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Un discorso epistemologico sulla complessità nelle Scienze della

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in mare sotto forma di bicarbonato che gli organismi marini<br />

utilizzeranno per costruire i 1oro gusci e scheletri carbonatici,<br />

destinati a venire incorporati nei sedimenti alla loro<br />

morte:<br />

Ca(HCO 3 ) 2 = CaCO 3 + H 2 O+ CO 2<br />

Pertanto nel corso <strong>della</strong> precipitazione chimica e soprattutto<br />

biochimica in mare viene nuovamente liberata, per<br />

intero, l’anidride carbonica utilizzata per la soluzione delle<br />

rocce carbonatiche sui continenti, per cui, in defi nitiva, in<br />

questo caso si tratterebbe solo di un trasferimento di CO 2<br />

dall’atmosfera agli oceani.<br />

Viene invece restituita solo la metà di quella utilizzata<br />

per l’idrolisi dei silicati calcici: l’altra metà viene incorporata<br />

nei carbonati che si formano in mare nella reazione che<br />

fa seguito alla 2):<br />

Ca(HCO 3 ) 2 + SiO 2 = CaCO 3 + SiO 2 + CO 2 + H 2 O<br />

Si parte infatti da due molecole di CO 2 iniziali (vedi formula<br />

2), e se ne riottiene una sola.<br />

In tal modo, lentamente l’equilibrio perturbato si ristabilisce<br />

per assorbimento di CO 2 da parte degli oceani: nei<br />

tempi brevi e in via transitoria per opera <strong>della</strong> biomassa in<br />

aumento, nei tempi medi per trasporto in mare da parte dei<br />

corsi d’acqua e successivo graduale seppellimento di sedimenti<br />

carbonatici. Si tenga presente che tale secondo processo,<br />

se non compensato in qualche modo, porterebbe in<br />

tempi geologicamente brevi al “sequestro’’ graduale di tutta<br />

la CO 2 contenuta nell’atmosfera, con conseguenze facilmente<br />

immaginabili. Esso è comunque molto antico, e perlomeno<br />

nell’ultimo miliardo di anni deve essere stato determinante<br />

per mantenere l’equilibrio del sistema.<br />

Oggi i carbonati di origine marina costituiscono in assoluto<br />

il deposito più ricco di carbonio: quindicimila volte<br />

di più dei combustibili fossili. È un immenso serbatoio<br />

per futuri squilibri. Ma questa riserva come viene utilizzata<br />

dal sistema? Apparentemente, il suo ruolo fondamentale<br />

è di contribuire a chiudere il ciclo nei tempi lunghi. Dopo<br />

decine di milioni di anni dalla loro formazione, i carbonati<br />

depositati nei fondali oceanici fi niscono trascinati in zone di<br />

subduzione: il ciclo si richiude attraverso la formazione di<br />

nuovi silicati di calcio metamorfi ci in profondità e la liberazione<br />

di grandi quantità di CO 2 <strong>nelle</strong> sorgenti termali e nei<br />

gas vulcanici, secondo la reazione:<br />

CaCO 3 + SiO 2 = CaSiO 3 + CO 2<br />

Supponiamo che a questo punto 1a CO 2 liberata e riemessa<br />

nell’atmosfera si riveli ancora in eccesso. In tal caso<br />

si intensifi cherà nuovamente il processo di attacco dei continenti<br />

da parte delle piogge acide per acido carbonico, come<br />

sopra descritto. Se invece le emissioni dovessero rivelarsi<br />

insuffi cienti a ristabilire l’equilibrio, e comunque nei casi in<br />

cui per un qualsiasi motivo dovesse rivelarsi una carenza di<br />

CO 2 , diminuirà un poco l’effetto serra, si abbasserà di qualche<br />

grado la temperatura superfi ciale degli oceani e dell’at-<br />

mosfera, si attenueranno i processi di fotosintesi, diminuirà<br />

la biomassa totale, diminuirà soprattutto la quantità totale<br />

di bicarbonato trasportato negli oceani dai fi umi, diminuirà<br />

la quantità di carbonati fi ssati dapprima nei gusci e poi nei<br />

sedimenti, insomma si farà economia di CO 2 fi nché il livello<br />

del gas nell’atmosfera, rifornita di continuo dagli apporti<br />

vulcanici, non tornerà ad essere “normale’’.<br />

Il ciclo è ulteriormente complicato dalle oscillazioni verticali<br />

<strong>della</strong> superfi cie di compensazione dei carbonati negli<br />

oceani in funzione soprattutto <strong>della</strong> maggiore o minore produttività<br />

biologica (CCD e ACD), fenomeno che non discutiamo<br />

ma che costituisce un ulteriore raffi nato meccanismo<br />

di controllo del tenore di CO 2 disciolta <strong>nelle</strong> acque oceaniche.<br />

Per complicate che siano le cose, un dato a questo punto<br />

sembra certo: il sistema è tarato da oltre un miliardo di<br />

anni perché sia nei tempi brevi che nei tempi medi e lunghi<br />

(come al solito, non alla scala <strong>della</strong> vita umana) non siano<br />

possibili variazioni sostanziali del tenore di CO 2 nell’atmosfera.<br />

Si tratta evidentemente di un parametro assolutamente<br />

essenziale nell’equilibrio del sistema termico terrestre. Non<br />

a caso le fasi glaciali e interglaciali del Quaternario registrate<br />

<strong>nelle</strong> carote di ghiaccio fossile, sia in Groenlandia che in<br />

Antartide, sono in stretta correlazione, fi n <strong>nelle</strong> più minute<br />

fl uttuazioni in un senso o nell’altro, con il tenore in CO 2 delle<br />

tracce di atmosfera intrappolata nel ghiaccio stesso.<br />

Sono note variazioni di lungo periodo <strong>della</strong> temperatura<br />

media superfi ciale (relativa ad interi periodi geologici, ad<br />

esempio il Cretacico), anche se non è certo facile dimostrare<br />

in questi casi una correlazione diretta con il tenore di CO 2<br />

nell’atmosfera del tempo. Tali variazioni non sembrano avere<br />

nulla di catastrofi co, e sono probabilmente da collegare ad<br />

oscillazioni di lungo periodo dell’attività delle dorsali oceaniche,<br />

e quindi ai processi geodinamici <strong>della</strong> litosfera. Ḕ<br />

quest’ultima infatti che condiziona in defi nitiva, attraverso<br />

velocità maggiori o minori di espansione, l’intensità dei processi<br />

di subduzione ai quali, come abbiamo visto, è legata<br />

l’azione di degassazione dei sedimenti carbonatici marini,<br />

essenziale per permettere il riequilibrio del sistema nel lungo<br />

periodo.<br />

Proteggersi dalle radiazioni ultraviolette<br />

C’è qualcos’altro di essenziale per il mantenimento <strong>della</strong><br />

componente biologica del sistema Terra, ed è lo scudo di<br />

ozono. Anche qui vediamo all’opera un meccanismo a retroazione<br />

negativa molto effi cace.<br />

Lo schermo di ozono O 3 , che protegge i viventi dalle micidiali<br />

radiazioni ultraviolette, è interposto tra noi ed il Sole<br />

tra 20 e 50 km di quota. Si tratta di uno schermo tanto effi -<br />

cace quanto impalpabile, al punto che se riducessimo tutto<br />

l’ozono presente nell’alta atmosfera ad uno strato di gas alle<br />

stesse condizioni di temperatura e pressione dell’aria che re-<br />

Geoitalia 36, 2011 15

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