affermato il critico Alfredo Gatta, al quale il pezzo venne poi <strong>de</strong><strong>di</strong>cato 117 . Se egli avesse letto il racconto, non avrebbe certo parlato <strong>di</strong> “passo grave e stanco”, dal momento che il protagonista cieco è un vispo ragazzino che “ve<strong>de</strong>ndolo nella casa non si sarebbe <strong>de</strong>tto che era un infermo; egli andava e veniva dappertutto, pieno <strong>di</strong> sicurezza e si occupava <strong>de</strong>i suoi giocattoli come qualsiasi altro fanciullo” 118 ; un ragazzino che <strong>di</strong>viene poi “un giovane bellissimo, con <strong>de</strong>i gran<strong>di</strong> occhi in un viso pallido” 119 , ed infine “un uomo forte” 120 , un musicista <strong>di</strong> successo capace <strong>di</strong> attirare su <strong>di</strong> sé le attenzioni <strong>di</strong> un pubblico <strong>de</strong>lirante. A parte questo, va subito chiarito che Il cieco <strong>di</strong> Korolenko non è un brano così banalmente <strong>de</strong>scrittivo, come vorrebbe farci cre<strong>de</strong>re Alfredo Gatta: l’associazione con il racconto russo è <strong>di</strong> carattere più sottilmente psicologico e riguarda più <strong>de</strong>lle situazioni interiori che non la rappresentazione “<strong>di</strong> gusto un po’ primitivo” 121 <strong>di</strong> un romantico quadretto <strong>di</strong> genere. Slepoj muzykant (Il musicista cieco) <strong>di</strong> Vla<strong>di</strong>mir Korolenko 122 è <strong>de</strong>l resto un <strong>de</strong>licato racconto tutto incentrato su situazioni psicologiche, non una narrazione <strong>di</strong> avvenimenti esteriori. Tema principale è infatti la storia <strong>de</strong>llo sviluppo <strong>de</strong>ll’anima <strong>di</strong> un nato cieco, il suo graduale adattamento alla vita, le in<strong>de</strong>finibili sensazioni da lui provate a contatto con una realtà che faticosamente gli si schiu<strong>de</strong> attraverso i rimanenti sensi, l’u<strong>di</strong>to, il tatto, l’olfatto 123 . Particolare intensità raggiungono le pagine in cui è <strong>de</strong>scritta la rivelazione <strong>de</strong>lla musica, prima passiva da bambino, poi in senso creativo da ragazzo, poiché è proprio attraverso l’esperienza musicale che lo zio Massimo, vecchio ucraino, riesce a formare l’anima <strong>de</strong>l nipote, a fare <strong>di</strong> un ragazzino minorato un uomo completo. Korolenko stesso <strong>de</strong>finì il racconto “lo 115 GATTA, Margola, p. 39. 116 Ibid. 117 Non sappiamo da dove Alfredo Gatta abbia tratto questa immagine che nulla ha a che ve<strong>de</strong>re con il racconto <strong>di</strong> Korolenko. Probabilmente dalla sua stessa fantasia, pren<strong>de</strong>ndo spunto dal semplice titolo <strong>de</strong>ll’opera. Sennonché un curioso dubbio ci ha colto nel constatare la data riportata da Margola sulla copertina <strong>de</strong>l libro da lui posseduto: “Giugno 1930 - V<strong>II</strong>I”: se la composizione pianistica risale all’aprile 1929 e il racconto venne acquistato più <strong>di</strong> un anno dopo, come aveva fatto ad ispirarsi ad esso? L’aveva letto pren<strong>de</strong>ndolo in prestito da qualcuno? O ne aveva semplicemente sentito parlare, per cui fu egli stesso a fornire a Gatta, al momento <strong>de</strong>lla <strong>de</strong><strong>di</strong>ca, in<strong>di</strong>cazioni non perfettamente rispon<strong>de</strong>nti all’effettivo argomento <strong>de</strong>l racconto? O, ancora, le date riportate sul libro e sul manoscritto <strong>de</strong>llo spartito sono errate? O, infine, Margola scrisse prima il pezzo, per dargli poi, più <strong>di</strong> un anno dopo, il titolo <strong>de</strong>finitivo? Ci sembra altamente improbabile che Margola abbia potuto riferirsi così precisamente ad un racconto senza prima averlo letto. Personalmente siamo propensi a pensare che il musicista avesse avuto il libro in prestito da qualcuno, ne abbia scritto in seguito il pezzo musicale e l’abbia <strong>de</strong><strong>di</strong>cato ad Alfredo Gatta senza dargli particolari spiegazioni in merito. Avutane l’occasione, comprò poi una copia <strong>de</strong>l racconto, mentre il critico, che non l’aveva letto, se ne fece un’immagine basata forse esclusivamente sulla musica che aveva ascoltato. 118 KOROLENKO, Vla<strong>di</strong>mir Galaktionovič. Slepoj muzykant, trad. italiana Il musicante cieco, Milano, Sonzogno, s.d., (Biblioteca Universale n. 269), cap. <strong>II</strong>I, p. 31. La traduzione <strong>di</strong> muzykant in realtà dovrebbe suonare meglio come ‘musicista’ e tale infatti è il termine usato da Ettore Lo Gatto (cfr. nota 122): ‘musicante’ ha un’accezione sempre vagamente <strong>di</strong>spregiativa e ciò forse trasse in inganno Alfredo Gatta, che si immaginò un povero men<strong>di</strong>cante <strong>de</strong><strong>di</strong>to all’accattonaggio. Qui il protagonista è invece un ‘musicista’ <strong>di</strong> tutto rispetto, come <strong>di</strong>remo poco oltre. 119 Ivi, cap. V<strong>II</strong>, p. 84. 120 Ivi, p. 85. 121 GATTA, Margola, p. 39. 122 Vla<strong>di</strong>mir Galaktionovič Korolenko (Žitomir [Volinia], 1853 - Poltava, 1921), scrittore russo, fu un importante esponente <strong>de</strong>l movimento populista e come tale profondamente impegnato nella battaglia progressista. Iscritto alla Acca<strong>de</strong>mia Petrovskaja <strong>di</strong> Pietroburgo, ne venne espulso nel 1874 perché compromesso in una <strong>di</strong>mostrazione politica e quin<strong>di</strong> mandato al confino dapprima a Kronštadt, poi, nuovamente arrestato nel 1879, a Glazov, quin<strong>di</strong> a Berezovskie Počinki (“all’estremo limite <strong>de</strong>l mondo”) e a Perm. Due <strong>anni</strong> dopo, in quanto membro <strong>di</strong> un’associazione politica segreta e per aver rifiutato <strong>di</strong> giurare fe<strong>de</strong>ltà al nuovo zar Alessandro <strong>II</strong>I, fu <strong>de</strong>portato nella Siberia nord-orientale, dove rimase a lavorare come semplice manovale. Rilasciato nel 1885, si stabilì a Niznij-Novgorod, dove scrisse la maggior parte <strong>de</strong>i suoi racconti: Il sogno <strong>di</strong> Makar, Il musicista cieco, In cattiva compagnia, La foresta mormora, ecc. Col passare <strong>de</strong>gli <strong>anni</strong> il suo impegno sociale non <strong>di</strong>minuì, anzi si fece sempre più convinto. Nel 1891, in occasione <strong>de</strong>lla gran<strong>de</strong> carestia nella Russia meri<strong>di</strong>onale, scrisse Nell’anno <strong>de</strong>lla fame, mentre <strong>de</strong>l 1917 è La caduta <strong>de</strong>l potere zarista. Morì mentre lavorava alla sua opera principale Storia <strong>di</strong> un mio contemporaneo, memorie autobiografiche che aveva già iniziato a scrivere nel 1909. Il racconto Slepoj muzykant (Il musicista cieco) venne pubblicato nel 1886 (la prima traduzione italiana comparve nel 1897) ed è caratteristico <strong>de</strong>ll’autore per la finezza <strong>de</strong>l modo <strong>di</strong> raccontare. Cfr. COMTET, M. Vla<strong>di</strong>mir Galaktionovič Korolenko. L’homme et l’oeuvre, Parigi, 1975; MAVER LO GATTO, Anna. Voce Korolenko, Vla<strong>di</strong>mir Galaktionovič, in: Dizionario <strong>de</strong>lla Letteratura mon<strong>di</strong>ale <strong>de</strong>l 900, a cura <strong>di</strong> Francesco Licinio Galati, Roma, Paoline, 1980, pp. 1670-1672; LO GATTO, Ettore. Profilo <strong>de</strong>lla letteratura russa dalle origini a Solženicyn, Milano, Mondadori, 1975, pp. 246-247; ID. Storia <strong>de</strong>lla letteratura russa, Firenze, Sansoni, 1979, pp. 498-501; ID. Voce Korolenko, Vla<strong>di</strong>mir Galaktionovič, in: Dizionario Bompiani <strong>de</strong>gli autori <strong>di</strong> tutti i tempi e <strong>di</strong> tutte le letterature, Milano, Bompiani, 1987, pp. 1202-1203. 123 “La testa <strong>de</strong>l fanciullo si popolava ogni giorno <strong>di</strong> nuove concezioni e il suo essere, per mezzo <strong>de</strong>ll’u<strong>di</strong>to, che <strong>di</strong>ventava sempre più sottile, si penetrava a poco a poco <strong>de</strong>lla natura ambiente. Attorno a lui erano sempre le tenebre implacabili e pesavano sul suo cervello come una nube opaca. Egli avrebbe potuto, per la sua età, abituarsi a questa lugubre con<strong>di</strong>zione, abbandonarsi ad una molle rassegnazione; invece lavorava a squarciare la nube, era tutto pieno <strong>di</strong> aspirazioni ferventi verso l’ignoto che il suo istinto gli faceva presentire al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> quel pesante velo. Questi sforzi si traducevano chiaramente nelle espressioni <strong>de</strong>lla sua fisionomia che era, per così <strong>di</strong>re, tutta <strong>di</strong> tensione intellettuale...” (KOROLENKO, Vla<strong>di</strong>mir Galaktionovič, Op. cit., cap. <strong>II</strong>, p. 17). 59
- Page 1 and 2: Capitolo II GLI ANNI DI STUDIO A PA
- Page 3 and 4: certo sovraccarica: si può dire ch
- Page 5 and 6: Alceo Toni 50 , Riccardo Pick-Mangi
- Page 7 and 8: Carlo Jachino Come si è detto, Gui
- Page 9 and 10: larghezza di vedute e con abile fac
- Page 11 and 12: equiem per soli, coro e orchestra,
- Page 13 and 14: D’altra parte altri aspetti ci in
- Page 15 and 16: Es. 5: Riccardo Pick-Mangiagalli, B
- Page 17: l’emergere di una tradizione otto
- Page 21 and 22: Es. 9: Franco Margola, Il cieco di
- Page 23 and 24: Quasi lento come ripresa del ‘sec
- Page 25 and 26: L’obiettivo poteva dirsi raggiunt
- Page 27 and 28: 1907) 160 , di Gian Francesco Malip
- Page 29 and 30: Frescobaldi, di Monteverdi, di Viva
- Page 31 and 32: Ennio Porrino 187 , mentre su posiz
- Page 33 and 34: via 197 . Per i giovani compositori
- Page 35 and 36: e la Sonata in do minore per violon
- Page 37 and 38: Es. 13: Franco Margola, Sonata n. 1
- Page 39 and 40: Le composizioni vocali Franco Margo
- Page 41 and 42: a caso, l’interesse principale di
- Page 43 and 44: 65; cfr. es. 22) 239 , Non indugiar
- Page 45 and 46: stonatura. Non commento, abbiamo de
- Page 47 and 48: Es. 22: Franco Margola, Ritorno per
- Page 49 and 50: Certificato del diploma di Composiz