L'idea di Dio nel Cristianesimo delle origini - Dott. Faustino Nazzi
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Ma <strong>nel</strong> IV secolo siamo ormai <strong>di</strong> fronte al dramma insolubile e strumentale dell'intrusione<br />
<strong>di</strong> tutto l'armamentario metafisico <strong>nel</strong>l'accezione del <strong>di</strong>vino, coinvolto <strong>nel</strong>l'ambito dell'essere<br />
definito in forma "infinita", una bella contrad<strong>di</strong>zione.<br />
Clemente Alessandrino (150-215c.) ♣ La sua antropologia è caratterizzata da un<br />
volontarismo ottimista. L'uomo, correttamente istruito, può decidere della sua salute; la sua<br />
libertà coopera con la grazia. Definisce esattamente la prescienza <strong>di</strong>vina, che non produce gli<br />
avvenimenti. Può influire sull'uomo, ma non come causa efficiente, mentre contribuisce a<br />
realizzare ciò che egli vuole da sé; <strong>di</strong>viene così Provvidenza (JUNOD 1976, p. 79). Della sua alta<br />
stima per la filosofia greca e stoica come via a Cristo si trovano citazioni che per buona metà<br />
provengono da Platone, per l'altra metà dalle parole <strong>di</strong> Gesù, intese queste ultime <strong>nel</strong> senso<br />
che conferiscono pieno significato ai passi presi da Platone. È citato 14 volte e ben 100 volte<br />
vengono citati suoi testi. La funzione della filosofia è simile a quella dell'AT: si <strong>di</strong>parte la<br />
linea ascendente della ricerca della verità che arriva a Cristo ed agli apostoli. I principi del suo<br />
pensiero provengono dalla filosofia alessandrino-giudaica e da quella platonica che include il<br />
me<strong>di</strong>oplatonismo della scuola tendente al neoplatonismo e in fine dal metodo del <strong>di</strong>alogo con<br />
lo gnosticismo. La sua concezione trinitaria è quella tipica <strong>di</strong> uno scrittore anteniceno, in<br />
pratica simile a quella <strong>di</strong> Giustino. La grande figura centrale invece è Cristo chiamato alla<br />
greca Logos (Dp 711).<br />
Il Pedagogo (MARROU 1960). Siamo in Alessandria verso il 200. Il Pedagogo si in<strong>di</strong>rizza<br />
alla comunità locale costituita dall'aristocrazia <strong>di</strong>rigente della società imperiale. Dà consigli<br />
sulla vita <strong>di</strong> ogni giorno, sulla toilette, sui rapporti con il personale <strong>di</strong> servizio. Il suo<br />
problema è: qual è il ricco che può salvarsi? Riconosce la possibilità <strong>di</strong> un invito presso i<br />
pagani, <strong>delle</strong> donne che partecipano col marito ai festini, la necessità <strong>di</strong> profumarsi<br />
moderatamente ecc. Si deduce che il <strong>Cristianesimo</strong> a quest'epoca non era più una religione <strong>di</strong><br />
illetterati, schiavi, artigiani o gente da poco. Era penetrato <strong>nel</strong> ceto superiore della società<br />
alessandrina che appare il baluardo dell'ellenismo. Il <strong>Cristianesimo</strong> non crea una civiltà, ma<br />
salva la presente, la penetra, la assume secondo i dettami evangelici. L'educazione e la cultura<br />
sono i beni più belli e più perfetti che <strong>di</strong>sponiamo <strong>nel</strong>la vita. Clemente ed i Padri non<br />
rivestiranno i loro messaggi dello stile classico per farli accettare ai letterati; essi erano degli<br />
uomini colti, dei membri qualificati dell'élite letteraria. Già la pre<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> Pietro e A<br />
<strong>Dio</strong>gneto intrapresero la strada portata a termine da Clemente, la via dell'ellenismo cristiano,<br />
quella dei padri dell'età d'oro del IV-V secolo, quella <strong>di</strong> tutta la cultura bizantina. Si risente<br />
l'influsso <strong>di</strong> Filone anche se non è citato esplicitamente. Conosce i poeti, Omero ed i classici<br />
sui quali riposa tutta la cultura ellenica dei tempi eroici come degli ultimi bizantini. Infarcire<br />
la propria prosa con reminiscenze classiche era per lo scrittore d'epoca imperiale con<strong>di</strong>zione<br />
necessaria per promuovere la sua opera a <strong>di</strong>gnità d'opera d'arte (Ivi, pp. 63-72).<br />
Il pedagogo è il Verbo, la Sapienza, il Cristo. Il bambino, cui si rivolge, è simbolo <strong>di</strong><br />
umiltà, semplicità <strong>di</strong> cuore, ingenuità e sincerità (Ivi, p. 25). I νέοι-giovani sono i cristianipopolo<br />
nuovo che partecipa con Cristo ad una primavera eterna che va rinnovandosi senza<br />
mai invecchiare, è la gioventù permanente dell'umanità, in polemica con l'accusa pagana <strong>di</strong><br />
essere popolo nuovo e quella gnostica degli uomini psichici, pneumatici ed ilici. Contro una<br />
presunta rivelazione segreta <strong>di</strong>ce che non vi è progresso superiore al battesimo, dove il<br />
cristiano ha ricevuto tutto ciò che deve ricevere (Ivi, p. 30). Clemente sottolinea il rapporto <strong>di</strong><br />
similitu<strong>di</strong>ne tra il corpo dell'uomo e la natura carnale del Verbo incarnato: la salvezza si<br />
riferisce all'uomo intero corpo e anima. Da ciò deriva una morale che reagisce allo<br />
spiritualismo esagerato degli gnostici, ribadendo l'obiettivo <strong>di</strong> santificare la carne stessa<br />
destinata alla risurrezione (Ivi, p. 33).<br />
Questo tratto moderato assume importanza decisiva per capire lo stile dell'ascetismo<br />
aquileiese, tutt'altro che <strong>di</strong>sposto a qualsiasi encratismo fino a rifiutarsi all'epoca <strong>di</strong> Rufino e<br />
Cromazio <strong>di</strong> assecondare l'ascetismo geronimiano che portò allo sciogliersi del "conventus"<br />
aquileiese.<br />
La bontà fondante originaria della pedagogia del Verbo verso l'umanità è legata all'atto