Accenni ai principali - Frati Cappuccini Messina
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53 - Storia della Provincia di <strong>Messina</strong> -<br />
nostri Padri per tre giorni di seguito a questo avvenimento, e quindi rispose in pieno alle<br />
aspettative. Furono scolaresche, associazioni di Azione Cattolica, collegi, orfanotrofi e masse di<br />
fedeli che non interrompevano il flusso di anime oranti in chiesa sino a tarda sera del giorno 9. Si<br />
verificarono veri ritorni a Dio di anime per anni e anni lontane.<br />
Ma il diavolo ebbe invidia di tanto bene. La mattina del giorno 10 una tristissima notizia: la<br />
dettero i sagrestani per primi. L'urna contenente le reliquie del Beato Felice era scomparsa:<br />
un'incendio la aveva quasi completamente distrutta; inoltre il pavimento dell'immensa chiesa<br />
madre era aperto in corrispondenza dell'urna e vomitava fiamme e fumo; là soto ancora il fuoco<br />
crepitava tra le bare dei venerandi sacerdoti di Mistretta morti nel secolo scorso. Una cosa<br />
incredibile, stupefacente; qualcosa che sembrava tra apocalittico e diabolico. Nessuno avrebbe<br />
m<strong>ai</strong> immaginato una scena simile e avrebbe sospettato un caso del genere.<br />
La causa ? Certamente un incendio. Il modo ? Forse dei lumini che in grandissima<br />
quantità ardevano davanti al ferculo, su cui era stata collocata l'urna. Oppure qualche cero<br />
lasciato acceso. O anche qualche scintilla che, nello spegnere le candele sia andata a finire in<br />
mezzo all'addobbo, fatto di velluto antico e altre stoffe.<br />
Un'immensa costernazione di tutti, frati, preti, autorità, popolo. La più triste notizia che una<br />
città abbia sentito allo svegliarsi, di buon mattino. L'entusiasmo era stato immenso, il dolore<br />
ancora piu grande: chi piangeva e chi sembrava impietrito.<br />
Fu un accorrere di gente, di autorità; dopo qualche ora<br />
accorsero anche i forestieri d<strong>ai</strong> luoghi circonvicini: i presagi, le interpretazioni si accavallavano.<br />
Quello che meravigliava di più e non si sapeva spiegare dapprima era quel pavimento aperto e<br />
quel fosso che bruciava. A quanto pare,<br />
la lapide sepolcrale si era rotta e il fuoco era precipitato entro la sepoltura: tutto andava in<br />
fiamme, anche sotto terra un rogo di nuovo genere.<br />
Vennero i carabinieri; si chiamarono i pompieri dalla vicina Nicosia che spensero<br />
l'incendio. Fu avvisato il Vice Postulatore e il Vescovo di Nicosia, i quali giunsero dolorosamente<br />
sorpresi; anzi il P. Gregorio riportò alla funesta notizia addirittura un trauma psico-fisico, da cui<br />
si rimise solo dopo diverse ore. Fu avvisato il Provinciale a <strong>Messina</strong>, che accorse immediatamente<br />
a Mistretta. Ne parlò la radio e l'indomani i giornali. Il Vescovo di Nicosia accorse<br />
immediatamente a Mistretta con alcuni canonici.<br />
Appena arrivato gli presentarono una reticella contenente ossa del Beato Felice,<br />
miracolosamente ricuperate sul pavimento della chiesa: ossa certamente appartenenti al Beato e<br />
che si .sono salvate nonostante fossero mezzo bruciacchiate. Il Vescovo di Nicosia Mons. Clemente<br />
Gaddi, si calò nella sepoltura dei Preti, dove pure era scoppiato l'incendio, e che era stato spento,<br />
per tentare di ricuperare il resto delle ossa del Beato ma i pompieri avevano operato una<br />
deplorevole e forse necessaria confusione per estinguere tutti i focol<strong>ai</strong> d'incendio, e non fu<br />
possibile in un primo tempo ricuperare niente di sicuro.<br />
Le ossa certe, in numero di trentasette, furono sigillate dopo essere state avvolte in un<br />
candido lino.<br />
Nel primo pomeriggio a Nicosia si tenne consiglio sul da fare: se interrompere tutto o continuare a<br />
svolgere il programma e portare in giro le Reliquie miracolosamente ricuperate dall'incendio sul<br />
pavimento della chiesa madre di Mistretta. Chi voleva si continuasse e chi no, essendo venuta<br />
meno la ragione principale dei festeggiamenti, la grande e bella urna con il corpo ricomposto del<br />
Beato Felice. Fu interpellato telefonicamente persino il Postulatore Generale, il quale da Roma,<br />
saputo che parte delle preziose Reliquie si erano salvate dall'incenerimento, propose di<br />
continuare. I membri l<strong>ai</strong>ci del Comitato volevano che si continuasse per non venir meno<br />
all'aspettativa delle popolazioni, che già si stavano preparando a ricevere le reliquie, per non perdere<br />
il bene spirituale che ne sarebbe venuto. < Del resto, dicevano, il Beato Felice è in Cielo e<br />
non si è bruciato. Noi la festa la facciamo al Beato Felice, che è in paradiso >.<br />
Furono cosi vinte le resistenze specialmente del Vescovo di Nicosia, nel cui animo si era<br />
scavato come un solco di dolore. Una volta stabilito il proseguimento del giro del Beato attraverso<br />
i vari paesi, si ricominciò a lavorare con alacrità e passione.