Accenni ai principali - Frati Cappuccini Messina
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45 - Storia della Provincia di <strong>Messina</strong> -<br />
d<strong>ai</strong> confratelli superstiti, e i Sacramenti amministratigli dal P.Giacinto da Troina,(il quale rimasto<br />
incolume nella propria stanza,con l'<strong>ai</strong>uto degli altri potè mettersi in salvo scendendo<br />
ingegnosamente dalla finestra dell'altezza di circa 10 metri),.P.Alfonso rendeva l'anima a Dio.<br />
Dei tre frati che trovavansi in chiesa,rimase salvo Fra Felice da Petralia,il quale scappando per la<br />
porta a Nord che metteva nell'orto,trovossi all'aperto quando crollavano le fabbriche:Fra Salvatore<br />
e Fra Antonio per lo contrario,fuggiti per la parte opposta,rimasero vittima fra le scale che<br />
interamente rovinarono.<br />
Il povero Provinciale,come costatammo di poi,al primo sentire i traballamenti del suolo,dovette<br />
fuggire lasciando scritto su di un lembo di carta,(certamente come aspirazione al Signore),la parola<br />
"SALVATEMI ! ";ma nel corridoio,ceduto sotto i suoi piedi,o nella scala trovò la sua morte.<br />
Il P.Agostino,l'Ex Provinciale,Fra Domenico e Fra Eugenio,non ebbero neppure l'agio di uscire<br />
dalle stanze,le quali tutte crollarono e su di esse si riversò immenso materiale.<br />
P.Antonio,che da parecchio tempo trovavasi a letto ammalato,sentì sprofondare metà della sua<br />
stanza e proprio quella dove giaceva il suo letticciuolo,e dal piano superiore si trovò nella<br />
sottoposta stanza,scivolando insieme col pagliariccio fin sotto l'altra metà rimasta del pavimento di<br />
sua stanza,che gli servì come tettoia e lo difese d<strong>ai</strong> materiali che si precipitavano.Epperò più di<br />
mezzora stette in quell'imminente pericolo,e con febbre addosso,fino a che i frati superstiti corsero<br />
in suo <strong>ai</strong>uto,e, spezzata la grata di ferro che difendeva quella finestra,ne lo estrassero incolume.<br />
I soli che non ebbero molto a soffrire furono Fra Felice da Gratteri e Fra Antonino da<br />
Valledolmo:poichè trovandosi in cucina,e perciò quasi fuori,si misero senza tanta fatica all'aperto e<br />
quindi in salvo.<br />
Degna di nota e la sollecitudine che il Padre Giacinto da Troina,si ebbe nell'estrarre dal<br />
S.Tabernacolo la Pisside,consumandone religiosamente le specie:ciò che un altro dei nostri andò<br />
eziandio a compiere nella antica nostra Chiesa,ricevendo dalle mani di una devota Suora di carità il<br />
Sacro Deposito.In quel nostro convento<br />
vecchio,convertito in casa penale femminile,nove Suore vi perirono e di 225 carcerate nel<br />
sopravvissero solamente 50.<br />
I nostri Religiosi superstiti,smarriti per lo sgomento,appena poterono raccogliere le loro forze,si<br />
occuparono ben tosto in opere di salvataggio,e prima a vantaggio,s'era possibile,dei propri fratelli<br />
rimasti sotto le rovine.Ma per quanto si fossero affaccendati girando ed avessero a forte voce<br />
chiamato sotto, sopra, attorno le macerie quelli che macavano,nessuno rispondeva.Tutto il giorno<br />
28,e poi in seguito,si continuarono a fare ricerche,a muovere materiali,a penetrare fra le rovine,ma<br />
nulla poterono rintracciare.Solamente dopo sei giorni,cioè il 2 Genn<strong>ai</strong>o 1909,verso sera,fu estratto<br />
il cadavere dell'ExProvinciale P.Giambattista da Francavilla,e sepolto la stessa sera accanto a<br />
P.Alfonso,nell'orto medesimo a destra della porta d'ingresso.Per altri tre giorni ancora i sedici<br />
religiosi:<br />
M.R.ExProvinciale P.Domenico da Troina,M.R.Definitore Bonaventura da Troina,P.Francesco<br />
d'Alia,Guardiano di Gibilmanna,P.Antonino da Gangi, Guardiano di Paternò,P.Salvatore e<br />
P.Mariano da Valledolmo,Guardiani di Tusa e Milazzo,due studenti chierici e otto l<strong>ai</strong>ci,tra cui i tre<br />
superstiti,si lavorò indefessamente,ma nessun'altro cadavere fu trovato;si rinvennero qua e<br />
là,scavando pochi documenti della Provincia e poche masserizie.<br />
Registriamo,con qualche compiacimento,che noi <strong>Cappuccini</strong>,quantunque privi di pane e di<br />
tetto,fummo dei primi a correre in <strong>ai</strong>uto degli sventurati Messinesi,compiendo opere di<br />
salvataggio,infondendo coraggio in molti animi oppressi,assistendo parecchi a ben<br />
morire,confessando ed impartendo assoluzioni senza numero.<br />
Si dimorò ivi,tra grandi disagi,fino al mattino del 6 Genn<strong>ai</strong>o e si sarebbe rimasti ancora<br />
lavorando pel diseppellimento di cadaveri dei nostri Religiosi,se una fortissima scossa di terremoto<br />
avvenuta alle ore 12 merid. del giornmo 5 Genn<strong>ai</strong>o,non ci avesse riempito di spavento e disanimati<br />
a a continuare gli scavi,là dove qualche pericolo vi era ed un nuovo disastro sarebbe potuto<br />
avvenire.Allora solamente si abbondonò quel luogo di desolazione e ci dirigemmo alla volta di<br />
Catania,dov'era riunito il Definitorio,e qualche disposizione di Roma eravamo sicuri di trovare.<br />
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Non furono solamente questi i danni che il terremoto del 28 Dicembre u.s. arrecò alla Provincia<br />
religiosa di <strong>Messina</strong>.Sebbene<br />
nessun'altra vittima siasi lamentata nella Provincia,parecchi altri nostri conventi però rimasero<br />
gravamente danneggiati.