il monumento naturale palude di torre flavia, un ... - WWF Italia
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a sinistra per <strong>un</strong>a strada <strong>di</strong> terra battuta, dopo circa 2 km si arriva in <strong>un</strong>’interessante<br />
e ristretta zona palustre, a poca <strong>di</strong>stanza dal battente dell’onda. Intere <strong>di</strong>visioni<br />
<strong>di</strong> cacciatori la percorrono in l<strong>un</strong>go e in largo nel periodo della caccia, ma negli altri<br />
perio<strong>di</strong> dell’anno è lasciata nella più conc<strong>il</strong>iante serenità. Durante la buona stagione,<br />
nei canaletti ancora colmi <strong>di</strong> acqua stagnante è abbastanza fac<strong>il</strong>e poter osservare la<br />
vita delle tartarughe acquatiche. Ce ne sono <strong>di</strong> tutte le <strong>di</strong>mensioni, dalla grandezza<br />
<strong>di</strong> <strong>un</strong>a moneta da 500 lire ad <strong>un</strong> <strong>di</strong>ametro <strong>di</strong> 15 cm.<br />
Girando con stivali <strong>di</strong> gomma e ad<strong>di</strong>rittura scalzi nelle tiepide acque della primavera,<br />
nella stessa <strong>palude</strong> si può avere la piacevole sorpresa <strong>di</strong> scoprire dei ni<strong>di</strong> <strong>di</strong> uccelli<br />
acquatici anche rari, come la pernice <strong>di</strong> mare, che in questa zona ha ni<strong>di</strong>ficato<br />
più volte. Non c’è niente <strong>di</strong> più esaltante, anche per <strong>un</strong> ornitologo o <strong>un</strong> naturalista<br />
d<strong>il</strong>ettante, che poter osservare con i propri occhi come si sono verificate tutte quelle<br />
infinite e delicate componenti che hanno permesso ad <strong>un</strong> uccello proveniente dalla<br />
Scan<strong>di</strong>navia o dal Nord Africa, <strong>di</strong> potersi riprodurre”.<br />
Dieci anni dopo, nel 1976, ospitai nella rivista della LIPU “Pro Avibus” <strong>di</strong> cui ero<br />
<strong>di</strong>rettore, <strong>un</strong> articolo <strong>di</strong> Gian Paolo Caponera e Saverio Gallotti, intitolato “La Palude<br />
<strong>di</strong> Campo <strong>di</strong> Mare”, in cui si reiteravano gli allarmi per la <strong>di</strong>fesa <strong>di</strong> questo splen<strong>di</strong>do<br />
luogo.<br />
Negli anni ‘80 <strong>il</strong> <strong>WWF</strong>, che già gestiva la vicina Oasi “Bosco <strong>di</strong> Palo” si adoperò<br />
per assicurare la tutela <strong>di</strong> questa ancora interessante zona umida. E per<br />
qualche anno <strong>il</strong> restauro naturalistico procedette a piccoli passi. La caccia<br />
venne vietata e si partì con la recinzione.<br />
Oggi, pur con tutti i problemi che <strong>un</strong>’area così asse<strong>di</strong>ata<br />
e compromessa può presentare, <strong>il</strong> recupero, grazie alla Provincia<br />
<strong>di</strong> Roma che si è incaricata della gestione, avanza. E non è detto<br />
che, tra qualche anno (spero non troppi) anch’io possa tornare a<br />
vedere la <strong>palude</strong> <strong>di</strong> Campo <strong>di</strong> Mare della mia giovinezza.<br />
Fulco Pratesi<br />
Presidente, Associazione <strong>Italia</strong>na per <strong>il</strong> <strong>WWF</strong> ONLUS<br />
La<strong>di</strong>spoli, nei suoi scarsi 28 ch<strong>il</strong>ometri quadrati, ha incastonati due preziosi gioielli<br />
naturalistici ed ambientali: <strong>il</strong> “Bosco <strong>di</strong> Palo” e la “Palude <strong>di</strong> Torre Flavia”. Il<br />
primo circonda <strong>il</strong> meraviglioso Castello Odescalchi <strong>di</strong> Palo, con <strong>il</strong> suo borgo a<br />
nord e con la Posta Vecchia a sud. Qui fu ambientato <strong>il</strong> para<strong>di</strong>so terrestre evocato<br />
nei f<strong>il</strong>m. La “Palude <strong>di</strong> Torre Flavia”, posizionata al confine con <strong>il</strong> Com<strong>un</strong>e <strong>di</strong><br />
Cerveteri, è oggi <strong>un</strong> frammento <strong>di</strong> <strong>un</strong>a più vasta zona umida che, con qualche<br />
interruzione, si estendeva dall’area golenale costiera del fosso Vaccina fino al fosso<br />
Zambra. Nella forma attuale, la Palude deve <strong>il</strong> suo assetto alle iniziative intraprese<br />
nella seconda metà degli anni ‘70 da pochi uomini e donne che, contrastando la<br />
corrente maggioritaria che voleva la “bonifica” della Palude, considerata insalubre,<br />
si batterono per la sua salvaguar<strong>di</strong>a e valorizzazione.<br />
In prima f<strong>il</strong>a in questa battaglia <strong>un</strong>a um<strong>il</strong>e famiglia <strong>di</strong> piscicoltori, che da anni traeva<br />
sostentamento dalla Palude e ne manteneva gli equ<strong>il</strong>ibri: Primo Mantovani ed i suoi<br />
figli, <strong>di</strong> cui Sandro è l’attuale continuatore. Da questa battaglia scaturì l’incarico<br />
ad <strong>un</strong>a cooperativa (Cooperativa <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong> Zoologici ed Ambientali) per la redazione<br />
<strong>di</strong> <strong>un</strong>a relazione riguardante gli aspetti naturalistici atti a prospettare la situazione<br />
ecologica della zona <strong>di</strong> Torre Flavia (delibera del consiglio com<strong>un</strong>ale <strong>di</strong> La<strong>di</strong>spoli n.<br />
21 del 30.01.1980). Credo sia <strong>il</strong> primo stu<strong>di</strong>o scientifico della Palude, della sua flora<br />
e della sua fa<strong>un</strong>a. Prima <strong>di</strong> allora, della “Palude <strong>di</strong> Torre Flavia” si era scritto<br />
soprattutto nelle cronache <strong>di</strong> caccia, essendo la zona considerata <strong>il</strong> para<strong>di</strong>so<br />
dei cacciatori.<br />
L’accoppiamento<br />
dei<br />
Cavalieri<br />
d’<strong>Italia</strong><br />
<strong>di</strong> F. Pratesi<br />
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