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L'idea di Dio nel Cristianesimo delle origini - Dott. Faustino Nazzi

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contrappongono ad essa. A questa chiesa dunque in ragione della sua origine più eccellente è<br />

necessario che si rapporti ogni chiesa, cioè tutte quelle chiese ortodosse sparse <strong>nel</strong> mondo,<br />

<strong>nel</strong>la quale chiesa <strong>di</strong> Roma è stata sempre mantenuta integra da queste chiese <strong>di</strong>ffuse<br />

ovunque la tra<strong>di</strong>zione tramandata dagli apostoli» (Fr. 2, 3,2, /p. 32. «Sed quoniam valde longum est in<br />

hoc tali volumine omnium Ecclesiarum enumerare successiones, maximae et antiquissimae et omnibus cognitae,<br />

a gloriosissimis duobus apostolis Petro et Paulo Romae fundatae et constitutae Ecclesiae, eam quam habet ab<br />

apostolis tra<strong>di</strong>tionem et adnuntiatam hominibus fidem per successione episcoporum pervenientem usque ad nos<br />

iu<strong>di</strong>cantes, confun<strong>di</strong>mus omnes eas qui quoquo modo, vel per sibiplacentiam vel vanam gloriam vel per<br />

caecitatem et sententiam malam, praeter quam oportet colligunt: ad hanc enim Ecclesiam propter potentiorem<br />

principalitatem necesse est omnem convenire Ecclesiam, hoc est eas qui sunt un<strong>di</strong>que fideles, in qua semper ab<br />

his qui sunt un<strong>di</strong>que conservata est ea quae est ab apostolis tra<strong>di</strong>tio».<br />

È il testo classico della centralità romana, ma con un particolare che <strong>di</strong>ce quale fosse la<br />

tra<strong>di</strong>zione fin lì seguita e con<strong>di</strong>visa e cioè che la fede non si riduceva ad una teoria, quanto ad<br />

una convergenza <strong>di</strong> testimonianze e contributi intrinseci e sostanziali da parte <strong>di</strong> tutte le chiese<br />

ortodosse. Abbiamo sottolineato il brano giu<strong>di</strong>cato "<strong>di</strong>fficoltoso" dal nostro curatore Rousseau<br />

che, per trarsi d'impaccio, ha attribuito ad «in qua» un valore strumentale "grazie alla quale",<br />

anche se né il greco né il latino autorizzano una tale interpretazione, estranea la contesto.<br />

Ma la <strong>di</strong>fficoltà dovuta a deformazione mentale dell'attuale concezione del primato romano<br />

è risolta da Ireneo stesso con l'applicazione seguente: «E <strong>nel</strong> caso persista una qualche<br />

contrarietà non è forse logico ricorrere alle chiese più antiche <strong>nel</strong>le quali hanno esercitato<br />

gli apostoli e da queste derivare ciò che è certo e chiaro? E se gli apostoli ci lasciarono le<br />

scritture, non era forse necessario seguire quell'or<strong>di</strong>ne e quella tra<strong>di</strong>zione che comunicarono<br />

a coloro cui affidarono le chiese?» (Fr 2, 4,1, /p. 46. «Et si mo<strong>di</strong>co aliqua quaestione <strong>di</strong>sceptata esset,<br />

nonne oporteret in antiquissimas recurrere Ecclesias in quibus apostoli conversati sunt et ab eis de praesenti<br />

questiones sumere quod certum et vere liquidum est? Quid autem si non apostoli quidem Scripturas reliquissent<br />

nobis, nonne oportebat or<strong>di</strong>nem sequi tra<strong>di</strong>tionis quam tra<strong>di</strong>derunt his quibus committebant Ecclesias?»).<br />

Questa era la verità «un<strong>di</strong>que», quella che gli apostoli avevano <strong>di</strong>sseminato e lasciato in<br />

ere<strong>di</strong>tà alle singole chiese da loro fondate e che in seguito configureranno la tetrarchia e<br />

pentarchia <strong>delle</strong> quattro o cinque chiese <strong>di</strong> riferimento assieme a Roma. Non si era ancora<br />

posto il criterio dell'ortodossia sulla base <strong>di</strong> una teologia dogmatica, quanto <strong>nel</strong>la gestione<br />

impegnata e zelante <strong>di</strong> una successione apostolica con<strong>di</strong>visa ovunque. Ciò che univa non era<br />

l'obbe<strong>di</strong>enza, ma la convergenza ed il contributo del «depositum fidei» <strong>delle</strong> singole chiese<br />

apostoliche. Significativo che Ireneo non commenti il testo classico del primato romano (Mt<br />

16,16-19).<br />

Riporta poi l'episo<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Policarpo che al bagno pubblico incontra l'eretico Cerinto:<br />

«Quando vide Cerinto, uscì dal bagno non lavato, <strong>di</strong>cendo che temeva che gli cadesse<br />

addosso dal momento che c'era dentro anche Cerinto nemico della verità» («Cum vi<strong>di</strong>sset<br />

Cerinthum, exsilierit de balneo non lotus, <strong>di</strong>cens quod timeat ne balneum conci<strong>di</strong>t, cum intus esset Cerinthus<br />

inimicus veritatis»). In altra occasione l'eretico Marciano gli chiede: «Ci conosci? Rispose: Ti<br />

conosco quale primogenito <strong>di</strong> Satana» (Ivi. «Cognosce nos? Respon<strong>di</strong>t: Cognosco te primogenitum<br />

Satanae»). Stava commentando il passo <strong>di</strong> Paolo: «Allontana da te, dopo un primo ed un<br />

secondo ammonimento, chiunque provochi scissioni, ben sapendo che un tale in<strong>di</strong>viduo è un<br />

perverso, un peccatore che si condanna da se stesso» (Tit. 3,10-11. «Haereticum hominem, post<br />

unam et secundam correptionem, devita, sciens quia subversus est qui eiusmo<strong>di</strong> est, et delinquit, cum sit proprio<br />

ju<strong>di</strong>cio condemnatus»).<br />

Può darsi che tale condotta sia presente fin dal vangelo, ma c'è pure <strong>nel</strong> vangelo la parabola<br />

della zizzania e del grano buono e l'ammonimento «nescitis quo animo estis». Per cui va<br />

osservato come un'allergia così intollerante nei confronti del <strong>di</strong>ssenso e della varietà deve<br />

essersi affermata gradualmente imponendosi perfino nei testi neotestamentari, magari per<br />

interpolazione, per attribuzione o ritardata composizione. L'intolleranza verso il potere<br />

politico, ebrei e <strong>di</strong>ssidenti è una brutta china su cui si è messa la chiesa ufficiale, ma non tutta,<br />

tanto da lasciar supporre un atteggiamento più <strong>di</strong>ffuso <strong>di</strong> tolleranza ed in ogni caso <strong>di</strong> non<br />

integralismo che è sopravvissuto a lungo con tracce facilmente rilevabili. Quello che<br />

sorprende <strong>nel</strong>l'antichità è l'inefficienza <strong>delle</strong> affermazioni più apo<strong>di</strong>ttiche sia dei padri che<br />

<strong>delle</strong> decisioni della chiesa. L'in<strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> fronte alla loro applicazione è documentata

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