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Lindsay Kemp. La favola infinita del camaleonte che danza | di<br />
Isabella Moroni<br />
di Isabella Moroni 9 giugno 2010 In appr<strong>of</strong>ondimenti,convegni & workshop,teatro danza |<br />
1.586 lettori | No Comments<br />
Il 19 e il 20 giugno prossimi la Roma dei teatri accoglierà un nuovo seminario condotto da<br />
Lindsay Kemp, organizzato da MovieMachine.<br />
Studiare con Kemp è, da decenni, un’esperienza unica, una scoperta del proprio<br />
immaginario, un mettere a frutto tutte le personali potenzialità in un movimento costante<br />
fra emozione e tecnica.<br />
Lindsay Kemp è stato colui che ha destrutturato e ristrutturato il senso del mimo,<br />
riempiendolo di significati innovativi che, fra gli anni ’70 e gli anni ’80 sono stati utilizzati<br />
da numerosissimi <strong>art</strong>isti internazionali: da David Bowie a Kate Bush, per non parlare dei<br />
registi internazionali come Ken Russel che hanno collaborato con lui.<br />
La sua <strong>art</strong>e è sempre stata spontaneamente omnivora, spaziando dalla pittura all’opera<br />
lirica, dal barocco al minimalismo, dal Varietà al Butoh, ma in ogni sua manifestazione è<br />
sempre inconfondibilmente intensa, estrema, travolgente, ironica e poetica.<br />
La sua energia inarrestabile si è sempre alimentata di curiosità e certezze, come ci<br />
racconta lui stesso in un’ intervista degli anni ’80.<br />
Qual è la parola che meglio ti rappresenta?<br />
Camaleonte, perchè prendo i miei colori da ciò che mi circonda. Da solo non riesco ad<br />
esprimermi, la mia ispirazione viene dalle fig<strong>ure</strong> che ho sempre amato come Nijinski e<br />
Picasso,opp<strong>ure</strong> dalla gente che vedo attorno a me. E poi non è necessario conoscere quale<br />
sia l’origine dei miei colori perchè io non esprimo altri che me stesso.<br />
Dunque, quali sono i tuoi miti?<br />
Me stesso. Io sono un mito fatto di tanti altri miti. Posso dire Nijinski, Diaghilev, Isadora<br />
Duncan, Picasso, Mirò, Chagall, Eleonora Duse, Sarah Bernhardt, Grimaldi, Lorca, Genet,<br />
ma non sono che alcuni aspetti del mondo che ho scelto inconsciamente per proiettare me<br />
stesso.<br />
Danzare per te significa esprimerti in una forma d’<strong>art</strong>e che rappresenta la nostra<br />
società e il nostro pensiero?<br />
Danzare per me è vivere. Vivere con tutti i miei sensi, celebrare la vita, l’amore e farne<br />
dono al pubblco per incoraggiarlo a vivere più intensamente.<br />
Il mio teatro non è fatto di pensiero. Quello che m’interessa è l’uomo, il suo cuore, le sue<br />
emozioni, la poesia. In questo la mia danza non è poi così diversa da quella dell’antichità,<br />
quella che Isadora Duncan seppe far rivivere: una celebrazione dell’energia che viene dal<br />
corpo e dal cuore.