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il monumento naturale palude di torre flavia, un ... - WWF Italia

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icadute applicative delle scelte che operiamo nel descrivere <strong>un</strong>’area <strong>di</strong>pendono<br />

da quanto è corretto e approfon<strong>di</strong>to <strong>il</strong> nostro correlare le coperture vegetali alle<br />

con<strong>di</strong>zioni ecologiche del sito, a valutazioni sull’interesse conservazionistico della<br />

com<strong>un</strong>ità co<strong>di</strong>ficata, all’analisi delle relazioni <strong>di</strong>namiche naturali in corso fra<br />

frammenti contigui, a in<strong>di</strong>cazioni operative per orientarne le scelte <strong>di</strong> gestione<br />

(per esempio sfalcio/non sfalcio; pascolo/non pascolo/quale pascolo; brucio/non<br />

brucio; alimento con acqua dolce/non alimento; pulisco i canali/non li pulisco; regolo<br />

<strong>il</strong> livello dell’acqua/non lo regolo; consento/non consento <strong>il</strong> transito; proteggo<br />

selettivamente alc<strong>un</strong>e specie/lascio agire esclusivamente i processi spontanei;<br />

quali in<strong>di</strong>catori adotto per verificare l’efficacia della gestione, calendario delle iniziative<br />

<strong>di</strong> gestione, ecc...).<br />

Nel nostro caso proviamo a osservare e <strong>di</strong>stinguere le <strong>di</strong>fferenti coperture<br />

vegetali in base ai principali fattori limitanti per la vita delle piante e alle principali<br />

<strong>di</strong>fferenze nell’ut<strong>il</strong>izzazione da parte dell’uomo.<br />

N.B.: i nomi delle specie vegetali sono qui in<strong>di</strong>cati anche in italiano per fac<strong>il</strong>itare<br />

la lettura: per eventuali approfon<strong>di</strong>menti tuttavia si raccomanda <strong>di</strong> ut<strong>il</strong>izzare <strong>il</strong> binomio<br />

latino tra parentesi seguito dalle iniziali o dal nome abbreviato del botanico<br />

che l’ha descritta, l’<strong>un</strong>ico nome scientifico che permette <strong>di</strong> identificare senza<br />

equivoci a quale specie ci stiamo riferendo nel testo.<br />

La spiaggia: la vegetazione psammof<strong>il</strong>a<br />

La fascia più esterna del litorale, chiamata “zona afitoica”, è inadatta alla<br />

vita vegetale: i semi non attecchiscono sulla sabbia continuamente rimescolata<br />

dalle onde del mare, e le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà e salinità variano continuamente<br />

alternando gli stress a cui <strong>un</strong>a giovane plantula può essere sottoposta. Sull’aren<strong>il</strong>e<br />

<strong>di</strong> conseguenza è favorita la vita animale, che si instaura sui resti organici <strong>di</strong> alghe,<br />

molluschi ed erbe marine che vi si accumulano come detriti. Tra i materiali<br />

che vi si accumulano spesso si notano i resti <strong>di</strong> <strong>un</strong>’angiosperma che forma vaste<br />

praterie sottomarine, la Posidonia oceanica.<br />

Al <strong>di</strong> là della zona battuta dalle onde, le specie che vivono sulla sabbia, dette<br />

“specie psammof<strong>il</strong>e”, debbono adattarsi ad <strong>un</strong> substrato incoerente ed estremamente<br />

permeab<strong>il</strong>e all’acqua: l’umi<strong>di</strong>tà relativa della sabbia in superficie tende<br />

a zero e le piante <strong>di</strong> d<strong>un</strong>a tendono ad all<strong>un</strong>gare le loro ra<strong>di</strong>ci formando <strong>un</strong>a rete<br />

che dopo le piogge è in grado <strong>di</strong> assorbire l’umi<strong>di</strong>tà effimera derivante dall’acqua<br />

piovana. In questo ambiente i principali fattori limitanti per la vita delle piante sono:<br />

<strong>il</strong> vento, con l’abrasione operata dalle sabbie, l’aereosol marino, la incoerenza<br />

e permeab<strong>il</strong>ità del substrato, i perio<strong>di</strong>ci innalzamenti della temperatura (la temperatura<br />

dell’interfaccia regosuolo-aria può infatti d’estate superare i 60°C). La<br />

salinità invece non è elevata: la pianta d<strong>un</strong>ale non raggi<strong>un</strong>ge la falda salmastra e<br />

la sua morfologia è organizzata per l’assorbimento dell’effimera acqua piovana<br />

che transita per <strong>il</strong> substrato sabbioso incoerente, in quanto <strong>il</strong> sale portato dall’aereosol<br />

marino viene fac<strong>il</strong>mente d<strong>il</strong>avato dalle piogge: adattamenti sono tuttavia<br />

necessari per resistere all’azione caustica <strong>di</strong>retta del sale. Oltre agli apparati ra<strong>di</strong>cali,<br />

altri e numerosi sono gli adattamenti all’ambiente arido, come ad esempio<br />

lo sv<strong>il</strong>uppo <strong>di</strong> tessuti succulenti che f<strong>un</strong>gono da riserva d’acqua, <strong>di</strong> spine che fac<strong>il</strong>itano<br />

la limitazione del vapore acqueo traspirato, la produzione <strong>di</strong> sostanze cerose<br />

protettive sulle pareti, l’evoluzione <strong>di</strong> forme prostrate o a cuscinetto.<br />

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