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Un discorso epistemologico sulla complessità nelle Scienze della

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Proposta di sequenza di eventi causalmente collegati all’aumento<br />

mondiale e successiva diminuzione <strong>della</strong> velocità del movimento delle<br />

placche (da Hays e Pitman, 1973, Nature 246, pag. 13, fi g. 4).<br />

ducono, attraverso complicati meccanismi, corrispondenti<br />

oscillazioni in profondità <strong>della</strong> superfi cie di compensazione<br />

dei carbonati. Si veda ad esempio lo schema nella pagina<br />

che segue, tratto da Grobe & Mackensen, 1992).<br />

Non è il caso di insistere su questo argomento, che arricchisce<br />

più che altro di nuove evidenze le conoscenze <strong>sulla</strong><br />

fi tta rete di legami (peraltro in gran parte noti anche se ancora<br />

non ben compresi) che intercorrono negli oceani tra il mondo<br />

biologico e l’ambiente fi sico in cui esso vive e si evolve.<br />

Da sottolineare invece la sensazione che si ricava<br />

dall’esame <strong>della</strong> letteratura scientifi ca sull’argomento: quella<br />

di non riuscire più a distinguere a un certo punto, soprattutto<br />

a causa dell’intenso riciclaggio che domina nel sistema<br />

oceanico, tra ciò che è vivo e ciò che non lo è più o non<br />

lo è ancora, tra acqua, sostanze gassose e sali minerali disciolti<br />

in essa, tra colonna d’acqua e sedimento (il concetto<br />

stesso di interfaccia deposizionale risulta qualcosa di molto<br />

approssimativo e diffi cile da defi nire, comunque siamo ben<br />

lontani dall’idea di una superfi cie netta, ben delimitata; e<br />

altrettanto approssimativo rischia di essere anche il concetto<br />

di sedimento, soprattutto quando ci si trovi lontani dall’infl<br />

uenza degli apporti terrigeni dai continenti).<br />

Il tutto mantenuto in costante equilibrio attraverso meccanismi<br />

che hanno saputo reagire in tempi relativamente<br />

brevi a modifi che profonde indotte da fattori astronomici sia<br />

ciclici che soprattutto catastrofi ci, episodi che riconosciamo<br />

ad esempio negli “eventi anossici’’ che testimoniano nei sedimenti<br />

(soprattutto marini) l’attraversamento di profonde crisi,<br />

sovente accompagnate da veri disastri nel mondo biologico.<br />

Si veda ad esempio la fi gura a pag. 23, che mostra i rapporti<br />

tra i maggiori impatti meteoritici <strong>sulla</strong> Terra e le estinzioni di<br />

famiglie e di generi, soprattutto di organismi marini.<br />

Il Sistema Terra è un sistema complesso?<br />

Dopo questa lunga carrellata riduzionista, che non esaurisce<br />

certo gli argomenti ma ci permette di riprendere un<br />

<strong>discorso</strong> globale con più elementi a disposizione, proviamo<br />

a chiederci se i discorsi che normalmente vengono fatti <strong>sulla</strong><br />

<strong>complessità</strong> abbiano qualche attinenza con quanto si osserva<br />

nel Sistema Terra.<br />

Sicuramente abbiamo incontrato più volte le tracce <strong>della</strong><br />

auto-organizzazione, dalle forme più elementari quali la nascita<br />

di correnti convettive nel mantello o l’organizzazione<br />

del sistema di circolazione oceanico fi no a quelle più complicate<br />

quali i meccanismi di controllo <strong>della</strong> temperatura superfi<br />

ciale.<br />

Soffermiamoci ancora su questo aspetto, perché può essere<br />

avanzata l’obiezione che in realtà non si tratti di autoorganizzazione,<br />

ma sostanzialmente di omeostasi attraverso<br />

meccanismi complicati quanto si vuole ma non complessi.<br />

Certo, visti uno per uno, tali meccanismi sono omeostatici.<br />

Alcuni mantengono stabile la radiazione ultravioletta,<br />

altri la temperatura, altri il tenore di CO 2 , altri la salinità degli<br />

oceani, e così via. Lo fanno da qualche miliardo di anni,<br />

collaborando in qualche modo tutti assieme.<br />

Geoitalia 36, 2011 21

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