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Un discorso epistemologico sulla complessità nelle Scienze della

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vono tuttavia dimenticare gli “effetti collaterali anche gravi”<br />

come sta scritto nei bugiardini (così si chiamano i foglietti<br />

di istruzioni che si trovano <strong>nelle</strong> confezioni delle medicine).<br />

“Occorre ripensare alle nostre città ed alle nostre campagne<br />

nella consapevolezza di avere progressivamente aumentato<br />

le superfi ci impermeabili e di avere contestualmente<br />

abbandonato quelle pratiche agricole che consentivano un<br />

tempo di regolare il defl usso delle acque”.<br />

Bilancio patrimoniale<br />

Il territorio fa parte del patrimonio di una comunità. Le<br />

spese per il mantenimento del patrimonio, come insegnano<br />

i ragionieri, non vanno messe tra le spese correnti ma tra le<br />

spese ammortizzabili in un certo lasso di tempo.<br />

<strong>Un</strong> territorio ben mantenuto, così come un cespite patrimoniale<br />

non abbandonato a sé stesso, produce reddito (è<br />

proprio necessario fare l’esempio del turismo) o, nella peggiore<br />

delle ipotesi, evita danni eccezionali in caso di eventi<br />

naturali che eccezionali non sono. Dal reddito si ricava sia<br />

la possibilità di incrementare il patrimonio sia la possibilità<br />

di creare posti di lavoro.<br />

Ecco qui alcune delle dichiarazioni diffuse dall’Uffi cio<br />

Stampa del Consiglio Nazionale dei Geologi, dalle quali<br />

sono state tratte le frasi virgolettate sopra riportate.<br />

Cronaca annunciata<br />

Ci si poteva aspettare, era altamente prevedibile che<br />

quando il primo slargo di una valle stretta, già storicamente<br />

soggetto ad allagamento viene trasformato in ambito urbano,<br />

questo ambito prima o poi andrà sott’acqua. È esattamente<br />

quel che è successo ad Aulla; le zone rosse (rischio<br />

idraulico molto elevato) chiaramente identifi cate <strong>nelle</strong> carte<br />

dell’Autorità di bacino del Magra, ci dicevano chiaramente<br />

cosa poteva succedere.<br />

Purtroppo ancora le tecnologie di previsione meteorologica<br />

non ci consentono di dire esattamente dove cadrà la<br />

prossima secchiata di pioggia, ma una semplice comparazione<br />

delle espansioni urbane ed industriali in alveo ed in<br />

golena di corsi d’acqua, per di più se a regime torrentizio, ci<br />

dicono chiaramente che di disastri ne avremo ancora. A chi<br />

toccherà la prossima volta?<br />

In Aulla la zona alluvionata, in golena del Fiume Magra<br />

è stata urbanizzata negli ultimi decenni e negli stessi decenni<br />

è progressivamente diminuita per abbandono la cura spicciola,<br />

la manutenzione ordinaria del bacino affl uente.<br />

Gli amministratori locali hanno la responsabilità di decidere<br />

quale sia il livello di rischio accettabile e quali siano<br />

gli investimenti necessari per minimizzarne le conseguenze.<br />

Se si decide per il rischio ZERO, allora bisogna cominciare<br />

a rottamare tutti quegli insediamenti idrogeologicamente<br />

insostenibili. Nella maggior parte dei casi i geologi<br />

hanno già fatto il loro lavoro e l’hanno fatto bene (le carte<br />

delle aree allagabili almeno in Toscana esistono e coprono<br />

la stragrande maggioranza delle aree a rischio). Se invece si<br />

decide di non eliminare gli insediamenti a rischio bisogna<br />

prendersi la responsabilità di accettare che fenomeni naturali<br />

tutt’altro che eccezionali abbiano conseguenze disastrose. I<br />

geologi possono aiutare (se consultati) i decisori ad organizzare<br />

reti di allarme ed a minimizzare le perdite di vite soprattutto<br />

lavorando in tempi non emergenziali nella prevenzione.<br />

Il ritornello “per queste cose non ci sono soldi” ci segnala<br />

solo quanto, chi lo ripete, valuti la vita delle future vittime.<br />

Maria Teresa Fagioli<br />

Presidente Ordine dei Geologi <strong>della</strong> Toscana<br />

La pianifi cazione del territorio<br />

I geologi devono essere parte integrante <strong>della</strong> pianifi -<br />

cazione del territorio, ma i modelli cui riferirsi sono ormai<br />

superati ed occorre predisporne di nuovi. Occorre ripensare<br />

alle nostre città ed alle nostre campagne nella consapevolezza<br />

di avere progressivamente aumentato le superfi ci impermeabili<br />

e di avere contestualmente abbandonato quelle<br />

pratiche agricole che consentivano un tempo di regolare il<br />

defl usso delle acque.<br />

Gian Vito Graziano<br />

Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi<br />

La difesa del suolo<br />

Sviluppo economico e prevenzione dal dissesto idrogeologico<br />

sono due concetti che possono andare di pari passo;<br />

solo coniugando una nuova politica di difesa del suolo con<br />

incentivi all’imprenditoria agricola e forestale possiamo risollevare<br />

le sorti di un territorio dalle straordinarie potenzialità,<br />

ottenendo prodotti di qualità e manutenzione del<br />

territorio.<br />

Carlo Malgarotto<br />

Vice Presidente Ordine dei Geologi <strong>della</strong> Liguria<br />

Ancora <strong>sulla</strong> difesa del suolo<br />

Prendiamo atto delle dichiarazioni del Ministro Prestigiacomo<br />

circa la necessità di intraprendere una seria politica<br />

di difesa del suolo, ma il Ministro dovrà prima convincere<br />

l’esecutivo di cui fa parte, che non pare abbia proprio a cuore<br />

le sorti del territorio italiano, se è vero che puntualmente<br />

destina ad altri scopi le già esigue somme destinate alla manutenzione<br />

dei nostri bacini.<br />

Ed oggi 2 Novembre il Consiglio Nazionale dei Geologi<br />

è vicino a tutti i familiari delle vittime e la speranza è che<br />

quando i fari mediatici si abbasseranno non venga dimenticato<br />

quanto è accaduto. Personalmente sono al fi anco di<br />

tutti coloro i quali hanno perso i propri cari. Tanti i morti,<br />

le devastazioni, dunque è davvero il momento di fermarsi e<br />

di rifl ettere per rimettere al centro <strong>della</strong> politica un concetto<br />

fondamentale: prevenzione.<br />

Geoitalia 36, 2011 27

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