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Un discorso epistemologico sulla complessità nelle Scienze della

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Alluvioni, frane, morti, danni: bisogna pianifi care<br />

con la natura e non contro la natura<br />

L’autunno è iniziato con i tragici eventi alluvionali del<br />

salernitano, di Roma, ancora <strong>della</strong> Campania, <strong>della</strong> Liguria,<br />

<strong>della</strong> Toscana e nuovamente in Liguria. Nell’arco di 20 giorni<br />

abbiamo avuto frane, alluvioni, morti, centinaia di sfollati<br />

e danni per milioni di euro. C’è bisogno urgente di pianifi -<br />

care con la natura e non contro la natura. Questo è l’accorato<br />

appello che arriva dai geologi italiani a tutta la classe<br />

dirigente. I bollettini meteo ormai in Italia sono diventati<br />

bollettini di guerra. Dobbiamo essere pronti a combattere<br />

contro il nemico che è il dissesto idrogeologico. Non bisogna<br />

perdere più tempo.<br />

Così come furono considerate emergenze quella dei rifi<br />

uti a Napoli e quella dell’acqua in Sicilia, credo che anche<br />

questa debba essere considerata una vera emergenza nazionale.<br />

Necessita una legge organica di pianifi cazione del territorio.<br />

Bisogna attivare i presidi territoriali e fare prevenzione<br />

a tutto campo 365 giorni l’anno.<br />

Gian Vito Graziano<br />

Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi<br />

Le scienze <strong>della</strong> Terra<br />

tra passato e futuro nei 150 anni<br />

dell’<strong>Un</strong>ità d’Italia<br />

Nel corso dell’VIII Forum Italiano di <strong>Scienze</strong> <strong>della</strong> Terra,<br />

Geoitalia 2011, che si è tenuto a Torino dal 19 al 23 settembre<br />

2011, Gian Battista Vai ha moderato una Tavola rotonda<br />

con il titolo di questo articolo. Evidentemente il tema voleva<br />

evocare una sorta di conclusione alla sessione su ‘150 anni<br />

di unità d’Italia e geologia’ che è stata seguita con molto<br />

interesse da oltre 200 persone.<br />

Gian Battista Vai ha posto ai relatori, e di rifl esso ai presenti,<br />

queste due domande:<br />

1) Perché i geologi italiani dell’Ottocento erano favorevoli<br />

in massa all’unità politica d’Italia, ma poi non ne hanno<br />

ricavato benefi ci disciplinari (per la comunità e il Paese) pur<br />

occupando molte posizioni di governo?<br />

2) Quali sono le prospettive di salvare l’identità e le competenze<br />

disciplinari <strong>della</strong> geologia e dei geologi nel momento<br />

<strong>della</strong> crisi dei dipartimenti di <strong>Scienze</strong> <strong>della</strong> Terra in un<br />

paese come l’Italia?<br />

A introduzione <strong>della</strong> prima domanda Vai ha accennato a<br />

due imponenti volumi che aveva portato a far bella mostra<br />

<strong>sulla</strong> cattedra. <strong>Un</strong>o era il cofanetto contenente le ristampe<br />

delle principali monografi e geologiche e archeologiche di<br />

Giuseppe Scarabelli (1820-1905, uno dei padri dell’unità) e i<br />

volumi a commento pubblicati dal 2002 al 2009 in occasione<br />

Evento imprevedibile?<br />

Evento imprevedibile? Pioggia eccezionale? Se un evento<br />

si ripete in Liguria ormai regolarmente da tre anni ed addirittura<br />

due volte in dieci giorni vuol dire che dobbiamo<br />

prenderne atto e imparare a conviverci.<br />

Ormai queste bombe d’acqua possono colpire ogni parte<br />

del territorio ligure e, purtroppo, il risultato sarebbe lo stesso.<br />

Ancora una volta siamo qui a ripetere che bisogna cambiare<br />

l’approccio con questo territorio fragile e che non è più<br />

rimandabile una seria politica ambientale.<br />

Manca anche una giusta informazione verso la popolazione.<br />

Nei cittadini manca la consapevolezza del rischio e<br />

non è accettabile che in una grande città come Genova, dove<br />

da giorni si sapeva di un’allerta 2, si muoia per unaalluvione.<br />

La corretta gestione dell’ambiente e la sicurezza <strong>della</strong><br />

popolazione passa soprattutto attraverso una nuova cultura<br />

del territorio già invocata più volte in passato e che non ci<br />

stancheremo mai di invocare.<br />

Giuliano Antonielli<br />

geologo ligure, Consigliere Nazionale dei Geologi<br />

del centenario <strong>della</strong> sua morte. L’altro era la seconda edizione<br />

anastatica del Mundus subterraneus di Athanasius Kircher<br />

(1602-1680, italiano e romano d’elezione), opera di mirabile<br />

suggestione per l’interno <strong>della</strong> Terra, la vulcanologia e<br />

la speleologia. Le due opere erano state promosse da tempo<br />

anche nell’ottica <strong>della</strong> celebrazione unitaria, che è sempre<br />

stata molto a cuore ai geologi italiani anche a Bologna.<br />

Alla seconda domanda Vai ha voluto fare una premessa<br />

personale e senza eufemismi, con le parole che seguono:<br />

‘La rivoluzione strutturale delle università, indotta in<br />

Gran Bretagna dalla Thatcher e negli USA da Regan negli<br />

ultimi decenni del Novecento, sta avvenendo anche da noi. E<br />

noi non abbiamo fatto nulla per prevenirla, al contrario l’abbiamo<br />

favorita. Forse resteranno tre Dipartimenti di <strong>Scienze</strong><br />

Geologiche in Italia. Gli altri evaporeranno o si camufferanno,<br />

perdendo comunque visibilità. Anche perché certi<br />

rettori, come il mio, sono stati più lealisti del re (o meglio<br />

<strong>della</strong> regina Maria Stella) nell’inasprire le condizioni, al di<br />

fuori di ogni logica scientifi ca, sia disciplinare che tematica.<br />

La categoria, i gruppi di ricerca, le sezioni, o quant’altro resterà,<br />

dovranno recuperare la visibilità perduta spendendosi<br />

sul mercato delle attività produttive e <strong>della</strong> comunicazione<br />

(si veda quanto sta accadendo al processo dell’Aquila) ben<br />

oltre a quanto fanno, meritoriamente, l’Ordine, Mario Tozzi,<br />

e qualche altro giornalista geologo. Chiarirò con tre esempi<br />

lampo dove i geologi dovrebbero essere presenti:<br />

a) TAV in Val di Susa. Rosalino Sacchi è il massimo<br />

esperto geologo sul tema, e da tempo ha detto la sua. Ma<br />

Geoitalia 36, 2011 29

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