Istruzioni per mandare opere dattiloscritte a Giulio Mozzi, affinché ...
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Mi sorge quindi spontanea una domanda, nella sua carriera di talent scout, quanti degli autori sconosciuti<br />
che <strong>Mozzi</strong> ha sco<strong>per</strong>to li ha portati ad essere degli autori di best seller?<br />
Quante delle <strong>per</strong>sone che hanno seguito i suoi corsi sono diventati autori di best seller? Può un autore<br />
“insegnare” a qualcun altro come fare <strong>per</strong> avere successo? Insegnare a scrivere “bene” aiuta a diventare<br />
un autore di successo?”<br />
Premesso che non mi sono mai sognato di insegnare a nessuno come diventare un autore di successo (sapessi come si<br />
fa, sarei un autore di successo anch’io, no?, quel che posso rispondere è qui, in un’altra discussione noiosamente simile<br />
a questa.<br />
Scrivi ancora: “Spesso <strong>Mozzi</strong> dice, tu sei un esordiente e quindi devi mettere la punteggiatura come si deve”. Non mi<br />
pare di aver mai detto questo. Comunque, una possibile risposta è qui, una’altra è qui.<br />
Scrivi ancora:<br />
<strong>Mozzi</strong> [...] si diletta più nel fare sfoggio delle proprie capacità retoriche che nel cercare di comprendere il<br />
merito delle questioni che gli vengono poste. Una <strong>per</strong>sona con maggiori capacità retoriche avrà sempre la<br />
meglio con uno sprovveduto, questo non implica che abbia sempre ragione.<br />
Questo è un argomento che mi viene opposto di frequente. Lo schema è:<br />
- Tizio fa un ragionamento che mi pare sbagliato<br />
- io cerco di mostrare che il ragionamento è sbagliato,<br />
- Tizio risponde che sono un sofista, che bado solo alla retorica, che non entro nel merito delle questioni, eccetera.<br />
Ovviamente sbaglio anch’io, come tutti. Serve dirlo?<br />
Ma non è opponendomi argomentazioni traballanti che mi si può mostrare che sbaglio e dove sbaglio.<br />
Infine, Bolognino scrive:<br />
se la condizione che <strong>per</strong>mette di derogare dalle regole <strong>per</strong> <strong>Mozzi</strong> fosse solo la notorietà dell’autore<br />
sarebbe totalmente preclusa la possibilità di scovare “nuovi” autori, se non meri scribacchini che scrivono<br />
“bene”, cioè in modo anonimo.<br />
E infatti, una caratteristica comune a molti autori da me portati alla pubblicazione (il successo è un’altra cosa) è proprio<br />
l’avere una scrittura tutt’altro che anonima. (Faccio notare en passant che non c’è nessuna relazione tra l’anonimità o<br />
la particolarità di una scrittura e l’eventuale successo. Quella di Volo è una scrittura stilisticamente piattissima: e Volo<br />
ha successo. Quella di Margaret Mazzantini è una scrittura che gronda stile: e Mazzantini ha successo. Ecc.).<br />
Gian Marco, scrivi:<br />
<strong>Mozzi</strong>: “Catty, tu sei a conoscenza di qualche “capolavoro sommerso”?”<br />
Sarebbe difficile, altrimenti non sarebbe sommerso.<br />
Allo stesso modo si potrebbe sostenere che il mondo è pieno di asturidi bramanti tricefali mistoidi invisibili. E a chi<br />
rispondesse che non se ne vedono in giro, basterebbe dire: appunto, sono invisibili.<br />
209. Massimo Bolognino Dice:<br />
26 febbraio 2012 alle 12:59 modifica<br />
Caro Gian Marco, come spiegato sopra, la Agnello, ad esempio, non infrange una regola che consosce eppure fa<br />
letteratura e vende e piace ai suoi lettori, anche <strong>per</strong>ché inserisce termini dialettali ma che lei, erroneamente, crede<br />
normali parole della lingua italiana.<br />
Sbaglia <strong>per</strong> ignoranza, quindi non rientra nel tuo schema.<br />
Ma non è certo la sola.<br />
La certezza che un autore sbagli <strong>per</strong> ignoranza ce la può dare solo l’autore stesso, come in questo caso.<br />
Un altro autore magari avrebbe millantato ricerche etnografiche, studio dei lemmi e altre cariolate di stupidaggini <strong>per</strong><br />
giustificare ex-post, lei è stata semplicemente sincera e senza avere la paura di dare una delusione ai suoi lettori.