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Monografia Capitolo II - Gli anni di studio a Parma - Ottavio de Carli

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isultano evi<strong>de</strong>nti, ma soprattutto traspare il naturale autocompiacimento <strong>di</strong> un giovane che si sente davvero compositore<br />

realizzato: questo, assieme a pochi altri, è uno <strong>de</strong>i suoi manoscritti più curati, uno <strong>de</strong>i pochi autografi compilati con<br />

l’attenzione, la precisione e l’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> chi veramente si sente orgoglioso <strong>de</strong>ll’opera i<strong>de</strong>ata. Accuratamente rilegato con<br />

un’elegante copertina <strong>di</strong> color viola, Danza a Notturno colpisce innanzitutto per la grafia precisa e or<strong>di</strong>nata (ormai quella<br />

inconfon<strong>di</strong>bile <strong>de</strong>l musicista), ricca <strong>di</strong> in<strong>di</strong>cazioni sottolineate perfino con inchiostro rosso. Ma oltre all’aspetto esteriore, la<br />

composizione esprime maggiori ambizioni anche e soprattutto dal punto <strong>di</strong> vista musicale. Se la Burlesca esprimeva tutto<br />

sommato un mondo tardo-romantico, quello <strong>de</strong>i piccoli pezzi caratteristici e <strong>de</strong>lle pagine d’album, se insomma partecipava<br />

a quel microcosmo fantastico che aveva trovato il suo miglior pala<strong>di</strong>no in Edvard Grieg, Danza a Notturno rappresenta la<br />

scoperta <strong>de</strong>ll’impressionismo francese, <strong>de</strong>l linguaggio musicale inteso come gioco <strong>di</strong> luci ed ombre, <strong>di</strong> chiazze <strong>di</strong> colore e<br />

<strong>di</strong> atmosfere sonore, <strong>di</strong> allusioni sottili e velate. In questa composizione Margola sperimenta e fa propria la<br />

rappresentazione <strong>di</strong> quel mondo misterioso, percepito attraverso l’istinto più che attraverso la ragione, che era stata<br />

all’origine <strong>de</strong>ll’arte <strong>di</strong> Clau<strong>de</strong> Debussy. Egli scopre quello che potremmo chiamare il ‘contrappunto timbrico’, quel gioco<br />

cioè <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenti piani sonori il cui valore è essenzialmente <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenziazione timbrica, che lungi dall’essere accessoria,<br />

costituisce uno <strong>de</strong>gli elementi portanti <strong>de</strong>lla composizione: un contrappunto, in altre parole, costruito attraverso l’intreccio<br />

non tanto <strong>di</strong> ‘linee’, ma soprattutto <strong>di</strong> ‘timbri’. È un linguaggio musicale che punta in un certo senso al <strong>di</strong>ssolvimento, più<br />

che alla costruzione, e lascia l’impressione <strong>di</strong> trasmettere suggerimenti inconclusi, più che <strong>de</strong>finite affermazioni, quasi<br />

volesse lasciare spazio a inespresse e segrete associazioni. Movimento lento ed evanescente, gran<strong>de</strong> abbondanza <strong>di</strong> quinte<br />

vuote, senso <strong>di</strong> allucinata fissità attraverso l’ostinato ripetersi <strong>de</strong>lla linea <strong>de</strong>l basso nel tema <strong>de</strong>lla danza, <strong>di</strong>ssolvimento <strong>de</strong>l<br />

ritmo attraverso l’andamento lento, uso <strong>di</strong>ffusissimo <strong>de</strong>lle sincopi, frequente sovrapposizioni <strong>di</strong> terzine e duine, apparenti<br />

sospensioni <strong>de</strong>l fluire musicale, tutto questo fa <strong>de</strong>lla Danza a notturno non una danza reale, ma una sorta <strong>di</strong> ‘sogno’, <strong>di</strong><br />

evocazione misteriosa <strong>di</strong> una danza lontana che ha perduto la propria forza <strong>di</strong>namica e che presto rica<strong>de</strong> tra le nebbie<br />

evanescenti <strong>di</strong> un indolente torpore. Si osservi, solo per consi<strong>de</strong>rare un particolare come esempio eloquente, l’accordo<br />

finale <strong>de</strong>lla composizione, una semplice tria<strong>de</strong> <strong>di</strong> Fa ‘sporcata’ dalla presenza <strong>de</strong>lla nona, un Sol che all’orecchio risulta <strong>di</strong><br />

fatto in quella situazione come una nota estranea all’accordo e che crea una sorta <strong>di</strong> cluster armonico irrisolto e irrisolvibile<br />

(cfr. es. 8).<br />

Es. 8: Franco Margola, Danza a Notturno (dC 3), batt. 38-43.<br />

Certamente non si può non pensare al Debussy <strong>de</strong>i Prelu<strong>di</strong> o <strong>di</strong> altre pagine, quali ad esempio Soirée dans Grena<strong>de</strong>s<br />

tratta da Estampes: ma qui Margola non evoca immagini extra-musicali e si limita soltanto a sperimentare un nuovo<br />

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