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L'idea di Dio nel Cristianesimo delle origini - Dott. Faustino Nazzi

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mostra lo Spirito Santo all'opera nei profeti, <strong>nel</strong>l'incarnazione <strong>di</strong> Gesù e <strong>nel</strong>la vita del cristiano<br />

e della comunità. Afferma l'unità del Cristo contro gli errori <strong>delle</strong> chiese d'Asia e <strong>di</strong> Smirne da<br />

parte dei giudaizzanti, definiti da lui come lupi e maestri <strong>di</strong> errore (Ivi, p. 23). Tuttavia si<br />

attribuisce a Gesù la <strong>di</strong>vinità, chiamato <strong>Dio</strong> (Dp 3513).<br />

Ignazio condanna i sabatisti ed i doceti presenti <strong>nel</strong>la chiesa <strong>di</strong> Filadelfia. Si erano separati<br />

dal loro vescovo per la pretesa <strong>di</strong> osservare il sabato. Avevano propagandato le loro idee <strong>nel</strong>le<br />

chiese vicine. Combatte pure i cristiani che negano che Gesù Cristo sia realmente nato, morto<br />

e risuscitato. Per Ignazio, rifiutare la domenica era come rigettare la realtà della nascita,<br />

passione e risurrezione del Salvatore. Per ovviare a tali <strong>di</strong>ssi<strong>di</strong> proponeva l'unione con il<br />

vescovo ed il clero. È la prima testimonianza della gerarchia a tre gra<strong>di</strong>: vescovo, presbiteri e<br />

<strong>di</strong>aconi. Il vescovo è il vicario <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> o <strong>di</strong> Cristo e non si può far nulla senza <strong>di</strong> lui, in<br />

particolare i cristiani non devono sposarsi senza il suo consenso per evitare i matrimoni misti.<br />

È <strong>di</strong>fensore <strong>di</strong> ciascun vescovo <strong>nel</strong>la propria città e non lo è meno dell'autorità sua personale<br />

come successore <strong>di</strong> Pietro a Antiochia. Non è alla capitale dell'impero che attribuisce questa<br />

preminenza, ma alla città dove sono venuti e dove sono morti gli Apostoli (Ivi, p. 44).<br />

Altro tema è quello del martirio. Ignazio supplica i i Romani a non far nulla per evitargli<br />

l'esecuzione: «lasciatemi essere il pasto <strong>delle</strong> belve» (Rm 4,1). Intende imitare il maestro anche<br />

<strong>nel</strong>la passione, per essere suo vero <strong>di</strong>scepolo a giovamento anche degli altri, come offerta a<br />

<strong>Dio</strong> e riscatto per tutti; sollecita le preghiere. È una concezione ispirata a S. Paolo e talune<br />

espressioni riflettono anche un influsso <strong>delle</strong> filosofia ellenistica: «niente <strong>di</strong> ciò che appare<br />

allo sguardo è buono» (Rm 3,2); «non c'è più in me l'ardore d'amare la materia» (Rm 7,2) (Dp<br />

1745).<br />

Rileviamo come la polemica contro il giudaizzare si fa sempre più pressante, fino a<br />

comportare, con il rispetto del sabato, la negazione della realtà del Cristo e dell'efficacia della<br />

sua redenzione; è un capitolo della stessa <strong>di</strong>alettica paolina tra battesimo e circoncisione, tra<br />

legge e fede, fra ciò che conviveva <strong>nel</strong>la comunità <strong>di</strong> Giacomo fino allo scisma e che in<br />

seguito <strong>di</strong>venterà insopportabile. Lo stesso contrasto porterà ben presto ad una data, per la<br />

celebrazione della Pasqua, <strong>di</strong>versa da quella degli ebrei. È evidente una <strong>di</strong>alettica uguale e<br />

contraria da parte degli ebrei, tanto che la loro presenza e partecipazione <strong>nel</strong>la persecuzione<br />

contro i cristiani <strong>di</strong>verrà un luogo comune e forse non poco strumentale (BASTIAENSEN 1998, p.<br />

378 n. 7). Lo sviluppo della struttura ecclesiastica specie dopo la pace costantiniana farà<br />

dell'incompatibilità tra cristiani ed ebrei il prototipo <strong>di</strong> tutti gli scismi, o<strong>di</strong>, persecuzioni tanto<br />

che non c'è padre della chiesa che si <strong>di</strong>stingua per una qualsiasi moderazione al riguardo. Non<br />

sarà <strong>Dio</strong> a salvarli dai cristiani, ma mammona. È il primo ed irreversibile effetto<br />

dell'involuzione metafisica ed ideologica del cristianesimo. Ad una chiesa istituzione, fondata<br />

su patrimoni sempre più vasti e decisivi del suo <strong>di</strong>venire storico, conveniva un'ideologia<br />

conforme, facilmente identificabile e proponibile <strong>nel</strong>la sua versione <strong>di</strong>chiarativa. L'avviso al<br />

vescovo sui matrimoni non riguarda il "sacramento" <strong>di</strong> là da venire, ma la <strong>di</strong>sciplina del<br />

cosiddetto privilegio paolino.<br />

L'Apocalisse siriaca <strong>di</strong> Baruch (70-135) ♣ Opera dell'ebraismo con qualche influsso<br />

cristiano pubblicata tra il 70 ed il 135. I destinatari sono dei giudeo-cristiani: è opera<br />

certamente giudaica se non farisaica, ma sono sorprendenti le rassomiglianze con il NT. C'è<br />

chi pensa ad un autore cristiano, altri ad una controversia coperta contro il cristianesimo, altri<br />

ancora che l'autore avesse letto gli scritti del NT. Le somiglianze sono dovute all'identico<br />

ambiente giudeo-cristiano. Il testo <strong>di</strong> Baruch non permette <strong>di</strong> definire le relazioni del suo<br />

autore con le comunità cristiane. Tuttavia l'Apocalisse <strong>di</strong> Baruch ci proviene solo<br />

dall'ambiente cristiano. Non vi è accenno <strong>di</strong> quest'opera tra gli scritti rabbinici, neppure<br />

citazioni nei testi <strong>di</strong> Qumran. Baruch ha una dottrina ortodossa e non ha un messianismo<br />

violento. È scritto per la Diaspora e non per i Palestinesi. Tuttavia la dottrina dei Tannaiti<br />

(dottori ebrei che svolsero e trasmisero oralmente la dottrina tra<strong>di</strong>zionale ebraica del dopo<br />

esilio babilonese) è messo in scritto dopo <strong>di</strong> loro a motivo <strong>di</strong> un profondo attaccamento alla<br />

tra<strong>di</strong>zione orale. Lo stile apocalittico costituisce il velo dell'arcano per un messaggio alla

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