Istruzioni per mandare opere dattiloscritte a Giulio Mozzi, affinché ...
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Musica <strong>per</strong> quando eravamo giovani »<br />
<strong>Istruzioni</strong> <strong>per</strong> <strong>mandare</strong> o<strong>per</strong>e <strong>dattiloscritte</strong> a <strong>Giulio</strong> <strong>Mozzi</strong>, <strong>affinché</strong> egli<br />
possa leggerle con tutto comodo<br />
by <strong>Giulio</strong> <strong>Mozzi</strong><br />
Kathy Bates in "Misery non deve morire"<br />
Vedi anche i seguenti articoli:<br />
- Dieci modi quasi sicuri <strong>per</strong> far sì che <strong>Giulio</strong> <strong>Mozzi</strong> non legga il vostro romanzo.<br />
- <strong>Istruzioni</strong> <strong>per</strong> impaginare un testo in modo tale che chi lo leggerà non vi voglia male.<br />
- Tutte le cose che un autore alle prime armi deve sa<strong>per</strong>e sul conto degli editori.<br />
- Spiegazione del <strong>per</strong>ché, chi volesse <strong>mandare</strong> una propria o<strong>per</strong>a in lettura a <strong>Giulio</strong> <strong>Mozzi</strong>, è meglio se manda un’o<strong>per</strong>a nella quale crede.<br />
di giuliomozzi<br />
1. Mi sono dotato di una macchinetta portatile e leggera <strong>per</strong> leggere documenti. Quindi, d’ora in poi, preferisco ricevere le<br />
o<strong>per</strong>e <strong>dattiloscritte</strong> via email (giuliomozzi[chiocciola]gmail[punto]com) piuttosto che <strong>per</strong> posta ordinaria.<br />
2. Per essere leggibili dalla mia macchinetta portatile e leggera, le o<strong>per</strong>e <strong>dattiloscritte</strong> dovranno essere preferibilmente in<br />
formato Rtf (vanno bene, ma meno bene: nel senso che poi devo trasformarli uno a uno in Rtf, i formati Doc o Odt o Docx. Il<br />
formato Pdf proprio non va bene. Se il testo presenta soluzioni grafiche particolari, tali da consigliare l’invio dell’o<strong>per</strong>a<br />
impaginata in Pdf, l’ideale <strong>per</strong> me è ricevere sia un Pdf sia un file in Rtf.<br />
3. Nella prima pagina dell’o<strong>per</strong>a dattiloscritta dovranno esserci: il nome dell’autore o autrice; il telefono; l’indirizzo di posta<br />
elettronica, il titolo dell’o<strong>per</strong>a. Faccio notare che la maggior parte dei dattiloscritti che ricevo via posta elettronica, al<br />
momento, non hanno queste indicazioni (nemmeno il titolo) nella prima pagina (né nelle successive; qualcuno le reca<br />
nell’ultima).<br />
4. Il nome del file dovrà essere composto da: il nome dell’autore, il titolo dell’o<strong>per</strong>a, la data della spedizione. In questo modo<br />
potrò archiviare il tutto con grande facilità e leggere le o<strong>per</strong>e nell’ordine cronologico del ricevimento. L’ideale è un nome del
tipo: NomeCognome_TitoloDellO<strong>per</strong>a_25-02-2011.rtf. I nomi di file più diffusi, tra le o<strong>per</strong>e letterarie che ricevo in formato<br />
digitale, sono: romanzo.doc, terzastesura.doc, <strong>per</strong>giuliomozzi.doc, e cose simili. Capite bene che se il file si chiama così, e<br />
magari dentro il testo non ci sono né il nome dell’autore né il titolo dell’o<strong>per</strong>a, l’archiviazione si fa complicata: devo cambiare<br />
nome al file, inserire i dati dentro al testo (magari ricu<strong>per</strong>andoli dalla lettera accompagnatoria), eccetera. Basta una svista e –<br />
magia! – il testo <strong>per</strong>de ogni connessione con chi l’ha scritto.<br />
5. Ricevo, in carta o in digitale, ormai più di cinque o<strong>per</strong>e <strong>dattiloscritte</strong> al giorno: nel 2010, circa 900 in carta e circa 600 in<br />
digitale. Le o<strong>per</strong>e che trovo davvero di un qualche interesse, ogni anno, sono non più di una ventina; quelle che riesco a<br />
portare alla pubblicazione sono tre o quattro. Vi prego di tenere presenti questi numeri. Più o meno nove o<strong>per</strong>e su dieci sono<br />
tali da poter essere liquidate dopo la lettura di venti, trenta pagine; me ne restano comunque centoncinquanta l’anno da<br />
leggere integralmente (circa una ogni due giorni). In questo conto non includo i testi che mi passa l’editore <strong>per</strong> chiedermi<br />
un’opinione (non sono molti) o che mi vengono spediti dagli agenti (anche questi non sono molti). Ho deciso dunque di farmi<br />
vivo solo quando ciò che leggo mi interessa, mi fa immaginare che dietro il testo ci sia una <strong>per</strong>sona veramente capace di fare<br />
ciò che vuol fare, mi fa venire voglia di battermi <strong>per</strong> la pubblicazione dell’o<strong>per</strong>a (se è un’o<strong>per</strong>a già fatta e finita) o di mettermi<br />
a disposizione di chi l’ha scritta (se è un’o<strong>per</strong>a incompleta, o incompiuta, o piena di ingenuità, o palesemente giovanile,<br />
eccetera).<br />
6. Mettiamo che scrivere una lettera <strong>per</strong> spiegare a Tizio <strong>per</strong>ché il suo lavoro mi è sembrato non interessante, o troppo poco<br />
interessante, richieda cinque minuti. E’ probabile che, ricevuta la lettera, Tizio risponda (succede quasi sempre, in realtà); e<br />
che risponda facendo delle domande, o chiedendo dei consigli. La scrittura dei consigli e delle domande può richiedere altri<br />
cinque minuti. Fanno dieci minuti in tutto. Se scrivessi quindi una lettera <strong>per</strong> ogni testo che trovo privo o scarso d’interesse,<br />
ossia se scrivessi 1.400 lettere (circa) e altre 1.400 risposte alla risposta, impiegherei 14.000 minuti l’anno, ossia circa 230<br />
ore l’anno. Un mese e dieci giorni di lavoro. Ora, mi domando: ha senso che io dedichi un mese e dieci giorni di lavoro, ogni<br />
anno, a o<strong>per</strong>e letterarie che trovo di scarso o nullo interesse? Mi rispondo: non ha senso; preferisco dedicare quel tempo a<br />
o<strong>per</strong>e letterarie che trovo interessanti o molto interessanti. Per questo dico: cerco di tenere il passo con le letture, se non mi<br />
faccio vivo entro due mesi vuol dire che l’o<strong>per</strong>a non mi interessa.<br />
7. Da qualche anno lavoro <strong>per</strong> Einaudi Stile libero. Non sono un editor (editor è chi, all’interno della casa editrice, prende<br />
decisioni su cosa pubblicare) ma un consulente: ho il potere di proporre, non quello di decidere. Da qualche anno non lavoro<br />
più <strong>per</strong> Sironi Editore. Sono in rapporti di reciproca stima con molte <strong>per</strong>sone che lavorano nell’editoria. Collaboro in amicizia<br />
con Laurana Editore (il mio ruolo ufficiale è spiegato qui). Non sono un agente.<br />
8. Non sono disponibile a leggere o<strong>per</strong>e letterarie <strong>dattiloscritte</strong> <strong>per</strong> “esprimere un’opinione” o “dare un consiglio”. L’unica<br />
cosa che posso fare è leggere o<strong>per</strong>e letterarie <strong>dattiloscritte</strong> <strong>per</strong> decidere se mi interessano o non mi interessano, se ho voglia<br />
di battermi <strong>per</strong> la loro pubblicazione o se ho voglia di mettermi a disposizione di chi le ha scritte.<br />
9. La vostra o<strong>per</strong>a letteraria, al di là della fallibilità del mio giudizio, potrebbe essere veramente brutta. E’ possibile che, se<br />
nessuno vuole pubblicarla, ciò avvenga appunto a causa di tale bruttezza. A chi ha scritto un’o<strong>per</strong>a veramente brutta non è<br />
possibile dare consigli: errori e ingenuità ammettono rimedio, la bruttezza no. Quasi ogni volta che ho detto a qualcuno: non<br />
ho voglia di battermi <strong>per</strong> la pubblicazione della tua o<strong>per</strong>a, <strong>per</strong>ché mi sembra veramente brutta, ho ricevuto in cambio insulti.<br />
10. Se queste istruzioni non sono del tutto chiare, se ne servono altre: scrivete nei commenti.<br />
Aricolo riveduto il 23 marzo 2011, il 20 settembre 2011, il 5 gennaio 2012, l’8 gennaio 2012.<br />
This entry was posted on 7 marzo 2011 at 06:00 and is filed under Teoria e pratica. Segui i commenti a questo post con il feed RSS 2.0. Puoi<br />
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244 Risposte a “<strong>Istruzioni</strong> <strong>per</strong> <strong>mandare</strong> o<strong>per</strong>e <strong>dattiloscritte</strong> a <strong>Giulio</strong> <strong>Mozzi</strong>, <strong>affinché</strong> egli<br />
possa leggerle con tutto comodo”<br />
1. cletus Dice:<br />
7 marzo 2011 alle 07:31 modifica<br />
Se ci fosse il bottone di Facebook [in calce a questo post] con la scritta MI PIACE, giuro, lo cliccherei. Mi pare<br />
venato da un’ironia sottesa, e stamattina, alla sua lettura ho sorriso.
2. Azzurra Dice:<br />
7 marzo 2011 alle 08:16 modifica<br />
Beh sinceramente trovo tale titanico lavoro una cosa che potrebbe far sfiorare la santità. 900 o<strong>per</strong>e l’anno… Mi<br />
piacerebbe sa<strong>per</strong>e qual è il soggetto più gettonato. Comunque, grazie, direi a nome di tutti- anche da chi l’ O<strong>per</strong>a non<br />
gliel’ha mandata. Svolge compito ingrato a volte.<br />
3. <strong>Giulio</strong> <strong>Mozzi</strong> Dice:<br />
7 marzo 2011 alle 08:29 modifica<br />
Azzurra, qui trovi una risposta di sei anni fa alla tua domanda di oggi. Rispetto a sei anni fa, direi che è diminuito<br />
l’horror e lo splatter; sono arrivati naturalmente i vampiri; è quasi sparito il romenzo d’aspirazione “generazionale”; si<br />
moltiplicano le storie in cui ci sono quattro amici (non amiche: amici) che escono insieme dalla scuola, e hanno quattro<br />
destini diversi (inevitabilmente uno more e uno finisce tossico); incrementano le storie d’amore; sono spariti i testi che si<br />
autodefiniscono “s<strong>per</strong>imentali”; il tutto sembra fatto sempre meglio, con sempre maggiore consapevolezza tecnica,<br />
quasi con professionalità: il che non è necessariamente un bene, e non è necessariamente un male. Così, a occhio.<br />
4. Francesco Cecchini Dice:<br />
7 marzo 2011 alle 08:36 modifica<br />
Caro <strong>Giulio</strong>,<br />
l’anno scorso ti ho inviato un manoscritto in versione cartacea. Comunque considerata la quantità mostruosa di<br />
dattiloscritti che ti arrivano capisco la difficoltà a dare una risposta.<br />
Mi puoi indicare con esattezza l’indirizzo e-mail al quale inviare il materiale.<br />
Grazie in ogni caso <strong>per</strong> l’attenzione.<br />
Un cordiale saluto e buon lavoro,<br />
Francesco<br />
5. marta alba ancona Dice:<br />
7 marzo 2011 alle 08:38 modifica<br />
manderò queste istruzioni a qualche aspirante scrittore: daranno un’idea della spropositata quantità di scritture (e<br />
scrittori).<br />
come la maggior parte degli italiani scrivo anche io, ma non ho mai rotto le scatole a nessuno, ben consapevole di<br />
quanto dici. è anche vero che non è solo alta la qualità del pubblicato, anzi, ne gira robaccia! e allora ogni tanto uno si<br />
chiede ma <strong>per</strong>ché questa schifezza ha gli onori della stampa, e questa cosa mia, che è di certo migliore, no? sono tropo<br />
pigra <strong>per</strong> rispondermi…<br />
ciao<br />
6. <strong>Giulio</strong> <strong>Mozzi</strong> Dice:<br />
7 marzo 2011 alle 08:55 modifica<br />
Francesco: l’indirizzo che mi chiedi di “indicare con esattezza” è quello scritto nella terza riga dell’articolo.<br />
A volte mi vengono degli attacchi di dis<strong>per</strong>azione.<br />
7. eugenia Dice:<br />
7 marzo 2011 alle 09:08 modifica<br />
Aspetterò con tutto il cuore questi due mesi, l’attesa è davvero la cosa più bella e terrificante!…<br />
anche se il solo pensiero che il mio racconto possa sembrare “brutto” mi fa davvero paura…<br />
Però non <strong>per</strong>derò mai la s<strong>per</strong>anza e continuerò a scrivere.<br />
Nel frattempo lavorerò, ritirerò lo stipendio, pagherò le bollette, uscirò la domenica, cucinerò, laverò i panni, strerò,
innaffierò i fiori….<br />
senza mai dimenticare la presunzione di avere un piccolo, umile, simpatico, furbissimo sogno da realizzare…!! . Doc.<br />
8. Silvia Dice:<br />
7 marzo 2011 alle 09:45 modifica<br />
Caro <strong>Giulio</strong> (<strong>per</strong>dona la confidenza del “caro”, ma dopo aver letto queste cifre verrebbe spontaneo darti un<br />
abbraccio),<br />
non so proprio come fai. L’unica parola che potrebbe giustificare tutto questo è: vocazione.<br />
Buon lavoro!<br />
9. fulvio Dice:<br />
7 marzo 2011 alle 09:54 modifica<br />
Carina l’immagine che hai scelto <strong>per</strong> queste tue “istruzioni”.<br />
10. lucio angelini Dice:<br />
7 marzo 2011 alle 10:12 modifica<br />
Ok, ti mando la mia ultima o<strong>per</strong>a <strong>per</strong> ridarti una chance. Non <strong>per</strong>dermi anche questa:-)<br />
11. excerpta Dice:<br />
7 marzo 2011 alle 10:36 modifica<br />
Egregio signore,<br />
Sono ormai tre mesi che ho avuto l’ardire di sottoporre alla Sua indiscussa competenza un’O<strong>per</strong>a che l’unanime<br />
giudizio della mia palazzina ha bollato come irrimediabilmente brutta, e alla quale Lei, egregio signore, non ha concesso<br />
nemmeno quei miseri 5 minuti (10 in istanza di appello) <strong>per</strong> non darmi consigli, suggerire rimedi, incoraggiare soluzioni,<br />
disilludere ingenuità. Ebbene mi sono detto ora <strong>per</strong> allora: t’impegni, resisti, insisti, <strong>per</strong>sisti… e il signor<br />
giuliomozzi[chiocciola]gmail[punto]com come si interfaccia alla rogazione? Niente, non il più piccolo riscontro mono o<br />
bisillabico, non una formula anodina come “senza nulla a pretendere” o “passi dalla cassa”; tutto avrebbe fatto gioco<br />
alla mia disturbata vanità, anche un “ma va là” buttato lì come un mantra nel sottotesto.<br />
Se adesso invece Ella avesse la compiacenza di ripensare alla mia O<strong>per</strong>a con mente più propensa, Le rammento il<br />
nome del file con cui la spedii via posta prioritaria: o<strong>per</strong>a.jpg (e non mi venga a raccontare che non riesce a visualizzare<br />
il formato, la supplico!)<br />
In attesa di una Sua risposta ho l’onore di professarmi, egregio signore, Suo umilissimo servo<br />
Camillo<br />
12. davide l. malesi Dice:<br />
7 marzo 2011 alle 11:50 modifica<br />
> A chi ha scritto un’o<strong>per</strong>a veramente brutta non è possibile dare consigli<br />
Veramente, uno ce ne sarebbe: quello di smettere.<br />
13. Flavio Dice:<br />
7 marzo 2011 alle 12:00 modifica<br />
Grazie <strong>Giulio</strong>.<br />
14. Federico Platania Dice:<br />
7 marzo 2011 alle 12:17 modifica<br />
Ti suggerisco un formato a mio giudizio più comodo <strong>per</strong> i nomi dei file:
[data]_[autore]_[titolo].[estensione]<br />
la data deve essere nel formato aaaammgg, dove aaaa è costituito dalle 4 cifre dell’anno, mm dalle 2 del mese e gg<br />
dalle 2 del giorno.<br />
In questo modo ordinando alfabeticamente i file li ordini in automatico anche cronologicamente.<br />
Es:<br />
20110225_giuliomozzi_ilmalenaturale.rtf<br />
verrà automaticamente prima (o dopo, a seconda che tu scelga l’ordinamento ascendente o discendente) di<br />
20110224_picodepa<strong>per</strong>is_ilbeneartificiale.rtf<br />
se la data in questo formato ti crea problemi di leggibilità nulla ti vieta di aggiungerla <strong>per</strong> esteso dopo il titolo:<br />
20110225_giuliomozzi_ilmalenaturale (25 feb 2011).rtf<br />
20110224_picodepa<strong>per</strong>is_ilbeneartificiale (24 feb 2011).rtf<br />
dico questo <strong>per</strong>ché secondo me, nel modo che hai detto tu, non è mica tanto facile ordinare i file cronologicamente (o<br />
meglio: devi farlo a mano, non puoi farlo in automatico).<br />
15. cletus Dice:<br />
7 marzo 2011 alle 12:29 modifica<br />
Gentile Sig. Platania,<br />
in nome e <strong>per</strong> conto del mio assistito, Sig. Pico De Pa<strong>per</strong>is, mi vedo costretto ad intimarle di non utilizzare il suo nome<br />
invano, e in subordine tacciandolo di questuante all’attenzione del sig, <strong>Mozzi</strong> <strong>Giulio</strong>. Mi corre ancora l’obbligo di<br />
precisare che al momento, l’o<strong>per</strong>a prima del mio assistito (il Male artificiale) pur essendo stata sdegnosamente ignorata<br />
dal <strong>Mozzi</strong> stesso, è stata stampata in diversi idiomi in tutto il mondo, vanta il primo posto nella classifica dei libri più<br />
venduti nella settimana, in maori, in tutte (dicasi tutte) le isole Figi.<br />
16. Elisa B. Dice:<br />
7 marzo 2011 alle 12:34 modifica<br />
Crocifisso con chiodi di parole. Risorge ogni giorno alla terza pagina.<br />
17. alexia Dice:<br />
7 marzo 2011 alle 12:44 modifica<br />
Quanto vorrei conoscere il nome dell’editor che ha voluto la pubblicazione, <strong>per</strong> Einaudi, del romanzo TRE di Melissa<br />
P.<br />
Penso che qualunque manoscritto che ti sia <strong>per</strong>venuto (anche il più brutto e sciatto)… sia migliore della bassa<br />
letteratura di melissa.<br />
O forse c’è di peggio?:)<br />
Io, da grande, voglio fare l’editor.<br />
18. Enrico Macioci Dice:<br />
7 marzo 2011 alle 12:44 modifica<br />
<strong>Giulio</strong>, ti auguro di non fare la fine di Paul Sheldon :-)
19. Bartoli Antonella Dice:<br />
7 marzo 2011 alle 13:13 modifica<br />
Caro <strong>Giulio</strong>, è inevitabile dirti caro se manifesti una tale generosità. Mi piace che responsabilizzi al massimo il<br />
neoscrittore che <strong>per</strong> coltivare la s<strong>per</strong>anza di una risposta deve pensare bene a inviarti un testo. Mi sembra<br />
un’occasione da non sprecare e mi auguro, <strong>per</strong> me, di ritrovarmi presto nella condizione di poterti proporre qualcosa<br />
di mio. Buona lettura, ma non smettere di scrivere. Sarebbe una <strong>per</strong>dita <strong>per</strong> noi.<br />
20. mimmo Dice:<br />
7 marzo 2011 alle 13:34 modifica<br />
E’ cosa buona e giusta pretendere in cambio della propria attenzione, un minimo di disciplina nel sottoporre materiale.<br />
Piuttosto, benché tu sia un caso raro di disponibilità, non credo che non ci sia alcun altro che legge, valuta ed<br />
eventualmente passa ad una fase successiva i dattiloscritti degli esordienti. Però non mi è mai capitato di averne notizia,<br />
allora mi chiedo “a parte le case editrici direttamente, chi altro svolge quest’attività di preselezione oltre te? E come gli<br />
aspiranti pubblicatori possono re<strong>per</strong>irne i recapiti?<br />
Infine segnalo di aver incontrato sugli scaffali della Feltrinelli un test, del quale <strong>per</strong>ò non ricordo l’esatto titolo, che è un<br />
interessante re<strong>per</strong>torio di recapiti e indicazioni del panorama editoriale italiano. Vi sono indicati infatti, di moltissimi<br />
editori che pubblicano esordienti, i recapiti dettagliati e inoltre una breve scheda-guida sulle collane, i generi ecc. , tutte<br />
notizie che possono aiutare a capire a cosa può essere interessato un editore e soprattutto a cosa non è assolutamente<br />
interessato.<br />
21. azzurra d'agostino Dice:<br />
7 marzo 2011 alle 13:49 modifica<br />
Grazie di aver soddisfatto la curiosità. Bizzarro che gli amici siano sempre 4. Forse occorrerà ripensare l’influenza di<br />
Gino Paoli sulla letteratura.<br />
22. Claudio Rabiolo Dice:<br />
7 marzo 2011 alle 14:43 modifica<br />
Caro <strong>Mozzi</strong>, in virtù di cio’ che hai gia’ fatto in termini di apprezzatissime ainoi mini videolezioni, mi <strong>per</strong>metto di<br />
sottoporre ancora alla tua attenzione lo strumento video, suggerendoti questa volta una webtv dedicata. Potresti con<br />
questo tuo palcoscenico espletare tutta la gamma delle tue capacità letterario-didattiche e di piu’.Se mai la cosa<br />
suonasse bene potrei articolare un progetto dell’iniziativa.<br />
he he he s<strong>per</strong>o che tu riesca ad avere il tempo di leggere questo messaggio.<br />
A presto<br />
claudio<br />
23. Federico Platania Dice:<br />
7 marzo 2011 alle 15:53 modifica<br />
@Cletus,<br />
ma si tratta evidentemente di un caso di omonimia!<br />
24. <strong>Giulio</strong> <strong>Mozzi</strong> Dice:<br />
7 marzo 2011 alle 18:37 modifica<br />
L’effetto della pubblicazione di questo articolo è, ovviamente, che oggi, lunedì 7 marzo 2011, tra le sei di mattina e le<br />
sei di sera, mi sono state spedite 22 o<strong>per</strong>e letterarie.<br />
25. fulvio Dice:<br />
7 marzo 2011 alle 18:47 modifica
Ecco, allora ho fatto bene a non mandarti la mia.<br />
26. vbinaghi Dice:<br />
7 marzo 2011 alle 20:12 modifica<br />
22 è un numero importante.<br />
Gli arcani maggiori dei Tarocchi ( i cosiddetti Trionfi) sono 22.<br />
Secondo alcuni esoteristi gli Arcani Maggiori designano un Mutus Liber alchemico, che illustra i procedimenti della<br />
Grande O<strong>per</strong>a.<br />
27. azzurra d'agostino Dice:<br />
7 marzo 2011 alle 20:23 modifica<br />
aaargh!<br />
28. Mauro Dice:<br />
7 marzo 2011 alle 21:17 modifica<br />
Tutto ciò con buona pace dei portalettere, dei corriere e <strong>per</strong>ché no, pure dei piccioni viaggiatori. Grazie infinite del<br />
post <strong>Giulio</strong>!<br />
29. Paolo Zardi Dice:<br />
7 marzo 2011 alle 21:22 modifica<br />
Anch’io, come altri 900, ti ho inviato un dattiloscritto, in versione cartacea, nel 2008: sono quindi dall’altra parte di<br />
quel muro che divide chi scrive da chi legge.<br />
Le tue indicazioni, le tue considerazioni, sono tutte chiare – come, in fondo, è il tuo stile (o nel tuo stile). Rimane,<br />
ovviamente, un pizzico di amarezza nel constatare la sproporzione tra l’entusiasmo di chi scrive, e la freddezza quasi<br />
chirurgica di chi valuta, e si può <strong>per</strong>mettere il lusso di considerare la questione in modo così “oggettivo”: fa parte del<br />
gioco, che io, e tutti quelli che si ostinano a scrivere nonostante i NO (che ogni tanto, <strong>per</strong> fortuna, sono anche SI’),<br />
accettiamo, <strong>per</strong>ché non ci sono alternative.<br />
Tuttavia, ciò non toglie che si soffra, che si soffra davvero, e che la sofferenza stia tutta da una parte: a costo di<br />
sembrare patetico, non posso non pensare al dolore di Anna Magnani <strong>per</strong> la sua piccola, in “Bellissima” di Luchino<br />
Visconti, quando piangendo con la sua bambina addormentata in braccio, dice: “non l’ho messa al mondo pe ffa divertì<br />
nessuno, io: <strong>per</strong> me, e su’ padre, è tanto bella, è tanto bella…” [ http://www.youtube.com/watch?v=RWFkkB3ZBa8<br />
].<br />
A presto!<br />
30. marino Dice:<br />
7 marzo 2011 alle 21:37 modifica<br />
E’ sempre lo steso postino?<br />
31. lorenzo galbiati Dice:<br />
8 marzo 2011 alle 00:59 modifica<br />
Si possono inviare anche racconti lunghi (<strong>per</strong> es. 50 pagine)?<br />
32. <strong>Giulio</strong> <strong>Mozzi</strong> Dice:<br />
8 marzo 2011 alle 07:37 modifica<br />
Paolo: se uno scrive cose brutte, e poi soffre <strong>per</strong>ché non gliele pubblicano, si tratta di sofferenza autosomministrata. E<br />
questo è il caso della maggioranza.<br />
Chi scrive cose belle, e se le vede rifiutare (a me è sucesso di sbagliarmi; l’industria fa fatica ad accettare certi testi) ha
una sofferenza vera.<br />
Lorenzo: se è una cosa bella, che importanza ha la lunghezza? E se è una cosa brutta, che importanza ha la lunghezza?<br />
Più o meno tutti gli autori di cose brutte con i quali ho parlato – sono stati tanti, in tanti anni – sono convinti che ciò<br />
sche hanno scritto sia bello. Io trovo stupefacente questa convinzione. Più o meno tutti gli autori di cose brutte con i<br />
quali ho parlato sono convinti che ciò che hanno scritto non venga pubblicato <strong>per</strong>ché è troppo bello. E sono anche<br />
convinti che più o meno tutto ciò che chiunque altro scrive sia brutto, e che più brutto è ciò che uno fa, più facile è che<br />
glielo pubblichino.<br />
Convinzioni che io trovo bizzarre.<br />
Il guaio è che c’è una quantità sterminata di o<strong>per</strong>e letterarie che non sono né belle né brutte. Sono mediocri. In genere,<br />
delle tre cose che si chiedono in prima battuta a un’o<strong>per</strong>a letteraria (uno stile, una narrazione, una sostanza), ne hanno<br />
solo una o solo due. Alcune hanno una bella scrittura ma poca sostanza, altre hanno molta sostanza e narrazione<br />
disordinata, altre hanno narrazione <strong>per</strong>fetta e scrittura tremenda, e così via. Alcune di queste o<strong>per</strong>e mediocri vengono<br />
pubblicate. La maggior parte no. Ma la verità è che l’industria, in questa zona grigia, sceglie a caso. Non c’è una<br />
ragione precisa <strong>per</strong> cui il tale romanzo scritto benino, narrato benino, e con una certa sostanza ma non più che tanta, la<br />
vinca sul talaltro romanzo scritto magari un po’ meno benino, ma narrato un po’ più benino, e anch’esso con una certa<br />
sostanza ma non più che tanta. Se un autore mediocre si lamenta di veder pubblicati altri autori mediocri, ha ragione<br />
(<strong>per</strong>ché i pubblicati non meritavano più di lui di essere pubblicati) e ha torto (<strong>per</strong>ché lui non merita più degli altri di<br />
essere pubblicato).<br />
Questo articolo aveva uno scopo: far sì che chi mi manda delle cose da leggere, le mandi confezionate in modo tale<br />
che io non debba impazzire nell’archiviarle. (Qualche giorno fa una <strong>per</strong>sona mi chiama al telefono. Numero<br />
sconosciuto. Senza dire il proprio nome mi dice: “Ha letto il mio racconto?”. Chiedo il nome, devo insistere <strong>per</strong> averlo.<br />
Mi dice il nome, non il cognome. Un nome che comincia <strong>per</strong> E. Dopo qualche minuto finalmente intuisco: avevo<br />
ricevute nei giorni precedenti delle email firmate semplicemente “E.”, una delle quali accompagnata da un racconto<br />
senza titolo e senza firma. Ecco: al di là di ogni altra considerazione tutto ciò, capite, è poco pratico).<br />
Questo articolo ha invece avuto l’effetto di un invito. Come se io avessi scritto: “Mandàtemi dei testi”. Ma io non l’ho<br />
detto.<br />
33. Eugenia Dice:<br />
8 marzo 2011 alle 09:08 modifica<br />
Il mio cognome e “niente di cena” sono la stessa cosa!<br />
E’ insignificante, è anonimo, mentre il mio nome è bellissimo.<br />
Non so se è un onore il fatto che lei mi ricordi <strong>per</strong> quell’ allegra telefonata (credo che se m’avesse avuta tra le mani<br />
m’avrebbe STROZZATA!!!!!!!!! O presa a martellate come “Misery”), ma mi fa piacere!!<br />
E poi un’altra cosa: come dice lei, se un racconto è bello non importa la lunghezza. Perché questo non può valere<br />
anche <strong>per</strong> la firma?<br />
Tanto c’è l’indirizzo mail.<br />
Vabbè adesso non sto qui a far polemiche.<br />
Ho imparato molto dalla telefonata: non mi nasconderò più dietro l’iniziale del mio nome, se l’ho fatto è stato <strong>per</strong> la<br />
vergogna.<br />
Vergogna di spedirle il mio racconto (che vorrebbe essere l’inizio di un romanzo) sapendo che non sono l’unica che le<br />
manda degli scritti.<br />
Era come <strong>per</strong> dire: sono consapevole di essere un numero, una goccia nel mare, una semplice mail.<br />
Non ho avuto tutte le accortezze che lei ha richiesto, è vero, ma almeno non le ho scritto un PAPIRO, anzi, poco più<br />
di due pagine.<br />
Vede che comunque ho pensato un pochino a lei? Non sono stata così egoista.<br />
L’ultima cosa poi giuro che sto zitta. E’ vero che lei non ha scritto “mandatemi dei testi”, ma forse l’effetto è stato il<br />
contrario <strong>per</strong>ché lei non poteva controllare le “emozioni” che sono scaturite nei lettori di vibrisse.<br />
Sembra una cosa logica e elementare: ha ragione, è come se prendessi un farmaco di cui non ho bisogno
semplicemente dopo aver letto le istruzioni.<br />
Questo post è stato lo stesso, credo.<br />
Ha suscitato curiosità, “smosso le acque”, magari qualcuno era indeciso e ha AUTO interpretato il post come un invito<br />
<strong>per</strong> farsi coraggio… eccetera eccetera…..<br />
vabbè dai, la saluto e s<strong>per</strong>o di risentirla!!!<br />
eugi<br />
34. pococurante Dice:<br />
8 marzo 2011 alle 09:18 modifica<br />
Personalmente ritengo questo processo di scrematura spietato ma necessario. Non parlo pro domo mea poiché anche<br />
la mia o<strong>per</strong>a è stata giustamente ‘segata’ da <strong>Mozzi</strong> (che comprensibilmente non se l’è sentita di andare oltre le prime<br />
20 pagine). Dai ragazzi, cerchiamo di avere una visione di assieme: lo scopo non è di vedere pubblicato, promosso,<br />
distribuito qualcosa di nostro purchessia, ma o<strong>per</strong>are <strong>per</strong> il bene della letteratura in sé. Se non esistessero professionisti<br />
così scrupolosi a monte del processo di produzione letteraria ( a meno che non si voglia considerare <strong>Mozzi</strong> una mosca<br />
bianca del settore e i suoi colleghi selezionatori degli incompetenti, su<strong>per</strong>ficialoni, corrivi, etc.) accadrebbe che delle<br />
o<strong>per</strong>e che sono oggettivamente, non mediocri, ma delle ciofeche verrebbero pubblicate! Entreremmo in una libreria e<br />
troveremmo quintali di pattume sugli scaffali! Mariavergine, non voglio nemmeno pensarci.<br />
35. <strong>Giulio</strong> <strong>Mozzi</strong> Dice:<br />
8 marzo 2011 alle 09:19 modifica<br />
Eugenia, scrivi: “se un racconto è bello non importa la lunghezza. Perché questo non può valere anche <strong>per</strong> la firma?”.<br />
Indubbiamente. Ma se mi telefoni e non mi dici il tuo nome, come faccio a capire chi sei? Se ti firmi “E.”, come posso<br />
– quando mi telefoni – riconoscerti?<br />
Suvvia. E’ una questione – ripeto – di praticità. Immagina quante storie, quanti nomi di <strong>per</strong>sone, quante facce,<br />
eccetera, devo tenere a mente.<br />
36. Paolo Zardi Dice:<br />
8 marzo 2011 alle 09:37 modifica<br />
<strong>Giulio</strong>: da un punto di vista oggettivo, è come dici tu: se uno scrive una cosa brutta, e poi soffre <strong>per</strong>ché non gliela<br />
pubblicano, in qualche modo se l’è andata a cercare. Da un punto di vista soggettivo, <strong>per</strong>ò, l’amore (non uso a caso<br />
questa parola) che chi scrive nutre verso la propria “creatura” non può essere proporzionale alla qualità di ciò che è<br />
venuto fuori: l’esempio della bambina bruttina del film “Bellissima” spiega meglio quello che voglio dire. Anna Magnani<br />
non sa, non può sa<strong>per</strong>e, se sua figlia è bella o no: è l’unica <strong>per</strong>sona che, fisiologicamente, non è in grado di giudicarla.<br />
Dopo l’umiliazione che subisce, la sua conclusione non è “è brutta”, ma “<strong>per</strong> me, è la più bella di tutte”. La tragedia sta<br />
nel fatto che chi crea, ama la propria creatura in modo incondizionato; chi giudica, invece, si può <strong>per</strong>mettere il lusso di<br />
guardare le cose <strong>per</strong> quello che sono. Dire no ad un libro di 500 pagine non costa alcuna fatica, se non la pena di aver<br />
dovuto leggere le prime venti pagine; sentirsi dire di no <strong>per</strong> un libro al quale si è dedicata una parte della propria vita, fa<br />
male – anche (e forse soprattutto) quando questo no è meritato.<br />
Per il resto, capisco bene la difficoltà di trovare libri buoni. E’ più facile capire in cosa consista il talento pensando ai<br />
concorsi canori: molti non sanno cantare, alcuni cantano molto bene, ma pochissimi “bucano” davvero. Il problema è<br />
che una <strong>per</strong>sona stonata non può negare di esserlo – e non tenterà nemmeno di spacciare la propria mancanza di<br />
intonazione <strong>per</strong> qualcosa di troppo bello <strong>per</strong> essere capito; se uno scrive male, invece, quasi di sicuro si rifugerà nelle<br />
consolazioni di cui parli nel tuo commento.<br />
In ogni caso, non è retorica dire che, in fondo, chi ama scrivere se ne fotte della pubblicazione; e che dopo un rifiuto di<br />
un libro, si metterà di sicuro a scriverne un altro, <strong>per</strong> il piacere che trova nel mettere una parola dopo l’altra.<br />
A presto!<br />
Paolo
37. Andrea D'Onofrio Dice:<br />
8 marzo 2011 alle 10:12 modifica<br />
@ Paolo Zardi. Leggendo i tuoi due commenti ho pensato:<br />
” Troppo (rin)chiuso in se stesso, non potrà mai essere un bravo scrittore”<br />
Sono un semplice lettore – dai al mio giudizio il peso che merita – <strong>per</strong>ò riflettici un po su.<br />
@<strong>Giulio</strong> <strong>Mozzi</strong>. “Il guaio è che c’è una quantità sterminata di o<strong>per</strong>e letterarie che non …” io questa cosa qui la<br />
metterei in epigrafe a vibrisse. Credo sia la più bella spiegazione che abbia mai letto di cosa NON è letteratura.<br />
38. <strong>Giulio</strong> <strong>Mozzi</strong> Dice:<br />
8 marzo 2011 alle 10:37 modifica<br />
Paolo, dal tuo discorso può venir fuori qualche indicazione pratica <strong>per</strong> me?<br />
Andrea: è letteratura ciò che è “qualcosa di scritto”. Si tratta poi di accordarsi se quel particolare “qualcosa di scritto”<br />
sia bello o brutto.<br />
Come ho spiegato una quantità di volte, la pretesa di stabilire se un determinato oggetto appartiene o non appartiene a<br />
un determinato insieme (es. “l’insieme delle o<strong>per</strong>e letterarie”) sulla base di un giudizio di valore è a fondamento di ogni<br />
pensiero razzista (il razzista non nega che tutti gli uomini sono uguali: nega, sulla base di un giudizio di valore, che certi<br />
mammiferi bipedi parlanti, materialmente identici agli esseri umani, apppartengano all’insieme degli “esseri umani”). Per<br />
questa ragione non intendo distinguere tra ciò che è e ciò che non è letteratura sulla base di un giudizio di valore.<br />
39. Paolo Zardi Dice:<br />
8 marzo 2011 alle 11:02 modifica<br />
@Andrea D’Onofrio: ogni giudizio è un buon motivo di riflessione, <strong>per</strong> cui lo accolgo volentieri. Vivo il mio rapporto<br />
con la scrittura in modo un po’ schizofrenico: scrivo con piacere, e amore, ma cerco di gestire con un certo distacco<br />
l’inevitabile delusione dei rifiuti. In altre parole, a differenza di molti aspiranti scrittori, non ho mai accettato di soffrire<br />
come Anna Magnani – e soprattutto, non ho mai pensato che il libro del quale non ho saputo più nulla fosse troppo<br />
bello <strong>per</strong> essere apprezzato da uno come <strong>Mozzi</strong>.<br />
Ho pubblicato un libro di racconti, che sta avendo un buon riscontro, ma devo dire che il mio pensiero principale è<br />
rivolto più a quello che sto scrivendo ora, che a quello che ho scritto, indipendentemente dal fatto che sia stato<br />
pubblicato o rifiutato. E’ <strong>per</strong> questo che pensi che io sia “(rin)chiuso in se stesso”?<br />
So che la pubblicazione di un libro è il fine ultimo di chi scrive qualcosa di diverso da un diario privato – <strong>per</strong>ché<br />
scrivere è comunicare, e se ciò che si è scritto non arriva “fisicamente” ai lettori, è come telefonare con un cellulare<br />
spento… Ma scrivere, fortunatamente, è anche un piacere “in sé”: ho passato pomeriggi interi a guardare mio suocero,<br />
nel giardino di casa sua, mentre scartavetrava un vecchio mobile trovato in una soffitta, e credo che anche lui, in quel<br />
momento, non si curasse troppo della destinazione di quel mobile. C’era solo la soddisfazione di fare qualcosa di bello<br />
– qualcosa che rispondesse al suo senso estetico, alla sua idea di bellezza. Ciò che differenza mio suocero, che si tiene<br />
i suoi mobili in casa, da chi invia manoscritti è, forse, il diverso livello di presunzione – o magari sbaglio io a confrontare<br />
le due attività.<br />
La descrizione dell’abisso emotivo che separa chi scrive <strong>per</strong> piacere da chi legge <strong>per</strong> mestiere è una constatazione, che<br />
potrebbe tornare utile (a chi scrive) proprio <strong>per</strong> su<strong>per</strong>are quella sofferenza quasi “materna” che in certi casi si<br />
accompagna ai rifiuti. La relazione tra chi scrive e chi legge è profondamente asimmetrica, e questo post di <strong>Giulio</strong> aiuta<br />
a capirlo.<br />
@<strong>Giulio</strong>: no, non credo che i miei commenti possano avere un’utilità pratica <strong>per</strong> te: mi sono limitato a mostrarti cosa<br />
può voler dire essere dall’altra parte, e quindi sono andato un po’ fuori dal “topic”. Ritornando al tuo post, come dice<br />
con ironia anche Excerpta, ciò che si aspetta chi invia un manoscritto è di ricevere un sì o un no; il no comunicato<br />
attraverso un silenzio che dura due mesi è umiliante; ma visti i volumi è comprensibile l’impossibilità di fare<br />
diversamente. O magari un modo ci sarebbe: visto che ora riceverai libri via mail, e quindi non dovrai preoccuparti di<br />
scrivere a mano l’indirizzo <strong>per</strong> la risposta, potresti rispondere con un semplice “Letto, non mi interessa, e, siccome non<br />
sono un consulente <strong>per</strong> aspiranti scrittori, non prenderò in considerazione eventuali risposte” (basterebbe impostare
una firma “RIFIUTO” da scegliere durante l’invio). Tempo <strong>per</strong> scriverla: 15 secondi, che all’anno fanno 3 ore e un<br />
quarto (anche se dovremmo togliere i 90 secondi <strong>per</strong> quelli ai quali dirai di sì..). E’ ancora troppo?<br />
40. <strong>Giulio</strong> <strong>Mozzi</strong> Dice:<br />
8 marzo 2011 alle 11:27 modifica<br />
Paolo, alcune osservazioni su alcune tue affermazioni:<br />
- “So che la pubblicazione di un libro è il fine ultimo di chi scrive qualcosa di diverso da un diario privato”. Secondo<br />
me non è vero: [a] <strong>per</strong>ché è esistita ed esiste la pratica di scrivere lettere: testi che hanno un pubblico piccolo, ma<br />
sicuro; [b] <strong>per</strong>ché la rete è piena di scritture che hanno pubblico e non aspirano al “libro”; [c] <strong>per</strong>ché conosco dozzine<br />
di <strong>per</strong>sone che scrivono storie e poesie esclusivamente a beneficio del nucleo familiare, degli amici, dei figli, eccetera, e<br />
sono contente così.<br />
- “Ma scrivere, fortunatamente, è anche un piacere “in sé””. Secondo la mia es<strong>per</strong>ienza, non è vero. Per me non è<br />
sempre stato “un piacere” scrivere. I testi di “Sono l’ultimo a scendere”, li ho scritti <strong>per</strong> il piacere di scriverli. I testi di<br />
“Il male naturale” sono stati scritti con grande turbamento, incubi notturni, liti interiori ed esteriori, eccetera.<br />
- “Non credo che i miei commenti possano avere un’utilità pratica <strong>per</strong> te”. Appunto.<br />
- “La relazione tra chi scrive e chi legge è profondamente asimmetrica”. Sbagliato. La relazione tra chi scrive e chi<br />
pubblica è profondamente asimmetrica: <strong>per</strong>ché a pubblicare sono capaci in tanti, ma a sa<strong>per</strong> scrivere quelle cose lì è<br />
soltanto quel determinato autore.<br />
- “Mi sono limitato a mostrarti cosa può voler dire essere dall’altra parte”. Perché, secondo te, non lo so?<br />
- “Il no comunicato attraverso un silenzio che dura due mesi è umiliante”. Ma tutti hanno il mio telefono, Paolo. Ed è<br />
umiliante anche dire a una <strong>per</strong>sona che ha scritto una cosa bruttissima e pretenziosa: “Guardi, lei ha scritto una cosa<br />
bruttissima e pretenziosa”, e sentirsi rispondere: “L’avevo già capito che lei non capisce un cazzo, come tutti i suoi<br />
compari”. Ieri, ore 16.15 (minuto più minuto meno).<br />
41. <strong>Giulio</strong> <strong>Mozzi</strong> Dice:<br />
8 marzo 2011 alle 12:32 modifica<br />
Lorenzo: di un testo di 50 pagine è difficile fare un libro; ma 50 pagine sono sufficienti a capire se c’è o non c’è dietro<br />
un “autore”, come si usa dire.<br />
Poi: no, non ci si può esimere dal dire “brutto” a ciò che si ritiene “brutto”. Se comincio a spiegare, a tentar di far<br />
“capire che mancano troppe cose (che so, stile farraginoso ecc.) o che il livello generale non eccelle”, siamo già sul<br />
piano dei consigli, delle indicazioni. E i consigli e le indicazioni si danno quando si ha difronte qualcosa di bello, ma<br />
im<strong>per</strong>fetto; o un “autore” bravo, ma ancor giovane e un po’ grezzo; eccetera. Il brutto non è emendabile, non è<br />
rimediabile. Il brutto è come lo stupido: non gli serve a niente studiare.<br />
Una volta, agli inizi di questa mia strabiliante carriera, avevo pochi testi da leggere. E <strong>per</strong>ciò, a chi mi mandava<br />
qualcosa che mi paresse veramente brutto, spiegavo in lungo e in largo come e qualmente ciò che mi avevano mandato<br />
mi era parso veramente brutto. Tempo due mesi, e ricevevo una nuova versione dell’o<strong>per</strong>a, corredata di lettera nella<br />
quale l’autore affermava – notate il ricatto, prego – di aver seguito alla lettera i miei consigli. Ovviamente il testo era<br />
brutto quanto prima: magari un po’ meno sgangherato narrativamente, magari un po’ meno zeppo di solecismi, ma<br />
irrimediabilmente brutto.<br />
42. lorenzo galbiati Dice:<br />
8 marzo 2011 alle 11:51 modifica<br />
Chiedevo se si può spedire un racconto lungo <strong>per</strong>ché credo sia poco pubblicabile un solo racconto sotto le 50 pagine,<br />
come formato, rispetto a una raccolta di racconti brevi o lunghi che abbia una certa consistenza o a un romanzo<br />
(diciamo un componimento in prosa di oltre 100 pagine).<br />
Chiedevo anche <strong>per</strong>ché qualche racconto l’ho scritto e ammetto – credo sia automatico <strong>per</strong> quasi ogni lettore – che<br />
leggere quest post è stato come leggere un invito a spedire – a spedire con tutti i crismi.<br />
Credo che ormai siamo tutti scrittori.<br />
Noi che commentiamo siamo scrittori, chiunque scriva su internet ha scritto qualcosa di suo, poesia o narrativa…
come minimo è un opinionista.<br />
Mi stupisce quindi che chi si sente dire che il suo “prodotto” è brutto ci resti male. Cioè mi stupisce leggere che ci<br />
restano male TUTTI quelli rifiutati. Perché vuol dire che siamo tutti megalomani.<br />
(Oddio, si potrebbe evitare di dire che un’o<strong>per</strong>a è brutta. Si potrebbe contestualizzare e fare capire che mancano<br />
troppe cose (che so, stile farraginoso ecc.) o che il livello generale non eccelle… ma questa è una digressione).<br />
Tornando al punto. Credo che molti scrittori dovrebbero pensare che quello che scrivono è pari a quello di molti altri,<br />
come valore, e quindi non rimanerci male se viene definito mediocre. Quasi tutti siamo mediocri, come scrittori. Fino a<br />
un secolo fa, le <strong>per</strong>sone che potevano <strong>per</strong>mettersi di studiare, avere una cultura, e quindi potersi <strong>per</strong>mettere di scrivere<br />
<strong>per</strong> pubblicare erano una poche. Ora il livello medio di istruzione si è molto alzato, e in più l’accesso alle informazioni e<br />
ai contatti con le <strong>per</strong>sone è estremamente facilitato. Quindi tutti siamo scrittori. E si pubblicano molte più o<strong>per</strong>e.<br />
Mediocri, <strong>per</strong> lo più. E di certo se ne scartano ancora di più: molte ancora più mediocri ma alcune, in numero non<br />
irrilevante, molto meglio delle mediocri ma poco commerciali. L’editoria è una industria. L’arte c’entra ben poco. Ogni<br />
tanto mi chiedo come si farà, in futuro, a compilare i libri di storia della letteratura, o anche le semplici antologie<br />
scolastiche. Se vai a vedere l’Ottocento italiano, non ci sono dubbi sulla presenza di Foscolo, Leopardi, Manzoni ecc.<br />
Se vai a vedere l’inizio Novecento, anche qui pochi dubbi. Ma già tra le due guerre, a parte la Coscienza di Zeno,<br />
trovi molti autori con o<strong>per</strong>e discutibili. Dal secondo dopoguerra in poi, due pagine <strong>per</strong> ogni autore, e molti autori citati<br />
solo <strong>per</strong> qualche o<strong>per</strong>a. Come faranno i critici del 2000 a selezionare chi sta facendo la storia della letteratura oggi? Di<br />
quali autori parlare? Quali scartare? Quali i grandi autori e quali i capolavori (ce ne sono ancora?)?<br />
43. cletus Dice:<br />
8 marzo 2011 alle 12:11 modifica<br />
la chiosa dell’ultimo tuo intervento, <strong>Giulio</strong>, è da manuale.<br />
Sto ancora ridendo.<br />
44. cletus Dice:<br />
8 marzo 2011 alle 12:14 modifica<br />
poi questo “come tutti i suoi compari” a tradire un profondo disprezzo <strong>per</strong> altri ai quali ti accomuna. Non che abbia<br />
proprio tutti i torti, magari delle <strong>per</strong>sone cosi definibili ci sono davvero, ma qui ha il sapore (correggetemi) di un<br />
j’accuse ad alzo zero, che tradisce chissà quanti altri rifiuti (più o meno garbati, più o meno argomentati).<br />
Singolare, infine, la lapidarietà del giudizio.<br />
Il trionfo della vanità. (o era il Falò ?…bah…)<br />
45. Paolo Zardi Dice:<br />
8 marzo 2011 alle 12:54 modifica<br />
<strong>Giulio</strong>, ok, l’esempio del diario privato era riduttivo; intendevo distinguere tra chi due diversi tipi di scrittori: quelli che<br />
scrivono a <strong>per</strong>sone che conoscono direttamente, e quelli che vogliono “parlare” ad un pubblico che non conoscono.<br />
La scrittura in rete rappresenta un ibrido che, in effetti, sfugge a questa classificazione….<br />
Per quanto riguarda il piacere della scrittura, intendevo contrapporre il “piacere” della scrittura al “dovere” che<br />
accompagna altre attività. Ma magari sto sbagliando, <strong>per</strong> cui ti chiedo: qualcuno ti ha obbligato a scrivere i racconti che<br />
ti hanno fatto stare male? O li hai scritti <strong>per</strong> soddisfare un tuo bisogno indipendente da qualsiasi possibile futura<br />
pubblicazione? Anche lottare con i propri demoni può essere un piacere – non nel senso edonistico del termine.<br />
Per l’utilità dei commenti, se prendiamo in considerazione solo l’utilità <strong>per</strong> chi scrive un post, allora molti commenti non<br />
andrebbero neppure scritti. Credo, <strong>per</strong>ò, che un post funzioni proprio quando riesce ad allargarsi, e diventare spunto<br />
<strong>per</strong> altre considerazioni – comunque attinenti. Non è così?<br />
Sull’asimetria, non sono d’accordo. Esiste un “potere contrattuale” che sta nelle mani di una sola delle due parti, cioè<br />
di chi legge <strong>per</strong> scegliere cosa pubblicare. Questa asimmetria crea situazioni che, in certi casi, sfiorano il patologico – in<br />
un senso e nell’altro: piccoli deliri di onnipotenza (conosco di <strong>per</strong>sona casi di questo tipo), oppure sindrome da<br />
complotto (“non mi pubblicano <strong>per</strong>ché devono difendere i loro scrittori”: anche questo caso reale), oppure episodi in
cui l’adulazione (in certi casi smaccata) prende il posto di un sano scambio di pareri.<br />
Immagino che tu conosca la situazione di chi è dalla parte di chi scrive, ma torniamo alla mia domanda sui commenti: è<br />
solo a te che scriviamo questi commenti, o possiamo immaginare di rivolgerci a chiunque entri in questo blog? E’<br />
possibile che, tra chi legge, ci siano anche “semplici” lettori che non hanno mai affrontato il <strong>per</strong>corso che serve <strong>per</strong><br />
arrivare alla pubblicazione: non conoscevano i tuoi criteri di lettura, non conoscevano le attese e i dolori di chi invia.<br />
E <strong>per</strong> le risposte umilianti, non avevo mai considerato il punto di vista di chi legge, e deve ricevere, oltre ai libri, anche<br />
gli insulti… Non se ne esce, giusto? Ma una curiosità: davvero preferiresti ricevere una telefonata nella quale qualcuno<br />
ti chiede “e allora, com’era il mio libro?”?<br />
A presto,<br />
Paolo<br />
46. Andrea D'Onofrio Dice:<br />
8 marzo 2011 alle 13:30 modifica<br />
“..stabilire se un determinato oggetto appartiene o non appartiene a un determinato insieme (es. “l’insieme delle o<strong>per</strong>e<br />
letterarie”) sulla base di un giudizio di valore è a fondamento di ogni pensiero razzista..”<br />
Se vero che ogni pensiero razzista si basa su un giudizio di valore non è vero che ogni giudizio di valore è fondamento<br />
di razzismo.<br />
La lista della spesa della signora di sotto sarà, se vuole, letteratura <strong>per</strong> la signora di sotto, la mia lo sarà <strong>per</strong> me ( se<br />
voglio), ma quando io e la signora di sotto non potremo più esprimere giudizi sulla nostra lista della spesa questa<br />
tornerà a essere quello che è: una cosa scritta, non letteratura.<br />
Per quello che mi riguarda letteratura è solo qualcosa di scritto a cui uno o più esseri umani danno un certo valore,<br />
anche negativo. Non vedo razzismo in questa definizione e non riesco a capire <strong>per</strong>chè un insieme definito da una<br />
singola parola (letteratura) è fondamento di razzismo mentre un insieme definito da due parole (letteratura bella) no.<br />
Il punto, credo, non è nel sostantivo “letteratura” ma nel “valore” che diamo al giudizio di valore: se assoluto o relativo.<br />
Forse.<br />
47. azzurra d'agostino Dice:<br />
8 marzo 2011 alle 13:51 modifica<br />
secondo me questo post dovrebbe dissuadere dal <strong>mandare</strong>, e non il contrario. oppure <strong>mandare</strong> solo nel caso in cui si<br />
sia, dopo lunga e meditatissima considerazione, certi -certi- di aver fatto il proprio meglio, e che tale meglio non lo è in<br />
confronyo alla mediocrità appunto media di altri 900 scriventi ma alle o<strong>per</strong>e di letteratura del proprio genere.<br />
ho scritto racconti? ebbene, vediamo se reggono al pari di quelli di checov, carver, munro, mansfield. o anche wallace,<br />
landolfi, tomasi di lampedusa ecc.<br />
un forte lettore lo può vedere anche da sé. magari dirsi che al confronto di questi sono <strong>per</strong> lo meno dignitosi.<br />
non si tratta di mancanza di umiltà pensare questo, ma l’opposto! e di essere rispettosi del lettore prima ancora del<br />
subissato “talent scout” di turno. il piacere <strong>per</strong>sonale conta fino a un certo punto: quando si pubblica si entra in<br />
qualcosa di molto più vasto con cui fare i conti. a meno che non si tratti di sola vanità biografica; al che, basta rivolgersi<br />
all’on demand direi, senza telefonate minatorie ad alcuno.<br />
48. Eugenia Dice:<br />
8 marzo 2011 alle 14:17 modifica<br />
@<strong>Mozzi</strong>:<br />
<strong>per</strong> la milionesima volta, ha ragione!!!<br />
Ma posso dirle una cosa che non c’entra niente con la risposta che mi ha dato? (anche se lei ama la COERENZA e
quindi le farò venire pure io gli attacchi di dis<strong>per</strong>azione!!!!! )<br />
Lei non può immaginare quanto io sia felice dopo che ho letto il suo commento, rivolto solo ed esclusivamente a me…!<br />
Non che fosse una risposta “amichevole”, anzi…. Il contrario!!!<br />
Però sono raggiante, felicissima, mi basta davvero poco!!!<br />
Per un solo piccolo istante non mi sono più sentita una goccia nel mare…!<br />
Lei sarà sicuramente senza parole, esausto, sconvolto, non riuscirà a capacitarsi, vorrà gettare la spugna, scappare<br />
lontano e arrendersi…s<strong>per</strong>o di no!!!!!<br />
Continui a strigliarmi. Imparerò prima o poi…!<br />
Con affetto<br />
eugi<br />
49. andrea barbieri Dice:<br />
8 marzo 2011 alle 14:59 modifica<br />
Mi pare che il discorso razzista non si serva di giudizi di valore, ma di asserzioni su fatti (infondati/falsi) espliciti o allusi,<br />
utilizzati in o<strong>per</strong>azioni logiche (fallaci).<br />
50. mariangela Dice:<br />
8 marzo 2011 alle 18:37 modifica<br />
Gentile <strong>Giulio</strong>,<br />
inviare un testo all’indirizzo mail da lei indicato, comporta una sua diretta lettura del testo o c’è un comitato di lettura<br />
apposito?<br />
L’oggetto della mail è vibrisselibri, giusto?<br />
51. Marco Dice:<br />
8 marzo 2011 alle 21:58 modifica<br />
http://it.answers.yahoo.com/question/index?qid=20100120123358AAmvrcn<br />
52. Peppe Dice:<br />
8 marzo 2011 alle 23:24 modifica<br />
Gentile <strong>Giulio</strong>,<br />
volevo chiedere, gentilmente, se inviando un o<strong>per</strong>a all’indirizzo mail da lei indicato si debba specificare qualcosa<br />
nell’oggetto della mail. Ricordo di aver letto da qualche parte che si debba scrivere vibrisselibri, può confermarlo?<br />
Inoltre il testo verrà letto da lei direttamente o c’è un comitato di lettura?<br />
Grazie.<br />
53. <strong>Giulio</strong> <strong>Mozzi</strong> Dice:<br />
9 marzo 2011 alle 05:48 modifica<br />
Paolo: ho scritto quel che ho scritto, molte volte, solo <strong>per</strong>ché mi sembrava giusto farlo: non è stato piacevole e potevo<br />
farne a meno. La scrittura in sé non è <strong>per</strong> me quasi mai un piacere in senso edonistico (avevo capito che tu intendessi<br />
questo). Erano un piacere le storielle che pubblicavo nel diario in rete.<br />
“Per l’utilità dei commenti, se prendiamo in considerazione solo l’utilità <strong>per</strong> chi scrive un post, allora molti commenti<br />
non andrebbero neppure scritti”. Diciamo che un ragionamento dal quale non consegua nessuna prassi, o ipotesi o<br />
proposta di prassi, mi pare poco interessante.<br />
“Sull’asimmetria, non sono d’accordo. Esiste un ‘potere contrattuale’ che sta nelle mani di una sola delle due parti,
cioè di chi legge <strong>per</strong> scegliere cosa pubblicare”. Sì. Ed esiste un altro potere contrattuale, più forte, che sta nelle mani<br />
di una sola delle due parti, cioè di chi è capace di fabbricare cose belle; che sono belle indipendentemente da tutto.<br />
Chi fabbrica cose belle e non è consapevole di questo suo potere, è destinato al servilismo.<br />
“E’ possibile che, tra chi legge, ci siano anche ‘semplici’ lettori che non hanno mai affrontato il <strong>per</strong>corso che serve <strong>per</strong><br />
arrivare alla pubblicazione”. Sì. Credo che a costoro le tue considerazioni non servano a niente, soprattutto quando<br />
contengono affermazioni non vere.<br />
“Davvero preferiresti ricevere una telefonata?”. Il mio telefono è pubblicato qui in vibrisse, in FaceBook, eccetera.<br />
Rispondere a una telefonata è meno impegnativo che scrivere una lettera, ricevere una risposta, rispondere alla<br />
risposta, eccetera.<br />
Andrea: “Se è vero che ogni pensiero razzista si basa su un giudizio di valore non è vero che ogni giudizio di valore è<br />
fondamento di razzismo”. E’ vero, ma non c’entra.<br />
“Non riesco a capire <strong>per</strong>chè un insieme definito da una singola parola (letteratura) è fondamento di razzismo mentre un<br />
insieme definito da due parole (letteratura bella) no”. Ma quello delle “o<strong>per</strong>e letterarie belle” non è un insieme, <strong>per</strong>ché<br />
ciascuno di noi ci metterebbe dentro cose diverse. In altre parole: usare l’aggettivo “bello” mostra tutta la soggettività<br />
(e quindi la non usabilità in senso razzistico) del giudizio di valore.<br />
Azzurra: “Secondo me questo post dovrebbe dissuadere dal <strong>mandare</strong>, e non il contrario. oppure <strong>mandare</strong> solo nel<br />
caso in cui si sia, dopo lunga e meditatissima considerazione, certi -certi- di aver fatto il proprio meglio”. Questa è<br />
appunto la mia s<strong>per</strong>anza. Grazie.<br />
54. <strong>Giulio</strong> <strong>Mozzi</strong> Dice:<br />
9 marzo 2011 alle 05:52 modifica<br />
Mariangela, Peppe (se non siete la stessa <strong>per</strong>sona, visto che avete inserito commenti quasi identici a ripetizione, senza<br />
accorgervi dell’avviso di messa in moderazione: che pure vi è apparso, e bastava leggere): se rileggete il mio articolo,<br />
noterete che non vi si parla di vibrisselibri. Che è stata una bella es<strong>per</strong>ienza, che a giorni pubblicherà un nuovo libro,<br />
ma probabilmente va a chiudere l’attività: <strong>per</strong> esaurimento delle energie disponibili.<br />
55. Camillo Dice:<br />
9 marzo 2011 alle 17:45 modifica<br />
Seguo Vibrisse ormai da un certo tempo, e sono stato spesso tentato di inserirmi nelle discussioni di mio particolare<br />
interesse. Alla fine ho sempre rinunciato, fedele al principio che – se non si è sicuri di dire qualcosa di intelligente o,<br />
almeno, di non completamente sciocco – è meglio tacere.<br />
Quasi certamente farei bene ad attenermi a tale regola anche questa volta: temo già i rimproveri che mi farò fra qualche<br />
ora, e quelli che forse mi farà il buon GM, nella sua ruvida schiettezza (che <strong>per</strong>altro apprezzo molto).<br />
Il fatto è che il post sulle modalità di invio dei dattiloscritti, e la conversazione che ne è seguita riguardo all’attività di<br />
valutazione degli aspiranti scrittori, mi interpellano a viva forza. Confesso infatti di essere uno dei 22 des<strong>per</strong>ados che, a<br />
poche ore dalla pubblicazione dell’articolo, aveva prontamente inviato la propria o<strong>per</strong>a (nel mio caso si tratta di una<br />
recidiva, in quanto avevo già spedito il romanzo in forma cartacea, un paio di mesi fa), con tutto il corredo di pathos<br />
che altri hanno sopra descritto in maniera piuttosto condivisibile.<br />
Non voglio aggiungere ulteriori elementi al “lato scrittore”, a forte rischio di sentimentalismo autoreferenziale; proverei<br />
invece ad affrontare il “lato editor”, cercando di rispondere alla domanda che GM pone a<strong>per</strong>tamente, e a quella – più<br />
sostanziale – che rimane implicita.<br />
Quale commento o indicazione pratica riguardo alla modalità di valutazione? A <strong>Giulio</strong> chiederei umilmente di rivalutare<br />
la sua decisione di non fornirci più alcuna risposta nei casi in cui il dattiloscritto non sia di suo interesse, lasciandoci così<br />
in quella trepidante attesa che una s<strong>per</strong>anza insensata è in grado di prolungare indeterminatamente. Una risposta, anche<br />
breve, anche preconfezionata (“Ho ricevuto e letto la sua o<strong>per</strong>a. Purtroppo non la trovo di mio gusto. La prego di non<br />
voler rispondere a questo messaggio, <strong>per</strong>ché non sono in grado di fornire singoli pareri <strong>per</strong>sonali”), sarebbe un atto di<br />
carità cristiana: darci una tomba su cui piangere. Oltre a questo, credo che libererebbe anche il povero editor dagli<br />
ulteriori disturbi di chi, come ho fatto io<br />
ieri, vuole togliersi ogni dubbio riguardo l’avvenuta valutazione della propria creatura.<br />
La seconda domanda, quella che GM lascia inespressa, è <strong>per</strong>ò più importante: dato atto che, in questo ed altri post,<br />
l’autore non invita a spedire materiale ma, al contrario, pone una serie di avvertimenti che dovrebbero scoraggiare invii
inutili e entusiasmi ingiustificati, <strong>per</strong>ché mai continuiamo a inviare a lui tutti questi dattiloscritti??<br />
Nel mio caso la risposta è semplice. Ho scritto un romanzo cattolico, politico, con uno stile che è l’esatto opposto del<br />
minimalismo all’italiana attualmente dominante. <strong>Giulio</strong> <strong>Mozzi</strong>, <strong>per</strong> quanto ne so, è l’unica <strong>per</strong>sona che può trovare<br />
interessante una cosa del genere.<br />
A questo aggiungerei che <strong>Giulio</strong>, <strong>per</strong> quanto di sforzi di apparire brutale, dimostra nei fatti una pazienza e una<br />
disponibilità assolutamente uniche nel suo campo. Come, immagino, altri colleghi aspiranti scrittori dei commenti<br />
precedenti, anch’io ho cercato di contattare gli editor di alcune case editrici, trovandomi di fronte dei veri e propri<br />
muri. Altro che telefono e mail <strong>per</strong>sonali: spesso non è dato nemmeno di sa<strong>per</strong>e a quale nome indirizzare il plico…<br />
Insomma, scusa <strong>Giulio</strong>, ma i 900 manoscritti all’anno te li vai un po’ a cercare, e di questo dobbiamo ringraziarti.<br />
56. <strong>Giulio</strong> <strong>Mozzi</strong> Dice:<br />
10 marzo 2011 alle 01:15 modifica<br />
Camillo, ho dei limiti fisici.<br />
Non voglio scoraggiare gli invii. Leggere è il mio mestiere. L’atteggiamento descritto qui da Azzurra è l’atteggiamento<br />
che s<strong>per</strong>o abbiano coloro che mi mandano qualcosa da leggere.<br />
57. Mauro Dice:<br />
10 marzo 2011 alle 10:17 modifica<br />
Premetto che sono anch’io sono un aspirante scrittore da pubblicare (non dico aspirante scrittore, <strong>per</strong>chè che piaccia<br />
o no il mio prodotto, sono di fatto già uno scrittore) anche se non ho ancora inviato nulla a <strong>Giulio</strong> (chissà un domani…<br />
te l’ho anche detto ad un seminario lo scorso inverno).<br />
Mi <strong>per</strong>metto di fare una proposta (scherzosa, ma non del tutto): <strong>per</strong>chè non accludere ai testi inviati anche una<br />
<strong>per</strong>sonalissima risposta negativa già precofenzionata dallo stesso scrittore e inviabile dallo stesso <strong>Giulio</strong> con un<br />
semplice copia-incolla? La si potrebbe scrivere come si vuole, addolcire quanto basta, risparmiando l’odioso compito<br />
a <strong>Giulio</strong>… Personalmente, penso che lo farei…<br />
Non prendetemi <strong>per</strong> pazzo, è che piace scherzare e tendo se possibile a sdrammatizzare le situazioni…<br />
Che ne pensate? Che ne pensi <strong>Giulio</strong>?<br />
Ciao a tutti e buona giornata!<br />
58. <strong>Giulio</strong> <strong>Mozzi</strong> Dice:<br />
11 marzo 2011 alle 07:24 modifica<br />
Penso che non sia un’idea sensata, Mauro.<br />
59. Mauro Dice:<br />
11 marzo 2011 alle 08:08 modifica<br />
In effetti no :) ma se a questo mondo dicessimo o facessimo solo cose sensate sai che barba? :)<br />
Allora se un domani ti invio qualcosa evito :)<br />
Grazie <strong>Giulio</strong><br />
Buonagiornata<br />
60. Marco Z Dice:<br />
12 marzo 2011 alle 16:11 modifica<br />
Segre «è giusto considerare punto di arrivo della critica il giudizio di valore, purchè si tenga presente che un valore è<br />
tale solo in rapporto con i paradigmi epocali e <strong>per</strong>sonali.» pg 13 Notizie dalla crisi Dove va la critica letteraria?<br />
Se qualcuno è così “egocentrico” da non essere in grado di capire l’importanza di sentirsi dire “brutto”, bha…<br />
<strong>per</strong>sonalmente ringrazierei(no non sono masochista). Non so come tu faccia a dedicare tutto questo impegno se
dall’altra parte ci sono solo queste <strong>per</strong>sone. Tanto di cappello (s<strong>per</strong>o che le cose “belle” che trovi di tanto in tanto<br />
valgano questa fatica fisica/morale).<br />
Del resto, il desiderio di vedere riconosciute le proprie capacità (presunte o vere che siano), <strong>per</strong> come la vedo io, è la<br />
risposta più ovvia ad una società come la nostra in cui il culto dell’apparire è risposta alla standardizzazione. (Per<br />
quanto possa essere una banalità questa storiella) Questa <strong>per</strong> me è la risposta alla diffusa preoccupazione “In Italia ci<br />
sono più scrittori o aspiranti tali, che lettori” diffusa tra i letterati, si capisce.<br />
61. vittorio ondedei Dice:<br />
13 marzo 2011 alle 14:16 modifica<br />
il titolo di questo post mi piace molto. affinche egli possa. un io che scrive di sè dandosi dell’egli mi fa venire in mente<br />
lo sforzo <strong>per</strong> ritagliarsi intorno del vuoto che <strong>per</strong>metta il movimento. un andare e tornare dal me che siamo, facendosi<br />
un rispettoso inchino, un saluto cortese, una calorosa stretta di mano, una sincera pacca sulle spalle.<br />
e poi giù a ridere. di sè.<br />
vittorio<br />
62. lorella Dice:<br />
14 marzo 2011 alle 07:50 modifica<br />
L’illustrazione del professor rantolo e kathy bates con l’ascia, che hai scelto <strong>per</strong> accompagnare le istruzioni, non<br />
promettono niente di buono! l.<br />
63. Salvatore Dice:<br />
14 marzo 2011 alle 16:43 modifica<br />
Grande <strong>Giulio</strong>!<br />
La tua disponibilità e visibilità è encomiabile e a nome di tutti coloro che si sentono scrittori ti ringrazio <strong>per</strong> il tempo che<br />
ci dedichi, <strong>per</strong>chè questa passione, questa missione rende il cuore giovane e lo preserva dalle crepe della vecchiaia!<br />
64. <strong>Giulio</strong> <strong>Mozzi</strong> Dice:<br />
15 marzo 2011 alle 07:45 modifica<br />
Marco, scrivi: “Non so come tu faccia a dedicare tutto questo impegno se dall’altra parte ci sono solo queste<br />
<strong>per</strong>sone”. 1. Non ci sono solo “queste <strong>per</strong>sone”. 2. Questo <strong>per</strong> me è un lavoro: sono pagato <strong>per</strong> farlo.<br />
65. gianni Dice:<br />
16 marzo 2011 alle 16:49 modifica<br />
E’ una discussione meravigliosa. (Dal punto di vista degli spettatori). <strong>Mozzi</strong> dice “quadrato” e un gruppetto di <strong>per</strong>sone<br />
dicono “tondo”, oppure “quadratino”, “quadratello”, “quadratone”. Mi sa che me la stampo.<br />
66. Marco R. Capelli Dice:<br />
18 marzo 2011 alle 13:01 modifica<br />
Nel mio piccolo, dopo dieci anni di gestione di rivista letteraria online, temo di essere d’accordo più o meno su tutto<br />
con <strong>Giulio</strong> <strong>Mozzi</strong>.<br />
Spezzo solo una lancia a favore della “risposta automatica”, un po’ <strong>per</strong> evitare a chi invia lancinanti attese, ed un po’<br />
<strong>per</strong> evitare altrettanto lancinanti telefonate… (io, a differenza di <strong>Giulio</strong>, odio parlare al telefono).<br />
Di solito, a chi invia testi di qualità troppo bassa <strong>per</strong> la pubblicazione, mando qualcosa del genere: “Gentile autore,<br />
l’o<strong>per</strong>a da lei inviata, pur presentando alcuni spunti di interesse**, non rientra nei nostri programmi editoriali. Non<br />
posso dilungarmi in un commento dettagliato delle motivazioni che stanno alla base di questa scelta (comunque<br />
inappellabile), <strong>per</strong> ovvie ragioni di spazio e di tempo. La ringraziamo comunque <strong>per</strong> averci contattato, cordiali
saluti…”.<br />
Come si dice, a buon intenditor poche parole.<br />
Chi ha modestia e buonsenso, capisce che no, il suo lavoro non mi è piaciuto, quelli che preferiscono continuare a<br />
crederci, non si offendono più di tanto e spediscono a qualcun altro.<br />
**So che la cosa è un azzardo, <strong>per</strong>ò io mi giustifico così: “Sunt bona, sunt quaedam mediocria, sunt mala plura quae<br />
legis hic: alitern non fit Avite libri.” Marco Valerio Marziale<br />
67. <strong>Giulio</strong> <strong>Mozzi</strong> Dice:<br />
19 marzo 2011 alle 21:22 modifica<br />
Nessuna “lancinante attesa”, Marco. Se non mi faccio vivo entro due mesi, vuol dire che non trovo interessante<br />
l’o<strong>per</strong>a. Più chiaro di così. E se uno ci ha il dubbio, si faccia vivo lui.<br />
(Io odio stare al telefono. Ma <strong>per</strong> dire quel che penso di un testo, bello o brutto che mi sembri, ci metto meno a voce<br />
che <strong>per</strong> iscritto).<br />
68. gian marco griffi Dice:<br />
23 marzo 2011 alle 16:06 modifica<br />
Lei, Signor <strong>Mozzi</strong>, è di una disponibilità commovente.<br />
Se non odiassi stare al telefono quanto e più di lei, e se avessi il suo numero di telefono, forse le avrei telefonato.<br />
Per quanto riguarda il malloppazzo da me inviato: chissenefrega.<br />
69. <strong>Giulio</strong> <strong>Mozzi</strong> Dice:<br />
24 marzo 2011 alle 05:51 modifica<br />
Il mio numero di telefono è pubblicato qui in vibrisse, nella pagina con il mio curriculum. C’è anche nella mia pagina di<br />
FaceBook, in quella di LinkedIn, eccetera.<br />
70. gian marco griffi Dice:<br />
24 marzo 2011 alle 11:54 modifica<br />
La ringrazio, è davvero gentile. In effetti una cosa che odio più del telefono è facebook. Linkedin non so neppure<br />
cos’è e preferirei non sa<strong>per</strong>lo.<br />
Non le telefonerò <strong>per</strong> il semplice motivo che sono passati ben più di due mesi da quando inviai copia elettronica del<br />
mio malloppazzo, invero molto confusa e provvisoria – come del resto tutte le cose di questo scorbutico mondo – lei<br />
non ha risposto, ergo il mio malloppazzo non le interessa; insomma, inutile rom<strong>per</strong>e ulteriormente le palle.<br />
Per telefono potrebbe soltanto confermare ciò che la mancata risposta ha già sottolineato.<br />
Potremmo anche discutere della relazione tra Donald Barthelme, Jan Potocki, Samuel Beckett, Roberto Bolano, Carlo<br />
Emilio Gadda e David Foster Wallace, ma magari a lei non interessa. Parlare di donne è fuori discussione. Il tempo,<br />
quello salva sempre, ad asti c’è il sole.<br />
Ciò che premeva era constatare la sua disponibilità: complimenti.<br />
PS: <strong>per</strong> quanto riguarda gli scribacchini che ritengono il proprio lavoro bello quando invece è palesemente brutto e<br />
schifoso, non c’è da stupirsi: c’è una lista sterminata di scrittori professionisti che ritengono il proprio lavoro bello,<br />
mentre <strong>per</strong> quanto riguarda il mio gusto (probabilmente distorto), hanno scritto robe orribili, brutte, da abbandonare<br />
dopo una pagina.<br />
71. Marco Alfano Dice:<br />
27 marzo 2011 alle 15:24 modifica<br />
Vi segnalo, sul domenicale del sole 24 ore di oggi, un gustosissimo e <strong>per</strong>tinente articolo di Buzzati (non c’è ancora il
link sul sito). Titolo: “L’odissea dell’esordiente”. Un estratto: “Spesso, di fronte a un diniego (…) [al]l’autore non<br />
passa neppur <strong>per</strong> l’anticamera del cervello che l’editore abbia risposto di no <strong>per</strong>ché il romanzo è brutto. Eccolo quindi<br />
proporre alla Casa editrice un contributo, <strong>per</strong> facilitare la stampa del volume.”<br />
L’articolo è del 1937.<br />
72. melania Dice:<br />
30 marzo 2011 alle 14:03 modifica<br />
io l’ho chiamato giulio e…ha risposto.<br />
73. Massimo Bolognino Dice:<br />
4 aprile 2011 alle 15:29 modifica<br />
Sono capitato su questo post <strong>per</strong> puro caso… non sono risucito a trattenermi, ho inviato anche io una mia raccolta di<br />
racconti e un romanzo.<br />
La tentazione è stata troppo forte!<br />
Chiedo umilmente <strong>per</strong>dono al (troppo)buon <strong>Giulio</strong>.<br />
74. Sandro Dice:<br />
8 aprile 2011 alle 05:26 modifica<br />
Leggendo le “istruzioni” ho avuto la stessa impressione di quando <strong>per</strong> la prima volta scoprii “La felicità terrena”. Hai<br />
trasformato una comunicazione di servizio <strong>per</strong> finalità pratiche in un testo degno di un <strong>per</strong>sonaggio di un tuo racconto.<br />
Interessante anche quanto dici a proposito degli insulti dei poveri scrittori di brutture. Dunque l’odiato Bloom ha<br />
ragione: leggere (e scrivere) non serve a niente in ordine alla crescita, al miglioramento, al <strong>per</strong>fezionamente dell’uomo:<br />
non ci rende migliori!<br />
75. Paolo Zardi Dice:<br />
8 aprile 2011 alle 13:39 modifica<br />
@Sandro: scusa, Bloom “odiato” da chi?<br />
76. Marco Alfano Dice:<br />
8 aprile 2011 alle 13:48 modifica<br />
Trovato il link all’articolo di Buzzati:<br />
http://rassegnastampa.unipi.it/rassegna/archivio/2011/03/28SID1100.PDF<br />
77. Sandro Dice:<br />
8 aprile 2011 alle 23:33 modifica<br />
Da un <strong>per</strong>sonaggio di un mio “monomero” intitolato “Leggere tutto”. (Scusa l’indispensabile autocitazione.)<br />
78. cinzia sposato Dice:<br />
13 maggio 2011 alle 09:27 modifica<br />
Salve <strong>Giulio</strong>, le ho inviato anch’ io una mail il mese scorso allegando il mio manoscritto, non ho ancora ricevuto un<br />
avviso di lettura, mi domando se la abbia ricevuta…in tal caso le chiederei il cortese sforzo di un semplice clic. Non<br />
immagina quanto possa essere consolatorio sa<strong>per</strong>e che la tua posta è stata a<strong>per</strong>ta…<br />
Grazie e buona giornata!
79. <strong>Giulio</strong> <strong>Mozzi</strong> Dice:<br />
13 maggio 2011 alle 09:45 modifica<br />
Vedi quel che ho scritto al punto 6: “Se non mi faccio vivo entro due mesi vuol dire che l’o<strong>per</strong>a non mi interessa”.<br />
80. cinzia sposato Dice:<br />
13 maggio 2011 alle 09:58 modifica<br />
Perfetto, mi resta ancora un altro mese prima della rassegnazione…<br />
Buon lavoro! E grazie.<br />
81. alexandra Dice:<br />
15 maggio 2011 alle 17:36 modifica<br />
mi chiamo alexandra fischer, anch’io ho mandato uno scritto stampato su carta all’attenzione del dottor giulio mozzi;<br />
nel mio caso, mi sa che non ho indovinato il genere, e ho deciso di riprovare con qualcos’altro. Se non gli è piaciuto<br />
uno scritto, posso proporne degli altri, ma facendo molta attenzione; arrivare a un interlocutore es<strong>per</strong>to, vuol dire<br />
avvicinare una <strong>per</strong>sona esigente. Per me è una sfida <strong>per</strong> migliorarmi di continuo nella scrittura, nel mio caso propendo<br />
<strong>per</strong> il soprannaturale in tutte le sue varianti.<br />
82. francesca Dice:<br />
20 maggio 2011 alle 16:21 modifica<br />
Bellissimo ritrovarla, veramente quasi <strong>per</strong> caso!!<br />
Ho partecipato ad un suo corso di scrittura creativa credo nel 1999 0 2000, quindici giorni a Sant’Angelo di Ischia.<br />
Una es<strong>per</strong>ienza indimenticabile e veramente “formativa”. Quell’es<strong>per</strong>ienza mi rivoluzionò l’esistenza, ricordo. Arrivai<br />
piena di convinzioni e tornai a casa smarrita consapevole che fra il dire ed il fare….ci sono di mezzo un mucchio di<br />
altre cose. Le sto studiando..quando avrò finito manderò anch’io un pezzo di carta da aggiungere alla sua collezione!<br />
Salutissimi..e al prossimo corso!<br />
83. <strong>Giulio</strong> <strong>Mozzi</strong> Dice:<br />
26 maggio 2011 alle 17:27 modifica<br />
Attendo a piè fermo, Francesca.<br />
84. Chiara Dice:<br />
28 maggio 2011 alle 20:23 modifica<br />
Salve <strong>Giulio</strong>,<br />
mi piacerebbe inviarti una manciata di racconti <strong>per</strong> bambini, posso?<br />
85. <strong>Giulio</strong> <strong>Mozzi</strong> Dice:<br />
28 maggio 2011 alle 21:48 modifica<br />
Non ho particolari competenze nella narrativa <strong>per</strong> l’infanzia, Chiara. Dopodiché, se vuoi <strong>mandare</strong>, manda.<br />
86. artemisia Dice:<br />
28 maggio 2011 alle 23:44 modifica<br />
non so se scriverò mai più un rigo. se mai deciderò di farlo, preferirò che sia lei a dirmi che l’o<strong>per</strong>a è veramente brutta<br />
piuttosto che un altro.
87. Andrea Dice:<br />
1 giugno 2011 alle 11:00 modifica<br />
Buongiorno, sono intenzionato ad inviarle un file contenente un romanzo che credo si possa definire s<strong>per</strong>imentale, se<br />
non altro <strong>per</strong> la struttura.<br />
In sintesi una narrazione/cornice ci racconta di:<br />
1. Un giovane giornalista alle prese col proprio riscatto sociale attraverso il lavoro. Nello specifico la sua mission è<br />
redarre la biografia di un famosissimo e giovane talento della letteratura mondiale da poco morto in circostanze<br />
misteriose.<br />
La narrazione/cornice contiene:<br />
2. Una svariata serie di materiali, scrittura televisiva, scrittura cinematografica, una serie di diari, racconti, un romanzo<br />
breve, poesie, tabulati internet, pagelle scolastiche… il tutto attribuibile al fantomatico scrittore deceduto.<br />
Questi materiali vengono presentati al lettore sottoforma di letture del giornalista, oppure, sottoforma di pagine reali<br />
della futura biografia con tanto di note del giornalista a fondo pagina (un’ulteriore distinzione dei materiali avviene<br />
attraverso l’uso di diversi font).<br />
Il mio primo dubbio è se possa interessarle cimentarsi in questa lettura.<br />
Il mio secondo dubbio è che ho solo un file pdf (leggero e ben impaginato), ed un word da 20 mega che <strong>per</strong>de<br />
impaginazione nei trasferimenti.<br />
Ho fatto il tentativo di trasformare tutto in rtf ma è letteralmente esplosa l’impaginazione e sono spariti dei font.<br />
grazie <strong>per</strong> il suo tempo Andrea<br />
88. Andrea Dice:<br />
6 giugno 2011 alle 12:16 modifica<br />
A corredo di ciò che ho scritto qui sopra precedentemente, e <strong>per</strong> invogliarla a darmi la sua attenzione, probabilmente<br />
messa in guardia da quel “s<strong>per</strong>imentale” oppure semplicemente dedita ad altri impegni, posso parlarle ancora, più che<br />
altro, della curiosa coincidenza che mi ha spinto a contattarla.<br />
L’incipit del romanzo che voglio spedirle racconta la stessa situazione del promo di vibrisse libri in cui viene<br />
manifestato il suo slogan “la carta non è tutto”, con metafora <strong>per</strong>ò, e quindi anche risultati e considerazioni, diverse.<br />
Inoltre il romanzo breve contenuto all’interno del romanzo racconta la vita di un oratorio negli anni 80, la sua<br />
costruzione edile e spirituale, vista <strong>per</strong>ò con gli occhi divertiti e pestiferi di un gruppo di bambini i quali diventeranno<br />
poi chierichetti.<br />
Attendo fiducioso un suo commento di modo che possa spedirle o meno il mio lavoro.<br />
grazie <strong>per</strong> il suo tempo Andrea<br />
89. <strong>Giulio</strong> <strong>Mozzi</strong> Dice:<br />
6 giugno 2011 alle 15:22 modifica<br />
Rispondo solo ora, Andrea, <strong>per</strong>ché sono stato alcuni giorni in giro <strong>per</strong> lavoro.<br />
Se non si può fare un .doc o un .rtf, mi sta bene il pdf.<br />
(E ovviamente non posso sa<strong>per</strong>e se la cosa può interessarmi, finché non la leggo).
90. Helga Dice:<br />
25 giugno 2011 alle 18:37 modifica<br />
Buongiorno, e` da parechio tempo che cerco via internet il modo migliore <strong>per</strong> inviare una mia o<strong>per</strong>a letteraria ed<br />
appena oggi sono approdata su questo sito e ne sono felicissima. Complimenti <strong>per</strong> il grande lavoro che svolge <strong>per</strong> tutti<br />
noi che abbiamo il classico sogno nel cassetto. Io ancora non l` ho terminato <strong>per</strong>o` mi fa stare bene pensare che poi ci<br />
sara` qualcuno che potra` darmi un giudizio es<strong>per</strong>to, e poi vada come vada. Volevo farle una breve domanda: io non<br />
vivo in Italia,sono croata, istriana, di Pola,<strong>per</strong>o` faccio parte della minoranza italiana dunque e` questa la mia lingua<br />
madre. Qui da noi purtroppo non ho una gran possibilita` di farmi pubblicare un romanzo in lingua straniera. Questo<br />
fatto potrebbe rappresentare un problema <strong>per</strong> me oppure ho le stesse opportunita` di un cittadino italiano?<br />
S<strong>per</strong>o tanto in una risposta, la ringrazio e le auguro una piacevole estate<br />
91. <strong>Giulio</strong> <strong>Mozzi</strong> Dice:<br />
26 giugno 2011 alle 11:54 modifica<br />
Io leggo o<strong>per</strong>e letterarie scritte in lingua italiana. La cittadinanza o la residenza dell’autore o autrice non hanno<br />
importanza.<br />
92. Luigi Fabozzi Dice:<br />
3 luglio 2011 alle 01:20 modifica<br />
e se <strong>per</strong> caso un tizio, come me, ha scritto un romanzo e glielo hanno pubblicato (la robin edizione), può avere lo<br />
stesso un suo giudizio?<br />
93. Rossella Picardi Dice:<br />
6 luglio 2011 alle 15:25 modifica<br />
“Non sono un editor… Non sono un agente”. Perdona la mia curiosità ma, allora, chi sei veramente? Se ognuno,<br />
giustamente, deve guadagnare dal proprio lavoro, come ti procuri il pane quotidiano? Richiedi contributi <strong>per</strong> la<br />
pubblicazione? Grazie.<br />
94. <strong>Giulio</strong> <strong>Mozzi</strong> Dice:<br />
7 luglio 2011 alle 19:56 modifica<br />
Rossella, al punto 7 c’è scritto: “Da qualche anno lavoro <strong>per</strong> Einaudi Stile libero”. Mi pare che il verbo lavorare sia<br />
chiaro. Io lavoro <strong>per</strong> loro, loro mi pagano uno stipendio (<strong>per</strong> la precisione: sono un lavoratore parasubordinato, un<br />
co.co.pro., e il mio stipendio è questo).<br />
Non chiedo contributi <strong>per</strong> la pubblicazione: sia <strong>per</strong>ché sono già pagato dall’editore, sia <strong>per</strong>ché (vedi sempre il punto 7:<br />
“ho il potere di proporre, non quello di decidere”) non sono in grado di assicurare la pubblicazione.<br />
95. Gas Dice:<br />
20 luglio 2011 alle 19:48 modifica<br />
FANTASTICO quanta gente crede di sa<strong>per</strong> scrivere (me incluso) solo <strong>per</strong>chè lo fa…<br />
Siamo diventati tutti musicisti, artisti, scrittori…SPERO da morire che trovi brutta qualunque cosa potrei mandarle in<br />
lettura. Sarebbe già un successo.<br />
96. Filippo Albertin Dice:<br />
26 luglio 2011 alle 11:41 modifica<br />
Stando a quanto ho letto, sembra più che <strong>per</strong>fettamente confermata un’equazione: in Italia scrivono molto e aspirano<br />
alla pubblicazione quelli che fanno fatica, fatica FISICA, a leggere.
97. A. Kçhler Dice:<br />
4 agosto 2011 alle 22:33 modifica<br />
Buongiorno,<br />
vorrei sa<strong>per</strong>e se lei é interessato anche a:<br />
- 1) un libro che parla del senso delle gravdanze non portate a termine<br />
- 2) un metodo(simile ad un test) che aiuta a capire i motivi di insoddisfazione e disagio esistenzial. Il metodo spiega<br />
anche come ricreare l’equilibrio <strong>per</strong> ritrovare motivazione e soddisfazione nella nostra vita.<br />
grazie mille<br />
A. Kòhler<br />
98. <strong>Giulio</strong> <strong>Mozzi</strong> Dice:<br />
5 agosto 2011 alle 05:26 modifica<br />
A. Kòhler: non posso sa<strong>per</strong>e se mi interessa o no un’o<strong>per</strong>a sulla quale ho un’informazione in quattro righe e due<br />
sillabe. Se vuole che io la legga, la mandi. Se vuole una dichiarazione preventiva d’interesse, non la avrà.<br />
99. A.Köhler Dice:<br />
5 agosto 2011 alle 21:17 modifica<br />
Perfetto, grazie. Avevo il dubbio che leggesse solo romanzi<br />
100. andrea Dice:<br />
8 agosto 2011 alle 09:17 modifica<br />
Buongiorno,<br />
scaduti oggi i due mesi. Nessuna comunicazione.<br />
Presumo il suo disinteresse <strong>per</strong> il mio scritto.<br />
Non mi resta che salutarla e porgerle<br />
Cordiali Saluti<br />
Grazie <strong>per</strong> il suo tempo<br />
(vorrà dire che mi guarderò con attenzione le sue lezioni)<br />
101. Foglia Dice:<br />
10 agosto 2011 alle 11:20 modifica<br />
Buongiorno, sig. <strong>Mozzi</strong><br />
è possibile inviare qualche poesia e qualche breve brano di prosa? Ci terrei tantissimo al Suo giudizio.<br />
Grazie <strong>per</strong> l’attenzione.<br />
Foglia<br />
102. <strong>Giulio</strong> <strong>Mozzi</strong> Dice:<br />
10 agosto 2011 alle 12:00 modifica<br />
Foglia: che cosa sono disposto e che cosa non sono disposto a fare è scritto nell’articolo. Basta leggerlo, a esempio al<br />
punto 8.<br />
103. Foglia Dice:<br />
10 agosto 2011 alle 12:35 modifica<br />
Mi scusi, la mia domanda in effetti era riferita alle poesie e ai brani di prosa. Non so se sbaglio, qui leggo che si parla<br />
di romanzi.
Grazie ancora.<br />
Foglia<br />
104. <strong>Giulio</strong> <strong>Mozzi</strong> Dice:<br />
10 agosto 2011 alle 16:09 modifica<br />
Foglia, nelle mie istruzioni io parlo di o<strong>per</strong>e letterarie in generale, non di “romanzi”.<br />
Mi pare, che “qualche poesia e qualche breve brano di prosa” difficilmente possano costituire un’ “o<strong>per</strong>a letteraria” –<br />
magari in futuro diventeranno un’o<strong>per</strong>a letteraria completa e compatta.<br />
Al punto 8 già citato spiego che non sono disponibile a leggere o<strong>per</strong>e letterarie <strong>dattiloscritte</strong> <strong>per</strong> “esprimere<br />
un’opinione” o “dare un consiglio”.<br />
105. laura Dice:<br />
29 agosto 2011 alle 10:08 modifica<br />
adoro calvino. fin da quando nell’antologia di scuola media mi sono trovata <strong>per</strong> sbaglio in mezzo alla folla di cartelli<br />
stradali, ai funghi e a tutte le cose così strane, così banali, che popolano i racconti di marcovaldo. ma calvino ha<br />
rifiutato guido morselli.<br />
allora: condivido in pieno tutto quello che giulio mozzi scrive, dice, fa.<br />
ma io davanti a: è brutto, aggiungerei: secondo me.<br />
106. Stefano Dice:<br />
29 agosto 2011 alle 18:06 modifica<br />
Ma questo ha senso <strong>per</strong> un lettore privato, o anche <strong>per</strong> un critico.<br />
Per qualcuno che deve scegliere, dire sì o no, aggiungere ‘secondo me’ è del tutto privo di senso.<br />
In futuro questo problema non esisterà: nessuno potrà dire ‘no, questo è brutto, non si pubblica’. Tutti si<br />
pubblicheranno da soli, usciranno migliaia di romanzi gratis ogni giorno finchè gli autori non si accorgeranno che non li<br />
legge più nessuno…<br />
107. giuliomozzi Dice:<br />
31 agosto 2011 alle 07:03 modifica<br />
Qualunque giudizio di bellezza è non argomentabile o, come si usa dire, “soggettivo”. Quindi il “secondo me” è<br />
pleonastico. Al massimo è una forma di cortesia, o di mitigazione. Alla fin fine di ipocrisia. Se son convinto di quel che<br />
dico, lo dico nettamente.<br />
108. Stefano Dice:<br />
31 agosto 2011 alle 20:13 modifica<br />
Intanto è il 31 agosto ed io sono molto triste. Pazienza.<br />
109. stefania Dice:<br />
2 settembre 2011 alle 12:22 modifica<br />
Caro <strong>Giulio</strong>,<br />
Ho pubblicato da poco il mio primo libro con una piccola casa editrice. Forse non sono politically correct e forse sono<br />
anche stronza ma mi piacerebbe vederlo pubblicato con un editore conosciuto. Come funziona in questi casi? Sono<br />
totalmente ignorante. Vi succede mai di voler strappare un autore da un altro editore? Mi piacerebbe mandarle la mia<br />
o<strong>per</strong>a. Posso farlo o devo aspettare la fine del mio contratto editoriale?<br />
Cordiali saluti,<br />
Stefania
110. <strong>Giulio</strong> <strong>Mozzi</strong> Dice:<br />
2 settembre 2011 alle 12:42 modifica<br />
Non è possibile “strappare un autore da un altro editore”.<br />
Se hai pubblicato con “una piccola casa editrice”, ci sarà un contratto. Nel contratto è scritto (deve essere scritto) se e<br />
come è possibile <strong>per</strong> l’autore o <strong>per</strong> l’editore risolverlo; se il contratto può essere ceduto; se l’editore può cedere una<br />
licenza a un altro editore; eccetera.<br />
Se un editore è interessato a un’o<strong>per</strong>a pubblicata da un altro editore, si fa così: ci si parla, si tratta, e si vede se si<br />
riesce a trovare un accordo. Se lo si trova, bene; sennò, amen.<br />
111. stefania Dice:<br />
2 settembre 2011 alle 15:19 modifica<br />
Ok grazie. Intanto le ho mandato un racconto breve inedito, non so se è ancora in atto l’iniziativa <strong>per</strong> cui lei pubblica<br />
degli scritti ogni mese…<br />
devo anche dirle che sono ancora incredula sulla disponibilità con cui lei risponde a tutti…una cosa rara credo.<br />
112. InfoSharm Redazione Dice:<br />
4 settembre 2011 alle 12:25 modifica<br />
ahahah 22 dattiloscritti in poche ore!<br />
Un bel risultato, ma questo credo che crea problemi sia a te che così probabilmente non vedrai certo aumentare il<br />
livello qualitativo di quello che ti arriva e sia a chi voglia inviarti un manoscritto, vedendosi aumentare la coda d’attesa.<br />
In merito vorrei lanciarti un idea.<br />
Con pregio fai corsi di scrittura e pubblichi manuali ed altro che tendono a migliorare il livello qualitativo dei testi di chi<br />
è alle prime armi.<br />
Sai meglio di me che <strong>per</strong>ò un buon testo ha bisogno di quattro se non più mani, ovvero ogni scrittore, neofita o meno,<br />
ha bisogno di una vera a propria rete di lettori e revisori che forniscano allo scrittore pareri e revisioni.<br />
Molti ti chiedono proprio di fare questo, avere un giudizio, un parere, un commento che <strong>per</strong>ò te, <strong>per</strong> più che<br />
comprensibili motivi di tempo non puoi dare.<br />
Mi chiedo allora <strong>per</strong>chè, oltre agli utili consigli <strong>per</strong> la scrittura non fornisci dei consigli alla correzione e alla revisione.<br />
Non è un tentativo <strong>per</strong> rubarti il lavoro e non mi sembri nella posizione e nello spirito <strong>per</strong> temerlo, ma se te fornissi<br />
delle linee guida <strong>per</strong> lettori e revisori non professionisti, te molto probabilmente potresti ricevere lavori già filtrati e<br />
quindi di maggior qualità e chi scrive non vedrebbe la tua lettura come un “proviamoci” ma come un confronto su una<br />
qualche cosa che ha già passato attraverso l’irrinunciabile processo di maturazione di ogni testo.<br />
Io ho già scritto e pubblicato qualche cosa, ma <strong>per</strong> arrivare a certi risultati ho dovuto creare una rete di amici e<br />
conoscenti dotati di una certa competenza e passione <strong>per</strong> questo tipo cose ma non è stato facile. Io al massimo sono<br />
uno scrittore, ma <strong>per</strong> aspirare a certi obiettivi ho dovuto dedicare tempo ad una funzione che non è la mia ed in ogni<br />
caso ho dovuto improvvisare.<br />
Cordialmente Marco Benedet<br />
113. <strong>Giulio</strong> <strong>Mozzi</strong> Dice:<br />
5 settembre 2011 alle 16:47 modifica<br />
Marco, scrivi: “Sai meglio di me che <strong>per</strong>ò un buon testo ha bisogno di quattro se non più mani, ovvero ogni scrittore,<br />
neofita o meno, ha bisogno di una vera a propria rete di lettori e revisori che forniscano allo scrittore pareri e revisioni”.<br />
Falso. Ci sono parecchie o<strong>per</strong>e che non hanno bisogno di nessuna revisione.<br />
Scrivi anche: “Molti ti chiedono proprio di fare questo, avere un giudizio, un parere, un commento che <strong>per</strong>ò te, <strong>per</strong> più<br />
che comprensibili motivi di tempo non puoi dare”.<br />
E anche:”…se te fornissi delle linee guida <strong>per</strong> lettori e revisori non professionisti, te molto probabilmente potresti
icevere lavori già filtrati e quindi di maggior qualità…”.<br />
Il pronome di seconda <strong>per</strong>sona nella posizione di soggetto è “tu”, non “te”.<br />
114. InfoSharm Redazione Dice:<br />
5 settembre 2011 alle 18:20 modifica<br />
Tenendo conto delle mie espressioni “romane”, io evidentemente non sono tra quelli che non hanno bisogno di<br />
revisioni, ma non capisco il <strong>per</strong>chè di una replica di questo tipo.<br />
Cordialmente Marco Benedet<br />
115. stroszek85 Dice:<br />
5 settembre 2011 alle 19:47 modifica<br />
Salve,<br />
volevo chiederle se visionava cose specifiche (ad esempio solo romanzi) o se si occupava di tutto ciò che è<br />
letteratura… nel senso che io avrei una raccolta mista di poesie e racconti; la invio oppure no?<br />
Saluti<br />
ps. Non so se sia stato detto qualcosa del genere nei commenti precedenti, sono troppi <strong>per</strong> poterli leggere tutti…<br />
116. stroszek85 Dice:<br />
5 settembre 2011 alle 21:34 modifica<br />
ok… ho pescato qualche commento che risponde alla mia domanda.<br />
117. Sandro Dice:<br />
6 settembre 2011 alle 00:30 modifica<br />
Letti gli ultimi commenti, non riesco a trattenere la mia ammirazione.<br />
<strong>Giulio</strong>, scusa, ma sei troppo forte: “un’informazione in quattro righe e due sillabe” (v. 5 agosto) non può essere passata<br />
sotto silenzio, specialmente <strong>per</strong> l’esattezza chirurgica circa le “due sillabe”!!!<br />
Trovo <strong>per</strong>ò che Marco Benedet abbia ragione (v. 5 settembre): quantunque la franchezza sia una qualità da rivalutare,<br />
la replica appare “eccessivamente” brusca.<br />
Saluti e buon lavoro.<br />
118. <strong>Giulio</strong> <strong>Mozzi</strong> Dice:<br />
6 settembre 2011 alle 06:57 modifica<br />
Stroszek, leggi il punto 7 dell’articolo. Vedi <strong>per</strong> chi lavoro. Considera che cosa pubblica l’editore <strong>per</strong> il quale lavoro.<br />
Marco Benedet: con la formula “Sai meglio di me che…”, tu mi attribuisci un’affermazione (“..un buon testo ha<br />
bisogno di quattro se non più mani, ovvero ogni scrittore, neofita o meno, ha bisogno di una vera a propria rete di<br />
lettori e revisori che forniscano allo scrittore pareri e revisioni”) che io ritengo falsa.<br />
Mi succede tutti i giorni di vedermi attribuite opinioni che non ho: e trovo la cosa davvero molto, molto fastidiosa.<br />
119. fabio atzori Dice:<br />
9 settembre 2011 alle 16:59 modifica<br />
Caro <strong>Giulio</strong> <strong>Mozzi</strong>, sono solidale con il blogger azzurra, quindi in caso di canonizzazione sono pronto a fornire<br />
testimonianza positiva alla commissione <strong>per</strong>ché quanto lei propone meriterebbe veramente d’essere santificato. Mi<br />
piacerebbe conoscere la sua opinione riguardo la famosa lettera di Umberto Eco a Simone Bartoletti (2008). la saluto<br />
con buona stima <strong>per</strong> il suo impegno, fabio
120. Pino Dice:<br />
12 settembre 2011 alle 12:27 modifica<br />
Accetti anche proposte <strong>per</strong> aspiranti lettori (<strong>per</strong> Einaudi)?<br />
121. <strong>Giulio</strong> <strong>Mozzi</strong> Dice:<br />
13 settembre 2011 alle 05:27 modifica<br />
Pino: no.<br />
122. stefania Dice:<br />
19 settembre 2011 alle 16:25 modifica<br />
Ho inserito il mio gettone<br />
Non ho ricevuto risposta<br />
Forse una chiamata <strong>per</strong>sa<br />
Forse non so scrivere<br />
Ho com<strong>per</strong>ato allora un corso di scrittura da quest’uomo<br />
Così la prossima volta non chiamerò a vanvera<br />
Ciao <strong>Giulio</strong> ci vediamo a Padova il 15 ottobre. Non vedo l’ora!!<br />
123. Stefano Dice:<br />
20 settembre 2011 alle 19:29 modifica<br />
Stessa cosa ho fatto io, Stefania. Credo che valga la pena di un secondo tentativo (che lui lo voglia o no…)<br />
124. Mauro Dice:<br />
20 settembre 2011 alle 20:35 modifica<br />
@Stefania e Stefano. Ci sarò anch’io dopo la triplice es<strong>per</strong>ienza dello scorso anno. Chissà che prima o poi salti fuori<br />
qualche gettone anche <strong>per</strong> me! Ci vediamo!<br />
125. stefania Dice:<br />
21 settembre 2011 alle 11:43 modifica<br />
Credo che il corso mi servià molto visto che ho delle difficoltà a strutturare i miei racconti. S<strong>per</strong>o che ci diano la<br />
possibilità di ricevere qualche giudizio da <strong>Giulio</strong>. Mi piacerebbe sa<strong>per</strong>e se ho almeno una buona base su cui lavorare<br />
<strong>per</strong> migliorare poi lo stile e la scrittura. Ho proprio bisogno del parere di un es<strong>per</strong>to.<br />
Non sono di Padova ma cercherò di fare tutti i moduli…<br />
A presto.<br />
126. stefania Dice:<br />
22 settembre 2011 alle 12:37 modifica<br />
Mi sono messa a guardare le lezioni di scrittura in video e anche col volume al massimo non sento granché. Avete<br />
qualche suggerimento? garzie
127. Raviel Beut-rom Dice:<br />
22 settembre 2011 alle 18:57 modifica<br />
…appassionante, qui c’é del buono: un gatekee<strong>per</strong> burbero ma buono, e chi lo seduce, e chi lo attacca, e lui che<br />
distribuisce bacchettate, e loro che le accettano genuflessi, non sia mai…<br />
128. <strong>Giulio</strong> <strong>Mozzi</strong> Dice:<br />
23 settembre 2011 alle 13:06 modifica<br />
Più che “un gatekee<strong>per</strong>”, direi: un portinaio della Repubblica delle lettere. Che offre una disponibilità cercando di<br />
chiarirne i modi e i limiti.<br />
Quanto al resto, ciò che conta sono i testi.<br />
129. Sara Bonfili Dice:<br />
8 ottobre 2011 alle 15:01 modifica<br />
Sara Bonfili Dice:<br />
7 ottobre 2011 alle 16:54<br />
Hello!<br />
ho letto le risposte alle <strong>Istruzioni</strong> <strong>per</strong> <strong>mandare</strong> un manoscritto (che <strong>per</strong> mia deformazione e piacere mi han ricordato las<br />
Instrucciones para subir una escalera di Cortàzar) e pensato che <strong>Giulio</strong> <strong>Mozzi</strong> si è messo proprio al posto di Misery, a<br />
subire martellate legato al letto, e che i visitatori dei blog da sviolinatori si tramutano orribilmente in vendicatori e<br />
“offendoni” (è l’epiteto che dò alla mia gatta, è un’autocitazione).. Allora se ammettete che qualcuno si possa<br />
ado<strong>per</strong>are con una macchinetta postmoderna <strong>per</strong> leggere 900 o non so quante proposte che purtroppo non hanno il<br />
codice a barre, <strong>per</strong>ché non ammettere di essere stangati o ignorati? Questo succede giornalmente a tanti cv inviati, che<br />
sono più corti e più paratattici di racconti e romanzi, anche se testimoniano la stessa volontà, cioè di essere finalmente<br />
presi in considerazione! Se ci sono i ruoli bisogna accettarli, mi pare…<br />
un saluto<br />
130. cattleja Dice:<br />
3 novembre 2011 alle 16:40 modifica<br />
Non m’azzarderei mai a mandarti nulla di mio – la verità fa male lo so – cadrei in depressione <strong>per</strong> 2 anni filati davanti a<br />
una non risposta, ma, a pensarci bene, la tua iniziativa, pur nobilissima, anche dietro compenso, (<strong>per</strong>chè è una palla<br />
leggersi tutti quei manoscritti), era la regola fino a una trentina di anni fa: mi pare di ricordare che presso le case editrici,<br />
a selezionare gli esordienti una volta ci lavoravano Calvino, la Ginzburg o Buzzati. Mai come adesso nell’editoria si<br />
trovano ingegneri informatici o avvocati falliti, tutti meno che veri scrittori. E i risultati spesso si vedono!<br />
131. <strong>Giulio</strong> <strong>Mozzi</strong> Dice:<br />
3 novembre 2011 alle 18:41 modifica<br />
A scanso di equivoci: “dietro compenso” significa che sono pagato <strong>per</strong> questo dall’editore, non dagli autori.<br />
Calvino e Natalia Gizburg lavorarono a lungo in Einaudi. Buzzati non mi risulta abbia mai fatto lavoro editoriale: era<br />
giornalista al Corriere della sera. In Mondadori oggi lavorano Antonio Franchini, che è un eccellente narratore (le sue<br />
o<strong>per</strong>e sono quasi tutte pubblicate da Marsilio) e Antonio Riccardi, che è un eccellente poeta; in Einaudi lavora, <strong>per</strong><br />
dirne uno, Ernesto Franco che è un buon romanziere e un eccellente ispanista; eccetera eccetera. Fanno il mio stesso<br />
lavoro, o un lavoro simile, gli scrittori Matteo B. Bianchi, Giorgio Vasta e Andrea Carraro; a lungo l’ha fatto Tiziano<br />
Scarpa; e così via.<br />
Non direi che nelle case editrici oggi si trovino solo “ingegneri informatici o avvocati falliti”.<br />
D’altra parte: Natalia Ginzburg rifiutò “Se questo è un uomo” di Primo Levi, Elio Vittorini rifiutò “Il Gattopardo” di<br />
Lampedusa. Neanche degli scrittori si può star sicuri…<br />
132. Paolo Zardi Dice:
3 novembre 2011 alle 18:45 modifica<br />
Ehi, ma come mai tutto questo accanimento contro gli “ingegneri informatici”? Sono brave <strong>per</strong>sone! ;)<br />
133. cattleja Dice:<br />
4 novembre 2011 alle 13:14 modifica<br />
@ Paolo Zardi: non voleva essere una critica, poi l’ingegnere informatico l’ho in casa, figurati!<br />
Non mi riferivo ai colossi editoriali, ma alle case editrici minori, dove – almeno <strong>per</strong> mia es<strong>per</strong>ienza diretta – raramente<br />
a giudicare l’o<strong>per</strong>ato altrui ci sono veri scrittori<br />
134. Anna Maria Pusceddu Dice:<br />
22 novembre 2011 alle 11:51 modifica<br />
Buongiorno <strong>Giulio</strong>, s<strong>per</strong>o che lei stia bene. Nella sua posizione chiunque di noi avrebbe un gran mal di testa! Ho letto<br />
tutte le sue sincere e taglienti risposte e mi sono divertita, adoro gli uomini intelligenti, sono merce rara, quasi quanto le<br />
donne… intelligenti. (Si prenda nota che l’ho aggiunto solo <strong>per</strong> le pari opportunità!)<br />
Come tanti, adoro scrivere, non so se mi riesca bene, s<strong>per</strong>o di farlo almeno discretamente, so solo che da due anni<br />
non faccio altro e prima o poi, con molta umiltà, le spedirò qualcosa solo <strong>per</strong> godermi la sua risposta, se ci sarà. So<br />
che ora sta pensando, che fine ha fatto l’intelligenza? Forse se ne avessi un pò non sprecherei del tempo su questa<br />
tastiera, ma tant’è! Veniamo alla domanda: sa spiegarmi la logica del mercato nel scegliere certi romanzi? Comincio a<br />
dubitare che si pubblichi solo ciò che è bello, ho letto alcune cose molto ben scritte ma che non mi hanno trasmesso<br />
molto, pur appartenendo ad autori di un certo calibro ed avendo critiche entusiastiche. Non dirò i titoli <strong>per</strong>ché non mi<br />
sembra corretto. Forse anche la lettura, come la bellezza, è soggettiva?<br />
Con affetto, Anna.<br />
135. Barbara Bigagli Dice:<br />
23 novembre 2011 alle 16:38 modifica<br />
<strong>Giulio</strong> <strong>Mozzi</strong><br />
Posso inviare due romanzi?<br />
136. <strong>Giulio</strong> <strong>Mozzi</strong> Dice:<br />
24 novembre 2011 alle 15:53 modifica<br />
Barbara: sì.<br />
Anna Maria: se non dici i titoli, non è ben chiaro di che cosa parli.<br />
In generale: si pubblicano ogni anno alcune migliaia di romanzi, sarebbe davvero strano se fossero tutti belli.<br />
Ci sono romanzi non belli, <strong>per</strong>ò interessanti <strong>per</strong> il tema.<br />
Ci sono romanzi non belli, ma vendibili.<br />
Ci sono romanzi non belli, ma scritti da autori che ormai hanno un pubblico affezionato.<br />
Ci sono romanzi non belli, ma se vuoi un certo romanzo di un certo autore devi com<strong>per</strong>are anche gli altri (questo vale<br />
soprattutto <strong>per</strong> le traduzioni).<br />
Ci sono romanzi non belli, ma discreti (e se devo publicarne sessanta l’anno, come a es. la collana “Scrittori Italiani e<br />
Stranieri” di Mondadori, che un romanzo sia “discreto” è già qualcosa.<br />
Ci sono romanzi non belli, ma che non sono belli si scopre solo dopo la pubblicazione (non sto scherzando: il<br />
“collaudo” della pubblicazione è una cosa seria).<br />
Ci sono romanzi non proprio del tutto belli, <strong>per</strong>ò <strong>per</strong> certi aspetti innovativi.<br />
Ci sono romanzi non belli, ma ben fatti – e magari, se “di genere”, hanno un pubblico naturale.<br />
Ecc.<br />
137. Stefano Dice:<br />
2 dicembre 2011 alle 13:12 modifica
E’ possibile <strong>mandare</strong> UN racconto? Per il momento è solo e quindi, in sè, credo non pubblicabile (a proposito,<br />
potrebbe consigliare riviste o siti ‘buoni’ che pubblicano racconti, se esistono?).<br />
Fra l’altro, dopo la debacle scorsa, ho cercato di scrivere in maniera un po’ più disciplinata e fare tesoro dei consigli<br />
ricevuti – mi piacerebbe molto sa<strong>per</strong>e se sto facendo progressi.<br />
Inoltre, un corso di retorica a Genova non sarebbe bello? Abbiamo pure il mare…<br />
138. <strong>Giulio</strong> <strong>Mozzi</strong> Dice:<br />
2 dicembre 2011 alle 14:28 modifica<br />
Nulla ti impedisce di <strong>mandare</strong> un racconto, Stefano. Ma forse sarebbe più sensato <strong>mandare</strong> una potenziale raccolta di<br />
racconti…<br />
139. Stefano Dice:<br />
2 dicembre 2011 alle 14:57 modifica<br />
E’ che io ragiono (anche da lettore) in termini di romanzi. Le idee, anche irrealizzabili, mi vengono in mente con tempi<br />
da romanzi – come dire, ‘lunghe’. In questo, lo ammetto, mi allineo con le preferenze del pubblico italiano medio, di<br />
solito avverso ai racconti.<br />
Ora, anche <strong>per</strong> tentare di scrivere in modo un po’ diverso, mi sono fatto venire un’idea trattabile in un racconto di<br />
media lunghezza (15 cartelle) e mi chiedevo se…<br />
140. Stefano Dice:<br />
2 dicembre 2011 alle 15:25 modifica<br />
Intendo dire le idee e le immagini al centro di ‘Ligeia’ o ‘La giara’ o ‘La signora col cagnolino’ riempiono<br />
<strong>per</strong>fettamente le loro 10, 20 o 30 pagine, mentre soffrirebbero ad essere stirate fino a 200 o 400, mentre, al contrario,<br />
Guerra o Pace, David Cop<strong>per</strong>field o It non potrebbero essere compressi nello spazio ristretto di un racconto. Questo<br />
intendevo con idee da romanzo o da racconto e <strong>per</strong> questo dicevo che ho provato a sviluppare un idea semplice che<br />
potesse essere resa compiutamente in una quindicina di pagine…<br />
141. <strong>Giulio</strong> <strong>Mozzi</strong> Dice:<br />
3 dicembre 2011 alle 10:34 modifica<br />
Nulla ti impedisce di <strong>mandare</strong> un racconto, Stefano. Ma forse sarebbe più sensato <strong>mandare</strong> una potenziale raccolta di<br />
racconti…<br />
(Ma mi pareva di averlo già detto).<br />
142. Stefano Dice:<br />
3 dicembre 2011 alle 13:06 modifica<br />
Comunque, siti o riviste o concorsi ‘buoni’ che pubblichino racconti ce li potrebbe indicare?<br />
143. <strong>Giulio</strong> <strong>Mozzi</strong> Dice:<br />
8 dicembre 2011 alle 09:53 modifica<br />
Le riviste che stimo sono linkate in vibrisse. Non ci sono concorsi “buoni” <strong>per</strong> racconti inediti.<br />
144. Stefano Dice:<br />
8 dicembre 2011 alle 14:32 modifica<br />
Pazienza e grazie.
145. pangrattato Dice:<br />
2 gennaio 2012 alle 13:07 modifica<br />
più chiaro di così.<br />
146. Nicola Dice:<br />
1 febbraio 2012 alle 23:07 modifica<br />
Non ci sono concorsi buoni <strong>per</strong> racconti inediti. Nel senso che non sono funzionali alla pubblicazione, o <strong>per</strong>ché sono<br />
truccati? Potrebbe spiegarsi meglio? Grazie.<br />
147. giuliomozzi Dice:<br />
2 febbraio 2012 alle 07:47 modifica<br />
Nel senso che non sono funzionali alla pubblicazione (tranne il Calvino, che è ottimo). Oppure portano a pubblicazioni<br />
invisibili presso case editrici invisibili.<br />
Non credo che vi siano concorsi <strong>per</strong> inediti “truccati”. L’unico concorso <strong>per</strong> inediti che varrebbe la pena di “truccare”<br />
è il Calvino, appunto <strong>per</strong>ché porta alla pubblicazione presso buone case editrici, e quindi genera un valore economico<br />
rilevante. Ma è impossibile “truccare” il Calvino: le <strong>per</strong>sone che lo gestiscono e quelle che lavorano alla selezione dei<br />
testi sono oneste, diligenti, trasparenti.<br />
148. Andrea Dice:<br />
2 febbraio 2012 alle 15:56 modifica<br />
Sig. <strong>Mozzi</strong>, ho letto un suo commento di risposta a un altro post (“tutte le cose che un autore alle prime armi deve<br />
sa<strong>per</strong>e…” ecc.) in cui lei afferma che, se si hanno pubblicazioni alle spalle, si può contattare un editore <strong>per</strong> sottoporre<br />
un testo incompleto. Vale anche <strong>per</strong> lei? Potrei mandarle la primissima parte di un romanzo (che so, trentamila caratteri<br />
o giù di lì) e una sinossi? O è preferibile aspettare e mandarle un giorno il romanzo finito? Grazie.<br />
149. giuliomozzi Dice:<br />
2 febbraio 2012 alle 16:23 modifica<br />
Andrea, è sempre preferibile – <strong>per</strong> l’editore, e così pure <strong>per</strong> il consulente dell’editore – aver che fare con testi finiti.<br />
Dopodiché: a un autore che abbia già pubblicato e che abbia dimostrato di sa<strong>per</strong> fare cose belle o cose vendibili (o,<br />
magari, cose belle e vendibili), si può fare un contratto anche sulla base di un’idea. Ma, appunto, dipende da che cosa<br />
uno ha alle spalle.<br />
150. Andrea Dice:<br />
2 febbraio 2012 alle 17:28 modifica<br />
Per quanto io abbia già pubblicato, se anche <strong>per</strong> lei è preferibile leggere un testo completo aspetterò ad inoltrarle il mio<br />
lavoro. Tra l’altro, inviare prima – dopo la sua cortese risposta – mi sembrerebbe un po’ presuntuoso, di fatto<br />
implicitamente direi che il mio precedente lavoro è bello e/o vendibile… Magari lo è, ma non sta a me dirlo, non trova?<br />
Grazie del suo rapidissimo riscontro.<br />
151. Nicola Dice:<br />
3 febbraio 2012 alle 16:10 modifica<br />
Recentemente ho partecipato a un concorso. Campano.<br />
Sono stato attirato dal premio <strong>per</strong> il vincitore: tremila euro. Anche in caso di premi sostanziosi, presumo, potrebbe<br />
esserci interesse nel falsare un concorso. Ad ogni modo, vi farò sa<strong>per</strong>e. Se vinco è onesto, altrimenti no. ahahaha
152. giuliomozzi Dice:<br />
3 febbraio 2012 alle 16:31 modifica<br />
Ma: truccare un concorso è cosa che costa quattrini e lavoro. Non so se vale i tremila euro.<br />
153. Sabina Di Gangi Dice:<br />
4 febbraio 2012 alle 00:29 modifica<br />
Ho letto tutti i commenti… sono esausta, sono arrivata ad una conclusione: “Bastaaaa! Lasciate in pace <strong>Giulio</strong><br />
<strong>Mozzi</strong>iii!!!!”<br />
154. Nicola Dice:<br />
4 febbraio 2012 alle 03:39 modifica<br />
Me lo auguro davvero. Grazie e buon lavoro.<br />
155. stefano Dice:<br />
5 febbraio 2012 alle 01:39 modifica<br />
Ho mandato una raccomandata con dei racconti stampati su carta in gennaio 2012 a Casa Editrice Pendragon.<br />
Dovevo farlo <strong>per</strong> via elettronica? Saluti.<br />
156. giuliomozzi Dice:<br />
5 febbraio 2012 alle 09:48 modifica<br />
Stefano, e che ne so? Chiédilo a loro.<br />
157. enrico ts Dice:<br />
14 febbraio 2012 alle 16:05 modifica<br />
Buongiorno.<br />
Una cosa interessante che è stata chiesta quasi un anno fa e che mi piacerebbe sentire a distanza, oggi: cosa inviano più<br />
spesso in Italia a <strong>Giulio</strong> <strong>Mozzi</strong> ( e credo in genere agli editori) gli aspiranti scrittori del 2012?<br />
Lo prenda come un piccolo aggiornamento a cosa ha scritto qui sotto:<br />
“Rispetto a sei anni fa, direi che è diminuito l’horror e lo splatter; sono arrivati naturalmente i vampiri; è quasi sparito il<br />
romenzo d’aspirazione “generazionale”; si moltiplicano le storie in cui ci sono quattro amici (non amiche: amici) che<br />
escono insieme dalla scuola, e hanno quattro destini diversi (inevitabilmente uno more e uno finisce tossico);<br />
incrementano le storie d’amore; sono spariti i testi che si autodefiniscono “s<strong>per</strong>imentali”; il tutto sembra fatto sempre<br />
meglio, con sempre maggiore consapevolezza tecnica, quasi con professionalità: il che non è necessariamente un bene,<br />
e non è necessariamente un male.”<br />
saluti e grazie, e<br />
158. <strong>Giulio</strong> <strong>Mozzi</strong> Dice:<br />
15 febbraio 2012 alle 15:31 modifica<br />
Direi che tuto rimane più o meno uguale; aumentano gli epigoni di David Foster Wallace; pochissimi dei quali, <strong>per</strong>altro,<br />
sembrano avere notizia degli autori dei quali David Foster Wallace era un epigono.<br />
159. Nicola Dice:<br />
16 febbraio 2012 alle 15:54 modifica<br />
Non è cosa semplicissima imitare Wallace, mi sembra.
Poi mi chiedo: ma è veramente possibile non imitare, anche incosapevolmente, qualcuno che ha scritto qualcosa?<br />
Forse imitare è un termine improprio. Ispirarsi. Ecco, secondo me è impossibile non ispirarsi ad alcuno. E’ una<br />
questione anche di probabilità matematica, considerando la mole di gente che scrive e ha scritto e scriverà…<br />
160. <strong>Giulio</strong> <strong>Mozzi</strong> Dice:<br />
16 febbraio 2012 alle 16:21 modifica<br />
Nicola: penso che sia più sensato, e più preciso, parlare di “imitazione”.<br />
L’epigonismo, <strong>per</strong>altro, è cosa diversa dall’imitazione.<br />
161. enrico ts Dice:<br />
16 febbraio 2012 alle 16:36 modifica<br />
Wallace a parte, s<strong>per</strong>o che non arrivino o<strong>per</strong>e tipo “Infinite jest”, che incidenza hanno le tematiche a scopo sociale o<br />
tentativi di affresco del mondo attuale (inseriti in un genere o nell’altro) e, soprattutto, lei riscontra solo uno (fine a se<br />
stesso, autobiografico del tipo “guarda come sono bravo a scrivere” o comunque narrazione di genere letterario, punto<br />
e basta) o almeno due livelli di possibile lettura delle o<strong>per</strong>e?<br />
Grazie, e<br />
162. Nicola Dice:<br />
16 febbraio 2012 alle 17:13 modifica<br />
Lungi da me instaurare una polemica con chi dovrà giudicare la mia roba, ma questa la definizione del Treccani:<br />
Epigonismo: “La tendenza, o il comportamento, di chi si fa epigono, seguace, passivo imitatore di altri.”<br />
163. Nicola Dice:<br />
17 febbraio 2012 alle 22:48 modifica<br />
Un regalino a tutti gli amici di Vibrisse, non è protetta da copyright:<br />
- No ma, credimi, io credo in Dio.<br />
- Bugiardo. Tu credi solo in te.<br />
- Appunto.<br />
164. gian marco griffi Dice:<br />
18 febbraio 2012 alle 11:48 modifica<br />
Vi racconto una storia a lieto fine (un po’ pallosa, a rileggerla): ho inviato molteplici stesure del mio stupido libro a un<br />
buon numero di case editrici (solo quelle che accettavano manoscritti via mail, <strong>per</strong> pigrizia mia, non certo <strong>per</strong> seghe<br />
ambientaliste), l’ho inviato a Lei, Sig. <strong>Mozzi</strong>, Silvia Brunelli di Nabu già ce l’aveva (ho firmato un contratto con Nabu<br />
un po’ di tempo fa, <strong>per</strong> quanto mi chieda ancora oggi <strong>per</strong>ché l’abbiano fatto). Ho inviato racconti a riviste<br />
improponibili, tra cui una da leggere al cesso (toilet, mi pare), e altre sulle quali ci sarebbe stato da vergognarsi anche<br />
solo essere presenti. Ho fatto il Calvino, naturellement. Ho inviato lo stupido libro al refugium peccatorum (rifugio degli<br />
esordienti, mi pare, o una roba del genere). Ho fatto un concorso <strong>per</strong> minimum fax, eccetera.<br />
Le case editrici: nessuna risposta.<br />
<strong>Mozzi</strong>: nessuna risposta.<br />
Silvia Brunelli: dalle mie parti si direbbe: lasuma <strong>per</strong>di che l’è mej.<br />
Toilet: 3 racconti inviati, nessuna risposta.<br />
Calvino: lì erano obbligati a rispondermi, ma non ho capito cosa mi hanno risposto. Era una cosa positiva, ma<br />
chiaramente non è bastata a meritare la finale.<br />
Riviste da vergogna: nessuna risposta.<br />
Minimum fax: racconto non classificato nei primi dieci ma tra i ‘segnalati’ (quasi mi procura un’erezione).<br />
Refugium des<strong>per</strong>atorum: due risposte. La prima: una lettrice che non è riuscita ad andare oltre pagina 3. La seconda:
un tizio che mi ha inviato una risposta di cinque pagine word deliranti <strong>per</strong> comunicarmi quanto gli era piaciuto il mio<br />
stupido libro.<br />
Mia moglie: ha letto il mio stupido libro e l’ha trovato incomprensibile, brutto, da “vergognarsi a farlo leggere ai<br />
parenti”.<br />
Dimenticavo tempo al libro (o un nome così): semaforo rosso (cioè libro impubblicabile) e nella ‘motivazione’, questo<br />
gurioli mi scriveva un semplice “Cui Prodest?” che come stroncatura, <strong>per</strong> un libro, non è niente male, secondo me. La<br />
cosa buffa è che <strong>per</strong> ottenere la lettura mi hanno fatto comprare un libro a dieci euro; ora, questo libro è qualcosa di<br />
disgustoso, una roba brutta, ma scritta male, ma banale, ma indecente, che avrei preferito pagare cento euro pur di non<br />
riceverlo. Inoltre ho pensato: figuriamoci se hanno pubblicato sta merda quanto può essere schifoso il mio stupido<br />
libro.<br />
Tutto questo in un bel po’ di tempo, durante il quale a ogni silenzio è seguita una riscrittura parziale o totale dello<br />
stupido libro, di sue parti, di suoi brani, di note, di stronzate in genere.<br />
Ora il lieto fine: dopo cinque anni ho abbandonato Sabbione e i suoi suicidi. Ho finalmente capito che il mio stupido<br />
libro FA CAGARE. E’ indubitabilmente molto meglio di tanta schifezza pubblicata dalle majors dell’editoria italiana,<br />
ho scritto racconti sicuramente molto migliori di quelle merde pubblicate su Toilet o su quelle altre riviste orripilanti. Ma<br />
fondamentalmente non piace, non interessa, è inutile. Non sposta di un millimetro in avanti la storia della letteratura. A<br />
me interessava solo ed esclusivamente quello, poiché è letteratura quella che volevo scrivere.<br />
Ci ho provato, ora ho capito che è venuta l’ora di smettere: <strong>per</strong> me è già un finale ottimo. Chiedo scusa <strong>per</strong> la<br />
lunghezza dell’intervento e saluto cordialmente.<br />
Buona giornata.<br />
griffi<br />
165. <strong>Giulio</strong> <strong>Mozzi</strong> Dice:<br />
19 febbraio 2012 alle 09:21 modifica<br />
Gian Marco, scrivi: “Ho finalmente capito che il mio stupido libro FA CAGARE. E’ indubitabilmente molto meglio di<br />
tanta schifezza pubblicata dalle majors dell’editoria italiana”.<br />
Gian Marco, il tuo lavoro (del quale ho letto una cinquantina di pagine, a suo tempo) mi è sembrato molto, molto<br />
brutto; con l’aggravante di sembrarmi anche molto, molto pretenzioso.<br />
Sapresti indicare una dozzina di titoli pubblicati dalle majors dell’editoria italiana rispetto alle quali il tuo lavoro<br />
sarebbe, secondo te, “molto meglio”?<br />
166. gian marco griffi Dice:<br />
19 febbraio 2012 alle 10:29 modifica<br />
“Sapresti indicare una dozzina di titoli pubblicati dalle majors dell’editoria italiana rispetto alle quali il tuo lavoro<br />
sarebbe, secondo te, “molto meglio”?”<br />
Mi premurerò di preparare “una lista ragionata di libri addirittura più brutti del mio”. Non <strong>per</strong>ché il mio sia bello, ma<br />
<strong>per</strong>ché altri sono peggio. Uuuh, che pretenziosità.<br />
“il tuo lavoro mi è sembrato molto, molto brutto”.<br />
Beh, sì, è quello che confermo quando scrivo che fa cagare. Del resto anche mia moglie l’aveva detto.<br />
“con l’aggravante di sembrarmi anche molto, molto pretenzioso”.<br />
Pretenzioso?<br />
Sono un appassionato di letteratura, studio e analizzo la letteratura, poiché questo mi piace fare. Nei racconti del libro<br />
ho provato a trasferire l’insegnamento che traggo dalla lettura e dallo studio di ciò che leggo. Ovviamente, considerati i<br />
risultati, in questo stupido libro non ci sono riuscito. Fondamentalmente non ci riuscirò mai. Eppure cosa c’è, nei<br />
cinque o sei racconti che ha letto, che l’ha spinta a pensare che io nutra eccessiva stima di me?
Non ho mai preteso niente, col mio lavoro; l’ho semplicemente sottoposto a vari giudizi <strong>per</strong> ottenere un parere. Se poi<br />
lei considera pretenzioso il fatto di averlo inviato a lei o chi <strong>per</strong> lei nella s<strong>per</strong>anza che qualcuno lo potesse prendere in<br />
considerazione <strong>per</strong> pubblicarlo, allora è un’altra questione.<br />
167. Barbara Big Dice:<br />
19 febbraio 2012 alle 10:59 modifica<br />
Simile alla mia storia. Fossi in te ne scriverei un altro.<br />
168. <strong>Giulio</strong> <strong>Mozzi</strong> Dice:<br />
19 febbraio 2012 alle 16:22 modifica<br />
Gian Marco, non so nulla della stima che tu hai di te; ho espressa una mia opinione su un testo, non sulla tua <strong>per</strong>sona.<br />
Mi è parso che quei racconti abbiano degli obiettivi molto alti, rispetto alla realizzazione. Per questa ragione ho parlato<br />
di “pretenziosità”.<br />
169. gian marco griffi Dice:<br />
19 febbraio 2012 alle 17:18 modifica<br />
“non so nulla della stima che tu hai di te; ho espressa una mia opinione su un testo, non sulla tua <strong>per</strong>sona”.<br />
Questo l’avevo capito.<br />
“Mi è parso che quei racconti abbiano degli obiettivi molto alti, rispetto alla realizzazione. Per questa ragione ho<br />
parlato di “pretenziosità”.”<br />
Può essere che sia vero quanto scrive, può essere che non lo sia. Una cosa è certa: i miei racconti non sono piaciuti a<br />
una (lunga) serie di <strong>per</strong>sone, quindi solo uno stupido riterrebbe che a essere in errore sia la (lunga) serie di <strong>per</strong>sone. In<br />
errore sono io che ho creduto di sa<strong>per</strong>li scrivere. E mi creda, sono ancora convinto che almeno una decina di buoni<br />
racconti in quel pastrocchio che è il mio libro ci siano.<br />
Però purtroppo non posso negare l’evidenza: agli altri non sono piaciuti (se si escludono tre o quattro <strong>per</strong>sone, tra cui<br />
la titolare di nabu – che doveva probabilmente essere sbronza quando mi ha convocato sulle colline di firenze <strong>per</strong> farmi<br />
firmare un contratto entusiasta dei miei racconti – tutti i tentativi di pubblicazione derivano da quella firma, che mi ha<br />
incredibilmente illuso).<br />
Comunque, lei mi ha fatto una domanda, io le devo una risposta.<br />
La domanda era:<br />
“Sapresti indicare una dozzina di titoli pubblicati dalle majors dell’editoria italiana rispetto alle quali il tuo lavoro<br />
sarebbe, secondo te, “molto meglio”?”<br />
La risposta è: sì.<br />
Lo svolgimento è nella lista frettolosa ma abbastanza ponderata dei titoli pubblicati dalle majors addirittura più brutti<br />
del mio.<br />
E forse non è tanto che il mio lavoro sia molto meglio, sono i seguenti titoli che sono molto peggio.<br />
Ovviamente la mia lista è condizionata da un grave handicap di partenza: non posso annoverarvi tutte le migliaia di libri<br />
Mondadori/Einaudi, Feltrinelli, Bompiani, Minimum Fax, Baldini Castoldi Dalai, Adelphi, eccetera, di cui non ho letto<br />
neppure una pagina.<br />
Dunque possono far parte di tale lista solo i libri che ho avuto la sfortuna di iniziare a leggere <strong>per</strong> svariati motivi, poi<br />
ovviamente abbandonati a un certo punto <strong>per</strong> intolleranza al brutto, all’inconcludente, al banale, al noioso, al piatto, al<br />
linguisticamente irrilevante e via con tutto ciò che rende <strong>per</strong> me un libro odioso (un po’ come ha fatto lei col mio libro).<br />
Questi libri, <strong>per</strong> fortuna, non sono molti, <strong>per</strong>ché di solito scelgo bene i miei polli. A volte sbaglio, o leggo i libri che<br />
compra mia moglie, o mi avventuro in libri regalati, e lì cominciano i guai.<br />
Sebastiano Vassalli – 3012 (Einaudi)
Antonio Moresco – Gli Incendiati (Mondadori)<br />
<strong>Giulio</strong> <strong>Mozzi</strong> – La felicità terrena (Einaudi)<br />
Giorgio Faletti – Pochi inutili nascondigli (Baldini Castoldi Dalai)<br />
Giorgio Faletti – Io sono Dio (Baldini Castoldi Dalai)<br />
Giorgio Faletti – Tre atti e due tempi (Einaudi)<br />
Alessandro Baricco – Emmaus (Feltrinelli)<br />
Niccolò Ammaniti – Che la festa cominci (Einaudi)<br />
Fabio Volo – Le prime luci del mattino (Mondadori)<br />
Sandro Veronesi – Baci Scagliati Altrove (Fandango Libri)<br />
Wu Ming – Altai (Einaudi)<br />
Luca Ricci – L’amore e altre forme d’odio (Einaudi)<br />
Ecco qui, dozzina completata.<br />
Se io fossi stato un editor e questi libri mi fossero arrivati <strong>per</strong> mail da autori inediti sconosciuti, avrei loro risposto come<br />
lei ha risposto a me: molto, molto brutto. Anzi, ovviamente non avrei risposto un fico secco, come si usa fare.<br />
Mi basterebbe poi fare un giro nella mia libreria alla sezione obbrobri <strong>per</strong> elencarne parecchi altri che io mai avrei<br />
pubblicato, nemmeno sotto tortura, anche se (secondo lei o secondo chiunque altro), possono essere migliori del mio.<br />
Perché tra il “molto, molto brutto” del mio libro e il “gli manca qualcosa <strong>per</strong> essere dignitoso” di qualche altro libro che<br />
le sarà capitato di leggere, c’è una miriade di sfumature (che il silenzio assunto come risposta negativa appiattisce e<br />
confonde).<br />
Comunque io lavoro in un golf club e non potrò mai decidere quali libri pubblicare e quali no. Per fortuna. Anche<br />
<strong>per</strong>ché con quelli che certamente pubblicherei mi sa che sarei più povero di quanto già sono.<br />
Cordialmente<br />
gian marco<br />
170. gian marco griffi Dice:<br />
19 febbraio 2012 alle 18:37 modifica<br />
“Fossi in te ne scriverei un altro”.<br />
Prima preferisco leggerne e studiarne altri mille, grazie.<br />
171. catty22 Dice:<br />
19 febbraio 2012 alle 21:24 modifica<br />
E’strano che uno con il tuo scoppiettante e arguto eloquio scriva un roma nzo orribile, fatico a crederlo, e a questo<br />
punto mi incuriosisci anche. (pur sapendo benissimo che <strong>per</strong> costruire uno scritto ci vuol ben altro) E credo che prima<br />
di giudicare veramente brutto un romanzo, dobbiamo andare aldilà del nostro gradimento <strong>per</strong>sonale – nel mio caso è<br />
brutto e illeggibile ogni romanzo che tratta argomenti che non mi ninteressano, anche se ben scritto –<br />
pur sapendo che non esiste in assoluto una cosa poco interessante e che l’interesse che suscita uno scritto dipende<br />
tutto da come si scrive.<br />
172. InfoSharm Redazione Dice:<br />
19 febbraio 2012 alle 22:12 modifica<br />
Ho letto con interesse gli ultimi messaggi ed ho dedotto una cosa interessante: è stato identificato e “certificato” un<br />
(secondo Gian Marco più di uno) testo “molto brutto”. Poichè sono convinto che si può imparare anche dagli errori,<br />
gradirei avere il manoscritto di Gian Marco. S<strong>per</strong>o che lo stesso mi <strong>per</strong>donerà la strana richiesta e il fatto che ho<br />
identificato il suo testo come fonte <strong>per</strong> imparare come NON scrivere.<br />
Lascio la mia email nel caso Gian Marco vorrà inviarmelo.
Grazie bmarco@aruba.it<br />
Marco<br />
173. <strong>Giulio</strong> <strong>Mozzi</strong> Dice:<br />
19 febbraio 2012 alle 22:42 modifica<br />
Gian Marco, scrivi: “Io lavoro in un golf club e non potrò mai decidere quali libri pubblicare e quali no”.<br />
Indubbiamente. Ma io mica sono nato consulente Einaudi. Lo sono dal 1° marzo 2008, e il 28 febbraio di ogni anno il<br />
mio contratto va a scadere. (Non so ancora se quello in corso sarà rinnovato). E quando cominciai a pubblicare<br />
facevo il fattorino.<br />
Considerato che ritieni il tuo lavoro “indubitabilmente molto meglio di tanta schifezza pubblicata dalle majors<br />
dell’editoria italiana”, e considerato che dodici titoli sono una quantità minima di quanto pubblicato dalle major<br />
dell’editoria italiana, sapresti indicarne altri dodici?<br />
174. Nicola Dice:<br />
20 febbraio 2012 alle 03:47 modifica<br />
Impossibile resistere alla tentazione di rispondere.<br />
Tutti i libri di Federico Moccia.<br />
Quasi tutti i libri di Fabio Volo.<br />
Tutti i libri di Daria Bignardi.<br />
Siamo già a quota dodici?<br />
175. Nicola Dice:<br />
20 febbraio 2012 alle 03:49 modifica<br />
Senza “non” (è tardi).<br />
176. <strong>Giulio</strong> <strong>Mozzi</strong> Dice:<br />
20 febbraio 2012 alle 13:24 modifica<br />
Be’, Nicola, credo che alla domanda debba rispondere (se ne ha tempo e voglia) Gian Marco.<br />
177. gian marco griffi Dice:<br />
21 febbraio 2012 alle 17:59 modifica<br />
Voglia ne ho voglia, Ma sto nu poco incasinato, domani mattina leggo bene e rispondo al rispondibile. A Scrivere di<br />
letteratura e/o di non-letteratura ci starei diciotto ore al giorno, specie <strong>per</strong>ché nei giri che frequento la letteratura è<br />
molto meno importante di una Porsche panamera. (sigh – non sic, proprio sigh).<br />
Ho da scappà<br />
178. catty22 Dice:<br />
21 febbraio 2012 alle 18:33 modifica<br />
Io direi quasi tutti i libri degli scrittori improvvisati e cioè famosi in un altro campo, pubblicati dai maggiori editori, ai<br />
quali, ovviamente i libri glieli riscrive di sana pianta qualcun altro (e magari qualche volta <strong>per</strong> sbaglio esce fuori pure<br />
qualcosa di simpatico, ma di solito è tutta “mondezza”). Leggi Arisa, Jovanotti, Totti, Valeria Marini etc. etc.<br />
179. gian marco griffi Dice:<br />
22 febbraio 2012 alle 11:29 modifica<br />
Infosharm: “Poichè sono convinto che si può imparare anche dagli errori, gradirei avere il manoscritto di Gian Marco”.
Come prima cosa, visto che vogliamo imparare, “poiché” si scrive con l’accento acuto.<br />
(“Poiché l’alba si accende, ed ecco l’aurora,<br />
poiché, dopo avermi a lungo fuggito, la s<strong>per</strong>anza consente<br />
a ritornare a me che la chiamo e l’imploro,<br />
poiché questa felicità consente ad esser mia,<br />
facciamola finita coi pensieri funesti,<br />
basta con i cattivi sogni, ah! soprattutto<br />
basta con l’ironia e le labbra strette<br />
e parole in cui uno spirito senz’anima trionfava”).<br />
Scusi se mi sono <strong>per</strong>messo.<br />
Poi: che i miei racconti siano utilizzati <strong>per</strong> imparare come non scrivere mi fa venire da piangere. O da ridere. Ma la<br />
prenderò con filosofia, come si dice, e accetterò la simil presa <strong>per</strong> il culo di buon grado. L’utilizzo dei miei racconti a<br />
fini didattici come teologia negativa è pur sempre un utilizzo. Tenga presente che sono stati scritti dopo un lavoro lungo<br />
e duro sul linguaggio e sulla parola, quindi sono tutti errori gravissimi, <strong>per</strong>ché giunti non <strong>per</strong> incoscienza o sciatteria, ma<br />
evidentemente <strong>per</strong> vera incapacità. Tutto ciò <strong>per</strong> dire che glieli invierò quanto prima; ne faccia tesoro.<br />
<strong>Giulio</strong> <strong>Mozzi</strong>: “Ma io mica sono nato consulente Einaudi. Lo sono dal 1° marzo 2008, e il 28 febbraio di ogni anno il<br />
mio contratto va a scadere. (Non so ancora se quello in corso sarà rinnovato). E quando cominciai a pubblicare<br />
facevo il fattorino”.<br />
Io invece sono praticamente nato in un golf club. Ho fatto tutti i lavoretti possibili in un golf club, ho fatto filosofia, sono<br />
tornato in un golf club, ho sudato e studiato <strong>per</strong> riuscire a fare il lavoro che faccio, e direi che non mi dispiace farlo,<br />
anche se mi lascia poco spazio <strong>per</strong> le uniche attività che amo incondizionatamente: leggere e scrivere.<br />
Ho sempre sognato di vivere scrivendo, ma non ho mai considerato seriamente l’ipotesi di farlo davvero. Dubito che<br />
questo sia un momento propizio <strong>per</strong> cambiare lavoro, e col mutuo che sto <strong>per</strong> fare dubito che sia un momento propizio<br />
<strong>per</strong> intraprendere un lavoro a progetto o a contratto. Ciononostante se una qualsivoglia casa editrice mi proponesse un<br />
lavoro come il suo, mi troverei nell’imbarazzante situazione di non sa<strong>per</strong> cosa rispondere.<br />
“Considerato che ritieni il tuo lavoro “indubitabilmente molto meglio di tanta schifezza pubblicata dalle majors<br />
dell’editoria italiana”, e considerato che dodici titoli sono una quantità minima di quanto pubblicato dalle major<br />
dell’editoria italiana, sapresti indicarne altri dodici?”<br />
Signor <strong>Mozzi</strong>, vuole davvero che vada ad acquistare tutti i suoi libri?<br />
Ovviamente sto scherzando, la frecciata era troppo facile.<br />
In realtà devo arrendermi, giacché alla domanda “sapresti indicarne altri dodici?”, la risposta è: in questo momento no.<br />
Se la sua intenzione era quella di mettermi di fronte all’evidenza che la mia affermazione da lei pluricitata è una<br />
minchiata, è riuscito nell’intento: mi pento e mi dolgo con tutto il cuore. Posso farle una lista di libri che ritengo brutti,<br />
dai quali non ho imparato nulla, inutili, ma lasciando <strong>per</strong>dere il mio.<br />
Molto più volentieri le farei una lista di libri buoni, scrivere di libri brutti è come parlare di donne brutte, ci si stufa<br />
subito, e io sono già un po’ stufo.<br />
A Nicola rispondo che non ho mai letto moccia, né mai lo farò, <strong>per</strong> cui non posso inserirlo nella lista richiesta.<br />
Stesso discorso vale <strong>per</strong> daria bignardi, jovanotti, arisa (ma chi è?), bruno vespa eccetera. Ma se la signorina catty22<br />
vuole leggere i miei racconti, sarò ben lieto di inviarli anche a lei, tanto <strong>per</strong> imparare come NON si scrivono racconti.<br />
Ho letto fabio volo <strong>per</strong>ché è stato regalato a mia moglie.<br />
Ho letto faletti <strong>per</strong>ché mia moglie ha sciaguratamente s<strong>per</strong><strong>per</strong>ato il proprio denaro acquistando ben quattro tomi del<br />
mio illustre concittadino (da alfieri a faletti – il declino di una città – anche se alfieri appena ha potuto è subito fuggito).<br />
Bon, l’anno scorso ho scritto un saggio tracciando un parallelo tra “A supposedly funny thing I’ll never do again” di<br />
David Foster Wallace e Crociera mediterranea di Carlo Emilio Gadda (che nessuno leggerà mai <strong>per</strong>ché mi vergogno),<br />
ed era più corto di questo cosiddetto ‘post’. Quindi taglio.
L’ultimo libro di Michele Mari, Fantasmagonia, mi ha un po’ deluso, ma pazienza.<br />
Già che ci sono: lei, <strong>Mozzi</strong>, Michele Mari lo conosce? Se sì porti i miei umili complimenti (non <strong>per</strong> Fantasmagonia né<br />
<strong>per</strong> Rosso Floyd).<br />
Cordialmente<br />
gian marco griffi<br />
180. catty22 Dice:<br />
22 febbraio 2012 alle 12:37 modifica<br />
E ribadisco: mi pare strano che uno con il tuo scilinguagnolo scriva poi così male. O forse è solo una questione di<br />
scelta di argomenti più o meno interessanti?<br />
Strano comunque <strong>per</strong>chè hai un uso dei vocaboli appropriato<br />
181. InfoSharm Redazione Dice:<br />
22 febbraio 2012 alle 13:36 modifica<br />
“accetterò la simil presa <strong>per</strong> il culo di buon grado” una <strong>per</strong>sona che replica in questo modo ad una educata richiesta si<br />
può anche tenere il suo manoscritto. Credo di aver capito il <strong>per</strong>ché di molte cose. Quando la presunzione si affianca<br />
alla maleducata ignoranza …<br />
182. gian marco griffi Dice:<br />
22 febbraio 2012 alle 14:21 modifica<br />
Infosharm: chiedo scusa se ho inteso male; comunque non mi pare di essere stato così maleducato. Ignorante<br />
certamente sì, ho pesantissime lacune che intendo colmare nel tempo. Di sicuro non mi fa impazzire l’idea che i miei<br />
racconti siano presi come modello del brutto, o della cattiva scrittura, c’è da biasimarmi? Lei ne sarebbe felice?<br />
Cionondimeno ribadisco che se lei o chiunque altro vorrà leggerli <strong>per</strong> rendersi conto di ciò che è brutto o sbagliato in<br />
narrativa, li metterò a disposizione.<br />
Mi dispiace di averla fraintesa e mi scusi ancora.<br />
gian marco<br />
183. catty22 Dice:<br />
22 febbraio 2012 alle 14:59 modifica<br />
Trovo che nulla come la scrittura (ovviamente parlo di scrittura corretta, almeno esente da errori ortografici, sintattici e<br />
gravi incoerenze formali) vada soggetta a giudizi <strong>per</strong>sonali e a impressioni del momento – senza nulla togliere alla<br />
capacità oggettiva di giudicare. Non a caso libri che vengono citati come capolavori, molte <strong>per</strong>sone non riescono a<br />
su<strong>per</strong>are le prime 10 pagine.<br />
184. Massimo Bolognino Dice:<br />
22 febbraio 2012 alle 15:03 modifica<br />
Anche io, come molti che scrivono qui, ho mandato alcuni miei scritti al padrone di casa, senza ottenere risposta.<br />
Con tutto il rispetto, come precisa lui stesso, l’opinione di <strong>Giulio</strong> <strong>Mozzi</strong>, <strong>per</strong> quanto es<strong>per</strong>to e “del mestiere”, vale tanto<br />
quanto quella di chiunque altro.<br />
Io scrivo <strong>per</strong>ché mi piace scrivere.<br />
Se faccio leggere quello che scrivo devo essere consapevole che potrebbe piacere a pochi, forse a nessuno.<br />
Questo non mi può dare certo il diritto di giudicare chi mi giudica, sono io che ho dato la mia o<strong>per</strong>a in pasto al lettore a<br />
mio rischio e <strong>per</strong>icolo, il <strong>per</strong>ché lo scrittore lo faccia è problema <strong>per</strong>sonale, forse ognuno ha la sua <strong>per</strong>sonale<br />
motivazione, tant’è, comunque è una sua scelta.
Personalmente non ho mandato i miei scritti in giro, siccome mi faceva piacere farli leggere, mi sono limitato ad<br />
autopubblicarli e li vendo in particolare come ebook.<br />
Piacciono?<br />
Non a tutti, come potrebbero?<br />
Qualcuno mi chiede quando pubblicherò qualcosa di nuovo, qualcuno vorrebbe indietro i soldi; opinioni e giudizi<br />
diversi e tutti legittimi.<br />
Il mio consiglio a Gian Marco Griffi è di autopubblicarsi, almeno in versione ebook e di far circolare quello che scrive,<br />
solo così potrà avere un certo numero di giudizi e critiche di veri lettori come, <strong>Mozzi</strong> mi <strong>per</strong>doni, lui stesso o chi legge i<br />
manoscritti nelle case editrici, in realtà non sono, non <strong>per</strong> incapacità, ma <strong>per</strong> eccesso di capacità critica.<br />
Il lavoro di <strong>Mozzi</strong> è, <strong>per</strong> forza di cose e non certo <strong>per</strong> colpa sua, del tipo “nel dubbio, non pubblicare”, un lettore<br />
“vero” è molto meno critico, spesso manca degli strumenti <strong>per</strong> poter giudicare o <strong>per</strong>fino riconoscere marchiani errori<br />
dell’autore, ma ha il grande vantaggio di essere il vero destinatario dell’o<strong>per</strong>a letteraria.<br />
Prova a dare un’occhiata qui: http://www.smashwords.com oppure scegli Amazon o ibooks di Apple.<br />
In bocca al lupo!<br />
Massimo<br />
185. gian marco griffi Dice:<br />
22 febbraio 2012 alle 15:29 modifica<br />
Ci penserò. Oddio, non credo che un lavoro giudicato “molto, molto brutto” da uno che di mestiere legge libri (oltre a<br />
scriverli), lasci tanto spazio all’allegria, specie dopo che quindici o sedici case editrici te l’hanno già scartato (col<br />
silenzio, certo, ma il loro pensiero deve essere stato: “bella cagata”, o “Scritto malissimo”, o robe del genere).<br />
“L’opinione di <strong>Giulio</strong> <strong>Mozzi</strong>, <strong>per</strong> quanto es<strong>per</strong>to e “del mestiere”, vale tanto quanto quella di chiunque altro”.<br />
Da un punto di vista puramente concettuale posso anche darti ragione. Poi <strong>per</strong>ò c’è il punto di vista puramente pratico.<br />
Mi spiego ricorrendo al calcio:<br />
“Dai, Pippo Inzaghi, l’opinione di Massimiliano Allegri, <strong>per</strong> quanto es<strong>per</strong>to e “del mestiere”, vale tanto quanto quella di<br />
chiunque altro”.<br />
Sì, <strong>per</strong>ò poi è Allegri a decidere la lista <strong>per</strong> la coppa dei campioni. E Inzaghi non c’è.<br />
Comunque grazie e crepi il lupo.<br />
gian marco<br />
186. Nicola Dice:<br />
22 febbraio 2012 alle 15:45 modifica<br />
Gian Marco Griffi, credo che <strong>Mozzi</strong> non vada condannato <strong>per</strong>ché ha espresso un giudizio, <strong>per</strong> quanto crudo e crudele.<br />
D’altronde, l’ha espresso dopo una sollecitazione, non così, a cavolo.<br />
187. gian marco griffi Dice:<br />
22 febbraio 2012 alle 16:03 modifica<br />
Mi scusi, ma chi ha condannato <strong>Mozzi</strong>? E <strong>per</strong> cosa? Non si starà certo riferendo a me.<br />
Io sto piacevolmente conversando con voi e con <strong>Mozzi</strong>, il quale ha espresso un giudizio ponderato sul mio lavoro. Ha<br />
fatto bene a esprimerlo. Non siamo bambini, io non mi offendo e non corro a dirlo alla maestra o alla mamma.<br />
188. Nicola Dice:<br />
22 febbraio 2012 alle 17:13 modifica<br />
Ah, ok. Ma intravedevo un certo insopportabile vittimismo, nelle sue parole. Problema mio.
189. gian marco griffi Dice:<br />
22 febbraio 2012 alle 18:02 modifica<br />
Ancora una cosa a Massimo Bolognino, che ha scritto:<br />
“Il lavoro di <strong>Mozzi</strong> è, <strong>per</strong> forza di cose e non certo <strong>per</strong> colpa sua, del tipo “nel dubbio, non pubblicare”, un lettore<br />
“vero” è molto meno critico, spesso manca degli strumenti <strong>per</strong> poter giudicare o <strong>per</strong>fino riconoscere marchiani errori<br />
dell’autore, ma ha il grande vantaggio di essere il vero destinatario dell’o<strong>per</strong>a letteraria”.<br />
Non so cosa significhi lettore “vero”. Io sono un lettore (non so se vero o finto) e sono estremamente critico. Se poi<br />
uno scrittore deve s<strong>per</strong>are che a leggere il proprio libro siano solo lettori con la terza media, allora stiamo freschi.<br />
190. <strong>Giulio</strong> <strong>Mozzi</strong> Dice:<br />
22 febbraio 2012 alle 21:14 modifica<br />
L’argomentazione di Massimo Bolognino è interessante.<br />
- premessa maggiore: i destinatari dei libri sono i “veri lettori”,<br />
- premessa minore: chi lavora nelle case editrici non è un “vero lettore” (<strong>per</strong> “eccesso di capacità critica”),<br />
- conclusione: chi lavora nelle case editrici è inadatto a scegliere i libri da pubblicare.<br />
L’argomentazione è evidentemente circolare, e quindi, fallace: basta definire “vero qualcosa” chiunque sia<br />
incompetente nel qualcosa, <strong>per</strong> dimostrare che chi è competente nel qualcosa non è un “vero qualcosa”.<br />
Però è interessante, <strong>per</strong>ché di solito mi sento dire che quelli che lavorano nelle case editrici non hanno nessuna<br />
capacità critica (o l’hanno venduta all’ammasso).<br />
Bolognino poi scrive:<br />
Con tutto il rispetto, come precisa lui stesso, l’opinione di <strong>Giulio</strong> <strong>Mozzi</strong>, <strong>per</strong> quanto es<strong>per</strong>to e “del<br />
mestiere”, vale tanto quanto quella di chiunque altro.<br />
Certo. Quindi non vale meno di quella di chiunque altro.<br />
191. Massimo Bolognino Dice:<br />
22 febbraio 2012 alle 22:09 modifica<br />
Non ho detto, né intendevo farlo, che l’opinione di <strong>Mozzi</strong> o di qualunque <strong>per</strong>sona vale meno di quella di chiunque<br />
altro.<br />
Ho detto, al contrario, che la sua capacità critica è sicuramente migliore della maggior parte dei possibili lettori.<br />
Una casa editrice deve ragionevolmente ritenere di poter vendere un libro che pubblica ad un numero tale di lettori da<br />
giustificare l’investimento economico.<br />
Chi lavora nelle o <strong>per</strong> le case editrici legge quindi, giustamente, con un diverso livello di attenzione critica ed ha anche<br />
una capacità di giudizio e un punto di vista decisamente differente da un normale lettore.<br />
Faccio un esempio pratico, uno degli esempi da poco pubblicati da <strong>Mozzi</strong> qui:<br />
http://vibrisse.wordpress.com/2012/02/07/dieci-errori-tipici-degli-scrittori-principianti/ è, secondo me, illuminante al<br />
riguardo.<br />
Nell’errore 10, secondo esempio, <strong>Mozzi</strong> fa riferimento ad un caso reale. Si tratta di un testo dove l’autore <strong>per</strong> ogni<br />
frase mette un a capo.<br />
<strong>Mozzi</strong> precisa che tutto il romanzo è così.<br />
Quindi, sicuramente, non si tratta di un errore ma di una scelta stilistica, opinabilissima <strong>per</strong> carità, ma molto<br />
probabilmente consapevole, dell’autore.<br />
Ma, anche se fosse una scelta non voluta, questo non cambierebbe in realtà nulla, quel testo è così, non si può certo<br />
decidere di andare un pochino a capo e un po’ no.<br />
<strong>Mozzi</strong>, certamente a ragion veduta, trova una cosa del genere impubblicabile.<br />
Io, <strong>per</strong>sonalmente, non provo il desiderio di leggere, questo romanzo e mai lo comprerei se venisse pubblicato.<br />
Nonostante questi due giudizi, può esistere là fuori un lettore, oppure addirittura schiere di lettori, chi può dirlo,
desiderosi di leggere un romanzo scritto in quel modo; qualcuno magari aspetta da anni un autore che scriva andando<br />
sempre a capo.<br />
Quello che fa di un testo qualcosa di pubblicabile non può che essere il giudizio dell’autore, che vuole che ciò che ha<br />
scritto venga letto, ovviamente a patto che non si indispettisca se tutti gli dicono che la sua o<strong>per</strong>a non è piaciuta.<br />
Il metro che rende qualcosa pubblicabile <strong>per</strong> una casa editrice è ben diverso, non a caso infatti moltissimi grandi autori<br />
hanno trovato immense difficoltà nel farsi pubblicare, il che non toglie che la maggior parte di quello che le case editrici<br />
non pubblicano non è una grave <strong>per</strong>dita.<br />
D’altra parte, <strong>per</strong> ognuno di noi, <strong>Mozzi</strong> compreso probabilmente, anche la maggior parte di quello che le case editrici<br />
pubblicano non vale un granché, ma il metro di valutazione <strong>per</strong> la casa editrice sarà il risultato economico non il valore<br />
intrinseco, cosa quanto mai opinabile, certamente più opinabile delle vendite.<br />
Autopubblicarsi invece non costa nulla e <strong>per</strong>mette di raggiungere anche solo quei pochissimi lettori che potrebbero<br />
apprezzare quel particolare libro.<br />
Se all’autore fa piacere essere letto, <strong>per</strong>ché non farsi leggere?<br />
192. Nicola Dice:<br />
22 febbraio 2012 alle 23:42 modifica<br />
Ma allora autopubblicatevi e non rompete le balle alle case editrici e ai consulenti delle case editrici.<br />
Mi sembra la soluzione più sensata.<br />
L’editoria tradizionale può essere bypassata? Fatelo.<br />
L’editoria tradizionale pubblica porcherie? Bypassatela.<br />
E’ chiaro il concetto?<br />
193. Massimo Bolognino Dice:<br />
23 febbraio 2012 alle 00:11 modifica<br />
<strong>Mozzi</strong> dice:<br />
L’argomentazione è evidente circolare, e quindi, fallace: basta definire “vero qualcosa” chiunque sia incompetente nel<br />
qualcosa, <strong>per</strong> dimostrare che chi è competente nel qualcosa non è un “vero qualcosa”.<br />
Non ne vedo la circolarità, direi invece che hai centrato il problema, io non sono riuscito ad essere altrettanto chiaro.<br />
In quasi tutti i settori merceologici, <strong>per</strong>ché i libri, soprattutto quelli pubblicati da una casa editrice, ovviamente sono<br />
principalmente una merce, da molto tempo chi vende si affida a focus group, a sondaggi, etc., avendo compreso che<br />
un addetto ai lavori è meno affidabile, proprio <strong>per</strong>ché es<strong>per</strong>to, nel giudicare il prodotto, la sua vendibilità o la pubblicità<br />
adatta a venderlo.<br />
Il concetto di base direi che è quello esposto da te.<br />
Una <strong>per</strong>sona es<strong>per</strong>ta di qualcosa, cioè più es<strong>per</strong>ta della maggior parte delle <strong>per</strong>sone a cui vuoi vendere quella cosa,<br />
<strong>per</strong> definizione, non rappresenta il cliente “tipo” di quel qualcosa.<br />
Non è circolare, è tautologico.<br />
194. gian marco griffi Dice:<br />
23 febbraio 2012 alle 09:57 modifica<br />
Enrico: “Ma allora autopubblicatevi e non rompete le balle alle case editrici e ai consulenti delle case editrici”.<br />
Si autopubblichi lei, se lo desidera; io piuttosto non pubblico, che mi va bene lo stesso.<br />
Non so precisamente come funziona, ma se conversare ed esprimere un’opinione, da queste parti, significa “rom<strong>per</strong>e<br />
le balle”, alzo i tacchi subito.<br />
“L’editoria tradizionale può essere bypassata?”<br />
Secondo me, no.<br />
“L’editoria tradizionale pubblica porcherie?”
Secondo me pubblica anche porcherie. Come ha sempre fatto e sempre farà. E’ l’ordine naturale delle cose, non mi<br />
stupisce né mi scandalizza.<br />
“E’ chiaro il concetto?”<br />
Enrico, si prenda una camomilla e si rassereni.<br />
195. <strong>Giulio</strong> <strong>Mozzi</strong> Dice:<br />
23 febbraio 2012 alle 11:56 modifica<br />
Massimo Bolognino scrive: “Quello che fa di un testo qualcosa di pubblicabile non può che essere il giudizio<br />
dell’autore”.<br />
Direi di più: ciò che rende un testo pubblicabile è la sua esistenza. (Solo i testi inesistenti, infatti, sono impubblicabili).<br />
Analogamente, ciò che rende una qualsiasi cosa mangiabile è la sua esistenza. (Solo le cose inesistenti, infatti, sono<br />
immangiabili).<br />
Analogamente, ciò che rende una qualsiasi cosa calpestabile è la sua esistenza. (Solo le cose inesistenti, infatti, sono<br />
incalpestabili).<br />
Ma ho l’impressione che ragionando in questo modo non si vada molto lontano. C’è chi mangia, e di gusto, la merda:<br />
non ne consegue che abbia senso <strong>per</strong> i ristoratori mettere la merda nel menu. E non ne consegue nemmeno che la<br />
merda sia “buona da mangiare”: <strong>per</strong>ché la verità su che cosa sia e cosa non sia buono da mangiare è una faccenda<br />
intersoggettiva.<br />
Scrive inoltre Bolognino: “In quasi tutti i settori merceologici, <strong>per</strong>ché i libri, soprattutto quelli pubblicati da una casa<br />
editrice, ovviamente sono principalmente una merce, da molto tempo chi vende si affida a focus group, a sondaggi,<br />
etc.”<br />
Giustamente dice: “in quasi tutti i settori merceologici”. Perché nel settore del libro, che io sappia, in Italia, non si fa.<br />
Ancora scrive Bolognino: “non a caso infatti moltissimi grandi autori hanno trovato immense difficoltà nel farsi<br />
pubblicare”.<br />
Moltissimi? Immense difficoltà?<br />
Immenso significa: tanto grande da non poter essere misurato (dal participio passato di metiri, misurare).<br />
Siamo proprio sicuri che siano moltissimi? Siamo proprio sicuri che le difficoltà siano state immense?<br />
Ho il sospetto che qui si stia solo evocando un luogo comune.<br />
Scrive infine Bolognino: “Una <strong>per</strong>sona es<strong>per</strong>ta di qualcosa, cioè più es<strong>per</strong>ta della maggior parte delle <strong>per</strong>sone a cui<br />
vuoi vendere quella cosa, <strong>per</strong> definizione, non rappresenta il cliente ‘tipo’ di quel qualcosa”.<br />
Indubbiamente. Ma i funzionari editoriali non devono mica “rappresentare” il cliente tipo. Devono conoscerlo: che è<br />
tutt’altra faccenda.<br />
Mio padre ha studiato <strong>per</strong> decenni la fauna e la flora dell’Alto Adriatico. E’ giunto a conoscerla assai bene, ma non<br />
certo a “rappresentarla”.<br />
L’affermazione implicita nel discorso di Bolognino, e che lo sostiene quasi da sola (“Solo chi è qualcosa la conosce”),<br />
mi sembra poco credibile.<br />
196. gian marco griffi Dice:<br />
23 febbraio 2012 alle 12:45 modifica<br />
Che alcuni grandi scrittori abbiano faticato a pubblicare è un dato di fatto, è storia della letteratura. Suppongo che<br />
anche attualmente, e anche in un futuro, scrittori potenzialmente grandi stiano faticando, e faticheranno, a farsi<br />
pubblicare.<br />
Spesso la qualità letteraria e linguistica è ostica da digerire, sia <strong>per</strong> i lettori che <strong>per</strong> gli editori.
Horcynus Orca è un capolavoro, ma il “lettore” di cui parla Bolognino forse l’abbandonerebbe dopo trenta pagine.<br />
Stesso discorso dicasi <strong>per</strong> numerose altre o<strong>per</strong>e letterarie di grande qualità, ma che presuppongono un certo<br />
background culturale del lettore <strong>per</strong> essere godute pienamente.<br />
La grandezza dell’o<strong>per</strong>a letteraria dovrebbe forse misurarsi nella capacità di mettere d’accordo un lettore senza<br />
background culturale con un lettore con un elevato background culturale?<br />
Di sicuro la letteratura esige uno sforzo da parte del lettore e forse proprio quello sforzo determina il godimento di<br />
un’o<strong>per</strong>a.<br />
Dal mio punto di vista il lavoro di filtro dell’editor è fondamentale e imprescindibile. Poi c’è sicuramente l’editor che ti<br />
mette nel menù una bella fetta di merda, ma <strong>per</strong> fortuna c’è l’editor bravo che nel menù ti mette un tiramisù<br />
eccezionale.<br />
I palati fini, <strong>per</strong>ò, non sono facilissimi da trovare.<br />
197. Massimo Bolognino Dice:<br />
23 febbraio 2012 alle 13:42 modifica<br />
<strong>Mozzi</strong>:<br />
Giustamente dice: “in quasi tutti i settori merceologici”. Perché nel settore del libro, che io sappia, in Italia, non si fa.<br />
In quasi tutti <strong>per</strong>ché <strong>per</strong> alcuni settori è troppo difficile o troppo costoso o entrambe le cose, non certo <strong>per</strong>ché non se<br />
ne veda l’utilità.<br />
In Italia gli editori non lo fanno, e questo sicuramente è un problema, uno dei motivi <strong>per</strong> cui in Italia si legge così poco.<br />
Spesso sento dire che in Italia si legge poco, ma nei paesi dove si legge molto, ad esempio nei paesi anglosassoni, la<br />
maggior parte dei libri letti sono quel che <strong>Mozzi</strong>, con una felice metafora, definisce “merda”, quando si fanno queste<br />
considerazioni su quanto si legge non si dovrebbe dimenticare cosa si legge dove si legge molto.<br />
Il fatto che in Italia gli editori non fanno ricerche di mercato è un problema, non una cosa di cui vantarsi.<br />
Anche <strong>per</strong>ché un editore in gamba vende merda a chi chiede merda e, con quei bei soldoni guadagnati, può<br />
<strong>per</strong>mettersi di pubblicare i tiramisù che compreranno quei pochi buongustai che sapranno apprezzare.<br />
Cercando di vendere tiramisù alle mosche, che mangiano merda e ne sono ghiotte, si ottiene il semplice risultato di non<br />
vendere quasi nulla.<br />
Ho seguito le metafore proposte, benchè non le condivida <strong>per</strong> nulla.<br />
Io trovo alquanto presuntuoso definire merda quello che mangiano gli altri, credo che ognuno sia libero di trovare un<br />
capolavoro quello che più gli aggrada e viceversa.<br />
Ad esempio ci sono un paio di libri che si trovano nella lista delle “merde” di Griffi che io trovo buoni e uno che io<br />
trovo molto bello, si tratta di opinioni, quindi opinabili.<br />
Comunque, consoliamoci, anche in Italia c’è chi, bypassando o affiancando le case editrici, cerca di farsi leggere e di<br />
capire se quel che scrive può piacere a qualcuno oppure no, attraverso i moltissimi canali che oggi abbiamo a<br />
disposizione.<br />
A ben guardare è esattamente quello che fa anche vibrisselibri come “casa editrice online”, cerca di far leggere<br />
gratuitamente dei testi nella s<strong>per</strong>anza anche di vedere riconosciuto il loro valore.<br />
Vibrisselibri:<br />
Vibrisselibri è una casa editrice che pubblica in rete, con la formula del copyleft, o<strong>per</strong>e letterarie e saggistiche<br />
liberamente e gratuitamente scaricabili. Ed è anche una sorta di agenzia letteraria, che propone alle case editrici<br />
tradizionali le o<strong>per</strong>e già pubblicate in rete.<br />
198. gian marco griffi Dice:<br />
25 febbraio 2012 alle 13:38 modifica<br />
Bello, l’elogio della merda.
199. <strong>Giulio</strong> <strong>Mozzi</strong> Dice:<br />
25 febbraio 2012 alle 15:29 modifica<br />
Vabbè. Ho capito che <strong>per</strong> Massimo Bolognino dire tutto e il contrario di tutto non è un problema. Adiòs,<br />
200. catty22 Dice:<br />
25 febbraio 2012 alle 22:40 modifica<br />
Parliamo dell’opinabile assoluto, cioè di un libro, una lunga modulazione di parole e di concetti non condivisibili da tutti.<br />
Ora, se in una casa editrice esistesse veramente una commissione di lettori, come dovrebbe essere, e non due o tre<br />
<strong>per</strong>sone, ma almeno una ventina, io credo che il problema dei capolavori sommersi non esisterebbe. E credo che<br />
alcuni editori ricorrano anche a volontari che <strong>per</strong> pochi spicci siano disposti a leggere, ma son quasi sempre troppo<br />
pochi, Per esempio, se dovessi essere io a giudicare, quasi tutti i libri di Baricco non passerebbero e magari andrebbe<br />
avanti un Pinco Pallo che mi piace. Ecco, <strong>per</strong> gli editori dovrebbero lavorare non solo es<strong>per</strong>ti, ma gente qualunque, un<br />
po’ come accade quando si deve lanciare un deodorante o una crema, a chi si fa provare? mica ai chimici o ai<br />
dermatologi, ma alla gente comune.<br />
201. <strong>Giulio</strong> <strong>Mozzi</strong> Dice:<br />
26 febbraio 2012 alle 07:46 modifica<br />
Catty, scrivi: “se in una casa editrice esistesse veramente una commissione di lettori, come dovrebbe essere, e non due<br />
o tre <strong>per</strong>sone, ma almeno una ventina, io credo che il problema dei capolavori sommersi non esisterebbe”.<br />
Nella mia es<strong>per</strong>ienza professionale, è il contrario: più il gruppo dei lettori è allargato, più tende a fare scelte moderate e<br />
a rischiare poco.<br />
Domanda: esiste il “problema dei capolavori sommersi”? Catty, tu sei a conoscenza di qualche “capolavoro<br />
sommerso”?<br />
Agiungi: “se dovessi essere io a giudicare, quasi tutti i libri di Baricco non passerebbero”.<br />
Ma <strong>per</strong> fortuna non sei tu.<br />
Infine: “<strong>per</strong> gli editori dovrebbero lavorare non solo es<strong>per</strong>ti, ma gente qualunque”.<br />
La gente qualunque, cara Catty, è esattamente quella che com<strong>per</strong>a Baricco. E, in quantità dieci volte su<strong>per</strong>iore, Fabio<br />
Volo.<br />
Peraltro, secondo il Teorema di Bolognino, la “gente qualunque”, non appena cominci a “lavorare” <strong>per</strong> un editore, e<br />
acquisisca un minimo di “capacità critica”, diventa incapace di fare le scelte che la “vera” gente comune farebbe,<br />
eccetera.<br />
Non ne posso più di sentir dire queste sciocchezze.<br />
202. Massimo Bolognino Dice:<br />
26 febbraio 2012 alle 11:17 modifica<br />
Ho letto con piacere tutto quanto uscito dalla “penna” di <strong>Mozzi</strong> (disponibile in modo gratuito) riguardo allo scrivere,<br />
alla scrittura, agli autori esordienti, etc. etc.<br />
Ho trovato tutto quanto spesso divertente, a volte utile.<br />
Penso che <strong>Mozzi</strong> sia una <strong>per</strong>sona intelligente e preparata.<br />
Presi singolarmente i consigli, i paletti, gli esempi, etc. di <strong>Mozzi</strong> sono condivisibili al 99% da chiunque abbia un minimo<br />
di abitudine, non dico allo scrivere, anche solo al leggere.<br />
Detto questo devo constatare <strong>per</strong>ò che il recinto che delimita lo scrivere secondo i dettami di <strong>Mozzi</strong>, nella loro totalità,<br />
come quelli di chiunque altro voglia definire il come si fa a scrivere “bene”, diventano talmente angusti che, letto con lo<br />
stesso spirito, nessun libro di nessun autore anche solo limitatamente di successo passerebbe mai il vaglio di <strong>Mozzi</strong>.<br />
Spesso <strong>Mozzi</strong> dice, tu sei un esordiente e quindi devi mettere la punteggiatura come si deve, Saramago è un premio<br />
nobel e la mette o non la mette come meglio crede.
Tu sei un esordiente e non puoi continuare a ripetere la stessa frase <strong>per</strong> tutto il libro, Tabucchi è famoso e può ripetersi<br />
quanto e come preferisce.<br />
Le forme retoriche, così come gli artifici che rendono particolare la scrittura di un certo autore, insomma qualunque<br />
particolarità di un testo sono sempre sostanzialmente degli “errori”.<br />
<strong>Mozzi</strong> dice anche, puoi fare degli errori, puoi scegliere di fare una cosa notoriamente “sbagliata”, ma solo a patto che<br />
sia una tua scelta stilistica e non dovuta al fatto che non sai scrivere.<br />
Quando riceve un manoscritto dove ogni frase si conclude con un “a capo” lo addita <strong>per</strong>ò al pubblico ludibrio, ma la<br />
scelta appare decisamente voluta dall’autore, quindi non dovrebbe essere oggetto di critica <strong>per</strong> se stessa, al limite la<br />
critica dovrebbe riguardare il risultato ottenuto.<br />
Perché se la condizione che <strong>per</strong>mette di derogare dalle regole <strong>per</strong> <strong>Mozzi</strong> fosse solo la notorietà dell’autore sarebbe<br />
totalmente preclusa la possibilità di scovare “nuovi” autori, se non meri scribacchini che scrivono “bene”, cioè in modo<br />
anonimo.<br />
Io non condivido nemmeno il presupposto che un “errore” è segno dell’autore solo se voluto.<br />
Ho appena sentito in una intervista la Agnello Hornby spiegare come il suo uso di parole in dialetto siciliano, che<br />
interviene spesso nei suoi libri, sia dovuta alla sua scarsa conoscenza della nostra lingua, dovuta al fatto che non vive in<br />
Italia da oltre 40 anni e quindi confonde termini dialettali con termini in lingua italiana.<br />
Quindi quelle parole che troviamo nei suoi testi non sono una scelta stilistica, bensì degli errori e nemmeno voluti<br />
dall’autrice, eppure sono un segno che distingue la sua scrittura, riconosciuti come un “pregio” dai suoi lettori.<br />
Imparare a scrivere “bene” è un presupposto indispensabile <strong>per</strong> scrivere?<br />
A mio parere ovviamente no, può essere utile, può rendere la proprio scrittura e le proprie scelte stilistiche più<br />
consapevoli, ma non è indispensabile e non è ciò che distingue un autore di successo da uno sconosciuto.<br />
Mi sorge quindi spontanea una domanda, nella sua carriera di talent scout, quanti degli autori sconosciuti che <strong>Mozzi</strong> ha<br />
sco<strong>per</strong>to li ha portati ad essere degli autori di best seller?<br />
Quante delle <strong>per</strong>sone che hanno seguito i suoi corsi sono diventati autori di best seller?<br />
Può un autore “insegnare” a qualcun altro come fare <strong>per</strong> avere successo?<br />
Insegnare a scrivere “bene” aiuta a diventare un autore di successo?<br />
<strong>Mozzi</strong>, come si evince molto bene da tutte le risposte in questo spazio, è una <strong>per</strong>sona in gamba, ma, come spesso<br />
capita alle <strong>per</strong>sone in gamba, pecca, a volte, di supponenza e si diletta più nel fare sfoggio delle proprie capacità<br />
retoriche che nel cercare di comprendere il merito delle questioni che gli vengono poste.<br />
Una <strong>per</strong>sona con maggiori capacità retoriche avrà sempre la meglio con uno sprovveduto, questo non implica che<br />
abbia sempre ragione.<br />
A volte mi pare di leggere dell’astio sopito, ma non messo completamente a tacere, tra le righe di <strong>Mozzi</strong>, come se<br />
provasse un peso nel constatare che il 99% di quelli che vendono più libri di lui siano ben lontani dallo scrivere bene<br />
come lui sa scrivere e insegnare.<br />
Se sa<strong>per</strong> scrivere bene fosse una condizione necessaria e/o sufficiente <strong>per</strong> essere autori di successo la foresta<br />
amazzonica non esisterebbe più da secoli.<br />
203. gian marco griffi Dice:<br />
26 febbraio 2012 alle 11:29 modifica<br />
Ser <strong>Mozzi</strong>, non si lasci travolgere dallo sconforto.<br />
Catty scrive: “Parliamo dell’opinabile assoluto, cioè di un libro”.<br />
Ma siamo così sicuri che un libro sia ‘assolutamente opinabile’? Secondo me non lo è. Un libro è opinabile soltanto a<br />
un livello molto elevato di sciatteria da parte del lettore.<br />
<strong>Mozzi</strong>: “Catty, tu sei a conoscenza di qualche “capolavoro sommerso”?”<br />
Sarebbe difficile, altrimenti non sarebbe sommerso.<br />
Detto questo, Ser <strong>Mozzi</strong>, la storia della letteratura presenta un buon numero di capolavori che hanno rischiato<br />
seriamente di rimanere “sommersi” – mi viene in mente un gran libro, forse non precisamente un capolavoro, ma un<br />
ottimo libro sì, A confederacy of dunces di John Kennedy Toole, la cui vicenda editoriale conoscerà sicuramente, e<br />
poi un altro, Dissipatio H. G. di Morselli (che non è quello del maurizio costanzo show), e un ultimo, <strong>per</strong> cambiare
forma letteraria, No Thanks di E. E. Cummings, ma la lista si potrebbe arricchire – e che non lo sono stati <strong>per</strong> puro<br />
caso.<br />
Catty: “se dovessi essere io a giudicare, quasi tutti i libri di Baricco non passerebbero”.<br />
Mia opinione: Novecento è ottimo. Altri libri di Baricco, pur essendo buoni, non hanno incontrato il mio gusto,<br />
Emmaus è una roba indecente, Mr Gwynn l’ho comprato da sei mesi (o giù di lì, insomma, quando è uscito), ma non<br />
l’ho ancora letto.<br />
Catty: “<strong>per</strong> gli editori dovrebbero lavorare non solo es<strong>per</strong>ti, ma gente qualunque”.<br />
Secondo il mio umile punto di vista, <strong>per</strong> gli editori dovrebbe lavorare gente ancora più es<strong>per</strong>ta di quella che<br />
plausibilmente già ci lavora. E io non ho la più pallida idea di chi ci lavori e di quanto sia es<strong>per</strong>ta. Ciononostante, più<br />
es<strong>per</strong>ta è la gente che deve giudicare la qualità di un libro, meglio è.<br />
La gente qualunque (letterariamente parlando) mi avrebbe impedito di leggere Ulisse, Finnegans Wake, La Cognizione<br />
del Dolore, Harold Pinter, eccetera.<br />
Infine, spesso chi deve decidere della qualità letteraria dà l’impressione di agire in uno stato di prolungato postsbornia.<br />
Per esempio, come cazzo si fa a non dare il nobel <strong>per</strong> la letteratura a Zanzotto <strong>per</strong> darlo a Le Clézio, a<br />
Pamuk, a Tomas Transformer? Vergogna.<br />
Nel millenovecentonovantanove mi trovavo a Treviso <strong>per</strong> lavoro e andai a Pieve di Soligo, domandai in un bar della<br />
casa di Zanzotto e arrivai a un metro dal cancello. Poi, naturalmente, vergognoso, me ne andai. Peccato.<br />
204. Massimo Bolognino Dice:<br />
26 febbraio 2012 alle 11:45 modifica<br />
Caro Gian Marco lo scambio di pareri tra te e catty22 e i tuoi giudizi sul valore di certi autori e sui giudizi dati da altri è<br />
la dimostrazione pratica di quanto sia opinabile il giudizio su uno scritto.<br />
205. gian marco griffi Dice:<br />
26 febbraio 2012 alle 11:51 modifica<br />
Cazzo, mi ha beccato.<br />
206. gian marco griffi Dice:<br />
26 febbraio 2012 alle 12:12 modifica<br />
Ps <strong>per</strong> Massimo Bolognino: la storia della letteratura è fatta dagli scrittori che hanno infranto le regole dello scrivere in<br />
maniera talmente grossolana da risultare meravigliosa alla lettura, alla comprensione, allo studio, all’analisi, all’ascolto.<br />
Soltanto chi di base sa scrivere <strong>per</strong>fettamente può <strong>per</strong>mettersi di distruggere la scrittura. Per infrangere le regole in<br />
maniera sublime e in modo che il risultato sia letteratura bisogna consocere <strong>per</strong>fettamente le regole che si infrangono e<br />
<strong>per</strong>ché le si infrangono in un determinato frangente piuttosto che in un altro.<br />
Chi deroga alle regole <strong>per</strong>ché non le conosce, <strong>per</strong>ché è ignorante, <strong>per</strong>ché non ha letto o studiato, faccia qaulunque<br />
cosa, ma non lo scrittore.<br />
207. gian marco griffi Dice:<br />
26 febbraio 2012 alle 12:29 modifica<br />
conoscere / qualunque.<br />
208. <strong>Giulio</strong> <strong>Mozzi</strong> Dice:<br />
26 febbraio 2012 alle 12:40 modifica<br />
Massimo, scrivi:
Mi sorge quindi spontanea una domanda, nella sua carriera di talent scout, quanti degli autori sconosciuti<br />
che <strong>Mozzi</strong> ha sco<strong>per</strong>to li ha portati ad essere degli autori di best seller?<br />
Quante delle <strong>per</strong>sone che hanno seguito i suoi corsi sono diventati autori di best seller? Può un autore<br />
“insegnare” a qualcun altro come fare <strong>per</strong> avere successo? Insegnare a scrivere “bene” aiuta a diventare<br />
un autore di successo?”<br />
Premesso che non mi sono mai sognato di insegnare a nessuno come diventare un autore di successo (sapessi come si<br />
fa, sarei un autore di successo anch’io, no?, quel che posso rispondere è qui, in un’altra discussione noiosamente simile<br />
a questa.<br />
Scrivi ancora: “Spesso <strong>Mozzi</strong> dice, tu sei un esordiente e quindi devi mettere la punteggiatura come si deve”. Non mi<br />
pare di aver mai detto questo. Comunque, una possibile risposta è qui, una’altra è qui.<br />
Scrivi ancora:<br />
<strong>Mozzi</strong> [...] si diletta più nel fare sfoggio delle proprie capacità retoriche che nel cercare di comprendere il<br />
merito delle questioni che gli vengono poste. Una <strong>per</strong>sona con maggiori capacità retoriche avrà sempre la<br />
meglio con uno sprovveduto, questo non implica che abbia sempre ragione.<br />
Questo è un argomento che mi viene opposto di frequente. Lo schema è:<br />
- Tizio fa un ragionamento che mi pare sbagliato<br />
- io cerco di mostrare che il ragionamento è sbagliato,<br />
- Tizio risponde che sono un sofista, che bado solo alla retorica, che non entro nel merito delle questioni, eccetera.<br />
Ovviamente sbaglio anch’io, come tutti. Serve dirlo?<br />
Ma non è opponendomi argomentazioni traballanti che mi si può mostrare che sbaglio e dove sbaglio.<br />
Infine, Bolognino scrive:<br />
se la condizione che <strong>per</strong>mette di derogare dalle regole <strong>per</strong> <strong>Mozzi</strong> fosse solo la notorietà dell’autore<br />
sarebbe totalmente preclusa la possibilità di scovare “nuovi” autori, se non meri scribacchini che scrivono<br />
“bene”, cioè in modo anonimo.<br />
E infatti, una caratteristica comune a molti autori da me portati alla pubblicazione (il successo è un’altra cosa) è proprio<br />
l’avere una scrittura tutt’altro che anonima. (Faccio notare en passant che non c’è nessuna relazione tra l’anonimità o<br />
la particolarità di una scrittura e l’eventuale successo. Quella di Volo è una scrittura stilisticamente piattissima: e Volo<br />
ha successo. Quella di Margaret Mazzantini è una scrittura che gronda stile: e Mazzantini ha successo. Ecc.).<br />
Gian Marco, scrivi:<br />
<strong>Mozzi</strong>: “Catty, tu sei a conoscenza di qualche “capolavoro sommerso”?”<br />
Sarebbe difficile, altrimenti non sarebbe sommerso.<br />
Allo stesso modo si potrebbe sostenere che il mondo è pieno di asturidi bramanti tricefali mistoidi invisibili. E a chi<br />
rispondesse che non se ne vedono in giro, basterebbe dire: appunto, sono invisibili.<br />
209. Massimo Bolognino Dice:<br />
26 febbraio 2012 alle 12:59 modifica<br />
Caro Gian Marco, come spiegato sopra, la Agnello, ad esempio, non infrange una regola che consosce eppure fa<br />
letteratura e vende e piace ai suoi lettori, anche <strong>per</strong>ché inserisce termini dialettali ma che lei, erroneamente, crede<br />
normali parole della lingua italiana.<br />
Sbaglia <strong>per</strong> ignoranza, quindi non rientra nel tuo schema.<br />
Ma non è certo la sola.<br />
La certezza che un autore sbagli <strong>per</strong> ignoranza ce la può dare solo l’autore stesso, come in questo caso.<br />
Un altro autore magari avrebbe millantato ricerche etnografiche, studio dei lemmi e altre cariolate di stupidaggini <strong>per</strong><br />
giustificare ex-post, lei è stata semplicemente sincera e senza avere la paura di dare una delusione ai suoi lettori.
In generale, esas<strong>per</strong>ando il tuo concetto, se “Soltanto chi di base sa scrivere <strong>per</strong>fettamente può <strong>per</strong>mettersi di<br />
distruggere la scrittura.” allora NESSUNO può farlo, <strong>per</strong>ché nessuno sa “scrivere <strong>per</strong>fettamente” essendo, <strong>per</strong><br />
definizione, la <strong>per</strong>fezione un fine ultimo, un asintoto, un non luogo.<br />
Se non serve la <strong>per</strong>fezione, ma un suo surrogato, quindi si scende nella realtà, allora chi decide dove si trova quello<br />
steccato, su<strong>per</strong>ato il quale è legittimo non rispettare le regole?<br />
Si possono solo non rispettare le singole regole che si conoscono bene?<br />
Come si fa a capire se un autore non rispetta quella determinata regola <strong>per</strong> scelta o <strong>per</strong>chè non la conosce?<br />
Ma non vale solo <strong>per</strong> la letteratura, vale <strong>per</strong> qualsiasi forma di espressione.<br />
Salieri era tecnicamente più bravo, più preparato di Mozart.<br />
Mozart ha cominciato a non rispettare certe regole della musica del suo tempo ben prima di conoscerle.<br />
La musica di Salieri era quasi <strong>per</strong>fetta, la musica di Mozart era bella.<br />
Il bello e il <strong>per</strong>fetto raramente vanno a braccetto.<br />
Definiresti un libro di Dan Brown “scritto bene” (pur tenendo conto che in originale è molto molto meglio)? Eppure i<br />
suoi libri sono tra i più venduti al mondo.<br />
Una casa editrice avrebbe dovuto far leggere il suo primo libro da un es<strong>per</strong>to che, trovandolo poco curato, con<br />
incongruenze, errori, etc. l’avrebbe definito non pubblicabile?<br />
Sarebbe stata una scelta intelligente <strong>per</strong> un editore?<br />
210. <strong>Giulio</strong> <strong>Mozzi</strong> Dice:<br />
26 febbraio 2012 alle 13:14 modifica<br />
Massimo Bolognino scrive:<br />
Una casa editrice avrebbe dovuto far leggere il suo primo libro [di Dan Brown] da un es<strong>per</strong>to che,<br />
trovandolo poco curato, con incongruenze, errori, etc. l’avrebbe definito non pubblicabile?<br />
Sarebbe stata una scelta intelligente <strong>per</strong> un editore?<br />
Grazie al cielo non sono un editore.<br />
Comunque nelle case editrici ci sono fior di es<strong>per</strong>ti capacissimi di capire che certe cose tecnicamente fatte magari<br />
male, ma che smuovono immaginari importanti, hanno un mercato.<br />
Tant’è che Dan Brown è stato pubblicato.<br />
Bolognino scrive ancora:<br />
Salieri era tecnicamente più bravo, più preparato di Mozart.<br />
Mozart ha cominciato a non rispettare certe regole della musica del suo tempo ben prima di conoscerle.<br />
Domanda: è vero?<br />
Seconda domanda: quanti Mozart ci sono stati a questo mondo?<br />
Terza domanda: è sufficiente un autodidatta di genio <strong>per</strong> sostenere che la scuola non serve a un accidenti? E’<br />
sufficiente che uno vinca un milione alla lotteria <strong>per</strong> sostenere che giocando al lotto si diventa ricchi?<br />
Eccetera. I ragionamenti di Bolognino hanno questa costante caratteristica. Non funzionano.<br />
Ma il lavoro di Bolognino è, mi pare, quello di menare il torrone.<br />
211. gian marco griffi Dice:<br />
26 febbraio 2012 alle 13:22 modifica<br />
Infatti: se <strong>per</strong> sommerso intendiamo ‘sconosciuto’, è impossibile essere a conoscenza di qualcosa che è sconosciuto.<br />
La domanda l’ha fatta lei, mica io.<br />
Io ho portato esempi empirici di libri che hanno seriamente rischiato di restare sommersi.<br />
Per analogia, visto che l’es<strong>per</strong>ienza ha mostrato come sia possibile che un ottimo libro possa restare sommerso, non è<br />
assurdo pensare che altri ottimi libri siano rimasti sommersi e tali lo resteranno.<br />
Da ciò deduco: è possibile che esistano capolavori sommersi, e Catty22 lo può liberamente sostenere senza bisogno di<br />
dimostrazioni ulteriori.
Certamente il fatto che Catty22 non sappia rispondere alla sua domanda non è sufficiente <strong>per</strong> dimostrare che i<br />
capolavori sommersi non esistono.<br />
Diverso è il discorso con gli asturidi bramanti tricefali mistoidi invisibili, i quali sarebbero plausibili allo stesso modo se<br />
avessimo un’es<strong>per</strong>ienza della loro possibilità, cosa che non abbiamo.<br />
212. Paolo Zardi Dice:<br />
26 febbraio 2012 alle 13:29 modifica<br />
Mi collego solo a un dettaglio che è emerso in questo ultimissimo scambio: non aggiungo niente allo scambio di<br />
commenti, ma è solo <strong>per</strong> amore della precisione. Da amante e (s<strong>per</strong>o) buon conoscitore di Mozart, posso dire che la<br />
preparazione di Mozart e le sue conoscenze tecniche, erano di gran lunga su<strong>per</strong>iori a quelle di qualsiasi compositore<br />
del suo tempo. Il <strong>per</strong>corso musicale di Mozart fu consapevole e lucidissimo: non accadde <strong>per</strong> errori casuali o fortunati.<br />
213. gian marco griffi Dice:<br />
26 febbraio 2012 alle 13:48 modifica<br />
Bolognino: l’avv. <strong>per</strong>fettamente dovrebbe significare in modo del tutto soddisfacente. Scrivere <strong>per</strong>fettamente, da un<br />
punto di vista tecnico, è possibile. Come è possibile risolvere un’equazione matematica <strong>per</strong>fettamente. Se ci sono<br />
regole grammaticali da rispettare, è possibile scrivere dieci righe <strong>per</strong>fettamente da un punto di vista grammaticale.<br />
Eccetera.<br />
Non sarà possibile fare l’amore <strong>per</strong>fettamente, o giocare a golf <strong>per</strong>fettamente (salvo da un punto di vista delle regole<br />
del gioco, in quel caso è possibile giocare a golf <strong>per</strong>fettamente), ma è possibile scrivere cinque parole in fila<br />
<strong>per</strong>fettamente. In alcuni casi è possibile scriverne cinquemila in fila <strong>per</strong>fettamente (sto parlando da un punto di vista<br />
grammaticale e sintattico, tecnico, si capisce).<br />
“Come si fa a capire se un autore non rispetta quella determinata regola <strong>per</strong> scelta o <strong>per</strong>chè non la conosce?”<br />
Secondo me si capisce. Si può capire. Magari non è sempre facile, non è immediato, ma un lettore lo può e lo<br />
dovrebbe capire.<br />
214. gian marco griffi Dice:<br />
26 febbraio 2012 alle 14:06 modifica<br />
Per esempio scrivo sopra: “[...] non è sufficiente <strong>per</strong> dimostrare che i capolavori sommersi non esistono”, e questa<br />
frase scritta frettolosamente, in italiano, è una vera merda.<br />
215. <strong>Giulio</strong> <strong>Mozzi</strong> Dice:<br />
26 febbraio 2012 alle 16:15 modifica<br />
Gian Marco, indubbiamente vi sono libri buoni, e anche molto buoni, che faticano a trovare un editore. Chi lo nega?<br />
Non io, che ho tra le mani almeno tre romanzi (non miei, eh!) che mi sembrano molto buoni e che nessuno vuole. (Ma<br />
insisto).<br />
Da qui a parlare di un “problema dei capolavori sommersi”, come fa Catty, mi pare che ce ne corra. E proporre, come<br />
rimedio al “problema”, un comitato di lettura fatto di “gente qualunque!, mi par demenziale.<br />
216. <strong>Giulio</strong> <strong>Mozzi</strong> Dice:<br />
26 febbraio 2012 alle 16:40 modifica<br />
Sull’uso del dialetto da parte della signora Agnello Hornby. In una nota posta in fondo al suo romanzo “La marchesa”,<br />
la signora scrive:<br />
In testa a ogni capitolo appaiono dei proverbi siciliani: accompagnano la storia, ma non la condizionano.
<strong>per</strong> me il siciliano non è mai stato un dialetto, bensì la lingua della tenerezza, della rabbia e della saggezza,<br />
una lingua intima e domestica. Da qui i proverbi, che sono acuti, amari, ironici, ma anche soavi e delicati.<br />
Ho preferito non tradurli: <strong>per</strong> lo più si intendono, sono universali.<br />
Tornando <strong>per</strong>iodicamente in Italia, comunque, ho avuto l’evidenza sempre più netta che il siciliano è<br />
ampiamente penetrato nella lingua italiana – a livello letterario, ma non solo – e non è più così oscuro.<br />
Qualora lo fosse, il lettore curioso potrà consultare una delle molte raccolte di proverbi siciliani in<br />
commercio, s<strong>per</strong>o con piacere e soddisfazione.<br />
Nell’intervista che Bolognino cita (mi pare proprio sia questa) la signora dice:<br />
Innanzitutto, non uso le parole in siciliano <strong>per</strong> ‘arricchire’ il racconto, ma solo <strong>per</strong>ché non conosco il<br />
corrispondente italiano. È un problema d’ignoranza. Per esempio uso spesso la parola dialettale “taliata”,<br />
che significa più o meno “guardare”, <strong>per</strong>ché non so come rendere in italiano il significato che io credo che<br />
questa parola abbia. Per quanto riguarda le traduzioni, il lavoro di traduzione spetta solo al traduttore.<br />
Ognuno ha il suo metodo, ma il testo originale resta tale. Nessuna traduzione può rendere completamente<br />
giustizia al testo originale agli occhi dello scrittore, ed è giusto che sia così. Quando studiavo latino e<br />
greco ho letto l’Iliade in greco, ma prima di allora l’avevo letta e studiata in italiano, nella traduzione di<br />
Monti. Leggendo i due testi mi accorgevo che erano diversi.<br />
La situazione, dunque, mi pare questa: una signora molto colta, siciliana d’origine, che vive dal 1972 a Londra, verso la<br />
fine del secolo (quindi quasi trent’anni dopo aver smesso di parlare quotidianamente la lingua materna, nonché la lingua<br />
nella quale ha studiato fino all’università) si mette a scrivere romanzi. Per questi romanzi non sceglie la lingua della sua<br />
vita quotidiana attuale – l’inglese – e della sua professione – fa l’avvocato -, ma la lingua della sua giovinezza; e dentro<br />
questa lingua della giovinezza ripesca addirittura quella lingua “intima e domestica” che è il dialetto siciliano.<br />
Non mi pare che siamo difronte a un caso di incompetenza linguistica. Certo: la parola “taliare” ha <strong>per</strong> la signora<br />
Agnello Hornby un colore e un sapore, una quantità di sfumature, che l’italiano “guardare” non le sembra restituire; né<br />
lei si sente capace di restituirli con altre parole italiane.<br />
Quando Bolognino sostiene che la signora Agnello Hornby ha sostenuto di “confondere termini dialettali con termini in<br />
lingua italiana”, ricorda male l’intervista.<br />
E l’intervista stessa mostra che l’altra cosa sostenuta da Bolognino, ossia che<br />
…quelle parole che troviamo nei suoi testi non sono una scelta stilistica, bensì degli errori e nemmeno<br />
voluti dall’autrice.<br />
non è vera. La signora sa benissimo che potrebbe scrivere “guardò” anziché “taliò”. Ma preferisce “taliò”, <strong>per</strong> le<br />
ragioni sopradette.<br />
(Non mi interessano le opinioni di Bolognino. Ma poiché ha fatto dire alla signora Agnello Hornby cose che la signora<br />
stessa non ha dette, mi sono premurato di correggere).<br />
217. gian marco griffi Dice:<br />
26 febbraio 2012 alle 17:19 modifica<br />
<strong>Mozzi</strong>: “Da qui a parlare di un “problema dei capolavori sommersi”, come fa Catty, mi pare che ce ne corra. E<br />
proporre, come rimedio al “problema”, un comitato di lettura fatto di “gente qualunque!, mi par demenziale”.<br />
D’accordo con lei, si figuri. Specie sulla demenzialità del comitato di lettura della ‘gente qualunque’, del ‘lettore vero’,<br />
del ‘non addetto ai lavori’, e via discorrendo. Come la penso sulla letteratura è piuttosto chiaro.<br />
218. gian marco griffi Dice:<br />
26 febbraio 2012 alle 18:08 modifica<br />
Ah, Ser <strong>Mozzi</strong>, se le servisse un ghost reader sappia che io costo poco. Le garantisco che sono molto migliore come<br />
lettore che come scrittore.
219. <strong>Giulio</strong> <strong>Mozzi</strong> Dice:<br />
26 febbraio 2012 alle 18:45 modifica<br />
Grazie, Gian Marco, ma l’editore che mi paga <strong>per</strong>ché io legga qualunque cosa mi capiti a tiro mi paga <strong>per</strong>ché sia io –<br />
con le mie caratteristiche, le mie idiosincrasie, i miei entusiasmi, le mie fisse, i miei limiti, le mie ottusità, le mie felici<br />
intuizioni – a leggere. Non <strong>per</strong>ché io faccia leggere a qualcun altro.<br />
220. gian marco griffi Dice:<br />
26 febbraio 2012 alle 18:55 modifica<br />
Non avevo dubbi, stavo scherzando. Minchia che seriosità.<br />
221. Massimo Bolognino Dice:<br />
26 febbraio 2012 alle 19:32 modifica<br />
Interessante esempio, la discettazione dotta di <strong>Mozzi</strong> sull’intervista che io avrei letto, mentre io ho sentito dire quello<br />
che riferivo in televisione, sabato sera, dalla Bignardi.<br />
In quel contesto, magari proprio <strong>per</strong>ché era in quel contesto, ha detto esattamente quello che ho riferito.<br />
Comunque sia nell’intervista, che non conoscevo, citata da <strong>Mozzi</strong> c’è questa affermazione che direi difficilmente<br />
interpretabile:<br />
Innanzitutto, non uso le parole in siciliano <strong>per</strong> ‘arricchire’ il racconto, ma solo <strong>per</strong>ché non conosco il corrispondente<br />
italiano. È un problema d’ignoranza.<br />
Da questa frase arrivare a dedurre che:<br />
Non mi pare che siamo difronte a un caso di incompetenza linguistica.<br />
è un bell’esempio di capacità retoriche, ma un brutto esempio di volontà di comprendere i discorsi e di chiarire<br />
concetti e opinioni.<br />
Caro Gian Marco <strong>per</strong>fettamente vuol dire <strong>per</strong>fettamente, soddisfacente vuol dire soddisfacente e introduce un’alea di<br />
soggettività che era proprio la materia della discussione.<br />
Come si fa a negare l’evidenza dei capolavori sommersi?<br />
Certamente di quelli che sono rimasti sommersi non possiamo che favoleggiare, ma basta conoscere un minimo di<br />
storia della letteratura, <strong>per</strong> sa<strong>per</strong>e quanto a lungo, in moltissimi casi, siano rimasti sommersi alcuni di quelli che poi sono<br />
diventati dei capolavori emersi.<br />
Come dice Gian Marco a volte basta anche notare quanto fortuito sia stato il caso che li ha fatti emergere<br />
Ma poi, chi ha parlato di capolavori?<br />
Non io, certamente.<br />
Tra un libro pubblicabile, pubblicato, vendibile, un best seller e un capolavoro direi che ce ne passa.<br />
Di capolavori ce ne sono ben pochi e un capolavoro può essere ritenuto tale da alcuni e illeggibile da altri, <strong>per</strong> un certo<br />
<strong>per</strong>iodo storico e poi dimenticato, oppure sconosciuto e poi rivalutato, etc.<br />
Che dire poi del giudizio espresso da <strong>Mozzi</strong> sugli scritti di Gian Marco?<br />
“molto, molto brutto”<br />
Dal punto di vista di <strong>Mozzi</strong> è <strong>per</strong>fettamente opportuno e funzionale al suo lavoro; alla casa editrice che lo paga <strong>per</strong><br />
leggere testi cercando di scovare qualcosa di pubblicabile interessa appunto sa<strong>per</strong>e se quel che ha letto è bello o<br />
brutto, ancor meglio se è pubblicabile o no.<br />
Dal punto di vista di Gian Marco che utilità può avere un giudizio del genere?<br />
Dando <strong>per</strong> sottinteso ovviamente, come <strong>per</strong> qualunque giudizio di chiunque “a mio parere”, il giudizo “molto, molto<br />
brutto” come può aiutare Gian Marco a migliorare, a decidere se smettere di scrivere, se smettere di proporre suoi<br />
scritti a <strong>Mozzi</strong>, a tutti gli editori o quant’altro?<br />
Sicuramente dei lettori meno es<strong>per</strong>ti e che leggono <strong>per</strong> il piacere di leggere possono essere altrettanto o forse ancora<br />
più critici, ma potrebbero dare dei giudizi meno tranchant, soprattutto potrebbero avere il buon tempo, che <strong>Mozzi</strong><br />
ovviamente non ha, di motivare i propri giudizi.
Chi ha letto i miei scritti è stato spesso molto critico, ma leggendo <strong>per</strong> diletto, ha avuto la gentilezza di spiegarmi <strong>per</strong>chè<br />
trovava, eventualmente, il miei scritti “molto, molto brutti”.<br />
Io ho fatto altrettanto <strong>per</strong> altri autori.<br />
Avendo letto molti autori sconosciuti posso dire che le differenze tra questi e quelli conosciuti non sono significative.<br />
Ho letto bei libri di sconosciuti come di autori famosi e pessimi libri di entrambe le categorie e tutte le sfumature<br />
intermedie.<br />
Avendo letto i tuoi interventi mi sembra che conosci la lingua italiana, che sei un buon lettore, anche se i nostri gusti<br />
raramente si sovrappongono, che hai delle opinioni e le sostieni, anche se raramente le condivido, <strong>per</strong> cui fatico a<br />
pensare a un tuo scritto come a qualcosa di “molto, molto brutto”, insomma mi hai incuriosito, in poche parole.<br />
Se ti va un giudizio di un semplice lettore, caro Gian Marco, mandami il tuo libro (massimo.bolognino@gmail.com),<br />
non sono in grado di fartelo pubblicare, ma, gratuitamente, posso darti le mie impressioni di lettore.<br />
E non prenderò i tuoi scritti come paradigma di come non si debba scrivere, non sono così presuntuoso.<br />
222. catty22 Dice:<br />
26 febbraio 2012 alle 19:45 modifica<br />
ovvio che le licenze stilistiche di chi sa scrivere sono frutto di consapevolezza e non buttate là <strong>per</strong> ignoranza. Ma se uno<br />
dimostra di sa<strong>per</strong>e che sta usando il condizionale invece del congiuntivo <strong>per</strong>chè serve al testo, a quel testo, lo può fare.<br />
L’importante è rendersi conto che sta derogando<br />
223. lorenzo galbiati Dice:<br />
26 febbraio 2012 alle 19:45 modifica<br />
Non passando spesso sul blog di <strong>Mozzi</strong>, quando l’anno scorso feci qualche commento a questo post mi iscrissi<br />
all’avviso via email. Chi l’avrebbe mai immaginato di ricever così tanti avvisi questa settimana, a distanza di quasi un<br />
anno dall’inserimento!<br />
Una cosa incredibile.<br />
Qualche commento sparso.<br />
griffi<br />
reclama che ci son molti libri spazzatura in giro a <strong>Mozzi</strong> che dice che il suo è molto brutto. <strong>Mozzi</strong> che chiede dimmene<br />
12, e poi altri 12 ecc. E’ tutto un po’ insensato. Un autore non dovrebbe rivendicare la pubblicazione del suo libro<br />
<strong>per</strong>ché ce ne sono molti peggiori che vengono pubblicati (il ragionamento è stato fatto indirettamente, ma in sostanza è<br />
questo). <strong>Mozzi</strong> dovrebbe rispondere non pubblico schifezze solo <strong>per</strong>ché ce ne sono già tante in giro, invece di<br />
chiedere i 24 libri, come <strong>per</strong> dimostrare che di grosse cazzate pretenziose in giro in verità ce ne sono poche – ce ne<br />
sono tantissime invece, e i 12 detti da griffi sono già tanti <strong>per</strong> una <strong>per</strong>sona: griffi mica passerà il tempo a leggere libri<br />
contemporanei italiani di autori che reputa bluff, no? non si può chiedere a nessun lettore insomma di fare una vasta<br />
lista di schifezze pubblicate negli ultimi anni, a meno che sia un lettore amante dell’orrido, un masochista. Ma uno che<br />
legge <strong>per</strong> mestiere potrebbe avere un panorama più ampio e trovare una lista molto lunga, un critico letterario<br />
insomma, così come potrebbe fare lo stesso un critico musicale, un critico cinematografico ecc.<br />
bolognino<br />
che dice che all’estero sfornano merda in gran quantità e fanno bene <strong>per</strong>chè è quello che vuole la gente, mentre in italia<br />
si sforna meno merda ed è <strong>per</strong> questo che la gggenti legge meno. Caspita, fantastico questo ragionamento. Allora<br />
sforniamo ancora più merda di quella che c’è in giro, giusto? Io penso al contrario che se all’estero leggono di più è<br />
<strong>per</strong>chè ci sono più <strong>per</strong>sone appassionate alla lettura, che leggono quindi libri di qualità mentre in italia <strong>per</strong> farsi leggere<br />
occorre andare in tivù o essere messi nelle vetrine delle librerie.<br />
E poi è questione di politiche culturali. Ci vuol poco, è facile fare un pessimo libro che venda, se ci sono soldi e<br />
visibilità, così come una trasmissione televisiva. Ci vuol di più, è più difficile fare un prodotto d’autore, di qualità, colto,<br />
che sia libro o trasmissione televisiva che sia fruibile dalla massa: ma è possibilissimo, solo che occorre più ingegno. Lo<br />
stesso pubblicare di continuo le classifiche di vendita su giornali e all’interno delle librerie, e indirizzare a quelli in
classifica i maggiori commenti dei critici, è un modo <strong>per</strong> omologare verso il basso la qualità dei libri e renderla<br />
dipendente da pubblicità e visibilità.<br />
e qui mi collego a<br />
<strong>Mozzi</strong><br />
che dice che hanno successo sia Volo che non ha stile sia Mazzantini che ne gronda. Ma certo. Volo è un <strong>per</strong>sonaggio<br />
televisivo, ora pure attore. Mazzantini è stata lanciata da una grande campagna pubblicitaria, il marito fa film dei suoi<br />
romanzi… ci credo che vende, è in vetrina. Anche Giobbe Covatta era in tv e in vetrina e vendeva. Non c’entra niente<br />
l’aver stile o no, giusto <strong>Giulio</strong>, ma non c’entra niente <strong>per</strong>chè quel che conta è<br />
- la visibilità sui media<br />
- la pubbblicità<br />
- la potenza della casa editrice<br />
e <strong>per</strong> arrivare a queste cose cosa conta?<br />
Le consocenze, o no, caro <strong>Giulio</strong>?<br />
Sappiamo tutti che tu sei una eccezione più unica che rara in Italia. Tu leggi almeno l’inizio di ogni manoscritto che ti<br />
arriva. Nessuno lo fa a parte te che io sappia. Gli altri consulenti mandano ad altri lettori. O più spesso non leggono se<br />
non presentato da qualcuno. E così fanno quelli interni a case editrici.<br />
E’ così che funziona, diciamolo. La maggior parte dei lettori senza agganci spedisce alle case editrici e non viene<br />
manco letta. Ci sono molti (in termini assoluti, non relativi) capolavori sommersi? E’ possibile <strong>Giulio</strong>, statisticamente è<br />
tanto più possibile quanto più ci sono o<strong>per</strong>e non pubblicate. Tanti nel senso che potrebbero essere lo stesso numero di<br />
quelli che vengono pubblicati, se i libri pubblicati sono solo una piccola parte di quelli scritti, e se la selezione avviene<br />
soprattutto <strong>per</strong> conoscenza. Per lo meno questo vale <strong>per</strong> gli esordienti, <strong>per</strong> le ultime generazioni.<br />
Chi sono gli autori di libri buoni che non riesci a far pubblicare? presumo <strong>per</strong>sone con pochi agganci ed esordienti, che<br />
scrivono libri poco commerciali, sbaglio?<br />
Allora questo è il problema:<br />
- l’ottica meramente commerciale dell’industria del libro<br />
- la mancanza di politiche culturali<br />
- la selezione <strong>per</strong> conoscenza delle o<strong>per</strong>e da leggere da parte di case editrici ed editor e consulenti esterni (<strong>Mozzi</strong><br />
escluso), e poi il giudizio di pubblicabilità da parte degli stessi in base a criteri commerciali.<br />
Ecco <strong>per</strong>chè quando Marcello Fois su Nazione Indiana scrisse che non c’è nulla che possa impedire a un’o<strong>per</strong>a di<br />
qualità di essere pubblicata (vado a memoria ma il concetto è questo pari pari) ha detto una grande cazzata in<br />
malafede, e meritava di essere messo al pubblico ludibrio.<br />
ps non rileggo <strong>per</strong> motivi di tempo, mi scuso <strong>per</strong> la scrittura sconnessa.<br />
224. catty22 Dice:<br />
26 febbraio 2012 alle 19:56 modifica<br />
-Accipicchia, ho usato un termine che tutti si rimbalzano, capolavori sommersi. Sì, potrei citare dei nomi di autori di<br />
questi capolavori, ma a che servirebbe? sono capolavori <strong>per</strong> me, che non amo tutto Baricco (salvando Novecento che<br />
è molto bello) e che non pubblicherei, quindi un capolavoro <strong>per</strong> me può essere una schifezza <strong>per</strong> un altro., Sempre<br />
<strong>per</strong>chè la scrittura (quella corretta, almeno grammaticalmente e sintatticamente, ovvio) è un affare talmente intimo, uno<br />
strumento che suona corde talmente private che, tranne casi eclatanti, è impossibile che uno stesso scritto piaccia a tutti<br />
allo stesso modo.<br />
225. Massimo Bolognino Dice:<br />
27 febbraio 2012 alle 10:58 modifica<br />
@ Lorenzo Galbiati<br />
Bolognino dice che all’estero danno ai lettori quello che i lettori vogliono leggere, non pensano di avere uno scopo<br />
didattico e un intento paternalistico verso il cliente del loro prodotto.
Io non mi <strong>per</strong>metterei mai di definire merda un libro solo <strong>per</strong>ché vende un sacco di copie, seguivo solo le belle<br />
metafore di altri.<br />
Secondo me una casa editrice è una società e deve produrre utili, può ragionevolmente coltivare il vezzo di pubblicare<br />
libri che ritiene capolavori, ma che vendono pochissimo, solo a patto di avere una certa disponibilità finanziaria dovuta<br />
alla vendita di libri che vendono moltissimo anche se, forse, non sono dei capolavori.<br />
Trovo veramente snob e segno di malcelata invidia parlare male di un libro o di un autore, in modo del tutto generico<br />
(“non ha stile”, che vuol dire?), solo <strong>per</strong>ché ha successo.<br />
Onestamente non credo che Fabio Volo pensi di scrivere capolavori, <strong>per</strong>ò vende milioni di copie, quindi, i suoi libri<br />
sono OGGETTIVAMENTE belli <strong>per</strong> milioni di <strong>per</strong>sone.<br />
Non si può discutere di questa ovvietà, non è un’opinione, è un dato di fatto.<br />
Naturalmente ognuno è libero di dire che i libri di Volo non sono di suo gusto, li trova brutti <strong>per</strong> i motivi più disparati,<br />
pensa che abbiano successo solo <strong>per</strong>ché Volo è famoso, etc., ma negare l’evidenza, quello è onestamente troppo.<br />
Secondo Galbiati le case editrici italiane hanno un’ottica meramente commerciale, che altra ottica dovrebbero avere?<br />
Non si tratta di dame della carità, si tratta di imprese commerciali che quindi non possono che seguire criteri<br />
commerciali, altrimenti, semplicemente, falliscono.<br />
Puntano su <strong>per</strong>sonaggi famosi in altri campi, su autori conosciuti e di successo, sulle ristampe di premi nobel, etc.<br />
invece di investire su autori sconosciuti <strong>per</strong>ché non amano il rischio, <strong>per</strong>ché si affidano a conoscenze, ad editor, a<br />
<strong>per</strong>sone come <strong>Mozzi</strong>, rispettabilissime, tanto di cappello a uno che ha sco<strong>per</strong>to Avoledo, <strong>per</strong> carità, <strong>per</strong>ò troppo<br />
distanti dal gusto del pubblico.<br />
Proprio <strong>per</strong> questo quando osano pubblicare autori poco famosi, o li devono pompare con la pubblicità, ma la spesa è<br />
enorme, oppure raramente riescono a vendere, <strong>per</strong> non rischiare, quindi, in genere, preferiscono lasciar <strong>per</strong>dere.<br />
226. <strong>Giulio</strong> <strong>Mozzi</strong> Dice:<br />
27 febbraio 2012 alle 11:11 modifica<br />
Caty, scrivi:<br />
Sì, potrei citare dei nomi di autori di questi capolavori, ma a che servirebbe?<br />
A farli emergere. O non te ne importa niente?<br />
Lorenzo: nessuna intenzione da parte mia di “dimostrare che di grosse cazzate pretenziose in giro in verità ce ne sono<br />
poche”. Gian Marco ha capito cosa volevo fargli intendere; tu no.<br />
Non ho dubbi che le “conoscenze” aiutino. Ma vedo lanciare frequentemente autori senza “conoscenze”. Paolo<br />
Giordano era un dottorando in fisica, Melissa P una ragazzina: che conoscenze vuoi che avessero? Le generalizzazioni<br />
vaghe non servono a niente.<br />
Bolognino scrive:<br />
Io non mi <strong>per</strong>metterei mai di definire merda un libro solo <strong>per</strong>ché vende un sacco di copie.<br />
E infatti, nessuno definisce merda un libro solo <strong>per</strong>ché vende un sacco di copie. Trovo bizzarra l’idea di intervenire <strong>per</strong><br />
contrastare opinioni che nessuno ha.<br />
Scrive ancora:<br />
Onestamente non credo che Fabio Volo pensi di scrivere capolavori, <strong>per</strong>ò vende milioni di copie, quindi,<br />
i suoi libri sono OGGETTIVAMENTE belli <strong>per</strong> milioni di <strong>per</strong>sone.<br />
Non si può discutere di questa ovvietà, non è un’opinione, è un dato di fatto.<br />
E infatti, nessuno discute questa ovvietà. Sveglia, Bolognino! A che ti serve attribuire agli interlocutori ciò che tu ti<br />
sogni che loro pensino, anziché le opinioni che essi qui OGGETTIVAMENTE scrivono?<br />
227. catty22 Dice:<br />
27 febbraio 2012 alle 11:34 modifica
Alle “sciocchezze” che ho già detto ne aggiungo altre:<br />
“Sì, potrei citare dei nomi di autori di questi capolavori, ma a che servirebbe?<br />
A farli emergere. O non te ne importa niente?”<br />
Intanto parlo sia di cose pubblicate- con editori minori, naturalmente – che di scritti inediti letti oltre dieci anni fa su siti<br />
di scrittura, e poi <strong>per</strong>chè dovrei <strong>mandare</strong> avanti gli scritti di altri? ognuno si promuova le proprie robe. Giusto?<br />
E, sempre approfondendo sul sesso degli angeli, come sarebbe che Giordano (che <strong>per</strong>sonalmente amo, ma, come al<br />
solito, è un’opinione e se si parla di scrittura, ancora più discutibile) e Melissa P sono due ragazzini e quindi non<br />
conoscono gente importante? Proprio <strong>per</strong>chè sono due ragazzini direi che avranno di sicuro alle spalle qualcuno che<br />
conta…è l’esordiente alla Richetto (qualcuno più grandicello se lo ricorda a far da spalla al mago Zurlì?),<br />
ultrasessantenne sempre in procinto di pubblicare, che probabilmente non ha nessuno che lo promuove<br />
228. Massimo Bolognino Dice:<br />
27 febbraio 2012 alle 12:09 modifica<br />
Trovo fastidioso quando una <strong>per</strong>sona intelligente si arrampica sui vetri piuttosto che ascoltare anche il parere degli altri.<br />
Non dico condividerlo, dico solo ascoltarlo.<br />
La metafora della “merda” non è mia, torniamo al “molto, molto brutto”, meno metaforico ma altrettanto forte.<br />
<strong>Mozzi</strong> dixit:<br />
Gian Marco, scrivi: “Ho finalmente capito che il mio stupido libro FA CAGARE. E’ indubitabilmente molto meglio di<br />
tanta schifezza pubblicata dalle majors dell’editoria italiana”.<br />
Gian Marco, il tuo lavoro (del quale ho letto una cinquantina di pagine, a suo tempo) mi è sembrato molto, molto<br />
brutto; con l’aggravante di sembrarmi anche molto, molto pretenzioso.<br />
Sapresti indicare una dozzina di titoli pubblicati dalle majors dell’editoria italiana rispetto alle quali il tuo lavoro<br />
sarebbe, secondo te, “molto meglio”?<br />
fa cagare=”molto, molto brutto”<br />
schifezza pubblicata dalle majors dell’editoria italiana= libro che vendono moltissime copie<br />
Quindi questo discorso significa che <strong>Mozzi</strong> vuole una lista di 12+12+chissàquanti best seller “molto, molto brutti”<br />
secondo Gian Marco, che lo stesso ritiene più “molto, molto brutti” del suo libro.<br />
Quindi, fino ad ora, si è discusso di questa ovvietà, proposta come materia di discussione proprio da <strong>Mozzi</strong> stesso.<br />
Gian Marco si chiede come mai hanno successo tanti libri “molto, molto brutti”, mentre il suo non merita nemmeno di<br />
essere pubblicato.<br />
Inizialmente <strong>Mozzi</strong> dice, guarda che noi che lavoriamo nell’editoria magari sbagliamo, ma non così spesso come credi<br />
tu, ci scappa qualche libro “molto, molto brutto”, ma tu non riuscirai a fare una lista di 12, 24, etc. libri del genere.<br />
Poi <strong>per</strong>ò, proseguendo, <strong>Mozzi</strong> si contraddice e cambia discorso varie volte, sostenendo via via posizioni<br />
diametralmente opposte.<br />
Scusa <strong>Mozzi</strong>, ma tu discuti, qui, continuamente di queste ovvietà, il tuo lavoro consiste nel mettere in dubbio questa<br />
ovvietà.<br />
Per sa<strong>per</strong>e se un libro venderà molte copie non si fa leggere a <strong>Mozzi</strong> si fa leggere a Pinchi Pallini e si vede se<br />
“funziona” oppure no, non si danno giudizi di valore (“molto, molto brutto”) ma previsioni di vendite.<br />
In entrambi i casi, naturalmente, si possono prendere comunque delle cantonate o azzeccare, solo che un metodo è<br />
stocastico in quanto la “base” su cui viene fatta la valutazione, <strong>per</strong> quanto validissima, è l’opinione di una (1) <strong>per</strong>sona.<br />
Se si fa così, allora, si ritiene che libri che venderebbero potenzialmente molte copie, ad esempio il libro di Gian<br />
Marco, almeno secondo Gian Marco, non meritino di essere pubbicati <strong>per</strong>ché <strong>Mozzi</strong> li ritiene “molto, molto brutti”,<br />
altrimenti <strong>Mozzi</strong> avrebbe dovuto dire a Gian Marco che il suo libro, secondo lui, non è in grado di vendere abbastanza<br />
<strong>per</strong> giustificarne la pubblicazione.<br />
Come si può negare che un giudizio sul valore del testo e non sulla sua vendibilità sottintenda una visione elitaria?<br />
Che dire?<br />
Boh!
229. gian marco griffi Dice:<br />
27 febbraio 2012 alle 12:37 modifica<br />
Bolognino: le invierò volentieri i miei racconti.<br />
Lorenzo Galbiati: “griffi reclama che ci son molti libri spazzatura in giro a <strong>Mozzi</strong> che dice che il suo è molto brutto.<br />
<strong>Mozzi</strong> che chiede dimmene 12, e poi altri 12 ecc.”.<br />
Questo, dal mio punto di vista, era semplicemente un gioco; è ovvio che non possa aver letto dugento libri tanto<br />
orrendi da non meritare (dal mio punto di vista) neppure la dignità di stampa. Non tanto <strong>per</strong> il tempo fisico (se un libro<br />
mi fa cagare vola dalla finestra – metaforicamente – anche a pagina 50), quanto <strong>per</strong> una questione puramente<br />
economica. Debbo cercare di scegliere bene, quando compro, comprando io una quantità mensile di libri imbarazzante<br />
(che non comunicherò <strong>per</strong>ché a pensarci c’è da vergognarsi). La bibliofilia è una brutta bestia scannaportafogli. Altre<br />
passioni costano di più, tipo la cocaina, ma anche la bibliofilia costa. Del resto volete mettere spendere cento euro in<br />
cocaina rispetto a spenderli <strong>per</strong> la prima edizione di Nuovo Commento di Manganelli, o <strong>per</strong> l’introvabile prima<br />
edizione italiana di Giles Ragazzo-Capra di Barth (Rizzoli)? E che dire del primo tomo del Finnegans Wake di Joyce-<br />
Schenoni che impiegai due anni <strong>per</strong> rintracciare?<br />
Quindi, se Ser <strong>Mozzi</strong> mi avesse chiesto una lista di libri molto migliori del mio, il compito sarebbe stato più mooooolto<br />
più facile. Il gioco <strong>per</strong>ò, era diverso.<br />
Ancora Lorenzo Galbiati: “Un autore non dovrebbe rivendicare la pubblicazione del suo libro <strong>per</strong>ché ce ne sono molti<br />
peggiori che vengono pubblicati (il ragionamento è stato fatto indirettamente, ma in sostanza è questo)”.<br />
Non scrivo questo, semmai l’esatto contrario (adesso non c’ho voglia di spiegarlo).<br />
In ogni caso: un autore può dis<strong>per</strong>arsi <strong>per</strong>ché ritiene che molti libri pubblicati siano peggiori del suo, arrabattarsi,<br />
rivendicare, imprecare, fare quel cazzo che vuole (scusi il francesismo). Il problema è che bisognerebbe essere<br />
supportati dal proprio scritto. Io ho scritto (e lo ribadisco) che il mio libro nel suo insieme, così come presentato ai<br />
tempi a <strong>Mozzi</strong>, fa cagare. Ho anche scritto (e lo ribadisco) che alcuni miei racconti sono, dal mio punto di vista, buoni.<br />
A Bolognino, una precisazione: <strong>per</strong> ‘schifezza pubblicata dalle major dell’editoria italiana’ io non ho mai inteso i bestseller.<br />
O almeno, non ho mai inteso solo ed esclusivamente i best-seller. Le major dell’editoria pubblicano anche tanti<br />
libri che ‘un guadagnano du soldi de cacio. Il 95% dei libri che ho letto e che leggo rientra in quest’ultima categoria.<br />
230. gian marco griffi Dice:<br />
27 febbraio 2012 alle 12:49 modifica<br />
PS <strong>per</strong> Bolognino: Temo che i miei racconti, in qualunque caso li si prendano, venderebbero pochissimo.<br />
Se quello fosse l’unico metro di giudizio, non mi sarei manco messo a spedirli in giro.<br />
Ma se Ser <strong>Mozzi</strong> avesse voluto farmi capire quello, credo avrebbe scritto quello.<br />
Il giudizio ‘molto, molto brutto’, bisogna intenderlo sulla base della pura qualità letteraria.<br />
Non mi ha certo fatto piacere. Un po’ mi ha anche stupito, devo confessarlo, ma tant’è. Comunque non mi sembra il<br />
caso di arrovellarsi più di tanto: un libro molto, molto brutto è semplicemente molto, molto brutto. Non c’è bisogno, io<br />
credo, di aggiungere altro.<br />
231. gian marco griffi Dice:<br />
27 febbraio 2012 alle 13:00 modifica<br />
Un’ultima cosa, mannaggia a me.<br />
Se Tritòforo Figliodidio ha una brutta malattia e si fa vedere da tutti i suoi amici, e questi gli dicono “no ma ti trovo<br />
davvero bene, sei in forma, stai che è una meraviglia”, Tristòforo Figliodidio sarà raggiante, penserà “beh, in fondo sta<br />
malattia non deve essere poi così grave, e tutto sommato io mi sento bene”.<br />
Poi <strong>per</strong>ò Tristòforo Figliodidio andrà a farsi visitare da uno specialista. Se questo gli dirà “Caro signor Figliodidio, mi<br />
spiace, ma la sua malattia è incurabile, non c’è niente da fare. Probabilmente lei è convinto di stare bene, <strong>per</strong>ché non<br />
sa riconoscere i sintomi”, immediatamente i giudizi degli amici e dei conoscenti di Tristòforo andranno alle ortiche,<br />
<strong>per</strong>ché il dutùr è quello che conta, quello che ha gli strumenti <strong>per</strong> dargli un parere che sia quanto più corrispondente al<br />
vero.<br />
Il dutùr <strong>Mozzi</strong> è stato il dottore del mio libro.
Poi ci sono anche i medici che non capiscono un cazzo, e l’unica microscopica s<strong>per</strong>anza di Tristòforo Figliodidio, lo<br />
<strong>per</strong>donerà Ser <strong>Mozzi</strong>, è quella. Microscopica.<br />
232. Massimo Bolognino Dice:<br />
27 febbraio 2012 alle 13:17 modifica<br />
Scusa Gian Marco, ma tu sei così poco confidente, così poco convinto del valore dei tuo scritti, da farti convincere<br />
che sono “molto, molto brutti”, da un singolo giudizio, <strong>per</strong> altro alquanto generico, visto che <strong>Mozzi</strong> non ha tempo da<br />
<strong>per</strong>dere motivandolo?<br />
Giudizi di parenti e amici, anche se positivi, non contano nulla.<br />
Le non risposte delle case editrici non implicano che il tuo libro sia stato letto, quindi non contano nulla nemmeno<br />
queste.<br />
Tu dici che il giudizio di <strong>Mozzi</strong> ti ha “stupito”, quindi non te lo aspettavi; se ne deduce che tu ritenevi e, anche se non lo<br />
vuoi ammettere, ritieni ancora, i tuoi scritti di indubbio valore.<br />
Infatti molti messaggi fa dicevi che i tuoi scritti, a tuo parere, erano INDUBITABILMENTE meglio di alcuni libri, tra i<br />
quali ce n’è almeno uno che io ritengo un ottimo libro.<br />
In ogni caso si tratta di libri dalle vendite significative, non saranno tutti best seller ma comunque non hai citato libri di<br />
sconosciuti.<br />
Teniamo conto che in Italia vendere poche migliaia di copie ti pone già nella parte alta del mercato.<br />
Per un’approccio realistico, anche se datato, consiglio di leggere almeno il primo trafiletto di questa pagina:<br />
http://www.wumingfoundation.com/italiano/glasnost2006.htm<br />
233. <strong>Giulio</strong> <strong>Mozzi</strong> Dice:<br />
27 febbraio 2012 alle 14:08 modifica<br />
Catty, scrivi:<br />
e poi <strong>per</strong>chè dovrei <strong>mandare</strong> avanti gli scritti di altri? ognuno si promuova le proprie robe. Giusto?<br />
No, non è giusto.<br />
Scrivi ancora:<br />
E, sempre approfondendo sul sesso degli angeli, come sarebbe che Giordano [...] e Melissa P sono due<br />
ragazzini e quindi non conoscono gente importante? Proprio <strong>per</strong>chè sono due ragazzini direi che avranno<br />
di sicuro alle spalle qualcuno che conta…<br />
Tu diresti, io invece so: che non avevano alle spalle nessuno.<br />
Vedi, Catty, <strong>per</strong> te il puro e semplice confronto con la realtà è “approfondimento sul sesso degli angeli”.<br />
Anche il tuo, come quelli di Bolognino, è un ragionamento circolare: “Solo chi ha qualcuno alle spalle può pubblicare e<br />
aver successo, quindi se Tizio ha pubblicato e ha avuto successo necessariamente ha qualcuno alle spalle”. Peccato<br />
non sia vera la premessa.<br />
Bolognino, ora scrivi:<br />
Trovo fastidioso quando una <strong>per</strong>sona intelligente si arrampica sui vetri piuttosto che ascoltare anche il<br />
parere degli altri.<br />
Di chi e di cosa stai parlando? Vedi che io cito letteralmente le affermazioni che critico. Mi propongo come buon<br />
esempio.<br />
Infatti poi dici:<br />
Inizialmente <strong>Mozzi</strong> dice, guarda che noi che lavoriamo nell’editoria magari sbagliamo, ma non così spesso
come credi tu, ci scappa qualche libro “molto, molto brutto”, ma tu non riuscirai a fare una lista di 12, 24,<br />
etc. libri del genere.<br />
Poi <strong>per</strong>ò, proseguendo, <strong>Mozzi</strong> si contraddice…<br />
Alt!<br />
Non ho scritto niente che somigli a<br />
guarda che noi che lavoriamo nell’editoria magari sbagliamo, ma non così spesso come credi tu, ci<br />
scappa qualche libro “molto, molto brutto”, ma tu non riuscirai a fare una lista di 12, 24, etc. libri del<br />
genere<br />
Non l’ho scritto (se Bolognino ritiene che io l’abbia scritto, citi) <strong>per</strong>ché non lo penso (e non lo penso <strong>per</strong>ché non mi<br />
interessa pensarlo). Semplicemente, quando qualcuno fa delle sparate io tendo a chiedergli di scendere nel concreto.<br />
Catty parla del “problema dei capolavori sommersi”, e io la invito a nominarli. Gian Marco dice che il suo libro è<br />
meglio, o almeno meno peggio, di tanti altri libri pubblicati, e io lo invito a dire di quali. Bolognino mi attribuisce<br />
discorsi che non ho mai fatti, e io lo invito a citarli.<br />
Scrive ancora Bolognino:<br />
Per sa<strong>per</strong>e se un libro venderà molte copie non si fa leggere a <strong>Mozzi</strong> si fa leggere a Pinchi Pallini e si vede<br />
se “funziona” oppure no, non si danno giudizi di valore [...] ma previsioni di vendite.<br />
E infatti io non mi occupo di previsioni di vendite, ma di giudizi di valore. L’ufficio Previsioni di vendite è da un’altra<br />
parte.<br />
Scrive infine Bolognino:<br />
Se si fa così, allora, si ritiene che libri che venderebbero potenzialmente molte copie, ad esempio il libro<br />
di Gian Marco, almeno secondo Gian Marco, non meritino di essere pubbicati <strong>per</strong>ché <strong>Mozzi</strong> li ritiene<br />
“molto, molto brutti”, altrimenti <strong>Mozzi</strong> avrebbe dovuto dire a Gian Marco che il suo libro, secondo lui,<br />
non è in grado di vendere abbastanza <strong>per</strong> giustificarne la pubblicazione.<br />
Come si può negare che un giudizio sul valore del testo e non sulla sua vendibilità sottintenda una visione<br />
elitaria?<br />
E chi si sogna di negarlo? Sveglia, Bolognino!<br />
234. catty22 Dice:<br />
27 febbraio 2012 alle 14:27 modifica<br />
Allora: quando parlavo di giuria popolare nelle case editrici, mi riferivo a casi concreti. Ad esempio, l’editore<br />
Nottetempo, dopo una prima scrematura dei manoscritti passabili, li propone a una giuria di lettori che lavorano <strong>per</strong><br />
loro. Lo so <strong>per</strong>chè gli mandai un manoscritto e mi risposero così. Quindi in certi casi ( parlo di qualche anno fa, non so<br />
se, viste le varie recessioni, qualcosa sia nel frattempo cambiata) questo accade veramente e non mi sembrano cose<br />
così assurde. Se poi un editore si fida di una sola <strong>per</strong>sona <strong>per</strong>chè la reputa lungimirante, accade di sicuro anche<br />
questo. Però le giurie popolari che lavorano <strong>per</strong> gli editori esistono eccome.<br />
235. Massimo Bolognino Dice:<br />
27 febbraio 2012 alle 14:59 modifica<br />
Sìììì?<br />
Qualcuno mi ha chiamato?<br />
Scusate: stavo dormendo.<br />
<strong>Mozzi</strong>, fatti una risata ogni tre-quattro anni!<br />
Sei talmente serioso e così poco a<strong>per</strong>to al confronto che immagino quanto tu stesso ti troverai tremendamente<br />
indisponente e presuntuoso.<br />
Perciò, ok, hai vinto, secondo me hai ragione tu: la tua opinione su tutto è la parola e nessuno potrà mai metterla in<br />
dubbio.
Mi spiace solo <strong>per</strong> Gian Marco, che preso dal tuo autodafè, in piena sindrome di Stoccolma è pronto a mettere in<br />
dubbio la propria opinione su sé stesso invece che il tuo giudizio, che tra le altre cose non hai minimamante motivato,<br />
cosa lecita <strong>per</strong> carità, ma che lo rende inattaccabile oltre che inutile.<br />
Tacciare di ragionamenti circolari tutti quanti, quando l’argomento principe è: è così <strong>per</strong>ché lo dico io, sarebbe<br />
divertente, se nascondesse almeno un goccio di autoironia.<br />
Una cosa è certa, Gian Marco, il giudizio di <strong>Mozzi</strong> ha ottenuto il risultato, non voluto, di procurarti almeno un lettore<br />
che è curioso di leggere i tuoi scritti.<br />
Tutto questo batti e ribatti invece mi mette seri dubbi sulle capacità critiche di <strong>Mozzi</strong>, che ora stimo un po’ meno di<br />
quanto lo stimassi prima di imbarcarmi, peste mi colga, in questa inutile disquisizione.<br />
Chiedo scusa <strong>per</strong> la mia, non poca, parte in questo flame e mi taccio.<br />
PS Attendo gli scritti di Gian Marco.<br />
236. gian marco griffi Dice:<br />
27 febbraio 2012 alle 15:27 modifica<br />
Bolognino: “Scusa Gian Marco, ma tu sei così poco confidente, così poco convinto del valore dei tuo scritti, da farti<br />
convincere che sono “molto, molto brutti”, da un singolo giudizio, <strong>per</strong> altro alquanto generico, visto che <strong>Mozzi</strong> non ha<br />
tempo da <strong>per</strong>dere motivandolo?”<br />
Sono convinto del valore di un numero quantificabile tra i nove e i quindici tra i miei racconti. Stavo <strong>per</strong> scrivere<br />
‘numerosi’, ma <strong>per</strong> evitare che mi si scriva che ho fatto una sparata, mi sono immediatamente corretto.<br />
Ho invece la sensazione che l’insieme del mio libro, che consta di molti più racconti strettamente connessi, non funzioni.<br />
È la ragione <strong>per</strong> la quale l’ho reimpostato quasi interamente negli ultimi mesi ed è la ragione <strong>per</strong> la quale sarebbe<br />
ancora in corso di lavorazione. Ho scritto ‘sarebbe’, <strong>per</strong>ché, <strong>per</strong> dirla in parole povere, a un certo punto mi sono rotto<br />
i coglioni. Non ho più stimoli. Ci ho lavorato troppo, e mi creda, dopo il lavoraccio che ci ho fatto, leggere che questo<br />
lavoro è considerato “molto, molto brutto” smonta chiunque. Io ero già smontato prima, si figuri dopo.<br />
Dice che gli amici e i parenti non contano: meno male. I miei genitori, se leggessero i miei racconti (cosa che mai<br />
faranno), non solo li troverebbero “molto, molto brutti”, ma considererebbero l’ipotesi di diseredarmi. Almeno <strong>Mozzi</strong><br />
non mi può diseredare. A mia moglie, come mi pare d’aver già scritto, i miei racconti non vanno proprio giù. Gli amici,<br />
non saprei. Soltanto due <strong>per</strong>sone hanno considerato molto, molto bello, il mio lavoro: la prima è diventata mia amica<br />
dopo averli letti, la seconda è Silvia Brunelli dell’agenzia letteraria Nabu (anche questo l’ho già scritto), che, come ho<br />
già scritto (e tre), è stata la mia vera fonte d’illusione. Poiché il mio amico Roby (<strong>per</strong>donami) avrà letto diecimila libri,<br />
ma giudicare o<strong>per</strong>e letterarie non è il suo mestiere.<br />
Il concetto che voglio esprimere <strong>per</strong>ò è questo: se sono un architetto dilettante e ho fatto il disegno di un grattacielo, a<br />
farmelo giudicare vado in uno studio di architettura (sto scrivendo cose così ovvie che mi viene da tossire, me ne<br />
scuso), <strong>per</strong> due motivi: primo) uno che è es<strong>per</strong>to di architettura ha gli strumenti <strong>per</strong> giudicare il mio disegno. Due)<br />
<strong>per</strong>ché è lui che mi può dar da mangiare.<br />
Se il mio disegno piace a tutti i cittadini ma fa cagare a tutti gli studi di architettura di questo mondo, io sono fregato.<br />
Se <strong>per</strong> giunta la mia ambizione è quella di far piacere il mio grattacielo a tutti quelli che ci capiscono di ingegneria<br />
meccanica, elettronica, di termodinamica, di terremotologia e quant’altro, e loro lo giudicano brutto, allora quasi<br />
sicuramente c’hanno ragione loro.<br />
Ho scritto che il mio libro era meno peggio di tanti libri pubblicati dalla major dell’editoria. Indubbiamente una sparata,<br />
ma ieri sera ho letto 67 pagine di un libro intitolato “Ho voglia di te”, autore Moccia Federico, poiché qualcuno l’ha<br />
citato qui (grazie al mio amico Davide che me l’ha imprestato).<br />
Ora, il mio libro è meglio di quello (dalle 67 pagine che ho letto, ci va poco). Si aggiunga alla lista dei dodici.<br />
Mi fa sorridere invece la sindrome di Stoccolma riferita a me e mozzi. Mi sto immaginando adorante nei suoi confronti<br />
(di Ser <strong>Mozzi</strong>) in uno scantinato buio rischiarato da un neon dozzinale: lui legge i miei racconti ad alta voce, e mentre lo<br />
fa mi ripete “fa schifo!”, “Orribile!”, “Molto, molto brutto!” e io gli urlo “Sì! Così! Continua! Ah che goduria!”.<br />
Scherzi a parte, non è stato il giudizio di Ser <strong>Mozzi</strong> a stroncarmi. Mi ha dato il colpo di grazia, diciamo così. In tutti i<br />
casi mi ero già rotto le balle e in tutti i casi resto convinto della bontà del sopradetto numero di miei racconti.<br />
A proposito, “Lettera accompagnatoria” (l’ho letto subito dopo Moccia), è un buon racconto. Complimenti.<br />
Infine <strong>per</strong> Bolognino: le invierò il malloppo in giornata.
237. <strong>Giulio</strong> <strong>Mozzi</strong> Dice:<br />
27 febbraio 2012 alle 15:31 modifica<br />
Catty, l’editore Nottetempo avrà – come molti editori – una cerchia di “lettori fidati”. Succede spesso – l’ultima volta è<br />
stato ieri – che un editore diverso da quello <strong>per</strong> il quale lavoro mi chieda di leggere un’o<strong>per</strong>a ed esprimere un’opinione.<br />
238. catty22 Dice:<br />
27 febbraio 2012 alle 15:53 modifica<br />
come l’editore si procuri i suoi lettori non è affar mio scoprirlo. Sta di fatto che non è un’usanza così assurda quella di<br />
avvalersi di più <strong>per</strong>sone <strong>per</strong> giudicare un lavoro<br />
239. lorenzo galbiati Dice:<br />
27 febbraio 2012 alle 17:56 modifica<br />
<strong>Giulio</strong>, un ultima domanda: hai scritto che le conoscenze aiutano, ma poi critichi la mia generalizzazione in quanto<br />
troppo vaga.<br />
La domanda è allora: quanto aiutano le conoscenze a essere letti?<br />
Io non lo so, ma forse tu sai darmi una qualche quantificazione.<br />
Scendiamo nel concreto <strong>per</strong> farlo.<br />
Uno che ha conoscenze si fa presentare il suo romanzo a un editor di una case editrice importante e con ciò ha la<br />
certezza di essere letto con attenzione.<br />
Uno che non ha conoscenze e che spedisce il suo romanzo a:<br />
Mondadori<br />
Einaudi<br />
S<strong>per</strong>ling<br />
Rizzoli<br />
Bompiani<br />
Adelphi<br />
Marsilio<br />
Feltrinelli<br />
Longanesi<br />
Guanda<br />
Garzanti<br />
Tea<br />
Ponte alle Grazie<br />
Fazi<br />
Giusto <strong>per</strong> mettere i principali marchi dei gruppi editoriali più grossi. Ovviamente si potrebbero aggiungere molti altri<br />
editori, compresi quelli medio-piccoli, piccoli.<br />
Secondo te il nostro autore senza conoscenze da quanti verrebbe letto? E tra quelli che lo leggono e che non lo<br />
reputano pubblicabile, quanti gli rispondono?<br />
240. <strong>Giulio</strong> <strong>Mozzi</strong> Dice:<br />
27 febbraio 2012 alle 18:31 modifica<br />
Lorenzo, scrivi:<br />
La domanda è allora: quanto aiutano le conoscenze a essere letti?<br />
Io non lo so, ma forse tu sai darmi una qualche quantificazione.
La risposta è: 32.<br />
Ovvero: vi sono cose sulle quali si può essere precisi, e cose sulle quali non si può essere precisi. Se uno sostiene che<br />
esiste un “problema dei capolavori sommersi”, e non ne sa indicare nemmeno uno, io sospetto che stia parlando di<br />
qualcosa che non sa. Io ho citato un paio di casi di <strong>per</strong>fetti ignoti pubblicati con clamoroso successo (e non sto<br />
parlando di bellezza delle o<strong>per</strong>e, sia chiaro). Su “quanto” aiutino le conoscenze, non saprei. C’è un sacco di gente che<br />
“conosce” me, eppure non pubblica.<br />
Dici ancora:<br />
Uno che ha conoscenze si fa presentare il suo romanzo a un editor di una case editrice importante e con<br />
ciò ha la certezza di essere letto con attenzione.<br />
No.<br />
Gli editor non hanno tempo da <strong>per</strong>dere. Tra coloro (e sono tanti) che presentano romanzi altrui in giro <strong>per</strong> le case<br />
editrici (non sto parlando degli agenti, ovviamente: quello è il loro mestiere) gli editor sanno distinguere (hanno<br />
imparato a distinguere) coloro che presentano <strong>per</strong> disobbligarsi, <strong>per</strong> togliersi un fastidio, ecc., e coloro che presentano<br />
a ragion veduta.<br />
C’è uno scrittore che più o meno una volta al mese mi gira un testo del quale mi dice mirabilie. Ormai ho imparato: lo<br />
fa <strong>per</strong> levarsi di torno un seccatore.<br />
(Dopodiché il testo lo guardo, <strong>per</strong>ché è il mio mestiere).<br />
Mauro Covacich, dieci anni fa, mi ha messo in contatto con una <strong>per</strong>sona che aveva un romanzo inedito (anzi, due).<br />
Non l’aveva mai fatto prima, non l’ha mai fatto dopo. Era Tullio Avoledo. Se Mauro mi presentasse qualcun altro, lo<br />
leggerei di corsa e con attenzione.<br />
Quanto alla lista di editori:<br />
Mondadori: leggono.<br />
Einaudi: be’, mi paga uno stipendio <strong>per</strong>ché io legga.<br />
S<strong>per</strong>ling: non ho idea.<br />
Rizzoli: hanno un ufficio apposito.<br />
Bompiani: non ho idea.<br />
Adelphi: non ho idea.<br />
Marsilio: c’è molta disponibilità ma, credo, poche risorse umane.<br />
Feltrinelli: non leggono i testi genericamente indirizzati alla casa editrice (come è scritto anche nel loro sito, o almeno<br />
era scritto qualche tempo fa).<br />
Longanesi: non ho idea. So che tengono d’occhio il loro concorso, e che si interessano anche a testi che vengono<br />
esclusi. Uno (cito un caso <strong>per</strong>ché uno solo ne conosco) l’hanno comprato.<br />
Guanda: vedi Longanesi, credo.<br />
Garzanti: vedi Longanesi, credo. Sempre lo stesso editore è.<br />
Tea: vedi Longanesi, credo.<br />
Ponte alle Grazie: credo che Vincenzo Ostuni sia molto attento.<br />
Fazi: una volta si vantavano di leggere tutto. Hanno pubblicato la sconosciuta Melissa…<br />
241. Stefano Dice:<br />
27 febbraio 2012 alle 19:15 modifica<br />
A proposito di stroncature che non aiutano…<br />
E’ vero che sentirsi semplicemente dire che il proprio libro ‘molto brutto’ non aiuti tantissimo. Ma non mi sembra<br />
impossibile avere qualche dettaglio in più, <strong>per</strong> esempio telefonando (<strong>Mozzi</strong> pubblica il proprio numero di telefono).<br />
Senza dilungarsi eccessivamente <strong>Mozzi</strong> da qualche ragione del suo giudizio negativo.<br />
Se uno chiede il parere a un ‘tecnico’, in questo caso una <strong>per</strong>sona il cui lavoro è proprio leggere manoscritti e<br />
consigliare, che fa corsi di scrittura ed è pure uno scrittore più che degno, poi farà bene a starlo a sentire. Non che<br />
debba necessariamente accettare il parere, può onestamente ritenerlo sbagliato. Ma deve prenderlo sul serio.<br />
Nel mio caso la stroncatura, benchè netta, è stata tutt’altro che distruttiva e non ha affatto diminuito la mia fiducia in me<br />
stesso (non che mi abbia fatto piacere, ovvio…) in quanto ho praticamente cominciato a scrivere da pochissimo, sulla<br />
soglia dei cinquant’anni e ho ancora molto da imparare (e infatti continuo a scrivere furiosamente). Sentirmi dire cosa
non va nei miei primi tentativi non può che farmi bene.<br />
A proposito di capolavori e sciocchezze…<br />
Noto, con una certa sorpresa, che alcuni dei commentatori paiono convinti di vivere in un’età oscura in cui vengono<br />
pubblicate molte ‘sciocchezze’ che impediscono ai veri capolavori di emergere ed essere notati e letti, addirittura che<br />
impediscono a detti capolavori di essere pubblicati.<br />
Questa è una sciocchezza.<br />
L’Ottocento è stato definito il secolo del Romanzo. Ancor oggi nelle nostre librerie è possibile trovare decine o<br />
centinania di romanzi dell’800 (a seconda delle dimensioni della libreria) e molti di essi hanno ancora un buon pubblico<br />
e vendono rispettabilmente. Ora, quelle centinaia di romanzi in commercio sono solo una minuscola frazione, meno<br />
dell’1% di tutti i romanzi pubblicati nell’800 in Europa, America, Russia e altrove. Nel restante 99% ci sono best-seller<br />
dimenticati o libri che non vennero notati nemmeno dai loro contemporanei. Ci sono un mucchio di libri occasionali,<br />
scritti da ghostwriter e firmati da celebrità del momento – proprio come oggi. C’è motivo di credere che oggi vengano<br />
pubblicati meno libri degni di nota che nel passato? No, non c’è. Non c’è motivo di credere che gli editori di oggi<br />
siano meno competenti o più avidi di quelli del passato (se dobbiamo dar retta a Balzc, probabilmente oggi sono<br />
meglio…) o che vi sia una specie di complotto <strong>per</strong> soffocare una creatività che un tempo poteva sbocciare<br />
liberamente.<br />
Sembra incredibile che lo si debba ripetere a gente che, presumibilmente, legge, se no non sarebbe qui…<br />
242. lorenzo galbiati Dice:<br />
27 febbraio 2012 alle 20:09 modifica<br />
Quindi, se ho capito bene:<br />
Se uno sconosciuto spedisce un romanzo a Mondadori è sicuro che qualcuno, non si sa chi, lo legga.<br />
Se lo spedisce a Einaudi arriva a te (io questo non l’avevo capito: tu quindi leggi sia ciò che ti spediscono <strong>per</strong>sone al<br />
tuo email sia tutto quello che mandano aspiranti esordienti a Einaudi: complimenti! Ma come fai?!!), che come<br />
sappiamo tutti lo leggi – almeno in parte.<br />
Se lo spedisce a Ponte delle Grazie è sicuro che lo legge Vincenzo Ostuni (fa come te? legge tutto ciò che gli arriva<br />
proprio lui?).<br />
Se lo spedisce a Fazi è probabile che lo legga qualcuno, non si sa chi.<br />
Del resto non si sa.<br />
Chi ha conoscenze non è sicuro di pubblicare dici tu. Ma c’è un altro aspetto a me non chiaro, della catena di<br />
produzione, del come si arriva a pubblicare. Ci sono consulenti esterni come te ed editor delle case editrici interni,<br />
credo io, o no? Voglio dire, tu puoi dare parere favorevole, spingere un romanzo ma chi decide se pubblicarlo o<br />
meno? Immagino qualcuno o un gruppo di <strong>per</strong>sone interno all’Einaudi, non tu, sbaglio?<br />
E’ di quelle <strong>per</strong>sone che io dicevo: se qualcuno ha conoscenze è sicuro di essere letto. Preciso meglio: se qualcuno<br />
conosce direttamente, di <strong>per</strong>sona, qualcuno dentro Einaudi che partecipa attivamente al potere decisionale, o conosce<br />
qualcuno che conosce tale <strong>per</strong>sona, allora è sicuro (o quasi) che questi mandi il libro a qualcuno di Einaudi che lo<br />
legge. Sbaglio?<br />
Prometto che stavolta sono le ultime domande.<br />
243. Nicola Dice:<br />
28 febbraio 2012 alle 01:28 modifica<br />
<strong>Giulio</strong>, il 29 scade il tempo a mia disposizione.<br />
Ho visto cose che voi umani non potreste immaginare: navi in fiamme al largo dei bastioni di Orione, raggi b balenare<br />
nel buio presso le porte di Tannoide, e tutti questi momenti andranno <strong>per</strong>si nel tempo come lacrime nella pioggia…
E’ tempo di… morire.<br />
P.s.<br />
<strong>Giulio</strong> mercoledì ti chiamo. So che non ho scritto una cosa molto brutta. Questo rende tutto più difficile. A presto.<br />
244. <strong>Giulio</strong> <strong>Mozzi</strong> Dice:<br />
28 febbraio 2012 alle 11:07 modifica<br />
Stefano, scrivi:<br />
Se uno chiede il parere a un ‘tecnico’…<br />
Sì, ma se uno manda una propria o<strong>per</strong>a a me non sta “chiedendo un parere a un tecnico”. Sta proponendo la propria<br />
o<strong>per</strong>a <strong>per</strong> la pubblicazione. Vedi l’ottava “istruzione”:<br />
8. Non sono disponibile a leggere o<strong>per</strong>e letterarie <strong>dattiloscritte</strong> <strong>per</strong> “esprimere un’opinione” o “dare un<br />
consiglio”. L’unica cosa che posso fare è leggere o<strong>per</strong>e letterarie <strong>dattiloscritte</strong> <strong>per</strong> decidere se mi<br />
interessano o non mi interessano, se ho voglia di battermi <strong>per</strong> la loro pubblicazione o se ho voglia di<br />
mettermi a disposizione di chi le ha scritte.<br />
Se uno vuole il parere di un tecnico, se lo paga.<br />
Lorenzo:<br />
Se lo spedisce a Einaudi arriva a te…<br />
No, mi sono spiegato male. Intendevo dire che se un editore arriva al punto di stipendiare (almeno fino a domani: poi il<br />
contratto scade…) una <strong>per</strong>sona <strong>per</strong>ché legga qualunque cosa gli capiti a tiro, dimostra un atteggiamento preciso.<br />
Se lo spedisce a Ponte delle Grazie è sicuro che lo legge Vincenzo Ostuni<br />
Non ho scritto questo. Ho scritto:<br />
Ponte alle Grazie: credo che Vincenzo Ostuni sia molto attento.<br />
Che è un’altra cosa.<br />
Ci sono consulenti esterni come te ed editor delle case editrici interni, credo io, o no? Voglio dire, tu puoi<br />
dare parere favorevole, spingere un romanzo ma chi decide se pubblicarlo o meno?<br />
L’editor, appunto. Il mestiere dell’editor è decidere cosa pubblicare o no. Ma (ripeto) un editor che stipendia uno<br />
<strong>per</strong>ché legga ha evidentemente una logica diversa da un editor che prendesse in considerazione, ad esempio, solo le<br />
proposte degli agenti (o le raccomandazioni di <strong>per</strong>sone note).<br />
Preciso meglio: se qualcuno conosce direttamente, di <strong>per</strong>sona, qualcuno dentro Einaudi che partecipa<br />
attivamente al potere decisionale, o conosce qualcuno che conosce tale <strong>per</strong>sona, allora è sicuro (o quasi)<br />
che questi mandi il libro a qualcuno di Einaudi che lo legge. Sbaglio?<br />
Sì, sbagli. O meglio: usi il verbo “conoscere” in modo tale che sono costretto a risponderti: “No”.<br />
Se <strong>per</strong> “conoscersi” intendiamo il puro e semplice e banale conoscersi, la risposta è “No”. Io “conosco” una caterva di<br />
<strong>per</strong>sone del cui giudizio non mi fido <strong>per</strong> nulla, verso le quali non ho o non sento di avere obbligazioni, eccetera.<br />
Se <strong>per</strong> “conoscersi” intendi “stimarsi”, la risposta è ancora “No”. Io ho molta stima di <strong>per</strong>sone del cui giudizio<br />
letterario non mi fido <strong>per</strong> nulla.<br />
Se <strong>per</strong> “conoscersi” intendi “essere legati da affetto, da amicizia”, la risposta è ancora “No”. Voglio bene a molte<br />
<strong>per</strong>sone del cui giudizio letterario non mi fido <strong>per</strong> nulla.
Se <strong>per</strong> “conoscersi” intendi “essere reciprocamente obbligati”, la risposta è allora “Sì”. Io <strong>per</strong>sonalmente non mi sento<br />
obbligato verso nessuno. Giusto l’altro ieri uno scrittore che mi ha presentato un giovane mi ha telefonato incazzato<br />
nero <strong>per</strong>ché mi sono rifiutato di “sostenere” quel giovane in Einaudi. Ho mollato il dattiloscritto dopo le trenta pagine<br />
canoniche. Posso sbagliarmi, ho detto all’incazzato, ma a me pare che questa cosa non valga nulla. “Ma te lo chiedo<br />
<strong>per</strong> la nostra amicizia…”. Se sei amico mio, non mi chiedi di fare ciò che non voglio fare. Punto.<br />
Se <strong>per</strong> “conoscersi” intendi “appartenere a un gruppo, una consorteria ecc.”, la risposta è allora “Sì”. Io grazie al cielo<br />
son libero da queste cose: questa è la mia debolezza e la mia forza.<br />
Se ti venisse in mente di dirmi: “<strong>Giulio</strong>, non ti sto chiedendo come ti comporti tu, ti sto chiedendo come si comportano<br />
gli editor”, allora dico: di me posso rispondere, di altri no. Io, gli editor della casa editrice che mi stipendia, li vedo sì e<br />
no tre volte l’anno. Non ho la minima idea di come sia fatta la loro quotidianità.<br />
Sono riuscito a spiegarmi?<br />
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