L'idea di Dio nel Cristianesimo delle origini - Dott. Faustino Nazzi
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sol<strong>di</strong>, altri ancora per ignoranza osarono dedurne i nomi sulla base <strong>di</strong> un'errata<br />
numerazione. Ma coloro che con semplicità e senza intenzioni seconde hanno fatto una tal<br />
cosa pensiamo che possano ottenere il perdono da <strong>Dio</strong>. Tutti quelli invece che per vanagloria<br />
stabiliscono rapporti tra nomi e numeri falsi ed in particolare coloro che decifrato un nome<br />
dedussero che quello è colui che deve venire, non senza gravi conseguenze avranno fatto ciò<br />
dal momento che hanno ingannato se stessi e coloro che furono da loro ingannati» (V** 30,1, /<br />
p. 375. «Hoc autem arbitror scriptorum peccatum fuisse, ut solet fieri, quoniam et per litteras numeri ponuntur,<br />
facile littera graeca quae sexaginta enuntiat numerum in iota graecorum litteram expansa. Post deinde quidam<br />
sine exquisitione hoc acceperunt: alii quidem simpliciter et i<strong>di</strong>otice usurpaverunt denarium numerum, quidem<br />
autem et per ignorantiam ausi sunt et nomina exquirere habentia falsum erroris numerum. Sed his quidem qui<br />
simpliciter et sine malitia hoc fecerunt arbitramur veniam dari a Deo; quotquot autem secundum inanem<br />
gloriam statuunt nomina continentia falsum numerum et quot a se fuerit a<strong>di</strong>nventum nomen definierunt esse<br />
illius qui venturus est, non sine damno tale exient, quippe qui et semetipsos et credentes sibi seduxerunt»).<br />
Ma per il 666 ha come fonte l'Apocalisse: «Ma coloro che conoscono con precisione il<br />
valore del numero sei in quanto riportato <strong>nel</strong>la Scrittura, sostengano prima <strong>di</strong> tutto che<br />
corrisponda alla <strong>di</strong>visione in <strong>di</strong>eci regni; quin<strong>di</strong>, durante il loro regno e perseguendo i loro<br />
affari per espandere il loro regno, a costoro d'improvviso capitò che il regno riven<strong>di</strong>cato li<br />
terrorizzerà col nome che contiene il suddetto numero; conoscere veramente questo significa<br />
in<strong>di</strong>viduare l'abominazione della desolazione» (V** 30,2, /p. 378. «Sed scientes firmiter numerum<br />
quia Scriptura sex (Ap 13,18) sustineant primum quidem <strong>di</strong>visionem regni in decem; post deinde, illis<br />
regnantibus et incipientibus corrigere sua negotia et augere suum regnum, qui de improviso advenerit regnum<br />
sibi vin<strong>di</strong>cans et terrebit prae<strong>di</strong>ctos habens nomen continens prae<strong>di</strong>ctum numerum, hunc vere cognoscere esse<br />
abominationem desolationis»). «Infatti il nome <strong>di</strong> ΕΥΑΝΘΑΣ (eyanoas) contiene il numero <strong>di</strong> cui<br />
si parla, senza affermare alcunché nei suoi confronti. Ma in ΛΑΤΕΙΝΟΣ (lateinos) è<br />
contenuto il nome corrispondente al numero 666 ed è altamente verosimile, perché l'ultimo<br />
regno contiene tale vocabolo: i latini sono infatti coloro che regnano attualmente: ma noi<br />
non ci gloriamo del fatto. Ma in TEITAN la prima sillaba scritta con due vocali greche ε et ι<br />
<strong>di</strong> tutti i nomi che si trovano fra noi, sono assolutamente degni <strong>di</strong> fede» (V** v, 30,3, /p. 382.<br />
«ΕΥΑΝΘΑΣ enim nomen habet numerum de quo quaeritur, sed nihil de eo affirmamus. Sed ex ΛΑΤΕΙΝΟΣ<br />
nomen habet sexcentorum sexaginta sex numerum, et valde verisimile est, quoniam novissimum regnum hoc<br />
habet vocabulum: latini enim sunt qui nunc regnant: sed non in hoc nos gloriamur. Sed in ΤΕΙΤΑΝ, prima<br />
sillaba per duos graecos vocales ε et ι scripta omnium nominum quae apud nos inveniuntur magis fide <strong>di</strong>gnum<br />
est»).<br />
Ireneo <strong>di</strong>mostra la perfetta convenienza della cifra della Scrittura: 6 centene, 6 decine, 6<br />
unità in vista <strong>di</strong> una ricapitolazione <strong>di</strong> tutte le apostasie commesse durante i 6 mila anni.<br />
Perché la tripla ripetizione del 6 e perché questo numero piuttosto <strong>di</strong> un altro? 1-La cifra<br />
esprime in millenari la durata totale del mondo, come esprime la durata totale della creazione<br />
in giorni, giorni a millenari si identificano in qualche modo perché un giorno del Signore è<br />
come mille anni. 2- Perché la triplice ripetizione <strong>delle</strong> stesse cifre? Per significare la<br />
ricapitolazione dell'apostasia perpetrata <strong>nel</strong> corso dei 6 millenni della storia del mondo. Che<br />
cosa è infatti questo periodo <strong>di</strong> storia se non un lungo <strong>di</strong>spiegamento d'apostasia, ingiustizia e<br />
<strong>di</strong> male che <strong>Dio</strong> permette per il bene dei suoi eletti per i quali la tribolazione è necessaria<br />
come il fuoco per l'oro non ancora purificato? L'anticristo, giungendo alla fine del sesto<br />
millennio deve ricapitolare <strong>nel</strong>la sua persona tutta l'apostasia e tutto il male perpetrato <strong>nel</strong><br />
corso <strong>di</strong> tutta la storia del mondo, male che aveva Noè al momento del <strong>di</strong>luvio e <strong>nel</strong>la<br />
<strong>di</strong>mensione della statua elevata da Nabucodonosor (600+60+6). La cifra allora 666, rivelata da<br />
<strong>Dio</strong> <strong>nel</strong>la Scrittura, conviene perfettamente per definire il carattere proprio dell'anticristo ed il<br />
suo ruolo provvidenziale <strong>nel</strong>l'ultima tappa dell'economia della salvezza. Ireneo appella alla<br />
nostra ragione che può e deve <strong>di</strong>re la sua parola riflettendo sull'affermazione della Scrittura e<br />
ricorrendo alla «convenienza» (Ivi, p. 333).<br />
Ireneo stabilisce un rapporto tra il peccato dell'uomo e il carattere del nostro mondo. Il<br />
mondo è stato creato temporale dall'origine a causa della trasgressione dell'uomo conosciuto<br />
prima da <strong>Dio</strong> in modo infallibile. La prescienza <strong>di</strong>vina è un tratto magistrale della riflessione<br />
teologica <strong>di</strong> Ireneo. La prescienza <strong>di</strong>vina è assoluta e universale: «affinché potesse conoscere<br />
l'uomo tutto era previsto da <strong>Dio</strong> (IV, 32,2)...<strong>Dio</strong> poi conoscendo tutto...» (IV 39,4. «ut <strong>di</strong>sceret