rivista - Consulenti del Lavoro

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“ 8 Intervista a Cesare Damiano Fabio Faretra fabio.faretra@enpacl.it Vice Direttore Generale dell’Enpacl Ministro del Lavoro dal 2006 al 2008 nel Governo Prodi, l’on.le Cesare Damiano è stato promotore della fortunata iniziativa legislativa che ha condotto alla riforma del titolo di studio per l’accesso alla professione di Consulente del Lavoro. Nato a Cuneo il 15 giugno 1948, è oggi Capogruppo presso la XI Commissione, Lavoro pubblico e privato, della Camera dei Deputati. D] Il Governatore della Banca d’Italia ha affermato di recente che le ripercussioni della crisi economica sull’occupazione non si sono ancora pienamente manifestate nel nostro Paese e che la caduta della domanda potrà colpire con particolare intensità le fasce più deboli. Come giudica le iniziative sin qui adottate dal Governo? R] L’allarme lanciato da Mario Draghi è condivisibile. Da questo punto di vista la preoccupazione del Governatore di varare una riforma degli ammortizzatori sociali, che vada al di la di misure contingenti, è la risposta giusta al problema delle tutele sociali di fronte al rischio disoccupazione. Va ricordato che il Governo potrebbe attuare in proposito la delega che deriva dal protocollo del 23 luglio del 2007. D] Però il Ministero ha appena firmato un decreto per l’assegnazione delle risorse a Regioni e Province autonome per gli ammortizzatori sociali in deroga. R] Il Governo degli annunci parla di 8 miliardi di euro per le tutele sociali nel tempo della crisi ma la realtà è che queste risorse sono inesistenti. Siamo l’unico Paese al mondo che attua una manovra pro-ciclica. Tutto questo sarà pagato a caro prezzo dall’Italia, soprattutto dalla sua parte più debole e meno protetta, come i lavoratori precari, i giovani, le famiglie a basso reddito. D] Riguardo la politica dei redditi, il Governo ha firmato a gennaio con le Parti sociali – eccetto la CGIL - l’accordo quadro che riforma gli assetti contrattuali. Può rappresentare un primo tassello verso lo sviluppo economico e la crescita occupazionale del Paese? R] La firma separata è sempre un fatto negativo. Da Ministro del Lavoro ho cercato di evitare gli accordi separati ed il Protocollo sul welfare del 23 luglio del 2007 è la testimonianza di questa convinzione. Non capisco l’esultanza di alcuni Ministri di fronte a un fatto che dovrebbe preoccuparli, perché il rischio è il corporativismo delle relazioni sindacali mentre noi dovremmo ricercare la massima unità e condivisione. Nel merito, bisogna riservarsi un giudizio sul nuovo indicatore dell’inflazione: occorre capire se è migliore o peggiore di quello precedente che, tuttavia, era senza dubbio insufficiente. D] La Presidente di Confindustria Marcegaglia ha proposto di aiutare il sistema del credito alle piccole e medie imprese sospendendo per un anno i flussi di trattamento di fine rapporto destinati all’Inps. Le sembra una misura adeguata per andare incontro alle difficoltà crescenti nelle PMI? R] Finanziare per un anno il credito alle piccole e medie imprese con il TFR è giusto, ma lo strumento che propone la Marcegaglia lascia alquanto perplessi. Quello che va ricordato è anzitutto che l’attuale flusso del TFR al fondo di tesoreria, che riguarda le aziende al di sopra dei 49 dipendenti, è una misura varata dal Governo ‘Prodi’ che trovò forti resistenze da parte delle aziende. Queste risorse servono per finanziare le infrastrutture. Va anche ricordato che il Memorandum del novembre 2006 che
istituì questa misura, la previde per 2 anni. È scaduta il 31 dicembre del 2008 e basterebbe che le Parti sociali proponessero al Governo di ripristinare la situazione precedente per far ritornare il TFR in azienda. Infine va sempre ricordato che queste risorse appartengono ai lavoratori e che il finanziamento del credito alle piccole aziende dovrebbe far parte di un pacchetto di interventi a sostegno delle imprese che il Governo dovrebbe mettere a disposizione con risorse fresche e aggiuntive, al fine di contrastare gli effetti della crisi. In questo modo le aziende si autofinanzierebbero. D] Veniamo alle pensioni. Sono stati evocati a più riprese nel dibattito parlamentare sulla manovra anti-crisi nuovi interventi di politica previdenziale, provvedimenti ai quali anche il Governo potrebbe guardare con favore per reperire nuovi risparmi di finanza pubblica, da utilizzare per arricchire il sostegno al reddito. Ritiene sia il momento di procedere ad una nuova riforma delle pensioni? R] Piuttosto che parlare nuovamente di riforma delle pensioni, il Governo farebbe bene ad applicare le norme varate dal Governo Prodi. Sui coefficienti di trasformazione basta dare attuazione al Protocollo del 2007, che ne prevede l’entrata in vigore dal 1 gennaio 2010. Da un lato, il Governo dichiara di voler accelerare, dall’altro è inadempiente. Noi avevamo ereditato una riforma incompiuta e, assieme alle Parti sociali, abbiamo provveduto non solo a rivedere i coefficienti ma anche a cambiarne la precedente cadenza decennale con la nuova triennale. La Ragioneria Generale dello Stato ne ha già stimato i risparmi derivanti, che contribuirebbero a mantenere in equilibrio il sistema pensionistico. D] Nell’aprile del 2008, da Ministro del Lavoro, ha firmato con l’AdEPP un Memorandum sulla previdenza dei liberi professionisti. Lo ritiene ancora attuale? R] Anzitutto va ricordato che il Governo, a distanza di quasi un anno dall’insediamento, non ha ancora adottato alcuna misura in favore dei professionisti. Anche qui, annunci e basta. Mi sembra che nemmeno il tentativo del Ministro Alfano di procedere alla riforma per gruppi omogenei di professioni abbia avuto buon esito. Non poteva essere diversamente: all’inizio aveva persino escluso i Consulenti del Lavoro dal gruppo dei professionisti dell’area giuridico-economica, poi ricompresi su pressione del vostro Consiglio Nazionale dell’Ordine. Riguardo la previdenza privata, già nella Finanziaria 2007 ho voluto fosse inserita una norma che ha ampliato in maniera notevole l’autonomia normativa delle Casse, fino ad allora circoscritta alla semplice riparametrazione dei contributi dovuti dagli iscritti. Il Me- morandum sulla previdenza è assolutamente attuale, anche perché voluto e condiviso dalle stesse Casse. Lo hanno testimoniato gli stessi Presidenti, compreso Vincenzo Miceli, nel corso di un recentissimo incontro pubblico sul tema. D’altronde, la valutazione complessiva della privatizzazione del 1994 è positiva, sebbene le Casse si siano trovate ad operare in un contesto di incertezza normativa. È opportuno invece che si possa assolvere ai compiti previdenziali assegnati dalla Carta Costituzionale allo Stato – e da questi devoluto alle Associazioni e Fondazioni - in un contesto favorevole, più definito e stabile. Ciò mi ha indotto a ritenere giunto il momento di procedere ad un riassetto organico della disciplina, da perseguire attraverso uno specifico disegno di legge che sono in procinto di presentare, una volta concluso il fattivo confronto in corso con tutte le professioni. ■ Faccia a faccia 9
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