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Scarica | Download - art a part of cult(ure)

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Lambri, per anni invasiva ovunque, da tempo ritiratasi a più contenute presenze.<br />

Alla M celebriamo la Marlborough, galleria con sedi sparse un po’ ovunque (ne ebbe una,<br />

storica, anche a Roma): in Fiera ha portato, tra l’altro, le s<strong>cult</strong>urone di Will Ryman, uno<br />

splendido capolavoro di Bacon e una parete con eccezionali Ad Reinhardt, da<br />

retrospettiva, con tanto di guardia giurata assoldata ad hoc.<br />

Va citata anche la romana Monitor, una lumachina in accelerazione, che arriva sempre<br />

dove deve e non sbaglia un colpo nel sistema, guidata da alte ambizioni; a Basilea,<br />

coinvolta nel settore Arts Statements, ha presentato la personale dell’inarrestabile<br />

Francesco Arena.<br />

Nagy da Londra, tra i tanti quadri da manuale – Bacon, Beckmann, Dix, Ensor, Kubin<br />

etc. – ha proposto una piccola e davvero emozionante c<strong>art</strong>a di Egon Schiele.<br />

Alla Carolina Nitsch di New York si sono dispiegate le opere di Louise, la grande<br />

Bourgeois, da poco scomparsa ( http://www.<strong>art</strong>ap<strong>art</strong><strong>of</strong><strong>cult</strong><strong>ure</strong>.net/2010/06/01/louisebourgeois-…)<br />

che è presente con piccole opere a parete e s<strong>cult</strong><strong>ure</strong>: potenti zampate di una<br />

signora dell’<strong>art</strong>e che ha detto di sé: “Per me la s<strong>cult</strong>ura è il corpo. Il mio corpo è la mia<br />

s<strong>cult</strong>ura”.<br />

Alla P richiamiamo la Galerie Pauli di Losanna, con uno dei citati lavori di Penone, e una<br />

serie di pezzi semoventi, poetici e insieme aggressivi, come suo solito, di Rebecca<br />

Horn, affiancati da suoi disegni.<br />

Ecco un altro balzo, a ritroso nel percorso ma non nell’alfabeto: tra le prime gallerie<br />

entrando in Fiera, al primo piano, ci ha accolto la storica Galleria Tony Shafrazi di New<br />

York, con l’uno e qui trino Basquiat e con, anche, Haring, David Salle, Warhol:<br />

insomma, il gotha di una certa avventura made-in-USA sempre attualissima.<br />

A seguire, inseriamo la Galleria Skarstedt New York dove, tra Marlene Dumas, Fischil<br />

& Weiss, Barbara Kruger, Cindy Sherman, l’immancabile Warhol e Rosemarie<br />

Trockel, domina dall’alto anche l’ineludibile ranocchio crocifisso M<strong>art</strong>in Kippenberger.<br />

Studio La Città di Verona ha proposto un coloratissimo allestimento s<strong>art</strong>rorialbaroccheggiante<br />

con le opere della conterranea Anna Galtarossa, le contaminazioni<br />

dell’afroamericano e poliedrico Nick Cave, i lavori dell’eticamente critica indiana Hema<br />

Upadhyay, quelli dell’americano orientaleggiante Jacob Hashimoto e di un raffinato,<br />

rigoroso Pier Paolo Calzolari.<br />

Alla T, ecco Tucci Russo, per la prima volta ad Art Basel, che si dimostra molto<br />

soddisfatto di questo grande show; conferma, inoltre che la crisi “non ha spaventato<br />

troppo i grandi collezionisti” – molti americani – perché “l’Arte ha tenuto, ha confermato il<br />

suo essere anche bene rifugio”, pertanto sia lui che in generale in Fiera testimoniano<br />

“ottimismo” perché lo sboom, sia “qui che in grandi situazioni”, e nelle performance<br />

importanti “si avverte decisamente meno”.<br />

Vicino alla galleria di Torre Pellice è situato il box della svizzera Tschudi, con sede Glaus,<br />

che propone Minimalismo e Land Art chiudendo il percorso in gran bellezza con un<br />

mastodontico Mario Merz: un grande igloo, cupola laica per riparare e al contempo<br />

glorificare la persona, inno originario alla quotidianità ed epica della vita umana.<br />

Orientandoci tra stand, folla, pochi ma ottimamente collocati punti per sedersi, un bel<br />

risto-bar al primo piano molto ben progettato, e passando di opera in opera, ascoltando<br />

tantissime richieste di quotazioni e registrando molti incontri interessanti, terminiamo alla<br />

lettera Z con la Galleria David Zwirner di New York: ci accoglie Yves Klein, storico –<br />

1960: Antropometrie – e la cattiva pittura, meravigliosamente intensa di quella Marlene<br />

Dumas che disse: “Se dipingere è femminile e la follia è una malattia femminile, allora<br />

tutte le pittrici sono pazze e tutti i pittori sono donne”.<br />

Con tutto il rispetto: ma dove si vede questa ricchezza, tutta insieme, alle Fiere italiane? Il<br />

tour de forse tra le Fiere non si è attestato solo in quella ufficiale, perché a Basilea

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