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Un discorso epistemologico sulla complessità nelle Scienze della

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<strong>della</strong> quale può succedere che eventi eliminati nella stesura di<br />

un catalogo ricompaiano poi in uno successivo, semplicemente<br />

perché viene recuperata l’informazione mendace mentre manca<br />

la dimostrazione <strong>della</strong> sua fallacità. Questo aspetto viene<br />

trattato nella documentazione di base di un catalogo.<br />

Tipologie di cataloghi di terremoti<br />

I cataloghi di terremoti si suddividono in due grandi<br />

famiglie: quelli di tipo descrittivo e quelli di tipo parametrico.<br />

I cataloghi descrittivi, il cui primo esempio per l’Italia è<br />

probabilmente “Terra tremante” scritto dal Bonito nel 1691,<br />

ma il cui esempio più famoso è il già ricordato volume del<br />

Baratta, riportano la descrizione di tutte le notizie relative<br />

all’evento. Queste informazioni, almeno per i sismi adeguatamente<br />

documentati, vengono rappresentate nel caso del<br />

Baratta con una mappa degli effetti provocati dal sisma. Recentemente,<br />

oltre alle informazioni relative al terremoto, i<br />

cataloghi descrittivi riportano anche un commento sulle fonti<br />

utilizzate e <strong>sulla</strong> loro attendibilità insieme ad informazioni<br />

atte ad inserire l’evento nel contesto politico, sociale ed economico<br />

<strong>della</strong> regione interessata. L’Italia ha espresso in questo<br />

senso esempi importanti di cataloghi di terremoti, quali<br />

“Il catalogo dei forti terremoti in Italia”, preparato nel 1995<br />

da Boschi, Ferrari, Gasperini, Guidoboni, Smriglio e Valensise.<br />

Questo catalogo ha avuto nel tempo aggiornamenti ed<br />

integrazioni ed è attualmente disponibile sul sito dell’Ingv<br />

(http://portale.ingv.it/servizi-e-risorse/pagine-ponte/catalogo-dei-forti-terremoti-461-a-c-1997-cfti).<br />

I cataloghi parametrici, invece, riassumono in una semplice<br />

stringa le informazioni relative alla sorgente del terremoto,<br />

tralasciando i suoi effetti sul territorio. I parametri riportati<br />

sono, pertanto, la data e l’ora d’origine, le coordinate spaziali<br />

(latitudine, longitudine e profondità, quando disponibile) e la<br />

magnitudo, talvolta insieme anche all’intensità macrosismica<br />

epicentrale. A tutti questi parametri sono poi associate stime<br />

di attendibilità e informazioni relative alla provenienza <strong>della</strong><br />

informazione. Il primo catalogo parametrico di terremoti italiani<br />

è stato quello curato da Carrozzo, De Visentini, Giorgetti<br />

e Iaccarino nel 1973: esso riporta i dati di 10.604 terremoti<br />

avvenuti dall’inizio dell’era cristiana al marzo 1971. Il catalogo<br />

parametrico più recente è, invece, il “Catalogo Parametrico<br />

dei Terremoti Italiani”, contenente 2550 eventi, curato<br />

dal Gruppo di Lavoro CPTI nel 1999 e aggiornato ed integrato<br />

nel 2004. Attualmente è disponibile sul sito dell’INGV<br />

(http://emidius.mi.ingv.it/CPTI/home.html).<br />

Ma è il risultato fi nale del PFG, curato da Daniele Postpischl<br />

nel 1985, che può essere considerato il documento padre<br />

dei moderni cataloghi italiani, sia descrittivi che parametrici.<br />

Questo risultato è stato documentato in un catalogo<br />

parametrico contenente 37.211 eventi, utilizzabile per ogni<br />

tipo di elaborazione automatica <strong>della</strong> sismicità. Esso è accompagnato<br />

da un atlante, dove ogni terremoto, per cui era<br />

stato possibile raccogliere informazioni suffi cienti, viene<br />

descritto ampiamente e le stime di intensità macrosismica<br />

sono rappresentate in mappa.<br />

Lo studio <strong>della</strong> sismicità storica in Europa<br />

L’Italia è stata l’apripista dello studio <strong>della</strong> sismicità storica<br />

con metodi moderni (approccio PFG) in Europa e questo<br />

suo ruolo si è materializzato con la leadership di diversi progetti<br />

europei fi nalizzati alla costruzione di un catalogo europeo<br />

omogeneo e costruito con una metodologia codifi cata.<br />

Il primo esempio in questo senso è dato dal progetto “Basic<br />

European Earthquake Catalogue and Database”, sviluppato<br />

tra il 1995 e il 1997 da un gruppo di esperti europei che ha<br />

prodotto un catalogo europeo per il periodo 1400-1899. In<br />

questo catalogo gli eventi sono stati studiati in maniera coordinata<br />

raccogliendo le informazioni recuperabili dai vari<br />

cataloghi europei ed è stata redatta la relativa carta delle intensità<br />

macrosismiche avvertite. Altri progetti europei sono<br />

seguiti negli anni successivi e continuano nei giorni d’oggi.<br />

Questi progetti hanno sviluppato interesse e sensibilità<br />

nella comunità scientifi ca relativamente alla sismologia storica<br />

ed è ormai acquisita convinzione che nessuno studio<br />

di rischio sismico può prescindere dalla precisa conoscenza<br />

dei principali terremoti del passato.<br />

A livello europeo, diverse nazioni, anche se interessate<br />

solo da sismicità minore come il Regno <strong>Un</strong>ito, la Francia,<br />

la Spagna, il Portogallo, la Svizzera e la Germania hanno<br />

affrontato lo studio <strong>della</strong> sismicità storica anche con risultati<br />

eccellenti. È questo, per esempio, il caso del Regno <strong>Un</strong>ito,<br />

dove i rarissimi terremoti che hanno provocato danno sono<br />

documentati in maniera eccellente. Non sempre, però, lo<br />

studio dei forti terremoti del passato ha seguito l’approccio<br />

storico formalizzato dal PFG, alcune volte è stato privilegiato<br />

un approccio di tipo geologico-sismotettonico, altre<br />

volte uno di tipo ingegneristico. A prescindere dalla validità<br />

indubbia di tali approcci, è sentimento comune pensare che<br />

l’approccio storico sia indispensabile per una conoscenza<br />

precisa di cosa è avvenuto tanto tempo fa.<br />

Bisogna ricordare, infi ne, che un forte stimolo allo studio<br />

dei terremoti di grande magnitudo viene dato dalla costruzione<br />

di centrali nucleari: la conoscenza dettagliata del potenziale<br />

sismogenetico è fondamentale per i siti interessati attualmente<br />

o nel possibile futuro dalla presenza di una centrale.<br />

Le zone a maggiore sismicità d’Europa sono raccolte in<br />

una fascia ubicata lungo l’Appennino e che poi individua<br />

il fronte attuale di deformazione lungo le Alpi orientali, le<br />

Dinaridi e le Ellenidi. Varie situazioni non hanno favorito lo<br />

studio <strong>della</strong> sismologia storica nei Balcani ma due progetti<br />

internazionali hanno interessato quei territori già a partire<br />

dagli anni Settanta. Lo studio dei terremoti storici trova, invece,<br />

grande diffusione in Grecia, in perfetta sintonia con<br />

quanto fatto in Italia.<br />

Geoitalia 36, 2011 39

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