L'idea di Dio nel Cristianesimo delle origini - Dott. Faustino Nazzi
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Dunque il titolo <strong>di</strong> «Figlio <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>» è attribuito <strong>nel</strong>l'AT agli esseri celesti, al popolo d'Israele<br />
e ad ogni componente <strong>di</strong> questo popolo. Nel NT è attribuito a Gesù 31 volte nei Sinottici, 42<br />
volte <strong>nel</strong>le epistole, 23 volte in Giovanni, 3 volte in Atti e 1 in Apocalisse. L'uso riflette la<br />
fede <strong>nel</strong> carattere unico <strong>di</strong> Gesù. È un titolo che Gesù riven<strong>di</strong>ca per sé e che gli viene<br />
riconosciuto dai <strong>di</strong>scepoli. Da un capo all'altro degli scritti giovannei la preesistenza del Figlio<br />
in una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong>vina è evidentemente presupposta.<br />
Va riconfermato che <strong>nel</strong> NT "Figlio <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>" è un titolo soteriologico più che metafisico. Ci<br />
sono <strong>nel</strong> titolo implicazioni metafisiche e queste implicazioni furono all'origine <strong>delle</strong> gran<strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>spute teologiche dei secoli III-V d. C., ma il NT <strong>di</strong> per sé non è esplicitamente consapevole<br />
<strong>di</strong> queste implicazioni metafisiche e quin<strong>di</strong> non risponde esplicitamente alle questioni<br />
metafisiche che si possono porre (Db p. 349).<br />
Fede ♣ Nell'AT significa essere fermi e soli<strong>di</strong>, quin<strong>di</strong> fedeli: «Un uomo giusto vivrà per la<br />
sua fedeltà» a Yahweh (Abd 2). La qualità intellettuale della fede è più presente <strong>nel</strong> Deutero<br />
Isaia: credere in lui e comprendere che egli è Yahweh (Is 43,10). Ma in genere la qualità<br />
intellettuale della fede corrisponde a «conoscere <strong>Dio</strong>» non in senso speculativo, ma <strong>di</strong><br />
esperienza <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> attraverso la sua parola rivelata e le sue gesta salvifiche. Il termine più<br />
esatto della risposta dell'uomo non è credere, ma «ascoltare, dare ascolto» in modo da<br />
accettare ed obbe<strong>di</strong>re. Significa in pratica «fiducia» ed «avere fiducia».<br />
Nel NT credere e fede corrispondono ad avere fiducia, mostrare confidenza, accettare per<br />
vero, sulla linea dell'AT. Nei Sinottici non si specifica il contenuto <strong>di</strong> questa fede<br />
comportando regolarmente <strong>di</strong> accettare Gesù come egli <strong>di</strong>chiara <strong>di</strong> essere. Il contenuto si<br />
amplifica negli Atti estendendosi all'accettazione della pre<strong>di</strong>cazione degli apostoli e all'unione<br />
<strong>nel</strong>la comunità cristiana. Fede <strong>nel</strong> Signore Gesù Cristo. In Paolo è la vita <strong>di</strong> fede <strong>nel</strong> Figlio <strong>di</strong><br />
<strong>Dio</strong>; l'uomo giusto vivrà per la sua fede, riconoscendo che Gesù è Signore. Comprende<br />
l'accettazione della pre<strong>di</strong>cazione su Cristo e Cristo crocefisso. È il superamento della<br />
circoncisione e della legge e l'imminente realizzarsi della Parusia.<br />
Tale insistenza porterà alcuni a supporre <strong>di</strong> essere liberi da ogni obbligo tanto che Giacomo<br />
dovrà insistere come la fede senza le opere sia morta, cioè non le opere della legge, ma carità<br />
verso i bisognosi, assistenza a coloro che si trovano in pericolo. Il cristiano procede per fede e<br />
non per visione. L'adesione a Gesù comporta per il credente <strong>di</strong> vivere con Cristo e con lui<br />
crocifisso. Nella lettera agli Ebrei la fede è «sicurezza <strong>di</strong> cose sperate, argomento <strong>di</strong> cose non<br />
viste» <strong>nel</strong> senso che la fede è «fondamento <strong>di</strong> cose sperate» o «realtà <strong>di</strong> cose sperate»,<br />
fornisce il motivo della speranza. In Giovanni è fede in Gesù che viene da <strong>Dio</strong>, messia,<br />
ascolto <strong>delle</strong> sue parole. In genere negli altri testi del NT fede come dono prezioso <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>.<br />
In sostanza <strong>nel</strong> NT si afferma un <strong>Dio</strong> solo, padre <strong>di</strong> Gesù Cristo e al Cristo si abbina la<br />
qualifica <strong>di</strong> Dominus-Signore, molto vicino al platonico <strong>di</strong> Demiurgo. La concezione del<br />
Cristo come anima della chiesa e del cosmo si riassume <strong>nel</strong>la concezione del Corpo mistico,<br />
templum Dei, dove tutto si unisce <strong>nel</strong>la risurrezione-mutazione imminente <strong>di</strong> una Parusia o<br />
secondo ritorno <strong>di</strong> Cristo incombente su tutta la condotta del cristiano in attesa<br />
dell'inaugurazione del Regno <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> su questa terra.<br />
Parusia ♣ Nel NT la Parusia significa la venuta escatologica <strong>di</strong> Gesù, <strong>nel</strong>la gloria, insieme<br />
agli angeli, sulle nubi con potenza e gloria. Sarà preceduta da segni nei cieli, come un lampo<br />
ed il trono in cielo. Il momento della parusia è imminente, entro la generazione presente,<br />
anche se nessuno ne conosce l'ora: è un segreto del Padre che neppure il Figlio conosce. Ci<br />
sono tuttavia <strong>delle</strong> <strong>di</strong>scordanze notevoli in questi <strong>di</strong>scorsi <strong>di</strong> Gesù. In Paolo la parusia ha gli<br />
stessi caratteri <strong>di</strong> quella dei vangeli e ancora più sviluppata. Costante è in lui l'insistenza che i<br />
cristiani devono aspettare la venuta <strong>di</strong> Gesù, sperando in essa. Sorprende la quasi assenza<br />
della parusia in Giovanni; pare che la identifichi con la risurrezione <strong>di</strong> Gesù. È un segno della<br />
composizione tarda del suo vangelo, quando ormai le comunità cristiane non la consideravano<br />
più imminente. Il tema della parusia è uno dei più tormentati problemi dell'esegesi e della<br />
teologia del NT. Tra l'affermazione del suo tempo «sconosciuto» e della sua «imminenza» sta