Istruzioni per mandare opere dattiloscritte a Giulio Mozzi, affinché ...

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quindi le farò venire pure io gli attacchi di disperazione!!!!! ) Lei non può immaginare quanto io sia felice dopo che ho letto il suo commento, rivolto solo ed esclusivamente a me…! Non che fosse una risposta “amichevole”, anzi…. Il contrario!!! Però sono raggiante, felicissima, mi basta davvero poco!!! Per un solo piccolo istante non mi sono più sentita una goccia nel mare…! Lei sarà sicuramente senza parole, esausto, sconvolto, non riuscirà a capacitarsi, vorrà gettare la spugna, scappare lontano e arrendersi…spero di no!!!!! Continui a strigliarmi. Imparerò prima o poi…! Con affetto eugi 49. andrea barbieri Dice: 8 marzo 2011 alle 14:59 modifica Mi pare che il discorso razzista non si serva di giudizi di valore, ma di asserzioni su fatti (infondati/falsi) espliciti o allusi, utilizzati in operazioni logiche (fallaci). 50. mariangela Dice: 8 marzo 2011 alle 18:37 modifica Gentile Giulio, inviare un testo all’indirizzo mail da lei indicato, comporta una sua diretta lettura del testo o c’è un comitato di lettura apposito? L’oggetto della mail è vibrisselibri, giusto? 51. Marco Dice: 8 marzo 2011 alle 21:58 modifica http://it.answers.yahoo.com/question/index?qid=20100120123358AAmvrcn 52. Peppe Dice: 8 marzo 2011 alle 23:24 modifica Gentile Giulio, volevo chiedere, gentilmente, se inviando un opera all’indirizzo mail da lei indicato si debba specificare qualcosa nell’oggetto della mail. Ricordo di aver letto da qualche parte che si debba scrivere vibrisselibri, può confermarlo? Inoltre il testo verrà letto da lei direttamente o c’è un comitato di lettura? Grazie. 53. Giulio Mozzi Dice: 9 marzo 2011 alle 05:48 modifica Paolo: ho scritto quel che ho scritto, molte volte, solo perché mi sembrava giusto farlo: non è stato piacevole e potevo farne a meno. La scrittura in sé non è per me quasi mai un piacere in senso edonistico (avevo capito che tu intendessi questo). Erano un piacere le storielle che pubblicavo nel diario in rete. “Per l’utilità dei commenti, se prendiamo in considerazione solo l’utilità per chi scrive un post, allora molti commenti non andrebbero neppure scritti”. Diciamo che un ragionamento dal quale non consegua nessuna prassi, o ipotesi o proposta di prassi, mi pare poco interessante. “Sull’asimmetria, non sono d’accordo. Esiste un ‘potere contrattuale’ che sta nelle mani di una sola delle due parti,
cioè di chi legge per scegliere cosa pubblicare”. Sì. Ed esiste un altro potere contrattuale, più forte, che sta nelle mani di una sola delle due parti, cioè di chi è capace di fabbricare cose belle; che sono belle indipendentemente da tutto. Chi fabbrica cose belle e non è consapevole di questo suo potere, è destinato al servilismo. “E’ possibile che, tra chi legge, ci siano anche ‘semplici’ lettori che non hanno mai affrontato il percorso che serve per arrivare alla pubblicazione”. Sì. Credo che a costoro le tue considerazioni non servano a niente, soprattutto quando contengono affermazioni non vere. “Davvero preferiresti ricevere una telefonata?”. Il mio telefono è pubblicato qui in vibrisse, in FaceBook, eccetera. Rispondere a una telefonata è meno impegnativo che scrivere una lettera, ricevere una risposta, rispondere alla risposta, eccetera. Andrea: “Se è vero che ogni pensiero razzista si basa su un giudizio di valore non è vero che ogni giudizio di valore è fondamento di razzismo”. E’ vero, ma non c’entra. “Non riesco a capire perchè un insieme definito da una singola parola (letteratura) è fondamento di razzismo mentre un insieme definito da due parole (letteratura bella) no”. Ma quello delle “opere letterarie belle” non è un insieme, perché ciascuno di noi ci metterebbe dentro cose diverse. In altre parole: usare l’aggettivo “bello” mostra tutta la soggettività (e quindi la non usabilità in senso razzistico) del giudizio di valore. Azzurra: “Secondo me questo post dovrebbe dissuadere dal mandare, e non il contrario. oppure mandare solo nel caso in cui si sia, dopo lunga e meditatissima considerazione, certi -certi- di aver fatto il proprio meglio”. Questa è appunto la mia speranza. Grazie. 54. Giulio Mozzi Dice: 9 marzo 2011 alle 05:52 modifica Mariangela, Peppe (se non siete la stessa persona, visto che avete inserito commenti quasi identici a ripetizione, senza accorgervi dell’avviso di messa in moderazione: che pure vi è apparso, e bastava leggere): se rileggete il mio articolo, noterete che non vi si parla di vibrisselibri. Che è stata una bella esperienza, che a giorni pubblicherà un nuovo libro, ma probabilmente va a chiudere l’attività: per esaurimento delle energie disponibili. 55. Camillo Dice: 9 marzo 2011 alle 17:45 modifica Seguo Vibrisse ormai da un certo tempo, e sono stato spesso tentato di inserirmi nelle discussioni di mio particolare interesse. Alla fine ho sempre rinunciato, fedele al principio che – se non si è sicuri di dire qualcosa di intelligente o, almeno, di non completamente sciocco – è meglio tacere. Quasi certamente farei bene ad attenermi a tale regola anche questa volta: temo già i rimproveri che mi farò fra qualche ora, e quelli che forse mi farà il buon GM, nella sua ruvida schiettezza (che peraltro apprezzo molto). Il fatto è che il post sulle modalità di invio dei dattiloscritti, e la conversazione che ne è seguita riguardo all’attività di valutazione degli aspiranti scrittori, mi interpellano a viva forza. Confesso infatti di essere uno dei 22 desperados che, a poche ore dalla pubblicazione dell’articolo, aveva prontamente inviato la propria opera (nel mio caso si tratta di una recidiva, in quanto avevo già spedito il romanzo in forma cartacea, un paio di mesi fa), con tutto il corredo di pathos che altri hanno sopra descritto in maniera piuttosto condivisibile. Non voglio aggiungere ulteriori elementi al “lato scrittore”, a forte rischio di sentimentalismo autoreferenziale; proverei invece ad affrontare il “lato editor”, cercando di rispondere alla domanda che GM pone apertamente, e a quella – più sostanziale – che rimane implicita. Quale commento o indicazione pratica riguardo alla modalità di valutazione? A Giulio chiederei umilmente di rivalutare la sua decisione di non fornirci più alcuna risposta nei casi in cui il dattiloscritto non sia di suo interesse, lasciandoci così in quella trepidante attesa che una speranza insensata è in grado di prolungare indeterminatamente. Una risposta, anche breve, anche preconfezionata (“Ho ricevuto e letto la sua opera. Purtroppo non la trovo di mio gusto. La prego di non voler rispondere a questo messaggio, perché non sono in grado di fornire singoli pareri personali”), sarebbe un atto di carità cristiana: darci una tomba su cui piangere. Oltre a questo, credo che libererebbe anche il povero editor dagli ulteriori disturbi di chi, come ho fatto io ieri, vuole togliersi ogni dubbio riguardo l’avvenuta valutazione della propria creatura. La seconda domanda, quella che GM lascia inespressa, è però più importante: dato atto che, in questo ed altri post, l’autore non invita a spedire materiale ma, al contrario, pone una serie di avvertimenti che dovrebbero scoraggiare invii
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